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martedì 23 febbraio 2016

L’integrazione passa attraverso il rispetto delle regole e degli altri.



Come si integra uno straniero in un Paese ospitante? Ovviamente adeguandosi alle regole, alle norme e alle tradizioni di quel Paese. Questo non deve necessariamente implicare la rinuncia alla propria cultura e tradizione, ma comporta l’adeguamento delle stesse a quelle del Paese in cui si è deciso di vivere, anche se temporaneamente. Il rispetto delle regole è fondamentale, anche di quelle più elementari, così come il rispetto per gli altri e per l’ambiente in cui si vive. Non si può pensare di farsi accettare dai cittadini del Paese che ci ospita se ne offendiamo la dignità col nostro comportamento.
Ecco quindi che diventa inaccettabile il modo in cui le zone di Montegranaro dove insistono grandi agglomerati di extracomunitari, diventino vittime di stati di degrado gravi e degeneranti. Si badi bene: non sto facendo di tutte le erbe un fascio. Ci sono stranieri ben più educati degli stessi Italiani, ma è un dato inconfutabile che nelle zone dove abitano più stranieri ci siano situazioni di degrado, vedi il cosiddetto “hotel house”, via Magenta e buona parte del centro storico. Per quest’ultimo, poi, c’è stato un evidentissimo aggravamento della situazione in seguito all’assegnazione degli alloggi popolari nell’ospedale vecchio. Molto probabilmente si tratta di una minoranza di incivili in mezzo a una maggioranza di brave persone, ma rimane il fatto che queste brave persone accettano questo stato di cose senza prendere provvedimenti. E i cittadini italiani ne debbono subire le conseguenze.
Nel contempo chi deve vigilare non vigila, chi deve sanzionare non sanziona e il paese scivola in uno stato di prostrazione mai visto prima. A poco servono, allora, le iniziative volte a favorire l’integrazione, se questa volontà di integrazione non parte in maniera evidente dagli stranieri stessi. Serve a poco insegnare loro la nostra lingua se non rispettano nemmeno il nostro paese, il nostro territorio. Serve a niente imparare noi i loro costumi quando loro dimostrano di non interessarsi affatto dei nostri, né di avere il rispetto dovuto per il Paese che li ospita. Imporre, anche con misure pesanti, il rispetto delle regole e verso il Paese che sta dando loro da vivere è il primo passo per l’integrazione. Altrimenti stiamo parlando di aria fritta.

Luca Craia

giovedì 5 febbraio 2015

A proposito di acquisizioni e ristrutturazioni



Torno sull’argomento dello stabile donato al Comune e da questo accettato di buon grado perché non capisco. Lo stabile necessita di ristrutturazioni e questo rende l’operazione onerosa per il Comune. Ieri (leggi l’articolo) mi chiedevo se l’atto in sé non costituisca un pericoloso precedente in quanto, in assenza di un progetto preciso nel quale questa operazione vada a inserirsi, qualsiasi cittadino che voglia liberarsi di un bene non remunerativo ma gravoso economicamente potrebbe farne dono al Comune il quale, poi, almeno politicamente, dovrebbe trovare una valida motivazione per un eventuale diniego.
Oggi leggo sul Corriere Adriatico la questione del Mattatoio, del quale, francamente, mi ero dimenticato. L’edificio dell’ex mattatoio comunale giace in condizioni pietose ormai da anni. Lo stabile, di per sé, potrebbe essere di grande utilità se in buone condizioni: ha una cubatura notevole e è situato a due passi da viale Gramsci, il che ne fa un ottimo luogo dove destinare un centro sociale, molto più appetibile di un edificio in via Magenta, per capirsi. Ora mi domando: se il Comune di Montegranaro non è in grado di gestire in maniera decorosa e di mettere a frutto il proprio patrimonio immobiliare esistente, perché va ad incrementarlo con immobili anch’essi necessitanti di interevento? Perché non interviene prima sull’esistente garantendone l’integrità (anche economica) e servendosene al meglio?
Ricordiamo che il Comune possiede diversi edifici in città, molti dei quali in pessime condizioni. Ma, al di là di questo, vale la pena dedicare un pensiero al Municipio che è inagibile nell’intero piano primo.
Temo due cose: la prima è quella che già ho illustrato, ossia che pervengano una lunga serie di donazioni onerose. La seconda è che lo stabile di via Magenta, nel tempo, faccia la fine del mattatoio: un altro rudere e un altro problema da risolvere. A carico dei cittadini.

Luca Craia

mercoledì 4 febbraio 2015

Immobili regalati al Comune: un precedente pericoloso votato all’unanimità.

L’ultimo Consiglio Comunale di Montegranaro ha sancito l’acquisizione, da parte del Comune stesso, di un vecchio opificio dismesso da anni che è stato donato dai proprietari. Il Consiglio Comunale ha ravvisato in questa acquisizione un qualcosa di positivo per la cittadinanza che a me, francamente sfugge e ne ho già parlato in precedenza (vedi l’articolo). Pensare di realizzare un centro sociale o qualcosa di simile in un contesto urbanistico di degrado sociale per il quale ci si sta sostanzialmente arrendendo in funzione di una dichiarata incapacità di investire sul problema mi pare assolutamente contraddittorio, inutile e segno evidente dell’ormai conclamata assenza di una visione d’insieme del problema.
Ma l’acquisizione rappresenta anche un pericoloso precedente. Analizziamo: quanti vecchi laboratori dismessi esistono nel centro del paese? Tantissimi. Che rimuneratività hanno? Meno di zero. Quanto costano tra tasse e manutenzione? Troppo. Conviene al proprietario liberarsene donandoli al Comune? Assolutamente sì. Conviene al Comune acquisirli e spenderci soldi quando non ci sono soldi nemmeno per intervenire sulle case pericolanti del centro storico? Ditemelo voi.
Secondo il Consiglio Comunale, che ha votato favorevolmente all’unanimità per l’acquisizione pare di sì (dimostrando che neanche l'opposizione ha un progetto concreto per il centro storico e che, sostanzialmente, non conosce il problema), che il Comune ne abbia convenienza. Io dico che, da oggi, chiunque possiede un rudere se ne può liberare donandolo al Comune, evitando problemi e il pagamento delle tasse su immobili che rendono meno di zero. E voglio vedere come possa il Comune rifiutare visto il precedente.

Luca Craia