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sabato 12 novembre 2016

Cade un ramo e danneggia due auto. Chi controlla gli alberi?


Foto di repertorio

È successo nel tardo pomeriggio di ieri in una traversa di via Gandhi a Montegranaro. A causa delle condizioni atmosferiche, che ieri registravano pioggia battente accompagnata di un forte vento, un grosso ramo di un albero laterale alla strada si è spezzato ed è precipitato sulla pubblica via proprio sopra due vetture parcheggiate appartenenti a due dipendenti di una nota ditta che distribuisce caffè e bevande e ha sede in quella zona. Sono intervenuti gli uomini del Comune di Montegranaro per ripristinare l’ordine ma il danno pare sia piuttosto serio. Per fortuna non ci sono feriti.
Il punto è proprio questo: se in quel momento ci fosse stata una persona anziché soltanto le macchine oggi avremmo da raccontare una tragedia. Il patrimonio arboreo comunale va controllato periodicamente in modo di poter scongiurare eventi di questo tipo, anche in considerazione dei cambiamenti climatici in atto che rendono le precipitazioni e gli eventi atmosferici in genere più violenti di quanto fossimo abituati in passato. Sarebbe opportuno istituire un servizio apposito che controlli e intervenga laddove si presentino situazioni a rischio prima che queste degenerino.

Luca Craia

mercoledì 16 dicembre 2015

Criminalità. La cronaca contraddice gli amministratori.

Sembravano la panacea di tutti i mali, queste telecamere di videosorveglianza, e invece si stanno rivelando un bluff. Gli episodi di criminalità, piccola o grande, di vandalismi e di semplice mancanza di educazione civica si stanno moltiplicando nonostante l’installazione di numerosi dispositivi in giro per Montegranaro. I motivi per questa impennata di episodi negativi sono da analizzare.
Ovviamente il mancato funzionamento di alcune telecamere quando ce n’è stato bisogno non favorisce l’effetto deterrente. Probabilmente prima di sbandierare ai quattro venti che il sistema fosse in funzione sarebbe stato bene fare in modo che lo fosse davvero. Poi c’è da considerare che ci sono ampi spazi cittadini non coperti, nonostante questi siano considerabili come “sensibili” per certi eventi criminosi. La logica con la quale si è fatta la mappatura del progetto di videosorveglianza sfugge, ma non sfugge ai malintenzionati che esistano zone franche. C’è poi da tenere presente che il sistema non ha una sorveglianza in tempo reale ma soltanto a posteriori, per cui non è pensabile un intervento volto alla repressione immediata del reato ma soltanto ad una sua visione una volta avvenuto, cosa che, una volta conosciuta, è facilmente aggirabile dai malfattori.
C’è però un altro effetto che, forse, è il più dannoso di tutti: l’effetto alibi. Con l’installazione del sistema si ha l’impressione che ci si sia liberati del problema, almeno politicamente. L’idea che si ha è che ci si sia adagiati, come a dire che siano state ormai messe in campo tutte le soluzioni possibili e più di così non si possa fare. Invece si può e si deve fare di più, prima di tutto nell’educazione dei cittadini, poi facendo pressioni sugli organi preposti perché si intensifichino controlli e pattugliamenti, infine a livello sociale, evitando ghetti, zone non controllabili, situazioni sociali a rischio. Tutto questo viene attualmente disatteso. È ovvio, quindi, che le telecamere, pur essendo uno strumento utile, da sole servano a ben poco.

Luca Craia