lunedì 23 febbraio 2015

La politica di Pinocchio



“I Cinque Stelle hanno già detto che parteciperanno”, questo è il virgolettato che riporta una frase di Perugini e Ubaldi circa l’ ormai stucchevole rimpallo di responsabilità tra maggioranza e Viviamo Montegranaro sulla questione dei debiti fuori bilancio. In sostanza si dice che verrà convocata la Conferenza Permanente per discutere l’intera faccenda. Non scendo nel merito perché non è di questo che voglio parlare ma del fatto che ancora una volta leggiamo cose non vere. Chiamiamole con il loro nome: bugie, menzogne.
In passato era già stato fatto spesso, di uscire sulla stampa con dichiarazioni non corrispondenti alla realtà attribuendo ad altri accordi e intenzioni. Ricordiamo i più recenti:
- c’era un accordo con il Presidente della Casa di riposo per il rinnovo del CDA: falso, smentito da Melchiorri dopo poche ore;
- c’era un accordo con le farmacie per la nuova turnazione notturna: falso, Bisacci uscì il giorno dopo sul giornale con dichiarazioni furibonde.
Ora i Cinque Stelle entrerebbero in quella conferenza che è stata istituita al posto della commissione aperta da loro richiesta e alla votazione della quale non parteciparono. Falso pure questo: i Cinque Stelle dichiarano che non ci entreranno finchè il tavolo non sarà aperto alla società civile (quindi mai).
Perché questo estremo bisogno di mentire? Perché questo giochino meschino a mettere in bocca agli altri cose non vere? Ci rendiamo conto di quanto questo sia grave e pericoloso? Di quanto questo possa minare la fiducia dei cittadini, almeno di quelli più attenti?

Luca Craia

La trasparenza intermittente



Singolare l’atteggiamento circa il rapporto che le istituzioni, nella fattispecie il Comune, dovrebbe tenere con il cittadino secondo l’amministrazione Mancini. Contrariamente a quanto affermato e dichiarato in maniera chiara e convincente in campagna elettorale circa la trasparenza e la partecipazione, l’amministrazione di centrosinistradestra sembra comportarsi in maniera quasi opposta evitando con estrema cura che il cittadino possa davvero contribuire in qualche modo all’opera di amministrazione. Prova ne è che, ad oggi, nulla si è fatto per l’istituzione di organismi di partecipazione popolare come, ad esempio, le consulte di quartiere. Prova ne è che, ad oggi, momenti di incontro veri e propri con i cittadini, fatta eccezione per quelli organizzati ad hoc in roccaforti politiche certificate, non ce ne sono stati. Prova regina ne è che, alla proposta del Movimento 5 Stelle di istituire una commissione pubblica per fare chiarezza sui debiti fuori bilancio (di cui, a quanto pare, l’amministrazione comunale soffre particolarmente tanto da uscire sulla stampa un giorno sì e l’altro pure per lamentarsene dando con ciò giustificazione alla scarsa operatività fin qui registrata), la maggioranza ha prima convinto il rappresentante in Consiglio Comunale dei pentastellati Giovanni Marilungo a ritirare la mozione con la promessa di ripresentarne una unitaria e condivisa, e poi ha formulato una proposta sostanzialmente chiusa nell’ambito del Consiglio Comunale stesso istituendo una Commissione Consigliare a cui i cittadini non possono partecipare.
Forse è una questione di mentalità: il vicesindaco Ubaldi va scrivendo a destra e a manca (più a destra che a manca, in verità) su Facebook e ovunque può la sua filosofia che sostanzialmente dice che il cittadino, se vuole partecipare attivamente alla scena politica, deve candidarsi e farsi eleggere. Chi non si candida o lo fa ma non viene eletto per cinque anni deve osservare un religioso e rigoroso silenzio lasciano carta bianca a chi vince le elezioni ed eventualmente a chi fa opposizione. In questa concezione, si vede bene, la partecipazione popolare non ha spazio alcuno.
Lo stesso assessore ai lavori pubblici nonché vicepresidente della Provincia di Fermo, Aronne Perugini, qualche giorno fa, dialogando con me e con altri, affermava che istituire una commissione aperta sarebbe stato inutile perché “se già non vale niente una commissione consiliare figuriamoci che valore può avere una non consiliare”. Il valore alle cose lo si da per convenzione, per cui è evidente che nella concezione di questa parte politica non si da alcun valore alla partecipazione del cittadino alla vita pubblica. Non ci rimane che attendere le prossime elezioni ed eventualmente candidarci in massa. Ognuno vota per se stesso e vediamo che succede.

Luca Craia

domenica 22 febbraio 2015

Santa Croce di domenica: l’unione fa la forza.



Francamente abbiamo superato le nostre aspettative: abbiamo smesso di contare i presenti all’apertura domenicale della Basilica Imperiale di Santa Croce al Chienti a 500 persone. Un flusso di gente in costante crescita per i tre appuntamenti con le visite guidate da Sabina Salusti, più tantissima gente giunta alla spicciolata. Il sito di Santa Croce preso letteralmente d’assalto da gente giunta da tutte le Marche, appassionati, esperti, curiosi, amanti delle cose belle. Un successo che riempie gli organizzatori e soprattutto me, Sabina Salusti e Manfredo Longi dell’orgoglio di chi sa di aver lasciato il segno, senza falsa modestia.
L’evento, voluto da Arkeo, Associazione Santa Croce, Piceno Guide, Magia e ideato da Sabina Salusti, oltre ad essere stato un momento di grande peso culturale sul territorio, serve da dimostrazione del fatto che il nostro patrimonio culturale, se opportunamente valorizzato e promosso, costituisce elemento di grande interesse e richiamo ed è un potenziale volano di un’economia basata sulla cultura e il turismo. Abbiamo anche dimostrato che, per realizzare un turismo di alto livello sono necessari impegno e dedizione ma anche un progetto chiaro. Abbiamo infine dimostrato che, per ottenere risultati, è necessario unire le forze e mettere il potenziale di ogni singola realtà che fa cultura e turismo in una rete comune sul territorio. La collaborazione sinergica tra le associazioni Arkeo e Santa Croce ha prodotto il grande successo di oggi che premia sia l’impegno che la capacità e l’umiltà di fondere conoscenze e competenze uscendo dal proprio ambito, dimenticando il campanile e unendo le forze.
Questo sarà senz’altro il punto di partenza di una collaborazione (che in realtà è già partita da tempo) che punta a valorizzare e promuovere il nostro territorio e a creare una economia basata sul turismo di qualità, sulla cultura e sulla storia dei luoghi magici che abbiamo la fortuna di abitare. Quando poi anche le istituzioni riusciranno a seguire il nostro esempio e a unirsi a noi in questo progetto allora saremo davvero sulla buona strada.

Luca Craia

venerdì 20 febbraio 2015

La Lega del Nord e i partiti del centro che dormono.



È paradossale, secondo me, che a fare gli interessi degli imprenditori del centro Italia, in particolar modo delle Marche, in particolarissimo modo del distretto calzaturiero, interessi che poi collimano con quelli dei lavoratori stessi e di tutto un comparto produttivo, quello delle scarpe, appunto, fortemente provato dalle scelte politiche non proprio lungimiranti del nostro governo, sia un partito che ha nel suo nome la parola Nord. È stata la Lega Nord, infatti, partito che gode fondamentalmente di tutta la mia disistima, a interpretare nella giusta maniera, per una volta e forse per sbaglio, i problemi e i bisogni della nostra regione economica.
I rapporti economici e commerciali con la Russia, da anni partner principale dell’industria calzaturiera italiana e, quindi, del distretto calzaturiero fermano-maceratese che ne rappresenta il polo principale, seppure già in crisi da diverso tempo, hanno subito nell’ultimo periodo un brusco arresto proprio a causa delle sanzioni economiche decise inopinatamente e immotivatamente (aggiungo anche stupidamente) dall’Europa germanica e dall’Italietta di Renzi. A parte lo scarso interesse a livello nazionale per questa incredibile presa di posizione del nostro governo che danneggia il Paese stesso senza portare giovamento alcuno a nessuno, nella nostra zona la politica non se ne è occupata.

Ecco allora i seguaci del buon Salvini, ormai ben istruiti su come trovare argomenti di impatto popolare, che, per una volta, trovano una strada condivisibile da seguire: un sit in di protesta lungo la strada per protestare contro le sanzioni alla Russia. L’iniziativa, a cui hanno partecipato, pare, diverse decine di persone, lascerà probabilmente il tempo che ha trovato ma farà guadagnare ulteriori consensi al partito più destrorso d’Italia.
Nel frattempo la sinistra locale è in tutt’altre faccende affaccendata: a Fermo si stanno allegramente scannando fra di loro,  a Sant’Elpidio danno libera interpretazione a Fratelli Coltelli, a Montegranaro, dove sembra che vadano tutti d’amore e d’accordo, si preoccupano di sputare veleno sugli avversari e inaugurare pulmini scolastici piuttosto che tutelare con qualche tipo di iniziativa, una qualsiasi, anche per salvare un po’ la faccia, quegli imprenditori con cui sono andati a fare passerella al Micam. Così vanno le cose in Italia.

Luca Craia

La storia infinita (della campagna elettorale)



Hanno un problema, mi pare di capire, i membri della maggioranza di governo di Montegranaro: non riescono a identificarsi col nuovo ruolo di governanti, sono rimasti all’opposizione. È comprensibile, dopo decenni di minoranza, con la sola felice parentesi della giunta Branchesi, che non si riesca psicologicamente – ma anche fisicamente – a calarsi nel ruolo di coloro che tengono le redini. Questo genera nervosismo, reazioni scomposte, cadute precipitose di stile e la sensazione di essere costantemente in campagna elettorale. Guarda i giornali. Ogni iniziativa ha la sua conferenza stampa, la sua foto di gruppo, tutti sorridenti. Oggi sul sito del Comune (e sulla relativa pagina Facebook) è comparso l’invito alla cittadinanza di andare “a vedere” il nuovo pulmino per il trasporto scolastico, come se questo fosse un’attrattiva circense. E giù proclami, autocelebrazioni e incenso a iosa per ogni passo compiuto in avanti.
Contemporaneamente si sta sempre sul piede di guerra: pronti all’accusa, a scaricare responsabilità, a far partire nuove polemiche su ogni singolo problema anche noto, vedi il caso del debito con la Comunità Papa Giovanni XXIII che è conosciuto sin dai tempi del Commissario e che ora torna fuori con accuse, legittime o no, sulle passate amministrazioni che, francamente, a poco servono nella soluzione del problema e diventano stucchevoli sia perché membri dell’attuale maggioranza erano membri anche delle precedenti e, quindi, eventualmente correi, sia perché, alla proposta di istituire una commissione per fare chiarezza su queste vicende si è tranquillamente e immotivamente risposto picche.
Ultima ma non trascurabile conseguenza di questo clima da campagna elettorale è l’arcinota scarsa se non nulla disposizione a ricevere critiche. Le barriere difensive sono sempre bel alzate così come alti sono i toni delle risposte, piccate, stizzite, cattive. Rispondono alle critiche con attacchi alla persona, accusano, minacciano neanche tanto velatamente. Un clima rovente generato dalla stessa maggioranza che poi se ne lamenta. Dimenticano che la gente è attenta, legge, si documenta, e la proverbiale propensione alla scarsa memoria oggi è sopperita da tanti strumenti come anche questo blog. Dimenticano, soprattutto, che per quanto abbiano frange di supporter con tifo calcistico (o cestistico), rappresentano pur sempre una minoranza, quella che li ha eletti con meno del 40% dei voti. Quella maggioranza che non li ha eletti non solleva striscioni ma osserva, guarda e, soprattutto, giudica.

Luca Craia

giovedì 19 febbraio 2015

La corriera dei ricordi



Quando stamane ho visto la foto pubblicata da Giacomo mi è preso un mezzo colpo: la SAM ha cambiato nome? Poi mi sono tranquillizzato vedendo che sono solo due, per ora, i mezzi che hanno mutato livrea, passando dalla storica scritta SAM alla nuova e più accattivante Virgilio. Molto bella, quella nuova, sia la livrea che il marchio. Però mi è preso un colpo lo stesso: la SAM è davvero un pezzo importante della storia recente del nostro paese e vederla soppiantata, anche se solo in piccola parte, fa un po’ tristezza. Non so se in futuro tutti i mezzi dell’autolinea montegranarese avranno le nuove colorazioni e la nuova scritta, anche fosse sarebbe il naturale evolversi delle cose. Ma la scritta SAM significa molto per me come, immagino, per molti dei miei concittadini.
La SAM mi portava al mare da ragazzino: mi ricordo che cercavo di salire per primo per potermi sedere accanto all’autista (che spesso era proprio quel Virgilio, il titolare, che avrà ispirato il nuovo nome, maestro di scuola e di vita, splendida persona) su quel vecchio macinino che si apriva ai passeggeri con una porta centrale e una in fondo, porte rigorosamente con l’apertura a maniglia. Sedersi accanto all’autista equivaleva ad avere la sua stessa prospettiva della strada perché davanti a te c’era solo il parabrezza. Un’angolazione privilegiata. Ci si sedeva a sinistra perché quello strano mezzo aveva la guida a destra. E in mezzo, tra il passeggero così fortunato da essersi accaparrato il sedile monoposto di primissima fila e il conducente, c’era il vano motore, rialzato, che faceva un rumore infernale e vibrava. Sopra potevi metterci le tue cose, perché c’era un ampio spazio portaoggetti delimitato, per non farli cadere, da una modanatura cromata. La corriera era corta, coi sedili in pelle (o forse finta pelle, chissà) e i portabagagli sopra le file di poltroncine realizzati con assi di legno a vista. Niente aria condizionata, solo manovelle per aprire i vetri dei finestrini.
La SAM mi portava a Civitanova la domenica, a trovare la mia ragazza che mi raggiungeva anch’ella con la corriera. Era un viaggio pieno di aspettative, col romanticismo che si ha da adolescenti. E quello di ritorno, la sera della domenica, era triste e malinconico, ma aveva la sua dolcezza, la sua bellezza.
La SAM è nei miei ricordi tramandati verbalmente, dei racconti degli anziani che parlavano del ponte sull’Ete prima di varcare il quale occorreva scendere per alleggerire la corriera. La corriera dei racconti di mia madre, che parlavano di gite primaverili, di amici e di canzoni, di “Quel mazzolin di fiori” cantato a squarciagola alla fermata di Casette d’Ete perché i locali, per qualche inspiegabile ragione, mal sopportavano quel canto. La SAM che riportava a casa mio nonno dalla stazione dopo essere stato, col suo campionario di scarpe artigianali, a farsi un mezzo giro d’Italia in treno.
Ogni montegranarese avrà una valigia di ricordi legata a quelle corriere azzurre, valige come quelle che venivano poggiate sui portabagagli sopra i sedili. Ricordi di viaggi scolastici, di andate e ritorni dal mare d’estate con le ciabatte insabbiate e la salsedine sulla pelle, il caldo delle lamiere e l’aria sparata in faccia dai vetri aperti. Quella scritta, SAM, è nei nostri cuori. Chissà, forse piano piano Virgilio prenderà il suo posto. Ma lo zio SAM rimarrà incancellabile porzione del sangue montegranarese.

Luca Craia

Le Vergare - Aggiornamento al 19/02/2015








mercoledì 18 febbraio 2015

Patto per la sicurezza: predicare bene e razzolare….



Non voglio sprecarci tante parole, ne ho già scritte abbastanza. Mi è solo parso grottesco il contenuto del Patto per la Sicurezza sottoscritto lo scorso 13 febbraio in Prefettura dal nostro Sindaco perché mi pare sia in palese contraddizione con l’assegnazione degli alloggi popolari con criteri che rischiano di fare del centro storico il ghetto di Montegranaro. Leggiamo:



Non voglio aggiungere ulteriori commenti.


Luca Craia

La sindrome da divisa nell’Italia dell’illegalità



Una piccola riflessione sulla notizia di oggi: la Guardia di Finanza avrebbe multato un negoziante per aver regalato un panino a un disabile. Tutto questo a Napoli dove ci sarebbe ben altro da multare. Ora: fosse l’Italia un Paese dove vige la legalità assoluta la cosa sarebbe normale. In effetti la legge è stata violata in quanto si sarebbe dovuto emettere uno scontrino a importo zero. Ma l’Italia è un Paese dove la legalità è un miraggio, dove si violano leggi e regole con regolarità, dove ruoli chiave dello Stato stesso sono in mano a malfattori. Quindi l’operato degli agenti delle Fiamme Gialle appare quanto mai inopportuno, stupido e dannoso del concetto di legalità.
Il cittadino ha bisogno di sentirsi tutelato da chi porta una divisa. Non deve aver paura del carabiniere perché il carabiniere potrebbe picchiarti a morte. Non deve temere il poliziotto perché potrebbe spaccarti la testa durante una manifestazione pacifica. Non deve aver paura del finanziere perché potrebbe infliggerti una contravvenzione ingiusta. La fiducia che il cittadino dovrebbe poter riporre negli uomini in divisa è duramente messa alla prova da spaccatesta, delinquenti in divisa o imbecilli col cappello stemmato. Ben inteso: sto parlando di minoranze infinitesimali in mezzo ad una quasi totalità di persone serie che svolgono il loro mestiere, anzi, la loro missione nel migliore dei modi. Ma la classica mela marcia anche in questo caso danneggia il cesto intero.
La cosa più riprovevole e che mina ulteriormente il rapporto Stato-Cittadino è la mancanza di provvedimenti. Il poliziotto che sbaglia non vien punito, viene trasferito. I fatti non vengono analizzati e resi pubblici affinchè non accadano ancora ma vengono nascosti. E anche in questo caso nessun provvedimento verrà preso nei confronti di questi due imbecilli, consentitemi il termine, che, invece di lavorare per la legalità di una città come Napoli dove di illegalità si vive e si muore, perdono tempo a infliggere sanzioni per fatti innocui e per un’illegalità che non c’è. Perché lo abbiano fatto non lo so: eccesso di zelo, stupidità, inadeguatezza. Ma hanno arrecato un danno incalcolabile all’immagine dello Stato. Questi uomini in divisa dovrebbero essere impiegati altrove: magari a pulire le strade di Napoli con una bella scopa in mano al posto della pistola. Ma farebbero danni anche lì.

Luca Craia

La schizofrenia della critica feroce e costruttiva.




Ho pubblicato, nel giro di pochi giorni, due video realizzati da me. Il primo faceva vedere la Montegranaro che non vorremmo vedere, quella sporca, degradata, preda dell’incuria e dell’inciviltà. Il secondo, invece, mostrava la Montegranaro più bella, i suoi tesori più preziosi, gli scorci più belli. Mi hanno dato del pazzo per questo: come fai a postare una cosa e il suo contrario quasi contemporaneamente? In effetti, un po’ pazzo lo sono e ne vado anche piuttosto fiero, ma vorrei spiegare.


Il mio impegno e, finché i miei sodali in Arkeo sono concordi su questa linea, l’impegno della mia associazione è quello di lavorare sui nostri scopi denunciando le cose che non vanno mentre si promuovono quelle buone (che sono tante). Lavoriamo da anni per portare il turismo a Montegranaro e ci stiamo riuscendo tanto che, ora, qualcuno s’è accorto che il turismo può essere interessato a Montegranaro. Meglio tardi che mai, magari con qualche correzione.
Lavoriamo per riportare alla luce tesori nascosti e dimenticati. Lavoriamo per studiare il patrimonio. Facciamo proposte per migliorare la qualità della vita. Nel contempo denunciamo quello che è sbagliato, quello che c’è da correggere, il malcostume, quelli che, secondo noi, sono gli errori della politica.
C’è una profonda coerenza in tutto questo, anche se ai più superficiali non appare. È la coerenza di chi ama profondamente la propria terra e vuole il meglio, e per ottenerlo lotta con ogni mezzo. Noi quello facciamo: vogliamo che la gente venga a Montegranaro e nel Fermano perché c’è molto da offrire e questo può essere il futuro della nostra economia. Ma può esserlo soltanto se valorizzato, curato, proposto con professionalità. Ecco perché combattiamo la politica raffazzonata, i soldi sprecati, l’abbandono e l’incuria. Ecco perché lottiamo contro la maleducazione e l’inciviltà. Siamo convinti che non si possa fare nulla di buono essendo servili con la politica e facendo i simpatici con la gente. Noi siamo schietti e sinceri. A volte antipatici. E anche un po’ matti.

Luca Craia

martedì 17 febbraio 2015

Caro Assessore al Centro Storico ti scrivo.....



Caro Giacomo Beverati,

avendo io sollevato la questione della cartellonistica a cui leggo oggi sul Corriere Adriatico la solita sguaiata risposta (alla quale dovrei essere ormai abituato essendo questo, a quanto pare, lo stile di questa amministrazione) vorrei precisare alcune cose circa le tue affermazioni:
1)      nessuno ha mai dato la colpa a questa amministrazione del fatto che i cartelli siano sbagliati. Ho solo affermato che sono sbagliati. Invece di mettersi immediatamente sulla difensiva (cosa che denuncia un certo nervosismo, a che dovuto possiamo solo immaginarlo) basterebbe prenderne atto e provvedere. Lo segnalo da anni, lo avevo già segnalato all’amministrazione Gismondi ma i cartelli sono ancora lì e, viste le tue risposte, immagino che ci resteranno a lungo.
2)      Datazione della Cripta di Sant’Ugo: il Chronicon Farfense parla in maniera molto chiara di tre chiese in Montegranaro, una delle quali era SS.Filippo è Giacomo, l’attuale Sant’Ugo. Il documento farfense risale all’anno 829, parecchio antecedente alla data indicata da te. Del resto se il Beato Ugo, morto nel 1270, avesse davvero risieduto a Montegranaro immediatamente prima della sua morte, secondo la tua ricostruzione, avrebbe forse fatto il muratore proprio per edificare la chiesa a lui in seguito dedicata. Ora et labora. Ma, dato che Ugo risedette (secondo le fonti, per quanto poco attendibili) nel monastero silvestrino di Montegranaro, è pensabile che la chiesa ci fosse già almeno, appunto, dall’829. Da qui è evidente che la scritta XIII secolo del cartello è errata. Invece di arrabbiarti cambia il cartello, fai più bella figura.
3)      Non so a quale pieve del SS.Salvatore tu ti riferisca. Quella a cui mi riferisco io non è più officiata semplicemente perché è murata (almeno la parte che abbiamo rinvenuto noi). Certamente il resto della chiesa è riferibile all’attuale teatrino della pievania nel quale non si può officiare perché non è una chiesa. Certamente, però, non è uno dei monumenti più insigni della città a meno che tu non abbia una strana misura del valore dei monumenti. La Pieve (la porzione, per la precisione) a cui ci riferiamo è accessibile tramite uno stretto cunicolo e penso che quando ci siamo entrati noi siamo stati i primi da secoli. Attendo smentite. Da quello che leggo, però, mi pare evidente che tu non sai di cosa stiamo parlando. Ti suggerirei di documentarti prima di inalberarti.

Vedi Giacomo, il problema è sempre quello: non siete capaci (uso il plurale perché mi pare che sia vizio comune nella vostra amministrazione) di prendere con la dovuta eleganza le critiche. Io, caro Architetto, non sono affatto un “illustre esperto” come dici sarcasticamente tu (anche se mi avvalgo di due archeologi, un restauratore, un geologo e un ingegnere che sono attivi nella mia associazione) ma solo un appassionato che si dedica a queste cose da anni, talvolta sbagliando, talvolta prendendoci. Essendo tu in possesso dei miei numeri personali, come hai fatto più e più volte avresti potuto anche in questo caso chiamarmi e chiarire, evitandoti questa brutta figura.
Quando vuoi visitare la Pieve dimmelo, ti accompagno volentieri. Ma sii cortese, non ridicolizzare il lavoro fatto seriamente da tuoi concittadini, alcuni anche tuoi elettori, solo per una comparsata sul giornale o per una ripicca infantile. Non è da politici navigati con esperienze quasi trentennali come sei tu.
Con affetto

Luca

lunedì 16 febbraio 2015

Ci starei attento con Veregra



Sì, ci starei attento perché rischiamo di fare figuracce. A Montegranaro ci piace molto pensarci come eredi di un’antica stirpe romana, figli dei cittadini di una grande colonia chiamata Veregra. Il problema è che Veregra non dà traccia di sé in nessuno scritto storico. Solo Plinio il Vecchio cita, nella sua Naturalis Historia, non Veregra ma un Ager Veregrarus inteso come territorio ma non gli dà un’ubicazione esatta, tanto che esistono ben tre diverse interpretazioni che collocano Veregra in punti estremamente distanti tra loro: Tolomeo la pone in Abruzzo, il Colucci a cavallo tra il maceratese e l’anconetano nella zona tra Montefano e Filottrano e una terza, invero suffragata dalla nostra antica tradizione, mette Veregra nel territorio di Montegranaro.
La tradizione delle origini veregrensi di Montegranaro parte da uno scritto di Andrea di Giacomo da Fabriano che scrisse la vita di Sant’Ugo da Sassoferrato. Il documento fu redatto circa quarant’anni dopo la morte del beato e parla della permanenza di Ugo nella terra in cui vivevano “incolae Veregrani” ossia gli abitanti di Veregra. Poiché nel periodo a cui il Generale dei Silvestrini fa riferimento Sant’Ugo avrebbe vissuto a Montegranaro ecco che si deduce, senza alcuna prova storiografica, che incolae Veregrani sia la popolazione di Montegranaro. Del resto non vi è nemmeno alcuna prova scritta della permanenza del Santo in città e l’unico dato a suffragio di questa convinzione è la fortissima e immediata devozione al Santo che cominciò prima ancora della sua morte avvenuta nel 1270.
Andando per logica appare chiaro che, anche qualora Veregra fosse stata edificata nel territorio attiguo all’attuale Montegranaro certamente non ne possiamo cercare le vestigia  sui nostri colli in quanto i Romani non edificavano le città sulle alture ma lungo le pianure. Casomai eventuali vestigia romane rinvenute sui colli montegranaresi potrebbero riferirsi a depositi di grano, appunto, e a fortificazioni per la loro difesa.
Con ciò non è mia intenzione disilludere coloro che siano convinti della discendenza romana dei Montegranaresi. Ritengo però che darla per certa sia un errore, almeno a livello istituzionale. Piuttosto sarebbe opportuno un impegno condiviso per ricercare realmente le radici della nostra città. E chissà che non troviamo le prove che Veregra era veramente l’antenata di Montegranaro.

Luca Craia

Voglio restare umano. Non voglio scegliere tra la dittatura di Renzi e il disumano Salvini.



“12 BARCONI carichi di immigrati (tutti pacifici?) sono stati segnalati a Sud di Lampedusa. Fosse per me li aiuterei, li curerei e darei loro cibo e bevande. Ma li terrei al largo e NON LI FAREI SBARCARE, ne abbiamo abbastanza.” Questo lo dice Matteo Salvini, leader della Lega e personaggio politico molto amato negli ultimi tempi. È abile Salvini: cavalca le paure ataviche, utilizza quelle create ad hoc dal regime di Renzi, strumentalizza una situazione comunque critica in Italia per guadagnare consensi e ci riesce. L’altra sera ho chiesto di vergognarsi a un conoscente su Facebook perché affermava che è un peccato che il Mediterraneo sia così piccolo perché ci entrano pochi morti. Salvini ha successo e questo lo dimostra. Salvini fa gravi danni sociali e questo lo dimostra.
Guardate queste immagini:



Sono donne con i loro figli, padri con i loro figli, persone disperate in cerca di un futuro. Sono pericolosi? Terroristi? Vengono a saccheggiare Roma? Ora guardate quest’altra immagine:

Sono le bare di quattro bambini morti annegati nel mediterraneo. Erano terroristi? Rappresentavano un pericolo?
L’immigrazione incontrollata è indubbiamente un grave problema che va affrontato e risolto. Certamente l’Italia non è in grado di accogliere l’enorme flusso, destinato a crescere, di rifugiati provenienti da Africa e Medio Oriente. Certamente esiste anche il pericolo di infiltrazioni terroristiche. Ma pensare di non soccorrere ESSERI UMANI che rischiano di morire in mare è DISUMANO.
Occorre una politica comune di tutta l’Europa per arginare il fenomeno. Occorre certamente fare in modo che questa povera gente non parta, non venga, che rimanga nel suo Paese. Bisogna attuare politiche di cooperazione per fare in modo che le situazioni che costringono i profughi a fuggire vengano annullate.
Il problema è che queste situazione, in gran parte, le abbiamo innescate proprio noi occidentali, con le nostre guerre mascherate da operazioni di pace, con le nostre esportazioni di democrazia. Ora risolverle non è facile. E certamente non si risolvono con nuove azioni di guerra come quelle paventate dal nostro governo.
Ma come possiamo pensare di lasciare degli esseri umani a morire tra le onde? Come potete ritenervi ancora umani dopo averlo pensato? Dobbiamo scegliere tra la dittatura di Renzi e il disumano Salvini? Io scelgo di restare umano!

Luca Craia