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venerdì 13 maggio 2016

L’onanismo politico nell’era di Facebook a Montegranaro



L’onanismo, in senso stretto, è l’atto di interrompere il coito per evitare l’inseminazione. In sostanza prevedere la dispersione del seme. Inteso in questo senso non viene considerato peccato. Nel senso, invece, più comune, col quale si indica la masturbazione, l’onanismo viene considerato peccato. In entrambi i casi, comunque, si ha una dispersione del seme fine a sé stessa.
L’onanista politico è quello che masturba la propria mente e produce, talvolta ma non sempre, un seme che potrebbe anche essere fertile ma viene disperso perché l’intento dell’onanista politico non è quello di portare frutto ma, semplicemente, di darsi piacere. Ecco allora che, anziché produrre pensieri, siano essi propositivi o critici, atti al raggiungimento di qualche scopo di pubblica utilità, egli dirige il suo elucubrare verso direzioni sterili che, però, procurano piacere. Vi è uno spreco di seme, ma non so dirvi se, in questo caso, vi si ravvisi peccato oppure no.
Andiamo all’esempio pratico: è nato qualche giorno fa un blog dal titolo ecclesiastico “Dalla prima lettera”. Lo scopo, dichiarato neanche tanto velatamente, è quello di denigrare me e questo blog. Certo, ci si fa cura di oscurare i nomi, ma si dimentica di fare altrettanto con i loghi che, pur se non registrati, sono una mia personale realizzazione della quale posso produrre l’originale fatto a mano. Piccola svista. Il fine di tale blog non è di portare qualche vantaggio alla collettività, fatta eccezione per qualche personaggio politico si scarso valore che, quantomeno, godrebbe con gli autori del suddetto blog nel vedere i miei presunti sputtanamenti. Trattasi quindi di dispersione di seme, di spreco di materia grigia, di uno smanettare all’unico fine di procurarsi piacere. Una sega, insomma.
La cosa, di per sé, potrebbe essere risibile. Lo diventa meno quando, oltre al me, si cominciano a prendere di mira le persone che, per loro sventura, talvolta la pensano come me e si prendono anche il disturbo di dirlo. Così si manda un inviato speciale (lo immagino vestito con un impermeabile, occhiale scuro e cappello, rigorosamente nudo sotto) a fare le foto all’attività commerciale di un lettore del mio blog per coglierlo in castagna, cosa, peraltro, non riuscita.
Potremmo disquisire sulla moralità di tutto questo, sul fatto che sembra tanto una purga fascista (o stalinista, fate voi), o che il metodo appaia piuttosto mafioso, intimidatorio e, per di più, vigliacco visto che non si legge il nome e il cognome dell’autore del blog. Ma, in realtà, siamo di fronte a un puro esercizio di masturbazione cerebrale, di onanismo, appunto. Un atto che dà piacere all’autore e a qualche guardone, pochi in realtà, solo una quindicina, che hanno seguito le brevi avventure della pagina Facebook del nostro o dei nostri amici sessualmente disturbati. Tra questi pervertiti figurano nomi importanti che non starò qui a fare, tanto si sanno.
È durata poco, però, questa esperienza erotico-politica che tanto è piaciuta a certi personaggi di chiara fama. In un paio di giorni la pagina Facebook ha chiuso, è scomparsa. È rimasto il blog, se volete andare a togliervi la curiosità e vedere come agisce un onanista politico. Una cosa breve, quindi. Direi un’eiaculazione precoce.


Luca Craia

venerdì 22 aprile 2016

La gente si ammazza e la sinistra pensa ad altro



Mentre Renzi, nella sua magnanimità, progetta di elemosinarci altri 80 euro, magari togliendocene 100 da qualche altra parte, continuiamo a registrare la disperazione dell’Italiano medio, del padre di famiglia che perde il lavoro e non lo ritrova e arriva al gesto estremo di togliersi la vita. E giù lacrimoni a fiume per qualche ora, mentre sul nostro schermo appare la ferale notizia, commenti indignati e intenti rivoluzionari da tunnel carpale. Poi, passata l’onda emotiva, tutto si placa, tutto tace, ricominciamo a sfotterci col pallone e a commuoverci coi gattini. E mentre seppelliamo l’ennesimo suicida ammazzato dalla crisi e dall’inettitudine disonesta dei nostri governanti, il mondo va avanti come la pecora del famoso detto.
C’erano una volta i sindacati, quelli che tutelavano il diritto al lavoro e a una vita dignitosa. C’erano ma non ci sono più. Che fine hanno fatto? Intanto si sono ben piazzati, ora che la loro parte politica è finalmente al potere, prendono i loro stipendi mirabolanti con una mesata della quale un loro assistitito potrebbe campare vent’anni e si occupano d’altro. Fanno i Caf, eseguono pratiche, tutelano l’extracomunitario che vuole la diaria o la casa popolare. Le manifestazioni in piazza sono un lontano ricordo. Ora si va in piazza una volta all’anno per il concerto del Primo Maggio, festa del lavoro che non c’è.
E la politica? La politica esegue gli ordini di chi vuole un popolo sempre più impoverito e miserabile. E se il governo centrale, quello che dovrebbe e potrebbe trovare soluzioni, è in tutt’altre faccende affaccendato, i rappresentanti locali dello stesso e i nostri stessi rappresentanti, trasmigrazione grafica caricaturale in assonometria dei politicanti di grosso calibro, non sono da meno e a tutto pensano meno che al lavoro. Paesi industrializzati, nel giro di meno di un decennio, perdono oltre il 50% delle imprese ma non se ne preoccupano. Iniziative zero, nemmeno porsi il problema.
E il vecchio comunista? Per lo più è stanco e rassegnatamente tace. Ma c’è anche quello che si allinea, plaude al potere finalmente raggiunto e si scopre, senza tanta sorpresa, più fascista dei fascisti. E la cosa non gli dispiace affatto.

Luca Craia

giovedì 11 febbraio 2016

La diversificazione dei morti ammazzati



A me dà molto fastidio, anzi, mi fa arrabbiare. Ogni anno tocca assistere a questa tristissima gara a quale morto sia più morto e a quale carnefice sia più carnefice. È più cattivo il nazistone o il comnunistaccio di Tito? Sono morti peggio gli Ebrei nei forni o gli Istriani nelle foibe? Tutto ciò mi manda davvero in bestia perché, vedete, secondo me è proprio per queste mentalità che tutta quella gente innocente è morta. È questa costante contrapposizione tra uomini che porta a queste mostruosità, questa necessità di schierarsi gli uni contro gli altri anche quando si dice la stessa cosa. Perché il punto è questo: se ci fa orrore il campo di sterminio ci deve per forza fare orrore la foiba. E viceversa.
Giocano su questo, i potenti. La divisione tra gente pensante è una cosa su cui lavorano da sempre, è quella che fa prendere loro maggior potere, è il fulcro tramite il quale riescono a spostare il mondo a favore dei loro interessi. Così ci fanno dividere tra juventini e milanisti, tra terroni e padani, tra comunisti e fascisti, tra pro unioni omosessulali e contro. E anche quando parliamo di concetti universali, di valori che non dovrebbero essere più messi in discussione come la vita stessa e il diritto di viverla, riescono a spaccarci.
Lo dico da sempre: contesto l’esistenza di due celebrazioni distinte. È per questo che, per me, il Giorno della Memoria racchiude la celebrazione e il ricordo di tutte le vittime della violenza politica e dei totalitarismi. Continuare a celebrare separatamente vittime della stessa disumanità, anche quando rivestita di involucri differenti, contribuisce a creare i presupposti perché quella disumanità sia potenzialmente rinnovabile nella storia futura. Ricordiamo le vittime tutte insieme: sono vittime della stessa cattiveria, dello stesso orrore, che si chiami comunista, fascista, nazista, o in mille altri modi diversi. Il genocidio, la violenza politica, la sopraffazione del potente sul più debole con ogni forma di violenza deve essere condannata con la stessa forza dagli uomini di buona volontà. Altrimenti siamo noi stessi complici di quella violenza.

Luca Craia