lunedì 9 febbraio 2015

E' stata tua la colpa

Una vecchia canzone di Bennato, tratta da quel capolavoro che è Burattino senza fili, ancora estremamente attuale.



Quanto costa essere onesti? La storia di Bennardo, vittima di usura – di Anna Lisa Minutillo



Non è semplice parlare di questa situazione. Non è semplice per via della vergogna che provo come persona principalmente, ma anche come cittadina di una nazione che si reputa “civile”. Non è semplice perché non riesco a pensare a una società indifferente che predica bene e razzola male, non è semplice perché so che molte persone sono ancora oneste e legate alla vita ma, ci provo ugualmente sperando di dare voce (come piace fare a me) a chi non ha voce, a chi spesso viene abbandonato oltre che dalle istituzioni dalle persone che usano parole come lealtà, onestà ma poco accompagnano le parole ai fatti.
Questa è la storia di un uomo che non ha abbassato la testa e che avrebbe bisogno di credere ancora almeno in qualcuno di noi e mi auguro di poter dare la conferma che non siamo tutti uguali e che con un piccolo gesto che a noi costa poco, per lui e per la sua famiglia si possa prospettare un futuro migliore di quello che sono costretti a vivere al momento.
È con molta dignità e anche con pudore che Bennardo Raimondi inizia il suo racconto. La voce è ferma, ma a tratti incrinata dalla delusione che lo attanaglia dal senso di insoddisfazione e precarietà che riempie i suoi giorni, dalla malinconia e dal rimpianto di essersi comportato da persona onesta e ritrovarsi poi da solo a combattere contro i mulini a vento, questo il suo racconto per tutti noi.
“Mi chiamo Bennardo Raimondi sono un artigiano ceramista presepista di Palermo da oltre 38 anni. Ho 53 anni sposato con 2 figli di cui uno con gravi problemi di malformazione all’intestino. Nel 2003 ho chiuso la mia attività con 8 dipendenti perche soffocato dai debiti, dagli usurai, dai debiti con le banche. Nel 2006 ho denunciato queste persone e lo scorso anno si è concluso il processo con la condanna di alcuni di loro. Io ho fatto il mio dovere e non mi pento, ma mai avrei pensato di perdere non solo tutto a livello materiale, ma anche tutto a livello umano: non ho più clienti, amici e neanche parenti. Mi sono ridotto a elemosinare davanti alle chiese e anche lì con enorme fatica dato che molti parroci hanno paura di ospitarmi oppure accampano scuse . Vivo nell’isolamento e nell’indifferenza di una società molto strana; per ben 4 volte ho inviato lettere al presidente della regione Sicilia on. Crocetta, ma non ho mai ricevuto nessuna risposta, ho scritto al M5s ed anche da loro non ho ricevuto nessuna risposta, al sindaco Orlando, alla commissione antimafia, a vari politici e assessori ma nulla il silenzio più totale. Solo Papa Francesco ecco, solo lui mi ha risposto e mi ha mandato un assegno di mille euro che con fatica non avendo un c/c ho potuto riscuotere. Attendo un risarcimento danni come parte civile, ma non si sa come mai nessuna delle 8 associazioni antiracket presenti a Palermo, pur essendosi costituite come parte civile, non siano state in grado di far chiarezza sulla mia vicenda anzi le associazioni pretendevano per poter partecipare a eventi anche soldi da me. Vivo in una città dove chi denuncia andando controcorrente viene visto peggio di un mafioso. Quasi un anno fa mi hanno sfrattato da dove abitavo perché davo fastidio ai boss della zona. Ho dovuto trasferire mia figlia da una scuola perchè la insultavano per colpa mia, le dicevano: “tuo padre è “spiuni” (uno spione), anche per questa operazione di trasferimento ho avuto difficoltà poiché molte scuole per paura non la volevano fra i loro alunni. Allora vi domando: questi cortei questi striscioni a favore di Falcone e Borsellino a cosa servono? Sono una farsa? Hanno solo scopi politici o altro? A cosa che serve tutto ciò se poi un artigiano che ha denunciato viene trattato come un sacco di immondizia? Non chiedo altro che ricominciare a lavorare con dignità come ho sempre fatto nella vita, producendo, vendendo come un semplice artigiano e non come se fossi un mafioso. In questo momento a casa mia mancano delle medicine, ho inviato decine e decine di messaggi ed email nessun aiuto. Il giorno 8 marzo del 2013 ho tentato il suicidio sono stato tratto in salvo dai carabinieri, ma oggi non intendo suicidarmi! Ho moglie e figli e delle responsabilità nei loro confronti, voglio battere il pugno per ciò che mi spetta di diritto perché io il mio dovere l’ho fatto nel 2006 con enormi sacrifici rimettendoci tutto. Chi volesse visitare il sito http://www.bennardomarioraimondi.weebly.com per visionare i miei lavori. Spero che qualcuno sappia cosa significa disperazione e soprattutto l’isolamento. Diceva padre Puglisi: “non ho paura del chiasso, ma del silenzio” mi sento come un naufrago in mezzo al mare solo che per gli immigrati fortunatamente vi sono degli interventi. Perché allora per RAIMONDI BENNARDO MARIO no? Solo perche ho denunciato i mafiosi? Ma io so essere onesto nella vita, mi hanno insegnato solo questo e non dovrei viverla come una colpa, ma come un dono questa cosa. Il miglior modo per ricevere aiuto sarebbe quello di darmi la possibilità di creare e vendere le mie opere per ridarmi anche una dignità.”
La chiacchierata si è conclusa e io sono stata ad ascoltare senza interrompere, come faccio sempre quando mi capita di raccogliere storie di dolore e disperazione come questa. Bennardo per rispetto e dignità non dice che a Giugno suo figlio dovrà recarsi a Roma all’ospedale Sandro Pertini dove ha una visita prenotata e non sa davvero come fare data la situazione di ristrettezza economica in cui versa. Questa cosa ve la confido io poiché so che chi mi segue ha un’anima grande che riesce ad andare oltre, oltre all’apparenza di un mondo che sta ancora in piedi grazie alla condivisione e al rispetto per la vita e per alcuni valori che poi sono gli stessi che la rendono così bella questa vita!

Anna Lisa Minutillo

Ovviamente tutte le cose dette sono verificabili in qualunque momento poiché Bennardo Raimondi può fornire tutta la documentazione riferita sia al suo trascorso che alla salute di suo figlio.

Fare turismo coi cartelli sbagliati






Un piccolo sforzo che l’amministrazione comunale di Montegranaro dovrebbe compiere, con costi bassi e facilità di esecuzione, è il rifacimento della segnaletica turistica stradale. I cartelli sono tutti sbagliati, non ce n’è uno esatto. Ci sono cartelli che indicano la chiesa del SS.Salvatore evidentemente intendendo la chiesa di San Francesco (sede della parrocchia del SS. Salvatore) visto che la suddetta chiesa non esiste più (in realtà ne esiste una porzione - scoperta da Arkeo - ma inaccessibile). Ci sono cartelli che indicano la chiesa di San Liborio come se questa fosse attrattiva turistica. La datazione di Sant’Ugo è sbagliata. Non vengono mai indicate le chiese di San Pietro e dei SS. Filippo e Giacomo, tantomeno palazzo Luciani-Ranier, palazzo Conventati, palazzo Cruciani. Rifare i cartelli costerebbe poco e darebbe un’idea meno raffazzonata del concetto di turismo che abbiamo dalle nostre parti.

Luca Craia

sabato 7 febbraio 2015

Forza Italia a Montegranaro per tornare a vincere



“Centro destra per tornare a vincere” è il titolo del convegno che si terrà oggi pomeriggio alle ore 18.00 nell’oratorio San Giovanni Battista di Montegranaro. Un incontro voluto dal Presidente del club locale, Giorgia Torresi e dal responsabile Forza Italia per Montegranaro Gianluca Franceschetti, nonché dall’ex sindaco e consigliere comunale Gastone Gismondi per rilanciare il centro destra nella provincia con un occhio puntato alla regione. I forzisti nostrani sentono il bisogno di rinnovarsi e vogliono dibattere sulle modalità di rinascita di un movimento che, a ben vedere, sta trovando serie difficoltà sia a livello nazionale che locale.
Ospiti d’onore saranno due esponenti di spicco del movimento che fa capo a Berlusconi: il senatore Remigio Ceroni e il sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli. In particolare si pone l’accento sulla presenza di Castelli, personaggio che sta diventando davvero rilevante a livello politico nazionale e che sembra accreditato di buone probabilità di correre per la leadership del movimento quando e se il Cavaliere deciderà di dare spazio.
Per Giorgia Torresi e Gastone Gismondi è un’occasione di dibattito importante che sperano possa lanciare una discussione su larga scala circa le modalità di rinnovamento per, appunto, tornare a vincere. Intanto si guarda alle prossime elezioni regionali per le quali si vocifera da tempo a proposito di una candidatura dello stesso Gismondi che, però, non conferma né smentisce: ci sta ancora pensando.
E Viviamo Montegranaro che ruolo ha in tutto questo? È completamente estraneo ad ogni rapporto col movimento berlusconiano, assicurano Gismondi e Torresi. Viviamo Montegranaro è un movimento civico cittadino dove confluiscono persone con storie e culture politiche diverse. L’unico legame, sempre secondo Gismondi, è dato dalla sua personale militanza in Forza Italia. Pare però evidente che, in caso di sua candidatura alle regionali del 2015, il movimento civico montegranarese sarà pronto a dare manforte ai forzisti per farlo eleggere.
E i personaggi di destra che compongono l’attuale maggioranza cittadina, in contrapposizione con lo stesso Gismondi, come si comporteranno? Parteciperanno al convegno o se ne terranno fuori? Lo scopriremo solo vivendo.

Luca Craia

venerdì 6 febbraio 2015

Arkeo per la scuola: scopriamo il territorio da fuori, da dentro e da sotto.


Il laboratorio svolto per conto dell’IC Montegranaro lo scorso mese di gennaio, durante il quale abbiamo lavorato insieme ai ragazzi di prima media e ai loro insegnanti di lettere sulle leggende locali e la loro perpetuazione nella tradizione orale popolare, è stato il preludio per una collaborazione molto più intensa che si è concretizzata nel corso di questa settimana in cui Arkeo è stato impegnato, con l’ausilio di molti dei suoi volontari, nel portare i ragazzi di prima media alla scoperta del territorio montegranarese.
Un laboratorio nato per la settimana alternativa che si è sviluppato nel corso di tutta la settimana tramite cinque appuntamenti quotidiani che hanno fatto conoscere ai ragazzi Montegranaro sotto tutti i suoi aspetti: lunedì abbiamo mostrato il paese da fuori, portando gli studenti alla scoperta delle campagne e dei loro tesori, dal torrione alle case di terra, dalle fonti alle caratteristiche naturalistiche del paesaggio. Martedì è stata la volta del gioiello più prezioso di Montegranaro: Sant’Ugo, dove i ragazzi hanno lavorato per capire al meglio gli affreschi, l’architettura e la storia di questo luogo magico. 
Mercoledì hanno, invece, conosciuto Montegranaro da dentro, camminando lungo i vicoli del centro storico alla scoperta di preziosità ma anche di scorci e angoli nascosti. Giovedì si è lavorato in aula, con l’ausilio del Professor Verducci, insegnante d’arte, col quale abbiamo elaborato quanto visto in forma grafica. Infine il venerdì, ultimo giorno, i ragazzi hanno visto Montegranaro da sotto, tramite la proiezione di immagini relative alla mappatura degli ipogei condotta da Arkeo e dal Gruppo Speleo del CAI e la spiegazione di cosa abbiamo trovato.
Gli studenti si sono dimostrati molto attenti, partecipi, e sono stati decisamente parte integrante del progetto proponendo, chiedendo, interpretando. Si è trattato di un esperimento molto positivo per la nostra associazione, al quale abbiamo partecipato con slancio ed entusiasmo perché riteniamo da sempre i giovani il veicolo principale per far arrivare in tutte le famiglie la consapevolezza dell’importanza di salvaguardare e promuovere i nostri beni culturali.
Il ringraziamento doveroso va alla Dirigente Scolastica Annalena Matricardi che ha creduto nel nostro progetto e ci ha dato l’opportunità di praticarlo, alle professoresse Michela Paoletti e Letizia Calamante per averlo sponsorizzato e Anna Biondi e Claudio Verducci coi quali abbiamo collaborato in modo estremamente positivo e proficuo.

Luca Craia

giovedì 5 febbraio 2015

A proposito di acquisizioni e ristrutturazioni



Torno sull’argomento dello stabile donato al Comune e da questo accettato di buon grado perché non capisco. Lo stabile necessita di ristrutturazioni e questo rende l’operazione onerosa per il Comune. Ieri (leggi l’articolo) mi chiedevo se l’atto in sé non costituisca un pericoloso precedente in quanto, in assenza di un progetto preciso nel quale questa operazione vada a inserirsi, qualsiasi cittadino che voglia liberarsi di un bene non remunerativo ma gravoso economicamente potrebbe farne dono al Comune il quale, poi, almeno politicamente, dovrebbe trovare una valida motivazione per un eventuale diniego.
Oggi leggo sul Corriere Adriatico la questione del Mattatoio, del quale, francamente, mi ero dimenticato. L’edificio dell’ex mattatoio comunale giace in condizioni pietose ormai da anni. Lo stabile, di per sé, potrebbe essere di grande utilità se in buone condizioni: ha una cubatura notevole e è situato a due passi da viale Gramsci, il che ne fa un ottimo luogo dove destinare un centro sociale, molto più appetibile di un edificio in via Magenta, per capirsi. Ora mi domando: se il Comune di Montegranaro non è in grado di gestire in maniera decorosa e di mettere a frutto il proprio patrimonio immobiliare esistente, perché va ad incrementarlo con immobili anch’essi necessitanti di interevento? Perché non interviene prima sull’esistente garantendone l’integrità (anche economica) e servendosene al meglio?
Ricordiamo che il Comune possiede diversi edifici in città, molti dei quali in pessime condizioni. Ma, al di là di questo, vale la pena dedicare un pensiero al Municipio che è inagibile nell’intero piano primo.
Temo due cose: la prima è quella che già ho illustrato, ossia che pervengano una lunga serie di donazioni onerose. La seconda è che lo stabile di via Magenta, nel tempo, faccia la fine del mattatoio: un altro rudere e un altro problema da risolvere. A carico dei cittadini.

Luca Craia

mercoledì 4 febbraio 2015

Immobili regalati al Comune: un precedente pericoloso votato all’unanimità.

L’ultimo Consiglio Comunale di Montegranaro ha sancito l’acquisizione, da parte del Comune stesso, di un vecchio opificio dismesso da anni che è stato donato dai proprietari. Il Consiglio Comunale ha ravvisato in questa acquisizione un qualcosa di positivo per la cittadinanza che a me, francamente sfugge e ne ho già parlato in precedenza (vedi l’articolo). Pensare di realizzare un centro sociale o qualcosa di simile in un contesto urbanistico di degrado sociale per il quale ci si sta sostanzialmente arrendendo in funzione di una dichiarata incapacità di investire sul problema mi pare assolutamente contraddittorio, inutile e segno evidente dell’ormai conclamata assenza di una visione d’insieme del problema.
Ma l’acquisizione rappresenta anche un pericoloso precedente. Analizziamo: quanti vecchi laboratori dismessi esistono nel centro del paese? Tantissimi. Che rimuneratività hanno? Meno di zero. Quanto costano tra tasse e manutenzione? Troppo. Conviene al proprietario liberarsene donandoli al Comune? Assolutamente sì. Conviene al Comune acquisirli e spenderci soldi quando non ci sono soldi nemmeno per intervenire sulle case pericolanti del centro storico? Ditemelo voi.
Secondo il Consiglio Comunale, che ha votato favorevolmente all’unanimità per l’acquisizione pare di sì (dimostrando che neanche l'opposizione ha un progetto concreto per il centro storico e che, sostanzialmente, non conosce il problema), che il Comune ne abbia convenienza. Io dico che, da oggi, chiunque possiede un rudere se ne può liberare donandolo al Comune, evitando problemi e il pagamento delle tasse su immobili che rendono meno di zero. E voglio vedere come possa il Comune rifiutare visto il precedente.

Luca Craia

Le Vergare - Aggiornamento al 4 febbraio 2015









martedì 3 febbraio 2015

Con “Sarà un Paese” un messaggio positivo dalle associazioni.



Parte da un’idea di Milko Cotica, il presidente dell’associazione Extravillage, la proiezione gratuita del film “Sarà un Paese” di Nicola Campiotti, il lungometraggio sostenuto dall’Unicef e dal Mibac che, al confine tra documentario e finzione, cerca di portare un messaggio di speranza per un Paese in difficoltà come il nostro. Ed è proprio per amplificare il messaggio positivo che le associazioni Arkeo, GO Genitori Oggi, L’Altritalia, GTM, Oltre, Archeoclub, Il Labirinto, Granarium e, naturalmente Extravillage, insieme alla Pro Loco hanno aderito all’invito di Cotica. L’intento è di dare il via a una rassegna che, come dice Milko Cotica, vada a “proporre alla cittadinanza una rassegna che guardi al futuro con ottimismo e con quella mentalità propositiva che, giorno dopo giorno, sta venendo meno”. Sarà, quindi, solo il primo di una serie di film proposti per dare un messaggio di speranza. La proiezione avverrà presso l’Auditorium Officina delle Arti venerdì 6 febbraio alle ore 21,00. L’ingresso è gratuito. L’iniziativa gode del patrocinio del Comune di Montegranaro.

Luca Craia

Forse ritrovata la cripta dell’antica Prioria di SS.Filippo e Giacomo



L’antica chiesa dei SS.Filippo e Giacomo fu  edificata presumibilmente nel XIV secolo lungo le mura orientali a poca distanza dall’attuale Chiesa di Sant’Ugo ma, contrariamente a quest’ultima, all’interno del castello. Come si sa l’intitolazione fu trasferita dalla stessa Sant’Ugo (che era, appunto, intitolata ai SS.Filippo e Giacomo) quando questa venne dedicata al beato silvestrino.
La finestra gotica murata
L’esatta ubicazione della prima priorale è incerta ma si è sempre supposto che insistesse sulla stessa area dove, nella seconda metà del ‘700, venne eretta l’attuale. Osservando, però, la presenza di una grande finestra gotica murata sulla parete sinistra del sagrato dell’attuale prioria, e alcune finestre poste in alto sulla parete che corre lungo via Volontari partendo dalla porta della canonica a scendere, si può supporre che l’antica SS.Filippo e Giacomo insistesse, contrariamente a quanto si pensa, sul terreno dove ora è eretta la canonica.
Finestra alta
A suffragio di questa tesi va il recente ritrovamento casuale da parte mia di un locale seminterrato posto al di sotto di via Volontari e accessibile da via Sant’Ugo, che presenta caratteristiche che potrebbero far pensare a una cripta. In effetti, il locale è di forma quasi perfettamente quadrata, con una colonna centrale in laterizi che raccorda quattro piccole volte a crociera. Il locale è aperto su un solo lato e, al suo interno, si nota un’apertura murata con arco a sesto acuto  posta a un livello più basso rispetto al pavimento che potrebbe portare a locali sotterranei posti a un livello ulteriormente più basso.
Ovviamente ora è necessario effettuare rilievi più precisi, ma l’ipotesi che quel locale possa essere la cripta della seconda edificazione di SS.Filippo e Giacomo, quella retta, per intendersi, da Annibale Caro, è piuttosto affascinante.

Luca Craia

Le telecamere non sono la soluzione.



Non valuto negativamente la volontà di dotare Montegranaro di un sistema di videosorveglianza. Certamente le telecamere possono essere un valido deterrente per atti vandalici e piccola criminalità. Installate in punti strategici possono diventare uno strumento valido per rendere alcune zone del paese più sicure, ad esempio il Campo dei Tigli. Pensare, però, che questa sia la soluzione del problema è sbagliato e può rivelarsi pericoloso.
Il susseguirsi di atti vandali ed episodi di microcriminalità hanno una radice profonda che va ricercata all’interno della società ed estirpata. In questo la videosorveglianza può essere solo uno degli strumenti da utilizzare e non l’unico. Certamente non è risolutiva. La questione risiede, prima di tutto, nella progressiva degradazione della qualità della vita nel centro del paese. Montegranaro è una città fantasma o quasi. Esistono aree urbane che sono in mano a teppisti e delinquentelli. I giovani non hanno spazi vivibili e rinunciano a frequentare il loro paese. Tutto questo non si può combattere con una telecamera.
La società sta imbarbarendo, e questo avviene in tutta Italia. Analizzando la situazione montegranarese vediamo evidenti segni di alienazione da parte di ceti sociali più deboli e di giovani italiani e di origine straniera che faticano a trovare un’integrazione equilibrata. Da un punto di vista strettamente sociale ad oggi non si sono registrate iniziative valide per correggere l’anomalia.
Urbanisticamente Montegranaro è una città abbandonata, non esistono aree adatte alla socializzazione e allo scambio umano. Non esistono strutture capaci di attrarre i giovani e farli incontrare. Non esistono spazi permanenti di aggregazione. Questo porta al pressoché totale spopolamento del paese durante il tempo libero. La domenica Montegranaro è deserta, i giovani vanno altrove, gli adulti non frequentano il paese. Gli spazi così lasciati liberi vengono occupati da disadattati, alienati, teppisti e vandali. Le conseguenze sono evidenti.
È ovvio che serva un maggior controllo e in questo la videosorveglianza è sicuramente uno strumento idoneo. Ma serve una politica sociale, serve rivitalizzare il paese, serve dare ai Montegranaresi le giuste motivazioni per riappropriarsi degli spazi pubblici, serve incentivare gli operatori a organizzare strutture per l’aggregazione, serve stimolare l’economia perché si investa in luoghi di incontro. Un paese vivo e pieno di gente che lo rende vivo avrebbe molti meno problemi di ordine sociale. Se non si ragiona con un progetto complessivo e interconnesso tra le varie sfaccettature del problema, la telecamera rimane uno strumento la cui utilità sarà estremamente relativa.

Luca Craia

Antonelli: la mozione esiste. Ecco la copia protocollata.

Ricevo dal Presidente del Consiglio Comunale Walter Antonelli la copia della mozione di cui si sta dibattendo in questi giorni. (leggi gli articoli precedenti: articolo 1 - articolo 2)