giovedì 22 gennaio 2015
mercoledì 21 gennaio 2015
Strane concezioni di democrazia
C’è una nuova concezione di
diritto d’opinione, di libertà di espressione, di facoltà di criticare che
viene ripetutamente espresso dalla destra di governo cittadina, ivi compreso il
suo più alto esponente nonché seconda carica comunale, il Vicesindaco. Secondo
questa visione chi non si è candidato non avrebbe diritto di criticare. Più di
una volta ho letto sui social di personaggi della suddetta area politica che
apostrofavano utenti in disaccordo con loro con frasi del tipo: “allora
candidati e poi ne riparliamo” o “perché non ti candidi e ci pensi tu”. Lo
stesso Vicesindaco ha più volte redarguito il sottoscritto ricordandogli le sue
“scarse performance” elettorali del passato (1990 e 1995 – ndr) e
confrontandole con le sue certamente più alte prestazioni. Lo scopo sostanziale
è quello di dire che, se vogliamo permetterci il lusso di dire la nostra, di
criticare chi ci governa o anche soltanto dare un’opinione in dissonanza con la
loro, dobbiamo prima presentarci alle elezioni e poi, eventualmente se eletti,
discutere in sede istituzionale. Altrimenti silenzio.
Ebbene non è questa la
democrazia. Capisco che una certa destra faccia anche fatica a ragionare in
senso democratico, ma la democrazia rappresentativa, quella che abbiamo in
Italia o che, per lo meno, ci fanno pensare di avere, non da obbligo al
cittadino elettore di fornire una delega in bianco all’eletto per la durata del
suo mandato privando lo stesso elettore, in questo periodo, di ogni facoltà di
critica. Il candidato eletto viene delegato dall’elettore a svolgere la sua
funzione ma l’elettore, tramite l’opposizione o in forma diretta può, anzi,
dovrebbe controllarne l’operato e manifestare il suo eventuale dissenso
liberamente. Di conseguenza l’eletto dovrebbe ascoltare con spirito costruttivo
e di servizio l’opinione degli elettori anche quando questa è totalmente in
disaccordo con il suo operato.
Del resto, se tutti i cittadini
che si occupano di politica (che sono sempre troppo pochi, purtroppo) dovessero
candidarsi, altro che le cinque liste che abbiamo visto alle ultime
amministrative montegranaresi! Altro che preferenze! Altro che
rappresentatività! L’attuale Vicesindaco governa Montegranaro con poco più di
un terzo dei voti (e quindi rappresentando una parte minoritaria dell’elettorato)
ma, se fosse come lui vorrebbe che sia, si andrebbe a governare rappresentando
soltanto qualche decina di cittadini. Se è questo il concetto di democrazia che
si ha…
Luca Craia
Milano, convegno sulla famiglia. liberi solo di tacere - di Anna Lisa Minutillo
Parliamo troppo spesso di tolleranza, di condivisione, di libertà di espressione, di maturità, ma non perdiamo mai l’occasione per dimostrare quanto poco siamo a conoscenza del vero significato di questi termini e di quanto poco la nostra preparazione, che tanto andiamo decantando come se fosse un ottimo calice di vino rosso, sia completamente inesistente.
Accade ancora, accade tutti i giorni nella vita che velocemente scorre e finiamo con il reputare tutto come normalità, ma di normalità in questa nazione allo sbando non se ne vede poi molta.
A Milano, la città del futuro tutta proiettata su Expo e rilanci vari, si tiene il convegno “difendere la famiglia per difendere la comunità” un titolone che riempie gli occhi e desta interesse ma poi, alla fine, le cose stanno realmente così?
Si parla, fino a che a un giovane studente gay non viene in mente di rivolgere una domanda e qui tutto ha inizio oppure è l’inizio della fine.
Si chiama Angelo Antinori lo studente che ha deciso di protestare contro il convegno organizzato dalle associazioni cattoliche a Milano; è originario di Palermo, ma vive in Lombardia perché studia giurisprudenza all’Università Bocconi. «Volevo solo fare una domanda, porre una questione in questi convegni senza contraddittorio, dove temi complessi come l’omosessualità sono presentati con troppa semplicità», si giustifica con i cronisti dopo essere stato portato fuori dall’Auditorium. «I rischi sono che istituzioni, come la Regione Lombardia, possano avvalorare le teorie che come minimo richiedono contraddittorio».
Certo è stato un bel fuori programma a cui forse chi prendeva parte al convegno non era pronto a rispondere. Oppure la domanda che il giovane voleva rivolgere loro dava fastidio?
Il ragazzo chiede: «Quanti di voi sanno se il proprio figlio è omosessuale?». La risposta è stata mandarlo via.
Ecco facciamo così, come sempre nella vita si allontanano le cose “scomode” e si fa finta di non vedere quelle realtà che scomodamente, ma in modo conveniente per alcuni, vale la pena di sostenere e di avvallare.
Tutti a spacciare le loro menti come aperte e pronte ad affrontare tematiche delle più particolari e poi quando in uno Stato che dovrebbe essere democratico e aperto al confronto a qualcuno viene in mente di rivolgerla una domanda, senza invadere, con il dovuto garbo, l’unica cosa che si riesce a fare è quella di alzare le mani, strattonare, allontanare, alla presenza di “uomini politici” che sghignazzano copiosamente senza dare neanche il tempo alla platea di comprendere quanto viene domandato?
Si continua a tollerare l’intollerabile in questo Paese che sempre più delude, affama, distrugge sogni e futuro, tutto pur di non guardare dentro le coscienze di quanti si professano credenti, ma qui non si capisce proprio però quale sia questo credo con cui e di cui si riempiono allegramente le loro boccucce.
Cosa
spaventa? Cosa non si deve sapere? Cosa sarebbe meglio fare? Uccidere tutte le
persone che per un motivo o per l’altro differiscono da noi per qualche piccolo
o grande particolare?
Sarebbe questo il modo nel 2015 di risolvere le unicità che fortunatamente
esistono e rendono la vita colorata e ricca di sfumature differenti?
Qui bisogna fare gli eroi ogni giorno cari i miei benpensanti! Ogni giorno le persone devono alzarsi e farsi andare bene questo mondo che gli state distruggendo davanti agli occhi sporcandolo di malaffare, di concussioni, di prevaricazioni, di abusi, di sporcizia, di malasanità, di infrastrutture non richieste, di arroganza con cui vi prendete il diritto di rubare il lavoro a chi dignitosamente lo ha sempre svolto facendovi arricchire fino a non poterne più, di falsità e inganni, di promesse mai mantenute.
E voi?
Voi siete
spaventati al solo cercare per una volta di guardare in casa vostra?
Siamo onesti per una sola volta: ai vostri figli regalate attici a spese dei
contribuenti, pagate master nelle capitali prestigiose del mondo, pagate anche
i vizietti di coca e sballo settimanali, li osservate andare in giro per il
mondo senza mai che si rendano utili per la società, mai che prendano una pala
in mano per cercare di tirare fuori qualcuno dal fango di cui i loro genitori
li hanno ricoperti, mai nessuno che scava fra le macerie, mai nessuno che dia
una mano nelle stazioni anche solo per portare un the caldo a chi ne ha
realmente bisogno e davvero pensate che con la noia che gli proviene da una
vita piena di ogni tipo di eccesso non si siano mai concessi una “scappatella”
per vedere com’è e cosa si prova nello stare dall’altra parte della barricata?
Ho capito cosa vi spaventa adesso, per rispondere avreste dovuto togliere
l’intero prosciutto dagli occhi e questo fa male si è vero fa tanto male.
Ora andatelo a raccontare alle madri che stanno piangendo tutte queste prevaricazioni sulle tombe dei loro figli che non hanno retto a questo essere sempre additati perché “diversi” e non sto parlando solo dal punto di vista sessuale… diversi nel vestire, diversi perché creativi, diversi perché magari in sovrappeso, diversi perché timidi, diversi perché credevano a un mondo in grado di lasciare loro lo spazio per potersi esprimere liberamente, sì liberamente proprio così come tanto andate predicando.
Questa sarebbe carità cristiana? Questa sarebbe tolleranza? Questo sarebbe altruismo? Questo sarebbe avere ancora un cuore?
Non mi
appartiene un mondo così, non mi appartiene e non voglio mi appartenga mai.
Iniziate a compatire voi stessi per non essere pronti a mettervi in
discussione, per non essere pronti ad ampliare le vostre vedute, per la
facciata dietro cui vi coprite facendo finta che vada tutto bene,nell’illusione
che voi non sbagliate mai, che ascoltate sempre tutti e forse un bel mea
culpa (dato che siamo in tema) non ci starebbe male.
Io lo so che non siamo diventati tutti ipocriti, lo so che c’è ancora chi ha voglia di fare domande, lo so che c’è chi non si accontenta di vivere una vita preconfezionata e so anche quanto faccia male vivere in un mondo che non è ciò che vorremmo fosse, ma so anche che immaginarlo diverso vorrebbe dire privarmi delle belle persone che ancora ci sono…
martedì 20 gennaio 2015
Che fine ha fatto lo sportello virtuale del Comune?
C’è una cosa veramente ben fatta
da parte dell’amministrazione Mancini: lo sportello virtuale per segnalare
problemi o disservizi attivato sulla pagina web del Comune. È un modo pratico
per il cittadino di far presenti le varie problematiche di piccola entità che,
però, assumono grande importanza per la qualità della vita. Il servizio, fino a
poco fa, funzionava bene: c’è un form da compilare e, una volta inviato, arriva
sulla casella mail depositata la conferma di ricezione della segnalazione. In
seguito arriva anche la valutazione della segnalazione e il tempo stimato per l’eventuale
soluzione. In genere la stima è piuttosto esatta. Da qualche tempo, però, ci si
ferma ai primi due step che, evidentemente, vanno in automatico. Dopo la
conferma di ricezione, però, non succede più niente: non arriva la valutazione
e la stima dei tempi di intervento e, soprattutto, non si interviene. Ho
segnalato due lampadine bruciate a Porta Spina da due settimane e non mi è
arrivata alcuna risposta, tantomeno le lampadine sono state sostituite. Che è
successo? Il servizio è subissato di richieste? O qualcuno che lo amministrava
è in vacanza? Fatto sta che, per cambiare due lampadine, conferma o non
conferma, non dovrebbe volerci molto.
Luca Craia
lunedì 19 gennaio 2015
A proposito della macchina nera
Oltre ventiquattrore fa ho
chiesto pubblicamente sulla pagina di Gioventù Libera di confrontare il numero
di targa della mia vettura con quello della famosa Ford nera da loro
pubblicata. L’ho fatto perché molta gente ha interpretato, chissà come mai, la
pubblicazione della suddetta foto come un’accusa nei miei confronti e alcuni
pare siano convinti che la Ford
nera pubblicata dai giovani vicini al Vicesindaco sia proprio la mia. Evidentemente
i ragazzi di Gioventù Libera sono molto impegnati e ancora nessuno ha
verificato la corrispondenza della targa riferendo a me e a chi ha visto quella
foto se la macchina ritratta risulta essere la mia o no. Dato che, però, non ho
piacere che mi si accusi di cose non fatte e dato che la macchina non è
certamente la mia (perché so dove parcheggio, perché so riconoscere la mia
macchina, perché so di non violare i divieti di sosta) vorrei intanto chiarire.
Per questo pubblico la foto della mia macchina con la targa bene in evidenza. In
evidenza ci sono anche i cerchioni che sono decisamente diversi e la modanatura cromata sopra la targa che in quella della foto incriminata non c'è. A questo punto
se i ragazzi di Gioventù Libera vorranno essere così gentili da chiarire la
questione pubblicamente ne sarò loro grato. Altrimenti prenderò atto del fatto
che a pubblicare una foto che mette in difficoltà (e crea anche qualche piccolo
danno di immagine) una persona che non c’entra nulla ci vuole poco ma a
rimediare ci vuole evidentemente di più.
Luca Craia
Le storie di Monte Franoso – La guerra dei divieti di sosta
A Monte Franoso da diverso tempo
c’era un blogger che si divertiva (si fa per dire) a segnalare sul suo spazio
virtuale le varie magagne che affliggevano il paesino pubblicando articoli,
vignette satiriche e foto di situazioni, come dire, imbarazzanti. Il blog, che
si chiamava La Vespa Punge,
era molto seguito dai Montefranosini, e molti di loro partecipavano inviando
materiale, foto e segnalazioni. Tutto questo non era visto di buon occhio dalla
politica locale che mal digeriva la massiccia dose di critiche che arrivava dal
blog e la passione per le vignette satiriche che stava contagiando molti
cittadini di Monte Franoso.
Uno dei politici più importanti
del paese, l’avvocato Andreoni, se la prese molto a male per alcune vignette,
foto e articoli critici nei suoi confronti e decise di vendicarsi. Diede
istruzioni a un gruppo di fedelissimi che aveva una pagina su Handbook, il
popolare social network, di pubblicare una foto che ritraeva una macchina in
tutto e per tutto identica a quella del blogger in palese divieto di sosta. Ovviamente
la targa era oscurata, come si fa normalmente in questi casi per il rispetto
della privacy, ma questo aiutava a generare l’equivoco. Era infatti impossibile
verificare dalla targa la proprietà della macchina.
Una volta pubblicata, la foto
fece il giro del paese e la gente cominciò a chiacchierare. Dicevano: “visto? Fa
tanto il moralista ma anche lui non rispetta le regole”. Oppure: “stavolta c’hanno
preso lui in castagna”. L’avvocato e suoi fedeli alimentavano a di persona e
sul web la convinzione che la macchina ritratta fosse del blogger stando però
molto attenti a non nominarlo mai né ad affermare esplicitamente che quella
vettura fosse sua.
La vergogna fu talmente tanta che
il blogger decise di smettere di pubblicare sul web e di chiudere ogni attività
di questo genere. Il blog fu quindi chiuso e l’avvocato Andreoni andò a
festeggiare coi suoi fedelissimi in pizzeria. Pagarono alla romana.
Questo accadeva a Monte Franoso. Chissà
se la stessa cosa sarà mai accaduta da altre parti? Chissà se il prepotente di
turno l’avrà avuta vinta anche lì?
(ogni riferimento a fatti e personaggi reali è puramente casuale)
Luca Craia
Cofferati e l’esigenza di sinistra
C’è un vuoto a sinistra in
Italia. Anche prendendo per assunto il fatto che ormai parlare di destra e
sinistra possa essere obsoleto (e forse lo è) in Italia manca una forza
politica che si faccia davvero interprete delle reali esigenze delle classi
sociali più deboli. Il Pd, anche se derivazione diretta di quel PCI ormai
lontano, oggi non è definibile forza di sinistra, se vogliamo nemmeno come
forza progressista. Nel tempo si è spostato sempre più verso destra diventando,
di fatto, una nuova Democrazia Cristiana senza averne, però, le qualità
positive. È un partito di moderati, talvolta tendente a destra (tanto che
governa con la destra di Alfano) che ospita per quegli strani meccanismi della
politica italiana, gente di sinistra.
A sinistra, invece, c’è il vuoto.
Sel è troppo debole, sganciata dalla realtà, poco credibile e, soprattutto,
fortemente handicappata dalle sue irrinunciabili radici marxiste, oggi davvero
superate. Il Movimento 5 Stelle tutto è meno che di sinistra, semmai è
trasversale, ha una forte componente sociale che, a volte, somiglia più alla
destra sociale storica che alla sinistra. Manca, quindi, un elemento essenziale
che un Paese democratico deve avere: manca la rappresentanza delle classi
deboli.
Sono in molti a saperlo: lo ha
sempre saputo Civati che spinge verso sinistra da lungo tempo all’interno del
Pd ma che non ha la forza necessaria per sganciarsi dal suo partito e
avventurarsi in qualcosa di nuovo. Lo sa Cofferati, che forse oggi può davvero
prendere le redini di questi vettori e convogliarli verso una nuova formazione.
Lo sa Berlusconi, che continua a paventare il pericolo comunista nella certezza
che i comunisti non ci sono più ma che un pericolo (per lui) a sinistra
potrebbe nascere da un momento all’altro. Lo sa Renzi, la cui reazione alle
dichiarazioni di Cofferati denunciano nervosismo e paura.
Perché un nuovo soggetto a
sinistra fa paura a molti. Intendiamoci: difficilmente potrà rivedere i fasti
del vecchio PCI, difficilmente potrà diventare una delle forze maggiori, ma
certamente potrà farsi interprete di tante esigenze finora disattese, dialogare
con i nuovi soggetti della nuova politica e soffiare sul collo a quella
vecchia, dando voce a quella fetta di cittadinanza (e di uomini politici) che
fino a oggi è stata inascoltata.
Forse i fatti liguri si
risolveranno con il solito topolino partorito dalla montagna, forse no. Quello
che forse sta accadendo è che Cofferati ha probabilmente tolto il tappo a una
miscela esplosiva che si è innescata dentro al Pd e prima o poi quella parte di
sinistra che ancora sembra essere viva all’interno di questa nuova balena
bianca uscirà e andrà a riempire quello spazio vuoto che aspetta da troppo
tempo. Poi vedremo se ancora si parlerà di compagni, Marx e proletariato o se
si avrà una visione più moderna e agganciata alla realtà dei tempi.
Luca Craia
Passeggiando per Montegranaro
Un nostro lettore (vero, non fittizio, con tanto di messaggio da mettere agli atti) che lasceremo anonimo ci manda queste foto scattate facendo un giro per le vie secondarie (ma non troppo) di Montegranaro.
domenica 18 gennaio 2015
La maggioranza minoritaria
A volte sembra che l’amministrazione
comunale sia molto lontana dalla cittadinanza, che viva in una bolla di sapone,
una torre di cristallo che le impedisce di vedere la reale condizione della
gente e del paese e di proporre soluzioni adeguate. In parte ciò è dovuto a
retaggi culturali del maggiore partito che compone lo schieramento,
storicamente arroccato all’interno della propria sezione per niente propenso al
confronto con i cittadini. A nulla è servito il cambio della guardia al
vertice, anzi: ha acuito questo modo di agire dando maggiore potere a chi
controlla e tira le fila senza esporsi troppo. A ciò aggiungiamo l’altra
componente importante della maggioranza, quella destra collocabile molto a
destra e sostanzialmente non riferibile al quadro nazionale che ha una visione
della democrazia molto particolare.
Ma c’è un altro fattore da non
trascurare e forse è quello più importante: questa maggioranza sta governando
Montegranaro ma è stata eletta da una minoranza dei Montegranaresi. Alle ultime
elezioni amministrative, infatti, si presentarono ben cinque liste che
frazionarono il voto come mai era accaduto prima. Infatti, la lista
Montegranaro Riparti, detta Stranamore, ha battuto sì tutti e quattro gli
avversari ma è stata votata dal 39.51% degli elettori. Il che significa che
oltre il 60% dei Montegranaresi non l’ha votata. Posto che, passate le
elezioni, la maggior parte dei votanti non si occupi più di politica, rimane
una cospicua fetta di cittadinanza che, invece, la segue e vorrebbe partecipare
attivamente. Con una tale percentuale di voti è evidente che:
a)
non si ha la reale percezione delle problematiche
cittadine;
b)
non si ha alcuna convenienza a confrontarsi
direttamente con la popolazione.
Ecco perché il nervosismo
crescente, il pessimo rapporto con chi non è d’accordo, la scollata gestione
delle iniziative non patrocinate. Insomma: la nuova politica che, sulla carta,
prometteva partecipazione popolare e grande sensibilità verso la cittadinanza,
si sta comportando, per scelta e per conseguenza naturale dello stato delle
cose, in maniera opposta alle aspettative. E Montegranro sfrizziona.
Luca
Craia
venerdì 16 gennaio 2015
Un conto è la satira, un conto l’insulto.
Premetto che ripudio ogni forma
di violenza e che nulla giustifica quanto accaduto in Francia alla redazione di
Charlie Hebdo, nessuno è autorizzato a fare del male, men che meno a uccidere
un altro essere umano per nessun motivo al mondo. Premetto anche che la libertà
di opinione e di espressione è sacra come ogni libertà, tenendo conto però che
la libertà di ognuno finisce dove comincia quella degli altri. Premetto anche,
e in conseguenza a quanto ho appena detto, che condanno fermamente l’attacco al
giornale parigino.
Fatte queste premesse, però,
vorrei illustrare il mio modesto punto di vista sulla stessa pubblicazione che,
a mio parere, tutto è tranne che un giornale satirico. La satira può e,
consentitemi, deve essere tagliente, cattiva, altrimenti non è satira. Ma deve
avere un fine nobile, deve perseguire un ideale, deve essere uno strumento per
far passare un messaggio positivo, sia esso politico o morale. E, comunque,
deve avere un rispetto di fondo verso le persone. Nel caso di Charlie Hebdo non
mi pare che questo fine esista o, almeno, io non lo vedo. Prendere in giro
miriadi di persone per la loro religione è stupido, cattivo, irrispettoso e,
soprattutto, gratuito. Qual è lo scopo di mortificare chi crede in qualcosa? Qual
è lo scopo di offendere tutti i musulmani del mondo? Tutti i cattolici del
mondo?
Credo, quindi, che a Parigi si
sia commesso un crimine disumano. Ma che questo crimine abbia poco o niente a
che vedere con la libertà di stampa, con il diritto di opinione e con la
satira. Charlie Hebdo è sempre stato un giornale moralmente discutibile che
utilizza l’insulto gratuito per vendere qualche copia in più. Ciò, ovviamente,
è inutile dirlo, non deve essere una giustificazione per quanto accaduto. Serve
solo a chiarire il punto.
Luca Craia
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