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venerdì 8 maggio 2015

Il vicesindaco Ubaldi offende i suoi concittadini e li chiama sfigati.



Per quanto abbia più volte dichiarato quanto stimi poco il nostro vicesindaco, Endrio Ubaldi, e lo ritenga inadeguato al ruolo che ricopre, mi trovo basito di fronte a quanto da lui scritto nella sua bacheca di Facebook in riferimento, forse, a persone che, su L’Ape Ronza, dimostrano qualche tipo di apprezzamento nei confronti di quello che dico. Ubaldi scrive: “c'è qualche spione che la coda di paglia? magari si sente invidioso, brutto, perseguitato, molto acculturato con tanti titoli abilittivi (refuso scarsamente comprensibile, ndr) e poco pulito. Problemi solamente suoi. Forse, magari, grazie alle sue crociate Montegranaro sarà migliore, per il momento ha solo qualche lecchino politicizzato che lo adora, magari i più sfigati del villaggio”.
Al di là del concetto di adorazione che a me rimane incomprensibile e appare piuttosto delirante, al di là se il nostro si riferisca davvero a questo blog e ai suoi lettori o a qualcun altro (dubbio legittimo, visto che, in maniera piuttosto vile, non si fanno mai nomi in questi suoi posto velenosi) rimane l’atto fortemente offensivo di riferirsi ai propri concittadini come “lecchini politicizzati” e “i più sfigati del villaggio”. Sono definizioni che non sarebbero accettabili, per la loro irrispettosità e puerilità, da nessuno. Ricordiamo però che stiamo parlando della seconda carica cittadina, un’istituzione che deve rispettare tutti i suoi amministrati, anche quelli in disaccordo con lui. Ubaldi, quindi, si dimostra sempre più inadeguato alla carica che ricopre. Mi auguro che qualcuno si renda conto di questo e ne chieda le dimissioni quanto prima.

Luca Craia

venerdì 16 gennaio 2015

Un conto è la satira, un conto l’insulto.



Premetto che ripudio ogni forma di violenza e che nulla giustifica quanto accaduto in Francia alla redazione di Charlie Hebdo, nessuno è autorizzato a fare del male, men che meno a uccidere un altro essere umano per nessun motivo al mondo. Premetto anche che la libertà di opinione e di espressione è sacra come ogni libertà, tenendo conto però che la libertà di ognuno finisce dove comincia quella degli altri. Premetto anche, e in conseguenza a quanto ho appena detto, che condanno fermamente l’attacco al giornale parigino.
Fatte queste premesse, però, vorrei illustrare il mio modesto punto di vista sulla stessa pubblicazione che, a mio parere, tutto è tranne che un giornale satirico. La satira può e, consentitemi, deve essere tagliente, cattiva, altrimenti non è satira. Ma deve avere un fine nobile, deve perseguire un ideale, deve essere uno strumento per far passare un messaggio positivo, sia esso politico o morale. E, comunque, deve avere un rispetto di fondo verso le persone. Nel caso di Charlie Hebdo non mi pare che questo fine esista o, almeno, io non lo vedo. Prendere in giro miriadi di persone per la loro religione è stupido, cattivo, irrispettoso e, soprattutto, gratuito. Qual è lo scopo di mortificare chi crede in qualcosa? Qual è lo scopo di offendere tutti i musulmani del mondo? Tutti i cattolici del mondo?
Credo, quindi, che a Parigi si sia commesso un crimine disumano. Ma che questo crimine abbia poco o niente a che vedere con la libertà di stampa, con il diritto di opinione e con la satira. Charlie Hebdo è sempre stato un giornale moralmente discutibile che utilizza l’insulto gratuito per vendere qualche copia in più. Ciò, ovviamente, è inutile dirlo, non deve essere una giustificazione per quanto accaduto. Serve solo a chiarire il punto.

Luca Craia