domenica 18 gennaio 2015

La maggioranza minoritaria



A volte sembra che l’amministrazione comunale sia molto lontana dalla cittadinanza, che viva in una bolla di sapone, una torre di cristallo che le impedisce di vedere la reale condizione della gente e del paese e di proporre soluzioni adeguate. In parte ciò è dovuto a retaggi culturali del maggiore partito che compone lo schieramento, storicamente arroccato all’interno della propria sezione per niente propenso al confronto con i cittadini. A nulla è servito il cambio della guardia al vertice, anzi: ha acuito questo modo di agire dando maggiore potere a chi controlla e tira le fila senza esporsi troppo. A ciò aggiungiamo l’altra componente importante della maggioranza, quella destra collocabile molto a destra e sostanzialmente non riferibile al quadro nazionale che ha una visione della democrazia molto particolare.
Ma c’è un altro fattore da non trascurare e forse è quello più importante: questa maggioranza sta governando Montegranaro ma è stata eletta da una minoranza dei Montegranaresi. Alle ultime elezioni amministrative, infatti, si presentarono ben cinque liste che frazionarono il voto come mai era accaduto prima. Infatti, la lista Montegranaro Riparti, detta Stranamore, ha battuto sì tutti e quattro gli avversari ma è stata votata dal 39.51% degli elettori. Il che significa che oltre il 60% dei Montegranaresi non l’ha votata. Posto che, passate le elezioni, la maggior parte dei votanti non si occupi più di politica, rimane una cospicua fetta di cittadinanza che, invece, la segue e vorrebbe partecipare attivamente. Con una tale percentuale di voti è evidente che:
a)      non si ha la reale percezione delle problematiche cittadine;
b)      non si ha alcuna convenienza a confrontarsi direttamente con la popolazione.

Ecco perché il nervosismo crescente, il pessimo rapporto con chi non è d’accordo, la scollata gestione delle iniziative non patrocinate. Insomma: la nuova politica che, sulla carta, prometteva partecipazione popolare e grande sensibilità verso la cittadinanza, si sta comportando, per scelta e per conseguenza naturale dello stato delle cose, in maniera opposta alle aspettative. E Montegranro sfrizziona.

Luca Craia

venerdì 16 gennaio 2015

Un conto è la satira, un conto l’insulto.



Premetto che ripudio ogni forma di violenza e che nulla giustifica quanto accaduto in Francia alla redazione di Charlie Hebdo, nessuno è autorizzato a fare del male, men che meno a uccidere un altro essere umano per nessun motivo al mondo. Premetto anche che la libertà di opinione e di espressione è sacra come ogni libertà, tenendo conto però che la libertà di ognuno finisce dove comincia quella degli altri. Premetto anche, e in conseguenza a quanto ho appena detto, che condanno fermamente l’attacco al giornale parigino.
Fatte queste premesse, però, vorrei illustrare il mio modesto punto di vista sulla stessa pubblicazione che, a mio parere, tutto è tranne che un giornale satirico. La satira può e, consentitemi, deve essere tagliente, cattiva, altrimenti non è satira. Ma deve avere un fine nobile, deve perseguire un ideale, deve essere uno strumento per far passare un messaggio positivo, sia esso politico o morale. E, comunque, deve avere un rispetto di fondo verso le persone. Nel caso di Charlie Hebdo non mi pare che questo fine esista o, almeno, io non lo vedo. Prendere in giro miriadi di persone per la loro religione è stupido, cattivo, irrispettoso e, soprattutto, gratuito. Qual è lo scopo di mortificare chi crede in qualcosa? Qual è lo scopo di offendere tutti i musulmani del mondo? Tutti i cattolici del mondo?
Credo, quindi, che a Parigi si sia commesso un crimine disumano. Ma che questo crimine abbia poco o niente a che vedere con la libertà di stampa, con il diritto di opinione e con la satira. Charlie Hebdo è sempre stato un giornale moralmente discutibile che utilizza l’insulto gratuito per vendere qualche copia in più. Ciò, ovviamente, è inutile dirlo, non deve essere una giustificazione per quanto accaduto. Serve solo a chiarire il punto.

Luca Craia

giovedì 15 gennaio 2015

Le vergare - aggiornamento al 15/01/2015








A proposito del Regolamento di Polizia Municipale




Leggiamo:


ART. 9 – SICUREZZA DEGLI EDIFICI PUBBLICI E PRIVATI – EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA

1.    Ferme restando le disposizioni del Regolamento edilizio comunale, è fatto obbligo di mantenere ogni edificio, pubblico o privato, e le sue pertinenze, in buono stato di manutenzione e pulizia in ogni sua parte, in modo da prevenire pericoli, cadute, allagamenti.
2.    Gli edifici privati devono essere mantenuti in sicurezza dal punto di vista igienico, della prevenzione incendi e della stabilità degli immobili, per quanto riguarda il peso degli arredi e dei depositi e la tipologia degli oggetti detenuti.

Zona circostante l'edificio che ospita le Scuole Medie

Zona circostante il Municipio
Pezzo di ferro che pende da un balcone del Municipio
 
 

Arridatece Berlusconi!



Mi manca tanto Berlusconi. Ma davvero tanto. Ma voi ve lo ricordate come si stava bene con Berlusconi? Eravamo tutti amici, tutti affratellati dalla lotta contro questo nemico comune, questo lestofante fantastico, sfacciatamente brigante, questo impunito violatore di leggi e regole. L’uomo, si sa, ha bisogno di un nemico e quale nemico poteva essere migliore di questo magnifico furfante per poter unire persone di estrazione sociale diversa, diversa condizione economica, diversa cultura politica ma tutti accomunati dal senso di schifo per il laido comportamento di questo nanerottolo saltellante rialzato su tacchi nascosti.
Certo, oggi abbiamo Renzi da detestare, ma vuoi mettere? Berlusconi se ne inventava centinaia al giorno per farci imbufalire, Renzi a malapena riesce a combinarne due o tre. Non ha la capacità collante di essere nemico unico, di accomunarci tutti nella lotta contro di sé. Ed è per questo che oggi siamo tutti sbriciolati, sparsi in mille rivoli, disgregati. Il potere aggregante dell’odio verso Berlusconi non c’è più ma c’è ancora il bisogno di un nemico politico. Renzi non ce la fa a catalizzare questo bisogno ed ecco qua che ognuno si crea il nemico personalizzato: tutti contro tutti.
Intendiamoci: l’unione contro Berlusconi in assenza di qualsiasi progetto politico, col solo collante di essere, appunto, contro ha prodotto i vari Monti, Letta e Renzi e la situazione di estrema prostrazione in cui giace la Repubblica Italiana. Bisognerebbe unirsi intorno a un’idea, a un disegno, un programma comune. Ma gli Italiani non sono abituati a queste cose, sono sempre stati disuniti: prima in tanti staterelli, poi la parentesi dittatoriale che ci ha costretti al pensiero unico, poi il sistema multipartitico dove ognuno fondava il suo schieramento politico, infine questo pasticcio in cui siamo ora dove continuiamo a creare partiti ma in realtà il pensiero unico domina e divide romanamente. E allora ridatece Berlusconi, almeno smettiamo di tirarci le sedie tra noi e le tiriamo a lui.

Luca Craia

mercoledì 14 gennaio 2015

A proposito di parcheggi




Ricordate la lunga (e giusta) diatriba portata avanti dall’allora opposizione, ora diventata maggioranza, sul pasticcio dei colori della segnaletica orizzontale in discordanza con quella verticale dei parcheggi di viale Gramsci di qualche tempo fa? Liberi per Montegranaro e il Pd, che allora sedevano sui banchi della minoranza in Consiglio Comunale, ingaggiarono una sacrosanta battaglia contro l’allora governo della città, capitanato da Gastone Gismondi, perché, per regolamentare il parcheggio dietro le mura furono prese due o tre decisioni contrastanti, con relative delibere, che crearono un pasticcio inestricabile: le strisce a terra erano di due diversi colori che indicavano parcheggi riservati e non, i segnali dicevano, invece, che c’era disco orario. Insomma: uno che avesse voluto parcheggiare poteva solo fare affidamento sul fatto che, a Montegranaro, la probabilità di ricevere una multa per divieto di sosta è piuttosto bassa.
Ora l’allora minoranza è diventata maggioranza e governa il paese. La segnaletica verticale è stata tolta ma…. sapete di che colore sono parte delle strisce dei parcheggi di viale Gramsci? Gialle, un po’ sbiadite ma gialle. Quindi non si può o. meglio, potrebbe parcheggiare. Ora, non che la cosa sia prioritaria, per carità, ma come faceva confusione allora la fa tutt’ora. Che ci vuole a rifare le strisce? Ci vuole solo un po’ di coerenza.

Luca Craia

Polemiche pretestuose o eccessiva fiducia nella scarsa memoria?




Non vorrei ora innescare uno di quei botta e risposta infiniti che alla fine inficiano quello che di buono una sana polemica può portare con sé, ma una risposta alle dichiarazioni dei due vice, Ubaldi e Perugini, credo vada data. E la risposta non può essere che positiva.
Infatti, sono molto lieto di leggere quello che leggo per molti motivi, primo dei quali il fatto che, se veramente si procederà con tanta solerzia al recupero del Municipio e, quindi, del Teatro Novelli, non posso che essere il primo a complimentarmi con l’Amministrazione Comunale. Ma di solerzia ne serve davvero tanta perché lo stato di deterioramento del teatro è estremamente grave e ogni giorno che passa non fa che peggiorare la situazione per cui, sono sì passati solo sei mesi, ma si sono anche persi sei mesi preziosi. Il fatto, poi, che la spesa, per quanto dichiaratamente programmata, a bilancio non figura, lascia legittimamente pensare che di mesi ne passeranno ancora molti.
Sono lieto anche di apprendere che il nostro Comune ha finalmente trovato un sistema per fare celermente le cose. Infatti, a me sembra piuttosto fantascientifico pensare di iniziare e finire la ristrutturazione del municipio nel primo biennio quando il primo anno se ne è già andato e, torno a ribadire, nel bilancio la spesa non c’è. Ammesso che la si inserisca nel prossimo bilancio di tempo per intervenire ne rimane ben poco per cui, altro motivo di giubilo, direi che, più che amministratori, abbiamo dei supereroi superveloci. Ma questa velocità, ahimè, finora non è stata dimostrata, come nel caso del Palazzetto dello Sport i cui lavori sono in netto ritardo rispetto a quanto dichiarato da Ubaldi, o in quello del Cine-Teatro La Perla, che dovrebbe essere pronto a brevissimo ma i cui lavori, mi pare, ancora non sono partiti.
Non voglio porre limiti alle capacità dell’Amministrazione Mancini, né alla Divina Provvidenza, ma qualche dubbio sulla reale possibilità di vedere il Teatro Novelli rimesso a nuovo entro la primavera del 2016 io continuo a nutrirlo.
In quanto alla pretestuosità della polemica hanno ragione i due vice: la polemica è assolutamente pretestuosa e mi da, appunto, il pretesto per far sapere a chi ci amministra che non può far leva sulla storica e proverbiale scarsa memoria degli elettori, perché almeno uno che si ricorda le promesse fatte c’è. Buon lavoro, quindi, e speriamo che le tali promesse, fatte e ribadite, vengano mantenute.

Luca Craia

martedì 13 gennaio 2015

Arrivano i troll!!!



Creatura ruvida, irsuta e rozza, dotata di un grosso naso e di una coda dal folto pelo e con solo quattro dita per ogni mano o piede”. Così Wikipedia definisce il troll. Ma c’è anche un’altra definizione: “soggetto che interagisce con gli altri tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi”. Mentre non ho mai avuto il piacere di incontrare un troll del primo tipo, quelli del secondo li conosco piuttosto bene e, a ondate, assalgono questo blog e la relativa pagina Facebook. A ondate, poi, non è corretto perché qualche troll solitario ogni tanto si affaccia, ma ci sono momenti precisi in cui arrivano a branchi e sono quei momenti in cui l’Ape va a toccare qualche nervo scoperto di una parte politica ben precisa e riconducibile a personaggi ben precisi.
Il troll ha gioco facile: non usa la sua identità ma se ne crea una fittizia. Sul profilo Facebook non ha foto, non ha informazioni, non ha amici. Il profilo è uno strumento di guerra, come fosse un coltellaccio arrugginito usato dal troll del primo tipo. E con lo stesso intento: fare male. Il troll non fa sconti: attacca diretto, offende la persona, sputa veleno e acido. Non lo fa casualmente: lo fa perché deve ottenere uno scopo che è quello di fare innervosire, di fare scendere la sua vittima al suo livello.
Sapevo che ci sarebbe stata una nuova ondata di attacchi troll nel momento stesso in cui ho visto la reazione del Vicesindaco alla foto ormai famosa della macchina di via Risorgimento. E non sbagliavo. Del resto già qualche anno fa ebbi uno scontro (civile, ben inteso) piuttosto duro con lui e alcuni suoi sostenitori proprio su queste pagine e ne seguirono mesi di attacchi troll. Con ciò non voglio dire che ci sia un mandante per queste incursioni mediatiche trogloditiche, lungi da me l’idea. Dico soltanto che certi schieramenti politici annoverano tra i propri sostenitori elementi abituati a usare questi metodi, metodi che, sicuramente, non giovano alle suddette parti politiche. Certamente non danneggiano me per due motivi: il primo è che ci sono abituato, il secondo è che, non dovendo per forza fare calcoli politici perché non mi interessano, certe bassezze possono solo farmi sorridere.

Luca Craia

lunedì 12 gennaio 2015

Fedele Boffoli, una vita dedicata all’arte – di Anna Lisa Minutillo



Fedele Boffoli (nato a Bari il 3.1.64), vive a Trieste dal 1985, ha dedicato gran parte della propria vita all’Arte. Ha suonato come autodidatta (chitarra e tastiere) e composto brani musicali inediti, con suoi testi, ha frequentato corsi di Qi Gong e Tango argentino e messo in scena – quale ideatore – con il maestro Ubaldo Sincovich, lo spettacolo di teatro -poesia-ballo “Il Tango dell’Onda”. 

Ha collaborato con i mensili culturali Euroarte di Lecce e L’Attualità di Roma. Ha pubblicato: poesie (Webgalleria Anforah: Poièsi, Chrònos, Il Sole della Luna – 2003/2008; Le Storie dell’Onda – 2006 e 2010); Racconti brevi (inediti: I Racconti del Caffè Tommaseo); saggi come curatore, vari autori – 2007 e 2010: La Via, in Risposta alla Lettera di Giovanni Paolo II agli artisti); cataloghi e calendari d’arte.

Ha più volte presentato le proprie gigantografie fotografiche e fotopitture in fiere, gallerie d’arte e sul web; ha posato come modello per un corso fotografico sul chiaroscuro. Dal 2009 ha realizzato numerosi videoclip artistici, presenti sul proprio canale You Tube. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in importanti città italiane (Bari, Cesena, Milano, Padova, Parma, Pordenone, Roma, Torino, Trieste, Udine…); ha partecipato a concorsi ed entrato in giurie; è presente su annuari, cataloghi d’arte e riviste specializzate del settore; è recensito dalla critica.

Ha illustrato: il libro “Barriere” di E. Fidemi. E’ ideatore-autore di: “Fototeatro Didascalico” (performance – sintesi circolare di teatro, fotografia e didascalia – 1998); Alchemical Dress Painting (pittura alchemica su abito indossato – 1998). 

Ha creato lo stile per la linea dei gadgets del Movimento Arte Intuitiva (abiti, felpe, magliette, borse, tappetini per mouse, quaderni di poesia e immagine…). E’ fondatore di Cenacolo Arte Intuitiva, Gruppo “T” Tradizione Arti e studi dottrinali (1999 – 2002) e Webgalleria d’Arte e Poesia Anforah per la promozione dei nuovi talenti artistici (2003). Ha curato l’esecuzione di numerosi laboratori interdisciplinari e manifestazioni in un suo programma formativo dal titolo Culturspazio Spettacolo.

Ha realizzato: progetti interattivi di apprendimento multilivello attraverso le arti visive e letterarie, con più interventi in scuole di vario grado. Dal 2010, ha intrapreso, con l’avv. Ezio Bonanni del Foro Roma e l’Osservatorio Nazionale Amianto, una campagna di sensibilizzazione e informazione contro i pericoli dell’Amianto. Notizie su di lui e suoi articoli sono stati pubblicati da quotidiani, periodici di stampa, emittenti radiofoniche-televisive, locali e nazionali.

Fedele Boffoli abbraccia ampi spazi di interessi che spaziano dalla pittura e ai video di fotografia. Una persona ma anche una personalità molto ricca quella di Fedele Boffoli che affascina con il racconto della sua vita e che trasmette la voglia di andare oltre, di mettersi in discussione di arricchire e di arricchirsi con l’entusiasmo del suo racconto ma anche con il ritegno di chi a volte sceglie proprio l’arte per arrivare al cuore. 

Come nasce il tuo amore per l’essere poliedrico e cosa rappresenta il potersi esprimere per te?

«La necessità di esprimersi è insita nell’essere umano ed è strumento, indispensabile, di relazione tra noi e il mondo; l’Arte, in quanto particolare alchimia realizzativa, fornisce totale libertà sull’uso dei particolari linguaggi; fosse per me li praticherei tutti, ma, non essendo possibile, mi devo limitare a quelli che mi sono, per affinità e cultura personale, più consoni: pittura, poesia, fotografia, musica, ecc».

Cosa vuoi comunicare attraverso le tue varie forme di espressività a chi legge, ascolta, o indossa un capo dipinto da te?

«Tutto è Uno, nell’inevitabile ciclo trasformativo di vita-morte-rinascita, e l’Arte lo indica, di continuo, in ogni legame universale, nel rapporto, millenario, tra l’umanità e il mondo. Nella nostra avventura terrena siamo, pertanto, solamente partecipi del divenire complessivo, senza, paradossalmente, mai disporne; ciò aiuta a vivere nel “qui e ora” l’essenza delle cose, con semplicità, senza prevaricazioni e false aspettative».

Quali sono, se ve ne sono state, le difficoltà che hai incontrato per realizzarti?

«Sul piano personale non ambisco a nulla e sono contento di quello che faccio e di come sono, se poi qualcuno riesce a condividere le mie opere… sono ancora più felice. Relativamente all’attuale dimensione dell’Arte, osservo che, nel nostro Paese, è a dir poco un disastro, è una continua demolizione di valori e di senso; sembra, al momento, che l’attitudine preferita degli italiani sia quella di farsi del male ad ogni livello. Parlare di Arte oggi è come bestemmiare in piazza, eppure è l’unica pratica che consente di “tornare a fare le cose per bene”, di recuperare dignità e stimoli, di tornare consapevoli».

Una domanda che avresti voluto ti fosse stata rivolta e nessuno ti ha ancora fatto?

«E’ la domanda che ogni istituzione civile, nell’interesse collettivo, dovrebbe rivolgere ai propri artisti, cioè: “Di cosa hai bisogno per svolgere, dignitosamente, la tua attività? Ma, purtroppo, lascio a voi la risposta».

 


L’ape cattiva, la libertà di espressione e l’arroganza del potere



Faccio mea culpa stamattina, dopo un lungo esame di coscienza. Ho ragionato a lungo e ho sbagliato. Sono stato cattivo a pubblicare su Facebook la foto della macchina del padre (mi pare di aver capito, io non so che faccia abbia, figuriamoci se posso sapere che macchina ha) del vicesindaco. Lo so, ho postato centinaia di macchine parcheggiate a fallo canino, ma questa me la potevo proprio risparmiare.
Si, lo so, stava parcheggiata in mezzo alla strada, su un dosso, in un incrocio, arrecava pericolo ai passanti, ma suvvia: è una macchina importante. Se era di un povero cristo qualsiasi, allora va bene, ma questa… l’ha detto anche il vice sindaco: “come mai non fotografi le macchine in divieto di sosta appena 20 metri più avanti in prossimità dei semafori di porta romana che intralciano il traffico e quelli davanti ex macelleria di Pierina che spesso impediscono di salire verso via S.Ugo eppure li dovresti veder bene. Evide(ntemente) non sono di parenti di qualche assessore o consigliere di maggioranza. Se si vuol fare moralizzatore ed il perbenista bisogna farlo sempre e con tutti. Non solamente con chi ti sta antipatico. Solo per correttezza d informazione”. E c’ha ragione: o fotografo tutte, ma proprio tutte le macchine parcheggiate male oppure meglio che me ne sto a casa. Anche perché potrebbe accadermi quello che lo stesso minaccia: “stai a posto tuo e fai le foto alle tue proprietà e non dare fastidio prossimo che tanto ti si ritorce contro”.
Raccontiamo la storia: qualche giorno fa (come spesso accade, le foto che pubblico non le faccio tutte io) un lettore dell’Ape mi ha mandato alcune foto di via Risorgimento per far vedere quanto sia difficile circolare in quella via. Alcune le ho pubblicate subito, per una ho aspettato. Ho aspettato perché la macchina era parcheggiata davanti alla casa natale del vicesindaco e il dubbio che fosse di qualche parente m’è venuto e ho titubato (pensa un po’). Poi mi sono detto: parente o non parente, la macchina è parcheggiata male, in palese divieto di sosta, è pericolosa e io la foto la pubblico. E così ho fatto. Ho pubblicato la foto cancellando la targa e quindi rendendo il tutto anonimo, facendo in modo che si veda il peccato ma non il peccatore come ho fatto migliaia di volte, persino con la macchina dei Carabinieri.  Ma stavolta la macchina era di un parente del vicesindaco.
Il poveretto si è giustamente offeso: come mi permetto io di pubblicare una foto di una persona a lui vicina? Anziana e con problemi di salute? Inutile obiettare che se tutti gli anziani con problemi di salute lasciassero la macchina in mezzo alla strada sarebbe un bel pasticcio, ma bisogna vedere di chi sono parenti questi anziani. E chi ha osato commentare a favore della foto è stato giustamente  redarguito dal nostro amministratore, tirando in ballo amici e parenti. Persino il mio defunto padre è stato chiamato a testimoniare in suo favore.  In sostanza: devo smettere di fare foto perche se incidentalmente ritraggo possedimenti di nostri amministratori divento un pessimo elemento. E questo sono e me ne vergogno tanto.
Del resto, poi, la corte del suddetto amministratore non ha atteso per far partire il coro di sostegno. Addirittura il poeta di corte ha scritto un sonetto in endecasillabo giambico per testimoniare tutto il suo sdegno. I giullari e i buffoni sono andati con le danze, Grima Vermilinguo non ha lesinato consigli e anatemi sul reo (che sarei io). Insomma, s’è scatenato l’inferno (esagero: in realtà sono i soliti quattro o cinque lacchè, ma fanno tanto rumore).
Tutto questo mentre il mondo intero (e molta di questa gente) testimonia solidarietà verso la libertà di stampa così duramente attaccata in questi giorni. Per carità, non oso fare paragoni così arditi, ma anche la mia, di libertà di espressione, tanto che non mi pare di avere offeso qualcuno, conterà un pochetto o no? E comunque, la macchina era in divieto di sosta.

Luca Craia

venerdì 9 gennaio 2015

E il teatro Novelli scompare da discorsi e memoria



Nel programma della Lista Stranamore, che poi è diventata Montegranaro Sfrizziona e in procinto di diventare Montegranaro Sgarufa su lo ghiaccio,  c’è scritto a chiare lettere (pag. 6 e 7) che, nel primo biennio, quindi non tra qualche anno ma ora, adesso, domani, si partirà con la ristrutturazione del Palazzo Comunale nel cui complesso verrà compreso anche il recupero del Teatro Novelli, tanto sollecitato da Arkeo e data come prioritario in campagna elettorale da tutte le forze in competizione. Solo che, dopo l’ubriacatura elettorale, il teatro Novelli è scomparso da tutti i ragionamenti e nessuno sembra ricordarsene. Io me ne ricordo.
E ricordo bene l’incontro che tenemmo presso la sede di Arkeo con tutte le forze politiche (vedi foto) dove tutti, compreso l'assessore ai lavori pubblici nonchè vicepresidente della Provincia di Fermo Aronne Perugini, si impegnarono a sposare la causa del nostro prezioso teatro ottocentesco. Perché parlare di queste cose fa tanta immagine ma nel momento in cui l’immagine serve meno è bene parlare d’altro. Si parlava di un investimento di € 400.000 ma nel bilancio non c’è traccia. Ma, mi chiedo, se l’opera era prevista per il primo biennio, quando pensano di farla partire.
Ci sono altre priorità, mi si risponderà. Il palazzetto, il teatro La Perla, la frana di viale Gramsci. Certo. Ma c’erano anche in campagna elettorale, non sono mica spuntate dal nulla. Perché si è promesso e non si mantiene? Questa sarebbe la nuova politica? Speriamo in un miracolo per il 2015, che si trovino i soldi e si parta subito coi lavori, mantenendo la promessa elettorale. Sarebbe stupefacente.

Luca Craia

Sabato 17 il seminario per gli aspiranti accompagnatori volontari



Abbiamo già un cospicuo numero di partecipanti ma le porte sono ancora aperte a chi vorrà rendersi disponibile e dedicare un po’ del proprio tempo per far conoscere e apprezzare la parte più bella di Montegranaro. Intanto, però, fissiamo la data del corso: sabato 17 gennaio, alle ore 16.00, presso la Cripta di Sant’Ugo. Si tratterà di un seminario breve (circa un’ora) in cui verranno fornite le informazioni fondamentali per assistere i visitatori e le guide turistiche che verranno a Montegranaro. I nuovi volontari verranno successivamente messi in turno (concordando con loro le date) insieme agli “anziani” in modo di poter continuare ad apprendere.
Ribadiamo che non formiamo guide turistiche e che il ruolo dei nostri volontari, che operano esclusivamente in forma gratuita, è di fornire aiuto ai visitatori e alle guide. La partecipazione al corso è gratuita, non vincola in alcun modo, non viene richiesto il tesseramento con Arkeo che, comunque, rimane il riferimento per i volontari. Consigliamo di portare con sé l’occorrente per prendere appunti.
Per info contattate Arkeo:
e-mail: arkeomontegranaro@gmail.com
telefono: 342.5324172
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Luca Craia

Calepio: cronaca di un disastro annunciato.



Non è una novità che l’affare “Calepio Scavi” sia stata la pagina più nera della storia della politica montegranarese. Un’operazione sulla carta geniale, perché dava l’opportunità al Comune di realizzare a costo zero (sempre sulla carta) opere di grande rilievo e, come contropartita, si dava al partner un tornaconto economico importante ma che non gravava sulle casse comuni. Ma non è stato così e anche questa non è una novità.
Sappiamo tutto, ormai, o quasi della vicenda: sappiamo chi sono i responsabili, sappiamo di quanta leggerezza sia stata utilizzata, sappiamo che le conseguenze le pagheremo, noi cittadini montegranaresi, per i prossimi lunghi anni, con bilanci fortemente penalizzati, con capacità di spesa ridotta, con una crescita del Comune bloccata. I responsabili sono noti, dicevo, ma siedono tranquillamente in Consiglio Comunale, arringano, diventano determinanti, sostengono la maggioranza che, invece, dovrebbe rifiutare ogni sostegno da parte di chi ha massacrato politicamente Montegranaro.
Non per fare dietrologia ma solo un’analisi della vicenda; che la Calepio avrebbe fatto la fine che ha fatto lo si sapeva. Io lo sapevo, possibile che chi di dovere ne era all’oscuro? All’epoca ero molto lontano dalla politica attiva, lavoravo come area manager commerciale gestendo una zona geografica molto vasta che mi portava a stare lontano da Montegranaro e ad avere pochissimo tempo a disposizione per occuparmi come avrei voluto delle faccende del paese. Ma ricordo molto bene, parlo del 2004, che molti miei clienti del settore edile mi chiedevano se davvero a Montegranaro fossimo diventati così matti da fare affari con la Calepio. Me lo dicevano clienti geograficamente vicini ma anche lontani, uno addirittura mi telefonò apposta da Campobasso. Quindi tutti sapevano com’era messa la Calepio. Perché i nostri politici di allora (che poi, in tanti, sono quelli di ora) non erano a conoscenza delle difficoltà della ditta bergamasca? Erano state prese informazioni? Perché nessuna precauzione (fidejussioni, cauzioni)?
Certo, ora è inutile piangere sul latte versato. Ma conoscere le responsabilità reali sarebbe opportuno e corretto nei confronti dei cittadini. E, soprattutto, i responsabili già noti e conclamati, abbiano la decenza di fare uno, due, dieci passi indietro, allontanarsi dalla scena politica se non altro per una questione di dignità. La stessa dignità che dovrebbe impedire a chi ci governa oggi di accettare qualsiasi tipo di aiuto politico da queste persone.

Luca Craia