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mercoledì 16 dicembre 2015

Criminalità. La cronaca contraddice gli amministratori.

Sembravano la panacea di tutti i mali, queste telecamere di videosorveglianza, e invece si stanno rivelando un bluff. Gli episodi di criminalità, piccola o grande, di vandalismi e di semplice mancanza di educazione civica si stanno moltiplicando nonostante l’installazione di numerosi dispositivi in giro per Montegranaro. I motivi per questa impennata di episodi negativi sono da analizzare.
Ovviamente il mancato funzionamento di alcune telecamere quando ce n’è stato bisogno non favorisce l’effetto deterrente. Probabilmente prima di sbandierare ai quattro venti che il sistema fosse in funzione sarebbe stato bene fare in modo che lo fosse davvero. Poi c’è da considerare che ci sono ampi spazi cittadini non coperti, nonostante questi siano considerabili come “sensibili” per certi eventi criminosi. La logica con la quale si è fatta la mappatura del progetto di videosorveglianza sfugge, ma non sfugge ai malintenzionati che esistano zone franche. C’è poi da tenere presente che il sistema non ha una sorveglianza in tempo reale ma soltanto a posteriori, per cui non è pensabile un intervento volto alla repressione immediata del reato ma soltanto ad una sua visione una volta avvenuto, cosa che, una volta conosciuta, è facilmente aggirabile dai malfattori.
C’è però un altro effetto che, forse, è il più dannoso di tutti: l’effetto alibi. Con l’installazione del sistema si ha l’impressione che ci si sia liberati del problema, almeno politicamente. L’idea che si ha è che ci si sia adagiati, come a dire che siano state ormai messe in campo tutte le soluzioni possibili e più di così non si possa fare. Invece si può e si deve fare di più, prima di tutto nell’educazione dei cittadini, poi facendo pressioni sugli organi preposti perché si intensifichino controlli e pattugliamenti, infine a livello sociale, evitando ghetti, zone non controllabili, situazioni sociali a rischio. Tutto questo viene attualmente disatteso. È ovvio, quindi, che le telecamere, pur essendo uno strumento utile, da sole servano a ben poco.

Luca Craia

lunedì 5 ottobre 2015

Ma quali atti vandalici? E le telecamere?



Non si tratta di atti vandalici. Lo sfascio compiuto da uno o più ignoti selvaggi sul prato del nuovissimo giardino di viale Gramsci non è opera di un vandalo ma di un normalissimo e incivilissimo cittadino che è abituato a fare così, così ha sempre fatto e così sempre farà. In quell’angolo di viale Gramsci ne macchine hanno sempre parcheggiato: solo che prima mettevano le ruote sul marciapiede, ora le mettono sul prato. Essendo il prato decisamente più cedevole del marciapiede il risultato è quello illustrato sensazionalisticamente dal giornale. Ma non c’è nulla di sensazionale: non è un atto vandalico, è un atto di ordinaria inciviltà, che deriva da una diseducazione che perdura da anni e che fa si che alcuni (pochi, ma molto evidenti) Montegranaresi siano convinti di poter fare come gli pare in barba al rispetto per gli altri e per il bene comune, nonché delle regole del vivere civile e delle leggi. Si fa così da sempre, non c’è niente di nuovo.
Però è singolare la reazione del Comune che dichiara il pugno di ferro (ora? E fino a ora dive siete stati?) e promette di “fare uno sforzo per installare un palo con una telecamere che copra anche quella zona”. Come sarebbe? C’è un cartello con scritto “area videosorvegliata” ma ci sono delle zone scoperte? Ma questo piano di sicurezza fa acqua da tutte le parti, scusate. Come sarà che ogni volta che serve una telecamera o non c’è o non funziona?

Luca Craia

martedì 3 febbraio 2015

Le telecamere non sono la soluzione.



Non valuto negativamente la volontà di dotare Montegranaro di un sistema di videosorveglianza. Certamente le telecamere possono essere un valido deterrente per atti vandalici e piccola criminalità. Installate in punti strategici possono diventare uno strumento valido per rendere alcune zone del paese più sicure, ad esempio il Campo dei Tigli. Pensare, però, che questa sia la soluzione del problema è sbagliato e può rivelarsi pericoloso.
Il susseguirsi di atti vandali ed episodi di microcriminalità hanno una radice profonda che va ricercata all’interno della società ed estirpata. In questo la videosorveglianza può essere solo uno degli strumenti da utilizzare e non l’unico. Certamente non è risolutiva. La questione risiede, prima di tutto, nella progressiva degradazione della qualità della vita nel centro del paese. Montegranaro è una città fantasma o quasi. Esistono aree urbane che sono in mano a teppisti e delinquentelli. I giovani non hanno spazi vivibili e rinunciano a frequentare il loro paese. Tutto questo non si può combattere con una telecamera.
La società sta imbarbarendo, e questo avviene in tutta Italia. Analizzando la situazione montegranarese vediamo evidenti segni di alienazione da parte di ceti sociali più deboli e di giovani italiani e di origine straniera che faticano a trovare un’integrazione equilibrata. Da un punto di vista strettamente sociale ad oggi non si sono registrate iniziative valide per correggere l’anomalia.
Urbanisticamente Montegranaro è una città abbandonata, non esistono aree adatte alla socializzazione e allo scambio umano. Non esistono strutture capaci di attrarre i giovani e farli incontrare. Non esistono spazi permanenti di aggregazione. Questo porta al pressoché totale spopolamento del paese durante il tempo libero. La domenica Montegranaro è deserta, i giovani vanno altrove, gli adulti non frequentano il paese. Gli spazi così lasciati liberi vengono occupati da disadattati, alienati, teppisti e vandali. Le conseguenze sono evidenti.
È ovvio che serva un maggior controllo e in questo la videosorveglianza è sicuramente uno strumento idoneo. Ma serve una politica sociale, serve rivitalizzare il paese, serve dare ai Montegranaresi le giuste motivazioni per riappropriarsi degli spazi pubblici, serve incentivare gli operatori a organizzare strutture per l’aggregazione, serve stimolare l’economia perché si investa in luoghi di incontro. Un paese vivo e pieno di gente che lo rende vivo avrebbe molti meno problemi di ordine sociale. Se non si ragiona con un progetto complessivo e interconnesso tra le varie sfaccettature del problema, la telecamera rimane uno strumento la cui utilità sarà estremamente relativa.

Luca Craia