Riparte sotto i migliori auspici l’anno scolastico di Steat, la società di trasporti che accompagna i nostri ragazzi a scuola. Dopo i gravi disservizi registrati a settembre sembrava si fosse giunti a un servizio accettabile, ma con l’inizio dell’anno si è pensato bene di rivoluzionare alcune tratte, cambiando fermate e costringendo i ragazzi a scendere o salire in luoghi diversi dal solito, magari perdendo tempo e dovendo percorrere più strada a piedi sovraccarichi di libri. Come conseguenza non da sottovalutare c’è quella che vedete nelle foto, prese sulla tratta Fermo – Montegranaro oggi alle 13,30. Queste sono le condizioni in cui viaggiano i nostri giovani. Non voglio pensare cosa potrebbe accadere in caso di frenata brusca o, addirittura, di incidente. Il Comune di Montegranaro è azionista Steat ma, fino ad oggi, la sua voce non si è sentita sull’argomento.
giovedì 8 gennaio 2015
STEAT Fermo - Montegranaro. Anno nuovo vita vecchia.
Riparte sotto i migliori auspici l’anno scolastico di Steat, la società di trasporti che accompagna i nostri ragazzi a scuola. Dopo i gravi disservizi registrati a settembre sembrava si fosse giunti a un servizio accettabile, ma con l’inizio dell’anno si è pensato bene di rivoluzionare alcune tratte, cambiando fermate e costringendo i ragazzi a scendere o salire in luoghi diversi dal solito, magari perdendo tempo e dovendo percorrere più strada a piedi sovraccarichi di libri. Come conseguenza non da sottovalutare c’è quella che vedete nelle foto, prese sulla tratta Fermo – Montegranaro oggi alle 13,30. Queste sono le condizioni in cui viaggiano i nostri giovani. Non voglio pensare cosa potrebbe accadere in caso di frenata brusca o, addirittura, di incidente. Il Comune di Montegranaro è azionista Steat ma, fino ad oggi, la sua voce non si è sentita sull’argomento.
mercoledì 7 gennaio 2015
lunedì 5 gennaio 2015
RACCONTI. L’ANNO È NUOVO, E NOI? - di Anna Lisa Minutillo
E’ che si sentono ancora gli echi degli ultimi sogni, quasi come se le menti fossero troppo rumorose e li facessero arrivare fino a me.
E’ che non si smette mai di desiderare qualcosa di differente, che si dipingono scenari inventandosi colori nuovi da prelevare dai tubetti delle tempere della fantasia e così, come per gioco si creano miscele di colori per guardarne poi stupiti il risultato ed usarli successivamente per colorare la tela della vita.
E’ che si avverte il rumore del tempo che trascorre inesorabile e si proietta verso il domani ciò che non siamo riusciti a realizzare ieri.
E’ che ogni volta con la sostituzione di una cifra nella data si pensa di poter sostituire le brutture a cui abbiamo assistito con qualcosa di nuovo e di vero, qualcosa che davvero potesse far dimenticare ciò che ci ha feriti, segnati, delusi, disincantati ma non sconfitti.
E’ che ci si ritrova così a guardare ciò che non vorremmo più vedere e non si trova la soluzione oppure ci si scontra con chi invece di portare una soluzione si diverte ad ingrandire ed a peggiorare il problema.
E’ che a volte manca il coraggio di osare, che si teme sempre ciò che non si conosce e ci si dimentica che non conoscevamo niente nemmeno prima di ciò che saremmo diventati, di ciò che ci sarebbe accaduto, di chi avremmo amato, del primo appuntamento oppure dell’ultimo addio lasciato morire sulle labbra per non fare troppo rumore e non disturbare la vita altrui.
E’ che ogni notte sembra uguale all’altra ma invece racchiude in se la magia di sensazioni sempre differenti perché quando cala la luce i ricordi urlano forte ed attendono di essere cullati prima di riuscire a farci riposare sereni dimenticando per poche ore che la vita è sempre qui con noi e segue il nostro navigare per i mari del mondo.
E’ che a volte le parole sembrano non essere sufficienti a spiegare il sentire la vita così forte oppure è solo la vita che non ha bisogno di parole ma di fatti, si di quei fatti che restano sempre chiusi nei pensieri e poco seguiti dalle azioni.
E’ che sarebbe bello solo per una volta non vedere le speranze ed i cambiamenti riposti in cifre che alla fine sono solo numeri che compongono una data riposti nelle azioni degli uomini piuttosto che nel solito blaterale, altrimenti di nuovo c’è solo l’anno ma se i cambiamenti partissero realmente e da noi sarebbe diverso.
Mi
suona sempre più strano avvertire come e quanto stia mutando il mondo che ci
circonda e da quanto immobilismo questo sia accompagnato, l’immobilismo delle
idee, della creatività, dell’abbandono dei sogni, della paura di dire ciò che
si pensa,della perdita dei valori da riporre nelle piccole cose che alla fine
sono poi quelle che rendono grande e migliore la vita.
E’ che un mondo dove ci si da per vinti senza aver
tentato non fa davvero per me e che non mi abituerò mai a situazioni poco
chiare, a scambi di favori, a mercificazioni delle nostre vite, alle privazioni
di diritti che abbiamo ottenuto dopo anni di lotte e di discorsi che hanno
impiegato numerosi giorni prima di riuscire a compiere il giusto volo per
arrivare la dove dovevano arrivare.
E’ che non si possono continuare a vedere scenari in
cui si offende l’intelligenza altrui senza risentirsi minimamente, è che non mi
piacciono questi personaggi dubbi che si aggirano furtivi attraverso la rete
per reclutare orde impazzite di fans che nulla o poco sanno della potenza della
comunicazione.
E’ che a volte sarebbe preferibile il silenzio e l’azione piuttosto che questo rumore di fondo che tende a dare importanza a chi ne ha già dimenticandosi sempre e comunque di chi non ha quasi più nulla perché privato di tutto anche della speranza.
E’
che se non cambiamo noi tutto diventa complesso, è che se non pensiamo noi a
tendere una mano d’aiuto a chi vive in strada, non ha una casa, è stato privato
del lavoro, non ha una pensione che gli consenta di vivere dignitosamente, è
stato emarginato per scelte differenti da quelle in cui si uniforma la maggior
parte delle persone ,arriva in questo paese scappando dalla violenza della sua
terra per sopravvivere, si ritrova in strada per fallimento o quant’altro qui
non cambierà mai nulla.
Non chiedo al nuovo anno di essere diverso più felice
o meno , più intenso o meno, più sereno o meno ma lo chiedo a noi , lui infondo
è solo un anno da salvare, da dimenticare, da maledire, da conservare, da
apprezzare, di cui ridere o piangere, di cui ritenersi appagati o meno ma ciò
che pensiamo di un insieme di numeri dovremmo iniziare a pensarlo di noi.
Non è il nuovo anno a dover essere nuovo dobbiamo essere noi a darci una mossa, a dimostrare che ci siamo e che siamo più agguerriti che mai, che abbiamo imparato a farcele da se le cose di cui abbiamo bisogno.
Lasciamoli tutti li a litigare fra di loro, a fare gli splendidi, non diamogli più seguito e prendiamo possesso di noi stessi come prima cosa, torniamo a mettere al centro le nostre persone, i nostri bisogni, facciamo vedere a tutti come il mondo se viene gestito senza pensare solo al profitto può tornare ad essere incantevole ed a donarci la gioia di essere vivi.
Torniamo a dare valore all’essenziale, non facciamoci condizionare in tutte le scelte, scappiamo dalle caselle di questa grande scacchiera dove qualcuno studia le mosse per noi e c’è le fa eseguire condendole di cose fatte per il nostro bene… siamo grandi ormai per dare credito a tutte queste manfrine da quattro soldi.
E’ che lo so che appare utopico e strano, è che lo so che la maggior parte delle persone prenderà coscienza solo quando toccherà anche a loro di ritrovarsi in alcune situazioni elencate sopra, è che lo so che alcune cose sembrano distanti da noi e in questo modo ci perdiamo gli instanti che invece ci potrebbero ancora salvare, è che a volte non so davvero quante e quali siano le persone che si vogliono realmente salvare da questo sistema che priva ma non premia nemmeno con un sorriso chi si da da fare.
E’
che lo so che tutti si lamentano per le tasse che continuano ad aumentare e che
sono in fila per i saldi predicando di non avere più soldi, è che lo so che la
vita è una sola e che qualche capriccio bisogna anche toglierselo ma
perdonatemi tanto se io non ci riesco proprio a vedere in una pelliccia, nel
solito solitario, oppure nel trattamento di bellezza alla spa più rinomata del
momento un capriccio ma solo un uniformarsi nel fare le cose che tutti fanno per
non essere da meno.
E’ che la magia dell’incanto che vedo nel sorriso di
chi riceve un caffè pagato, una colazione offerta senza nulla chiedere in
cambio, nell’ascolto di chi non viene più ascoltato, nel congratularsi con chi
lotta con la sua stessa vita per andare a soccorrere chi si ritrova perso e
solo in mezzo al mare, nello sguardo di chi tramite un’azione semplice riesce a
dare conforto non lo ritrovo in nessun’altra cosa e penso che questo sia uno
dei tanti motivi per cui valga la pena vivere.
E’ che non voglio credere nel nuovo anno ma negli
uomini e nelle donne nuove, ripuliti da fronzoli, liberati da schemi
precostruiti, senza uniformi ne strane aggregazioni, fieri negli sguardi e nei
cuori e sereni nella comunicazione, con sogni e progetti da realizzare e con la
volontà che non li abbandoni mai altrimenti vorrebbe dire abbandonare se stessi
nelle mani e nelle menti diaboliche che vogliono solo intimorirli ed
appiattirli per non avere la seccatura di dover poi dare loro una risposta.
E’ che gli uomini nuovi sono nascosti ma ci sono, è che non può essere tutto deciso e subito senza proferire parola, è che bisogna smettere di lamentarsi e cercare nuove strade per rialzarsi, è che a far diventare nuovo l’anno appena arrivato dobbiamo essere noi perché meritiamo la possibilità di riprenderci in mano le nostre esistenze e di lasciarle volare dove solo gli audaci hanno il coraggio di arrivare.
Siate sempre delle nuove persone che rendono nuovo il cammino della vita colorandolo con i colori dei loro sogni.
Arkeo cerca volontari per aprire i luoghi culturali
Per tenere aperti i siti
culturali di Montegranaro serve passione e dedizione ma servono anche persone. Per
garantire un servizio duraturo e, magari, ampliarlo, Arkeo ha necessità di
allargare il numero dei volontari che si adoperano gratuitamente in questo
senso. Per questo stiamo organizzando un nuovo “seminario” per volontari
accompagnatori che dia la conoscenza minima per poter rendere un buon servizio
di fruizione agli utenti.
Il volontario non è certamente
una guida turistica, non sostituisce la guida turistica e non ne fa in alcun
modo le funzioni. Deve però avere delle conoscenze che siano a disposizione dei
visitatori qualora questi abbiano necessità di ragguagli su cosa stanno visitando.
Per questo è necessario che il volontario venga formato con un piccolo “corso”
di poco più di un’ora, tenuto dalla nostra Sabina Salusti, durante il quale
verranno fornite le informazioni fondamentali. Fatto ciò potrà entrare in turno
per le aperture insieme agli altri volontari già attivi.
Lanciamo quindi un appello a chi
volesse rendersi disponibile informando che:
- non c’è alcun impegno se non
quello che ci si assume quando si accetta un turno;
- non ci sono costi;
- non è necessario tesserarsi con
Arkeo;
- non sono necessarie conoscenze
specifiche.
Chi intenda aderire contatti
Arkeo tramite Facebook, tramite mail (arkeomontegranaro@gmail.com) o
telefonicamente (342.5324172). Una volta raggiunto un
numero minimo di partecipanti organizzeremo il corso (speriamo entro gennaio)
che si terrà di un sabato pomeriggio.
Luca Craia
venerdì 2 gennaio 2015
I silenzi di piazza Mazzini
Si erano presentati come
rivoluzionari in tutto, specie nella trasparenza e nel confronto e, quindi,
anche nel sistema di comunicazione col cittadino e, nel primo periodo, ci
avevamo quasi creduto. In effetti, da subito avevano messo mano al sito
istituzionale del Comune rifacendolo ex novo (ma quasi uguale al vecchio, solo
che l’operazione è costata qualcosa), e inserendo una funzione molto positiva
quale la possibilità per il cittadino di segnalare online guasti o disservizi. Avevano
poi aperto una pagina istituzionale su Facebook proprio per facilitare il
dialogo col cittadino. Piano piano, però, abbiamo assistito ad un arretramento
sostanziale che ha portato l’Amministrazione Mancini ad essere, in questo
momento, la più silenziosa che ricordiamo.
Del resto per comunicare bisogna
avere la conoscenza del mezzo e la capacità di usarlo. Fin da subito abbiamo
avuto la netta impressione che mancavano sia l’uno che l’altra. I diversi
amministratori che parlavano dalle proprie pagine Facebook dicevano spesso cose
discordanti, molto più spesso assumevano atteggiamenti poco consoni a cariche
istituzionali, in molte occasioni abbiamo ammirato iperboliche sbandate
mediatiche piuttosto difficili da ignorare. A quel punto si sono accorti che le
cose non funzionavano. E sono corsi ai ripari.
È calato il silenzio: la pagina
web pubblica manifestini, l’albo pretorio, le delibere e altre funzionalità
amministrative ma non fornisce una reale comunicazione e informazione al
cittadino. È il caso, ad esempio, del nuovo regolamento di polizia municipale
di cui tanto si è parlato ma la cui spiegazione ai cittadini non è mai arrivata
e, sul sito web, il documento è introvabile per cui il cittadino ne sente
parlare ma non lo può leggere. Se lo volete eccovelo: REGOLAMENTO DI POLIZIA MUNICIPALE
.
La pagina Facebook nel frattempo
è morta, non da segno di sé se non per qualche post di pura propaganda ma vera
informazione non la si fa. Non si usano i mezzi, che pure pochi mesi fa
venivano dichiarati come fondamentali, per aprire un canale diretto coi
cittadini e spiegare scelte e posizioni, come, ad esempio, nel caso del CDA
della Casa di Riposo dove la comunicazione è passata esclusivamente sui
giornali senza possibilità di interazione da parte dei cittadini che pure
avrebbero molte domande da porre, specie all’attuale assessore ai servizi
sociali che ha ricoperto la carica di consigliere fino al giugno scorso e che
potrebbe fornire la sua versione dei fatti confermando o smentendo le pesanti
accuse rivolte all’attuale Consiglio di Amministrazione. Ma si preferisce il
silenzio.
Così come, ormai, preferiscono il
silenzio tutti i vari amministratori utenti dei social che, onde evitare
ulteriori scivoloni (che pura ancora ci sono, per la nostra ilarità) ora
postano solo di sport e leggerezze varie.
Del resto l’antica scuola
politica di qualsiasi partito insegnava che la comunicazione va ragionata e
centellinata. Guardate ad esempio il politico più preparato presente nella
giunta Mancini: Aronne Perugini. Questi è sempre stato estremamente parco di
apparizioni e di dichiarazioni, è attentissimo quando parla e evita in ogni
modo di scivolare sulle tante bucce di banana lasciate in giro dai suoi
colleghi di giunta. E Perugini è forse l’unico politico di scuola, nel vero
senso della parola, formato nelle scuole politiche del PCI e, nonostante la
ancor piuttosto giovane età, è uomo di esperienza. E forse è stato proprio lui
ad imporre il silenzio alla maggioranza. Del resto, si sa, è meglio tacere e
dare l’impressione piuttosto che parlare e togliere ogni dubbio.
Così la comunicazione torna al
più tradizionale dei sistemi. Si abbandonano i moderni mezzi mediatici e ci si
affida alle più tradizionali e controllabili conferenze stampa. Anche se
queste, a quanto pare, costano: pare che quella di fine anno con tanto di ben
due televisioni sia costata alle casse comunali la non disprezzabile somma di € 646,06. Zitti zitti il silenzio è d'oro .
Luca Craia
giovedì 1 gennaio 2015
martedì 30 dicembre 2014
Strade impraticabili? Colpa dei cittadini secondo l’assessore.
![]() |
viale Zaccagnini alle 12,00 |
L’Assessore all’ambiente del
Comune di Montegranaro afferma, sulla sua pagina Facebook, quanto segue (faccio
copia/incolla pure io, in questo caso):
“Se invece dello smartphone ve compravate due gomme termiche oggi era
tutto diverso...ma voi mette l'iPhone 6...scusate se sono polemico ma la mia
vita è fatta di priorità”.
Insomma, cari amici, se le strade
sono ghiacciate e si cammina rischiando grosso in quasi tutta Montegranaro, in
realtà, è colpa di quei cittadini che non hanno comprato le termiche magari preferendo
altri acquisti. O forse non le hanno comprate perché, come priorità, hanno da
comprare da mangiare.
È spocchioso e urticante questo
ragionamento dell’Assessore e me ne dispiace perché lo stimavo di più. È spocchioso
perché guarda dall’alto in basso i cittadini che vivono problemi seri dei
quali, evidentemente, l’assessore ignora l’esistenza probabilmente conducendo
una vita piuttosto agiata. È urticante perché, ancora una volta, si scaricano
le responsabilità sugli altri in maniera a dir poco infantile.
La situazione oggi a
Montegranaro, per due centimetri di neve, è preoccupante: le direttrici
principali sono tutte ghiacciate ed effettivamente senza termiche non si può
circolare. Il Comune però non ha preso alcuna misura: pulizia delle strade,
spargimento di sale o sabbia. Inefficienza totale, assenza di un piano neve che
preoccupa in caso di nevicata più copioso. Il tutto sfocia in certe
affermazioni. Siamo davvero al paradosso.
E questo è lo stesso Comune che
ha appena approvato un regolamento che obbliga (contro la legge, ben inteso) i
cittadini a spalare la neve intorno agli stabili di proprietà. Ma lo stesso
Comune non pulisce le strade che sono di sua proprietà. E ci fa anche la
predica. Siamo messi proprio bene.
Luca Craia
lunedì 29 dicembre 2014
Comune mediatore immobiliare? Soluzione parziale o palliativo.
Ho letto con interesse le
dichiarazioni dell’assessore al centro storico Beverati circa l’intenzione di
attivare un processo di coinvolgimento dei privati proprietari di immobili
fatiscenti nel centro storico e di metterli in contatto con potenziali
acquirenti. È un ragionamento corretto che potrebbe dare dei risultati. Del
resto anche lo stesso ex sindaco Gismondi si era mosso in questa direzione nell’ultimo
periodo del suo mandato riuscendo in questo modo a risolvere l’annosa questione
dello stabile di via Palestro – via Don Minzoni col tetto sfondato. Quindi la
logica e l’esperienza indicano come positiva l’idea dell’assessore.
Mi sarei, però, aspettato che il
ragionamento di Beverati proseguisse e si articolasse maggiormente. Infatti, se
questo intento può essere considerato un buono strumento per il recupero
globale del centro storico non può certo essere visto come la soluzione ma solo
come parte della soluzione stessa. La questione del centro storico è
estremamente complessa e riassume in sé problematiche di varia natura di cui
quella urbanistica è solo una parte rilevante. È quindi evidentemente
necessario avere una visione di insieme molto più ampia di quella che
intravediamo dalle dichiarazioni dell’architetto Beverati.
Risulta, infatti, piuttosto
improbabile che un investitore possa essere attratto da un progetto immobiliare
dove l’acquisto di uno stabile da ristrutturare, ancorchè acquisibile con costi
pari a zero (Beverati parla di un prezzo simbolico di 1 €), possa di
controcanto essere aggravato da altri tipi di problemi quali le condizioni di
edifici confinanti e disabitati di cui si è persa traccia della proprietà, la
presenza di animali infestanti, di guano, di sporcizia, la scarsa manutenzione
urbanistica da parte dell’istituzione per non dimenticare la questione sociale
di cui, comunque, nel centro storico si deve tenere conto.
Sto semplificando perché parlare
di soluzioni per il centro storico non può essere ridotto a poche righe su un
blog, ma certamente l’idea dell’Assessore, per quanto condivisibile, non può
essere considerata come risolutiva. Sono altri gli interventi che vanno attuati
prima di pensare ad una mediazione tra privati da parte del Comune, primo fra
tutti l’incremento dell’attenzione da parte del Comune stesso sull’igiene e il
decoro urbano nel quartiere. Beverati certamente è ben conscio del fatto che,
in mancanza di misure idonee per rendere un investimento nel centro storico
appetibile, difficilmente si potranno trovare investitori.
Del resto la politica richiede
quantomeno la rappresentazione dell’interesse e le sue dichiarazioni hanno
tutta l’aria di essere un palliativo per placare i mai sopiti malumori dei
residenti nel centro storico. Mi auguro che, ciononostante, si stia quantomeno
pensando a soluzioni più complesse e articolate che vedano anche il
coinvolgimento attivo dei cittadini e delle associazioni, come la mia, che da
anni si occupano delle problematiche legate al paese antico e ne conoscono
piuttosto approfonditamente le varie sfaccettature.
Luca Craia
domenica 28 dicembre 2014
Presepe Vivente. Prova di Comunità. Montegranaro può essere un cuore solo.
Non sono a conoscenza dei dati di
affluenza, non ho ancora parlato con Mauro Lucentini, il deus ex machina di
questa splendida manifestazione che è stata il Presepe Vivente che in questo
momento starà meritatamente riposando dopo giorni di impegno costante e intenso
che ha prodotto un grande risultato. Però mi sento di dire che il nostro
Presepe è stato un successo. Gente ce n’era, tanta, l’abbiamo vista in fila
fuori da Porta Marina per entrare, l’abbiamo vista in giro per il nostro centro
storico. Quella stessa gente era visibilmente contenta, soddisfatta, forse
(azzardo) estasiata dall’atmosfera che siamo riusciti a creare. Ma il successo
non è questo, secondo me.
Il successo è la prova di
comunità. Cinquecento e passa Montegranaresi hanno lavorato gomito a gomito
realizzando un progetto comune. Cinquecento e passa Montegranaresi, che sì e no
si conoscevano e forse, domani, si conosceranno e riconosceranno, hanno subito
le intemperie, si sono acciaccati le dita col martello, si sono spaccati la
schiena, si sono messi in gioco vestendo costumi inconsueti per realizzare
qualcosa insieme, un qualcosa che ha un valore assoluto e che supera le
separazioni che viviamo quotidianamente.
Montegranaro è stata unita, sono
spariti, come per incanto, come per la fantomatica magia del Natale, i
dissapori, le antiche schermaglie, le divergenze. È sparita la politica, la
distanza economica, l’ideologia. Ho visto con i miei occhi la gente di
Montegranaro lavorare per Montegranaro. Solo per Montegranaro. Non per se
stessa ma per la Comunità. Ho
visto una prova di insieme assolutamente unica, un solo cuore battere all’unisono.
Non voglio esagerare ma ho visto un miracolo.
Forse domani le crepe si manifesteranno
di nuovo. Certamente i nostri problemi non sono stati risolti oggi. Ma, se
saremo capaci di far tesoro di questa esperienza, potremo voltare una pagina
importante per la nostra città. Potremo, domani e dopodomani, farci partecipi delle
difficoltà collettive, potremo vedere i problemi del singolo come problemi
comuni, potremo pensare come una sola, unica, indivisibile Comunità.
Forse (e continuo a usare il
condizionale, per la paura di eccedere in ottimismo) tutto questo non accadrà
domani, forse ci vorrà più tempo perché la ruggine è tanta e Montegranaro ha da
tempo dimenticato cosa significhi essere Comunità. Ma la strada è quella
giusta. Ci sono cinquecento persone che oggi hanno sperimentato quanto sia
bello sentirsi uno e non credo che lo dimenticheranno facilmente. Allora forza:
proviamo a cambiare Montegranaro da domani. Se un Montegranarese dice che ha un
problema facciamolo nostro. Se a Montegranaro c’è qualcosa che non funziona
(tante cose non funzionano) spendiamoci insieme per trovare una soluzione. Se a
Montegranaro c’è qualcosa per cui gioire, gioiamo tutti insieme, perché una
Comunità ha un cuore solo e tante menti. L’unione delle menti pensanti e
positive fa la salute del cuore della Comunità.
Luca Craia
Il Presepe Vivente di Montegranaro si farà qualsiasi sia il tempo.
Stamattina si sono riuniti i
responsabili dell’organizzazione del presepio vivente perché le previsioni
meteo erano piuttosto preoccupanti. Valutata la situazione e visto che la
probabilità di maltempo, pur essendo alta, non è certa e visto che ormai l’allestimento
è quasi terminato, si è deciso che IL
PRESEPIO VIVENTE SI FARÀ qualsiasi sia il tempo. Invitiamo tutti a
partecipare numerosi.
sabato 27 dicembre 2014
Non era il suo letto
Si alzò per
andare ad urinare che erano le tre in punto. Non accese la luce, neanche aprì
gli occhi, tanto la strada dal letto fino alla tazza la conosceva a memoria.
Appoggiò la mano al muro dietro il water tanto per prendere la mira ad occhi
chiusi, fece quel che doveva fare ascoltando il rumore del suo prodotto che
cadeva in acqua che testimoniava la sua buona mira anche a buio, tirò lo
sciacquone e girò su se stesso in direzione del letto cercando di non
svegliarsi del tutto per ripiombare tra le braccia di Morfeo o chi per lui
senza neanche accorgersi della minzione e della passeggiata che essa aveva
richiesto. Si sedette sul bordo del letto e si stese supino sotto il piumone.
Ma qualcosa non tornava.
Sentiva la testa
troppo bassa rispetto al solito e gli avvallamenti del vecchio materasso non
corrispondevano. Ebbe la netta impressione che quello non fosse il suo letto.
Anzi, ne fu sicuro. Allungò la mano in cerca dell’interruttore della lampada da
comodino ma trovò il nulla, il vuoto. Non c’era l’interruttore, non c’era la
lampada, non c’era il comodino. Fece per alzarsi ma un peso inconsistente sul
petto gli impedì di mettersi a sedere come era nelle sue intenzioni.
Sempre più
agitato cercò dalla parte opposta l’altro interruttore, quello a peretta che
pendeva dal centro della spalliera del letto e che comandava la luce grande.
Non c’era, l’interruttore, e non c’era nemmeno la spalliera del letto. Dietro
alla sua testa anziché il rassicurante consueto pezzo di legno scolpito da una macchina
a controllo numerico c’era il vuoto. La sua mano indugiò a mezz’aria alla
ricerca di qualcosa di solido ma non trovò niente.
Cominciò a
sudare freddo, freddo intenso e goccioline di sudore che colavano dalla fronte
verso le orecchie. Lacrime cominciarono a stillare dai bordi dei suoi occhi
spalancati nel buio pesto di quella che, era certo, non era la sua camera da
letto. Terrore e ansia e la consapevolezza di trovarsi in un luogo sconosciuto
gli annebbiarono i pensieri, la testa prese a girare, le mani a tremare, e un
dolore acuminato gli trafisse la spalla e il petto sempre più oppresso da quel
macigno invisibile e intangibile. Il respiro si fece corto, sempre più corto,
fece per gridare aiuto ma gli uscì solo un rantolo soffocato.
Lo trovarono così,
supino sul letto, con gli occhi sbarrati, steso al contrario, coi piedi sul
cuscino e la testa in fondo al suo vecchio letto
La questione immigrati è ininfluente. Fregatevene.
Ancora una volta il popolo
italiano si comporta da gregge ubbidiente al cospetto di esperti pastori. Lo
facciamo sempre e ci facciamo dirigere dove vogliono loro. Chi siano questi
loro è difficile da stabilire, certamente chi ci governa è solo uno strumento
di questi “loro”, una sorta di cane pastore. Ogni qualvolta si renda necessario
distogliere l’attenzione delle pecore da questioni che ne riguardano il futuro,
loro hanno pronto un argomento che ne capti le ire e le energie. E questo è il
caso del problema immigrazione.
Che questo sia un problema e
fuori da ogni dubbio. Che sia un problema che vada risolto in maniera molto più
concreta di quanto sia stato fatto fin’ora è altrettanto evidente. Ma è
altrettanto evidente che questo non sia
Il Problema. La crisi non è causata dalla presenza di immigrati. La situazione
economica non è aggravata in maniera sensibile dalla presenza di immigrati. La
sicurezza pubblica non è peggiorata a causa della presenza di immigrati. Insomma:
dei tanti problemi che abbiamo (e ne abbiamo davvero tanti) in questo momento
la questione immigrati è quasi irrilevante.
Eppure il dibattito (se così
vogliamo chiamarlo) continua a girare intorno a questo argomento. La lotta all’immigrazione,
che spesso diventa lotta all’immigrato, è un argomento che sta a cuore a tutti
i politici, parte dei quali si schiera a favore di misure più restrittive
(talvolta sfiorando la disumanità), mentre altri si dichiarano più sensibili
alla questione umanitaria. Il punto è che si stanno sprecando energie su una
questione che non le merita.
Però la questione cattura l’attenzione
degli Italiani. Lo sa la destra estrema che cavalca l’argomento per veicolare
voti e consensi, lo sa la sinistra che cerca di fare altrettanto ragionando in
maniera opposta. Il punto, però, è che, mentre gli Italiani si concentrano su
un argomento quasi del tutto ininfluente per il loro futuro, si approvano norme
e provvedimenti che, invece, influiscono in maniera determinante. Ad esempio il
cosiddetto job act del Governo, un provvedimento che va contro ogni logica,
impoverisce ancora di più il popolo, è contrario ad ogni tentativo di uscire
dalla crisi perché annichilisce ancora di più i consumi e crea un popolo di
precari sta passando quasi in sordina senza che gli Italiani si infiammino più
di tanto sull’argomento. Gli stessi Italiani, intanto, si accapigliano sull’immigrazione.
Popolo di pecore.
Luca Craia
martedì 23 dicembre 2014
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