Sono stati diffusi nei giorni
scorsi dal Comune di Montegranaro i dati raccolti dalla Polizia Municipale e
relativi alle contravvenzioni del Codice della Strada rilevate sul territorio
comunale nell’arco del 2014 (ovviamente escluso dicembre). I dati parlano del
numero delle multe elevate, degli articoli contravvenuti ma anche di età dei
multati, di fasce orarie e di zone maggiormente “indisciplinate”.
Intanto è interessante notare che
la stragrande maggioranza delle sanzioni riguarda la violazione di articoli
relativi a sosta e fermata. Tutti sappiamo come si parcheggi male,
irrispettosamente, incivilmente nel nostro paese e i dati confermano questa
convinzione. Del resto basta farsi un giro nelle ore di punta per rendersi
conto di quanta maleducazione esista nel parcheggio delle vetture.
Altro dato che conferma quanto si
sapeva è che la gran parte delle contravvenzioni sono cadute in viale Gramsci
dove, si sa, il parcheggiatore incivile da il meglio di sé.
Interessante anche vedere le
fasce orarie e l’età dei multati. Sono dati forse non così importanti ma che
indicano una realtà su cui ragionare. E quindi ragioniamo.
Intanto è curioso che le multe
per eccesso di velocità siano pochissime. Andiamo tutti piano (ma non mi pare)
oppure non vengono effettuati controlli in questo senso?
L’età dei maggiormente multati va
dai 30 ai 66 anni. I giovani sono così bravi o gli orari in cui questi si
scatenano non sono frequentati dai chi deve controllare?
Le zone in cui si concentrano le
multe sono centrali, in particolare in viale Gramsci. Ma tutti sappiamo che in
tutte, ma proprio tutte, le vie montegranaresi si parcheggia male. Forse è il
caso di controllare anche le strade secondarie.
Non si notano cifre rilevanti per
infrazioni che pure vengono notoriamente commesse. Ad esempio l’articolo 155
non figura tra le contravvenzioni eppure di rumori stradali, specie d’estate e
specie da giovani alla guida di ciclomotori ce ne sono eccome.
Insomma: bene la diffusione dei
dati, segno di trasparenza; molto bene che si stia finalmente intensificando il
controllo e la richiesta di disciplina. Ma bisognerebbe allargare l’intervento a tutto il codice della strada.
Che la maggioranza che governa
Montegranaro si regga in piedi su più di una stampella è chiaro come il sole;
come, del resto, era chiaro che avrebbe avuto un equilibrio instabile sin dalla
progettazione di una coalizione così eterogenea e composta dalle molteplici
facce della sedicente sinistra – che già da sole male si accordano – più una
componente di destra neanche poco estrema. Ma ci domandavamo cosa c’era dietro
all’ansia di nominare un nuovo CDA per la casa di riposo comunale. La risposta
comincia a venire fuori. Non che ce ne fosse bisogno: chi capisce un po’ di
politica sa come vanno certe cose.
Il fatto è che già circolano i
nomi dei papabili al posto dell’uscente forzato presidente della fondazione,
Lucio Melchiorri, che avrebbe sì, a norma di legge e di logica quasi un anno
ancora di carica ma che deve essere sacrificato in anticipo per saziare
appetiti e mantenere in piedi un governo che, altrimenti, si fracasserebbe sul
selciato di piazza Mazzini, salvo che Melchiorri, com’è auspicabile, faccia
valere le sue ragioni, se non altro, per una questione di principio.
I nomi che circolano non li
faremo ma già circolano, fidatevi. E sono nomi noti, tutti riconducibili a
parti, frazioni, frammenti di questo composito schieramento. Ogni nome
accontenterebbe una parte. C’è da vedere chi si accontenterà e chi no, cosa
avverrà a nomina avvenuta, chi sarà soddisfatto e chi non lo sarà. E c’è da
vedere chi non lo sarà cosa farà di conseguenza.
In effetti, i vari mal di pancia
che si erano palesati negli ultimi mesi si sono ultimamente placati non per il
miracoloso effetto di qualche farmaco antispastico ma proprio per l’attesa di
vedere chi poteva ottenere cosa. Tra un po’ i nodi verranno al pettine e
vedremo se ci sarà stata la capacità di accontentare tutti o no. Certo il PD è
contento: ha piazzato un vicepresidente in provincia coi voti del centro-destra
(grazie a questo bizzarro sistema che ha salvato le abrogate province) e questo
può essere appagante. Ma Sel ha le sue pretese, il centro del Presidente del
Consiglio anche, mentre il Vice Sindaco e il suo inesauribile appetito cerca di
piazzare altre pedine di peso. Qualcun altro sembra essere già stato fatto
contento con incarichi veniali ma di visibilità mediatica.
L’unico che non ha pretese, per
ora, è quello che fa da ruotino di scorta, che appoggia all’esterno, che ha
detto, fin dall’inizio di questa stramba avventura, “contate su di me, quel che
accada”. Non sembra che Basso cerchi nomine comunali: evidentemente punta ad
altro, magari a votazioni a venire nel 2015. E nel 2015 ce ne sono di
importanti. Ad’è un manicomio…
Mi sono occupata
di questa giovane penna un po’ di giorni fa,abbiamo parlato del suo libro
Angeli e Folli ma dietro a questo racconto basato sulla scrittura e sulla
realizzazione di questo suo secondo libro si nascondeva molto altro,ne avevo il
sentore ascoltando le sue parole che alternavano silenzi e rincorse del cuore
quando mi parlava della sua vita ed indubbiamente di accadimenti pressoché
particolari la vita di Dario ne è costellata ,meritevole di attenzione a mio
avviso ma quell’attenzione che deve andare oltre la semplice lettura,il
semplice commento, quell’attenzione che deve farci fermare a riflettere perché
a volte avere due minuti di riflessione e poi continuare a vivere imperterriti
non basta,serve altro qui :serve cuore ma serve anche azione e cerchiamo
insieme di capire perché.
Snocciola parole
Dario, parole che faccio fatica a fermare,parole che riempiono fogli alla
velocità della luce,parole che sto interiorizzando da giorni e che cerco di
fare mie per non diventare solo una osservatrice che passa,guarda e se ne
va,parole che a volte dure a volte disperate mi danno la netta dimensione di
quanto la vita possa assumere forme strane a volte. Dario è una persona come
tante altre ,incensurato fino al 2007 ,una vita tranquilla colorata di
passioni,di esperienze di voli ed amori. Cerca
di resistere agli urti della vita Dario,alle prove che la stessa gli impone di
superare per vivere, a volte con buoni risultati ,altre con momenti di
depressione e di scoraggiamento a causa di questi momenti decide di recarsi suo
malgrado in psichiatria poiché senza tetto prima dell'opg e di tutte le varie
vicende che si sono susseguite in attesa di poter sapere se avrebbe potuto
restare fuori in affidamento. Si
lotta nella vita,si alternano stati di felicità a disincanto,illusioni e sogni
spezzati e così anche Dario in un periodo di stress accumulato per tante
problematiche inizia a diventare “ribelle” ed a dimostrare questo suo disagio
,rompendo una porta,tentando di attirare in qualche modo l’attenzione su un suo
disagio ,subisce piccole condanne per questi reati fino a che un giorno si
trova a passare davanti ad un auto che ha i vetri rotti a causa della “visitina”che
qualcuno più disperato di lui gli aveva fatto pochi attimi prima.
Stava passando
da li Dario e stava osservando quanto accaduto fino a che una signora lo guarda
poiché si trovava a passare anch’essa nelle vicinanze di quell’auto , una di
quelle signore che se si fosse trattato di segnalare un’aggressione allo stesso
probabilmente si sarebbe ritirata in buon ordine ,invece questa signora lo
segnala per aver compiuto un furto che lui non ha compiuto e che non gli
appartiene. Le
tensioni aumentano nella vita di Dario l’unica cosa che al momento sembrerebbe
andare bene è l’amore ,si trasferisce a casa della sua compagna e nonostante i
domiciliari che sta scontando per via di questi tentati furti(a suo dichiarare
mai commessi) e per questo danneggiamento ad una porta la vita prosegue.
Una sera la sua
compagna rientra a casa dopo aver subito un’aggressione,lo stesso non si può
spostare da casa per denunciare l’accaduto e chiama i vigili urbani da qui
scaturisce una discussione accesa con uno di essi e la reazione del Villasanta
che lo colpisce con uno schiaffo . Questo
gesto fa scaturire tutta una serie di dinamiche particolari,Dario viene
ritenuto un soggetto socialmente pericoloso e gli viene inflitta una misura di
sicurezza e non una pena detentiva. Le
due cose differiscono fra loro perché la prima comporta lo sfociare in un
internamento OPG e può protrarsi all’infinito arricchendosi ed ampliandosi
sempre per via di dichiarazioni di assistenti sociali o per volere dei
giudici,mentre la pena detentiva può avvalersi dei benefici di legge e
consentire ad esempio vengono scalati dalla pena 45 giorni ogni tre mesi. Il
vigile si costituisce parte civile e Dario potrebbe risolvere la faccenda
invece lui si assume la responsabilità di quanto commesso ed è pronto a pagarne
le conseguenze che onestamente forse sono un pochino esagerate sebbene la
violenza non sia mai da accettare e nemmeno da condividere. A
Dario tocca la semi infermità mentale per via dello stress accumulato al
momento del fatto,il suo rapporto d’amore si conclude e la sua convivente
decide di troncare questa relazione non ospitandolo più presso di se a Dario
spetta un anno di OPG presso la struttura di Castiglione delle Stiviere (MN)
ove entra nel Maggio del 2009 e ne esce nel 2010 o meglio sarebbe dimissibile
nel Settembre del 2010 ma questo non può accadere per via del fatto che Dario
con la fine della convivenza ha perso il suo domicilio.
Manca in tutta
questa vicenda l’umanità,manca la presa in cura da parte dei servizi sociali
attivi sul territorio che per legge dovrebbero occuparsi di queste situazioni
prendendo almeno contatti con la psichiatra che lo ha in cura ,manca il
sostegno della comunità ,manca ciò che eravamo e non siamo forse più persone.
Nel 2011 Dario
passa dall’ 'opg alla cpf Gonzaga, altresì chiamata SLIEV, e distaccamento
dell'OPG. Non si vivono momenti facili all’interno di queste
strutture,circondati da persone che vivono delle realtà a livello di salute con
problematiche reali e concreti differenti da quelle di troppo stress accumulato
da Dario e della sua predisposizione all’essere un po’ depresso,se poi si mette
in conto che con l’avvento della crisi il personale specializzato che opera
presso queste strutture viene sostituito spesso dagli OSS che svolgono si un
buon lavoro ma mai paragonabile del tutto a quello di persone competenti e
magari attive nel settore già da molti anni forse si riesce a comprendere quali
e quanti momenti particolari si sia ritrovato a vivere Dario in una struttura
di questo tipo. Il
racconto di Dario ci porta fino al 2013 quando tramite i servizi territoriali
Dario giunge a Varazze presso la struttura Redalloggio dove Dario vive in una
stanza condivisa e dove gli ospiti si autogestiscono rispettando però le regole
del vivere in comunità che va dalla disponibilità nel fare la spesa e nel
tenere in ordine gli spazi ,così come pure gli orari di uscita vengono
concordate prima con il personale.
Nel 2013
comunque decade per mano delle commissione atta al riesame e per opera del
magistrato la condanna alla pericolosità sociale del Villasanta.
A questo punto
Dario potrebbe tranquillamente lasciare la struttura presso cui viene ospitato
ma a causa delle sue condizioni di salute che lo vedono portatore di patologie
importanti alla schiena tanto da fargli percepire dall’Agosto 2014 una pensione
di invalidità pari a Euro 289 mensili quindi all’impossibilità di riuscire a
trovare un’occupazione che gli garantisca una sopravvivenza degna ed alla
mancanza di un proprio domicilio condizione fondamentale per potersi riprendere
in mano le redini della propria vita ,lo stesso si ritrova a “vivere” in un
contesto che sebbene lo aiuti da una parte offrendogli in tetto e del cibo ,lo
impatta dall’altra poiché condividere i propri spazi con soggetti problematici
non è il massimo della vita.
Lo scrivere deve
avvenire in fasce orarie che non sono mai programmate e spesso interrotte dalle
lamentele degli altri ospiti per via dell’utilizzo della luce poiché magari le
altre persone vorrebbero riuscire a riposare tranquillamente e questo è solo
uno dei tanti aspetti che continuano a rendere la vita in questa condizione
alquanto discutibile.
Non spetta a noi
giudicare se le strutture che hanno ospitato Dario si avvalgono di personale
competente ,così come pure non spetta a noi giudicare se le stesse hanno un
accreditamento da parte della Regione per poter esercitare correttamente una
rieducazione ed una cura adeguata ai propri ospiti. Non
spetta a noi entrare in polemica con meccanismi ed ingranaggi burocratici più
grandi di noi e noi si sa infondo siamo poca cosa e di certo con poche parole
non potremmo far nascere nel cuore di chi non la possiede per svariati motivi
una sensibilità differente. Lo
scopo di questo racconto è solo quello di far emergere una condizione di
vita/non vita rovinata da reati che in confronto a ciò che sta accadendo a
questo paese martoriato dalle ingiustizie di ogni tipo a cui assistiamo
inorriditi fanno “quasi “sorridere.
Lo scopo di
questo racconto è quello di far comprendere che non si possono perpretare delle
ingiustizie di questo tipo a chi crede nella giustizia umana tanto dal farsi
carico del reato commesso senza accettare il proporsi del vigile a cui è stato
inflitto il danno come parte civile e “scamparsela”allegramente. Lo
scopo di queste parole che Dario ha condiviso in modo accorato con me è quello
di non voler passare per vittima ma di far notare che così come Dario si è
preso la responsabilità degli atti commessi nello stesso modo ognuno si
dovrebbe prendere le proprie responsabilità dal giudice,allo psichiatra,ai
servizi sociali,le dichiarazioni di individuo socialmente pericoloso si possono
fare anche in modo verbale senza tenere conto di quanto una trascuratezza di
questo tipo poi si ripercuota sulla vita dei diretti interessati .
Siamo alle battute
finali di questo racconto ed io personalmente mi sento come svuotata per
l’ennesima volta nel constatare ciò che temo accada e cioè dall’indifferenza
che circonda e alberga in tante anime che non pensano mai che ciò che accade
agli altri,per circostanze fortuite potrebbe accadere anche a noi.
La situazione
politico/sociale di questo paese non aiuta di certo e Dario ci sta provando in
tutti i modi a riscattarsi ma così ,da solo proprio non c’è la fa.
La legge impone
un’assunzione a tempo indeterminato per soggetti che hanno avuto i suoi
problemi,non tanto per le pene detentive scontate ma per la misura di sicurezza
adottata nel suo caso,con Gennaio dovrebbe cambiare la legge ma fino a che non
lo si vedrà con i propri occhi Dario si ritroverà a vivere in questo modo,senza
nessuna possibilità di riscatto e di reintegro sociale e questa cosa lo fa star
male poiché lui ha tutta la volontà di rimettersi in gioco e di credere nelle
sue potenzialità ma anche nella generosità e nella comprensione di chi lo ha letto
fino a qui. Resteranno
solo parole queste? Si potrà sperare che i servizi sociali (gli stessi che
asseriscono il disagio di Dario come persona) tornino o inizino a rioccuparsi
di lui e del suo male di vivere? E
noi? Cosa possiamo fare noi? Io non sono riuscita a far finta di nulla ,mi sono
occupata di lui poiché mi piace il suo modo di scrivere ,come lo fa e ciò che
dice potremmo sensibilizzarci ed acquistare il suo libro come dono di Natale
per qualche amico/a ad esempio,potremmo dare lui una mano a livello economico
con piccole donazioni a questo conto corrente •
Conto Corrente 100000015713 intestato a: Villasanta Dario Stefano IBAN:
IT65V0306949541100000015713 BIC: BCITITMM.
Gli abitanti della zona, i
passanti e chiunque dal basso abbia alzato lo sguardo verso il centro velato di
nebbia stamattina hanno avuto una piacevole sorpresa. Infatti ieri sera è stata
rimossa l’impalcatura che circondava la chiesa della Prioria dopo due anni dall’inizio
dei lavori di restauro. La rimozione era attesa da tempo perché i lavori sono
sostanzialmente terminati fatta eccezione per alcune piccole rifiniture ma il
ponteggio era ancora necessario per la sicurezza e per il trasporto del
materiale da via Sant’Ugo all’interno della chiesa.
Ora finalmente possiamo rivedere
SS.Filippo e Giacomo senza la cintura metallica che per due anni l’ha ricoperta
per metterla in sicurezza, scongiurare il concreto rischio di crollo che si era
manifestato recentemente e consentire di riportarla all’antico splendore e alla
disponibilità dei Montegranaresi. A questo punto attendiamo la riapertura.
Il restauro era partito due anni
fa per una decisione coraggiosa di don Umberto che si assunse, sostenuto dalla
Curia di Fermo, l’onere di un grosso finanziamento che andasse ad aggiungersi a
quello stanziato dalla CEI. Tutto ciò era indispensabile e improrogabile perché
il tetto del tempio, a causa di un precedente restauro mal progettato e mal
eseguito, rischiava di cadere e i segni dell’imminente pericolo erano ben
manifesti (crepe, cadute di materiale).
Oggi i lavori sono pressoché finiti
ma manca il restauro estetico della cinta bassa. Infatti si è provveduto a
risanare tutte le tempere della volta e gli stucchi alti. Mancano però le
tempere laterali, gli altari e, soprattutto, la magnifica pala dell’altare
maggiore. Per questo servono altri soldi e don Sandro sta studiando le modalità
tramite le quali reperirli. Speriamo che i Montegranaresi si dimostrino
sensibili e sostengano il recupero totale di questa che può essere considerata
la chiesa storicamente più importante del paese, dimora di Annibale Caro, luogo
frequentatissimo da sempre che ha visto battesimi, matrimoni e funerali di
miriadi di nostri concittadini.
Noi di Arkeo ci siamo già resi
disponibili, già col concerto di domenica scorsa tramite il quale abbiamo
raccolto delle offerte interamente destinate a questo scopo. Altre iniziative
sono in cantiere, come un concerto in teatro di un famoso gruppo di musica
pop-demenziale (non voglio anticipare altro), visite guidate studiate ad hoc e
molte altre idee in corso di progettazione. Sosteneteci.
Vi riporto un messaggio inviato
sulla pagina Facebook dell’Ape da una lettrice. Lo riporto integralmente e poi
vorrei usarlo come base di partenza per un breve ragionamento:
“Racconto quello che mi è capitato stamattina al mercato: sto in piazza
San Serafino. Mentre cammino mi sento dietro le spalle un vocione che dice: “mi
dia qualcosa”. Mi giro: un nero - niente contro i neri, preciso. Sincera non
portavo un soldo, mi stavo facendo solo un giro per il mercato, non è detto che
si va sempre in giro con i soldi, gli ho risposto che non portavo una lira. Mi
giro a mezza faccia lo vedo che fa il segno di darmi un calcio. Aveva una
faccia cattiva. Parlando con alcuni piazzisti mi hanno detto che questo gira
spesso e che molti cominciano ad avere paura. Beh, io non ho visto in giro un
vigile urbano, vorrei sapere cosa fanno tutto il giorno”.
Tralascio il commento sui vigili
urbani che, purtroppo, come sappiamo, sono fortemente sotto organico e non
possono controllare capillarmente il territorio come dovrebbero. Parto da
questo racconto che, forse, è uno come tanti che si sentono in giro, per analizzare
la questione dei rapporti tra Italiani e immigrati. Nella fattispecie il
questuante è un nero ma potrebbe essere stato di qualsiasi razza. Potrebbe
essere anche stato italiano anch’egli e questo avrebbe probabilmente spostato
la percezione del pericolo anche se non l’avrebbe certo annullata.
Il punto a cui vorrei brevemente
giungere è questo: sulla questione dell’immigrazione si stanno estremizzando le
posizioni. Da una parte ci sono i garantisti, che per puro principio vorrebbero
la massima apertura verso coloro che vengono in Italia in cerca di una vita
migliore. Dall’altro ci sono i cosiddetti “italianisti”, ossia coloro che
rigettano totalmente l’idea di accoglienza degli immigrati suffragati dai
problemi connessi alla crisi economica. Nel mezzo non si sentono voci.
La questione, invece, è piuttosto
complessa e, come sempre, la realtà va analizzata con una mediazione delle due
posizioni. Non è mia intenzione farlo in questa sede, ma credo che l’estremizzazione
di queste interpretazioni stia danneggiando prima di tutti gli immigrati
stessi. Infatti, la percezione che il cittadino mediamente ha della figura
dello straniero è esemplificata splendidamente dal racconto di cui sopra. È evidente
che personaggi “diversi”, senza lavoro, senza fissa dimora, possano generare
ansia e sensazione di pericolo. E questa sensazione è esatta, non è frutto di
razzismo ma della constatazione di un dato di fatto. L’uomo descritto dalla
nostra amica rappresenta davvero un problema.
L’esasperazione delle posizioni e
dei messaggi mediatici che arrivano su questo argomento acutizzano, però,
queste percezioni non perché siano inesatte ma perché le fanno tendere alla
generalizzazione. Da qui qualsiasi straniero diventa un pericolo. Invece è
necessario distinguere le varie situazioni. Diventa quindi indispensabile una
regolamentazione legislativa molto più precisa dell’attuale, che distingua i
veri rifugiati dai semplici immigrati, che dia il massimo sostegno umano a chi
ne abbia bisogno ma che non vada mai a ledere i diritti dei cittadini italiani.
L’Italiano deve sentirsi tutelato dal proprio Stato, solo in questo modo potrà
serenamente accettare lo straniero. E il primo a beneficiarne sarà proprio
quest’ultimo.
Prima di tutto voglio esprimere
solidarietà ad Aronne Perugini perché, per quanto forse poca cosa, trovarsi una
gomma tagliata può far male e sospettare che qualcuno te l’abbia tagliata
apposta può fare ancora più male. Ciò detto vorrei fare due considerazioni sul
fatto.
In effetti potrebbe essersi
trattato di un incidente. Le tre gomme superstiti sembrano sgombrare il campo
dall’atto intimidatorio diretto alla persona specifica (nella fattispecie l’assessore
ai lavori pubblici di Montegranaro e vicepresidente della Provincia di Fermo):
se si vuole danneggiare lo si fa sul serio. Ricordo le gomme tagliate a Gianni
Basso qualche anno fa durante la campagna elettorale. In quel caso le
tagliarono tutte e quattro. Potrebbe essere stato un atto vandalico di un
balordo che, colpendo a caso, ha colpito proprio uno dei politici più
importanti in paese e in provincia.
Però il solo pensare a un atto
intimidatorio, a un’azione violente diretta contro un amministratore, un
politico, uno che si occupa della cosa pubblica, è un segnale che deve far
preoccupare. Perché il primo pensiero di tutti (alzi la mano chi non l’ha
pensato) è stato rivolto all’intimidazione? È questo il punto: il clima è
troppo teso. La dialettica politica è normalmente portata all’estremo durante
la campagna elettorale. Nel nostro caso, poi, abbiamo assistito ad una propria
guerra verbale tra i vari schieramenti prima delle elezioni. Ma questa tensione
dialettica non è mai più scesa, anzi.
E va detto, a onor del vero, che
l’attuale maggioranza fa di tutto per mantenere alta la tensione, quasi stesse
ancora all’opposizione, anzi, con maggior durezza di quanto ha fatto mentre,
nella passata consiliatura, era davvero all’opposizione. Aronne Perugini è
forse il rappresentante più pacato, educato e rispettoso di questa coalizione
ma molti rappresentanti del governo cittadino non perdono occasione per
mantenere elevata quando non innalzare ulteriormente la tensione politica,
attaccando a destra e a manca anche i privati cittadini. L’opposizione non è da
meno ma ciò è più consono al ruolo. Credo che, si sia trattato o no di un atto
violento, l’episodio debba farci capire che forse è il caso di tornare a un
dibattito politico più civile e rispettoso, partendo dalle cariche più alte. Per
il bene di tutti.
Forse sono un po’ tardo io ma non
riesco proprio a capire il perché di tanto accanimento da parte dell’Amministrazione
Comunale sulla questione della scadenza del consiglio di amministrazione del
Residence per Anziani. Una diatriba che sta sottraendo energie e tempo all’amministrazione
della città, ai problemi più seri e urgenti, una questione che, per quanto il
sindaco si prodighi per far apparire qualcosa di diverso, somiglia tanto alla
vecchia e ritrita pratica di lottizzazione delle poltrone. Altrimenti non si
capirebbe perché ci sia tutta questa urgenza di mandare a casa il Presidente.
Perché, mi pare di capire, il
problema sta proprio nella figura del Presidente della fondazione. Infatti
leggo oggi sul Carlino che il Sindaco è possibilista sulla conferma di alcune
figure all’interno del CDA ma sembra non transigere sulla sostituzione del
Presidente. Perché? Lucio Melchiorri è persona integerrima, di specchiata
onestà e provate capacità organizzative e amministrative e i risultati ottenuti
durante la sua gestione dell’Ente sono premianti. Al di là della data di
scadenza (che comunque mi pare sia quella indicata dallo stesso Presidente,
ossia tra poco meno di un anno) si sta conducendo una battaglia contro la
persona ingiusta, immeritata, illogica. A meno che la logica non sia quella di
accontentare qualche personaggio più gradito all’Amministrazione.
Perché se è vero che alcuni “membri
già operanti” potranno essere riconfermati (sarebbe interessante sapere quali),
non si capisce perché il Presidente o altri membri debbano essere sostituiti. Quale
logica è dietro a questo ragionamento? Se Melchiorri ha lavorato bene così come
pare a quasi tutta Montegranaro, perché dovrebbe essere avvicendato con tutta
questa premura facendo una questione di puntiglio sulla data di scadenza? Perché
tutta questa fretta, urgenza, ansia? Non sarà mica un ennesimo tentativo di
tenere in equilibrio una maggioranza che è parsa in bilico fin dal primo
giorno? A farne le spese, come sempre, sarà la città.
È un problema sociale, anche
serio, l’ondata di furti che da mesi, anni, affligge Montegranaro,
intensificandosi nell’ultimo periodo. È un problema sociale il quale, a quanto
pare, non siamo attrezzati a combattere. Sono furti tutto sommato di poco
conto, di poco valore, ma che fanno male a chi li subisce e, soprattutto,
preoccupano. E, dicevamo, gli strumenti per contrastare il fenomeno sembrano
insufficienti, anche le annunciate telecamere di videosorveglianza non credo
potranno arginare più di tanto il fenomeno.
Questa notte è toccato al negozio
Buffetti di largo Conti. Hanno aperto una porta laterale forzandola con una
certa facilità. Si sono introdotti nel negozio e, mentre suonava l’allarme,
hanno portato via velocemente tabacchi, qualche valore, qualche gratta e vinci
e sono scappati via a piedi verso i giardini del Campo dei Tigli. Un bottino
esiguo di poche migliaia di euro, una modalità che fa supporre l’operato di
sbandati, personaggi poco organizzati ma non per questo meno pericolosi.
C’era scoraggiamento nelle parole
dei titolari dell’esercizio con cui ho parlato stamattina. Nemmeno rabbia,
nemmeno rassegnazione, forse solo la consapevolezza che l’imbarbarimento della
nostra società sia forse inarrestabile. E preoccupazione: per il nostro futuro
ma anche per la tendenza sempre più violenta che sta predominando nelle
coscienze, sia in quelle che la violenza già la praticano nel delinquere sia in
chi la sta subendo e pensa a una reazione. Quel che certo è che Montegranaro
non è più una città sicura, il paese dove si lasciavano le porte aperte anche
di notte ora è un paese assediato dalla delinquenza. Ed è altrettanto certo che
davvero poco si possa fare per risolvere il problema, che è generale di tutta
la nostra civiltà e che richiede un ripensamento di tanti, forsetroppi, meccanismi andati in panne.
Un’esperienza
unica, incredibile, piacevolissima quella del concerto di musica antica Per
Corde e Voce che ha avuto luogo ieri sera nella chiesa di San Serafino. Quattro
musicisti giovani e di talento hanno dato vita ad un momento musicale raro e
prezioso, dando modo al pubblico presente di ascoltare suoni e melodie
inconsueti e, nel contempo, conoscere una parte storica della musica poco
conosciuta. È stato oltremodo piacevo scoprire la figura di Barbara Strozzi,
musicista e compositrice seicentesca dalla personalità potente e decisamente in
anticipo sui tempi.
Bravissima
Annalisa Cancellieri, soprano dalla voce sublime che, oltre ad allietarci con
le sue vocalità ci ha fatto da guida nel mondo della musica antica. Meraviglioso
il suono dei tre strumenti antichi, la tiorba del bravissimo Jacopo Sabina, la
viola da gamba del virtuoso Luca Favoni e il cembalo del nostro amico, ormai
consueto frequentatore di Montegranaro, Lorenzo Antinori che, oltre a suonare
per noi, ha fatto da ponte tra Arkeo e i maestri per l’organizzazione di questo
splendido concerto.
Buona l’affluenza
di pubblico anche se pochi montegranaresi. Vista la finalità di raccogliere
fondi per l’amata (a parole, evidentemente) chiesa dei SS.Filippo e Giacomo ci
si aspettava una presenza più massiccia di concittadini. Abbiamo raccolto una
cifra piccola ma non disprezzabile che consegneremo nei prossimi giorni al
Parroco. Intanto altri eventi sono già in cantiere per sostenere i restauri
della Prioria. Ricordiamo, infine, l’ultimo appuntamento del calendario di
Arkeo per il 2014: un concerto polifonico organizzato in collaborazione con
Germano Chiurchiù e dedicato agli ospiti del Residence per Anziani. Il concerto
si terrà, sempre a San Serafino, il 14 dicembre.
Si fa
sempre più inquietante il quadro della strategia in materia culturale dell’amministrazione
comunale di Montegranaro, strategia di cui abbiamo già parlato su queste pagine
e che vede uno sforzo enorme da parte del Sindaco (che ha mantenuto la delega
alla cultura) per avere sotto controllo l’intero comparto cultura. Abbiamo
visto come si sia operato fin’ora nell’ambito dell’associazionismo aumentando
le spaccature che già esistevano e dividendo le realtà operanti in questo campo
tra “allineate” (che godono dei favori e delle sovvenzioni comunali) e “non
allineate” che vengono considerate quasi come non esistenti.
Abbiamo
anche visto il tentativo di creare una sorta di controllo delle varie attività
addirittura scavalcando la
Proloco anziché potenziarla fornendogli gli strumenti di cui
necessita. Abbiamo anche visto un certo ridimensionamento della figura del
funzionario comunale del comparto cultura, cosa assurda, ingiusta e pericolosa.
Ora
assistiamo anche al presunto tentativo di mettere mano sulla scuola, con la
questione dei progetti che sarebbero stati imposti dal Comune all’Isc. Se la
cosa fosse vera la questione sarebbe gravissima. Interferire sui pof, quindi
sull’educazione dei nostri figli, a livello politico è inqualificabile e degno
delle peggiori dittature. Leggendo poi i titoli dei progetti che sarebbero
stati imposti si capisce che vi potrebbero essere soggetti favoriti da questo
ipotetico atto di forza e quali essi siano.
In
sostanza il Comune sembra molto attento alla cultura, evidentemente la reputa
prioritaria, come dichiarato in campagna elettorale, ma per scopi diversi da
quelli sani e giusti di crescita umana e di promozione del territorio. Tutto
ciò è a dir poco preoccupante.
“Me ne
voglio andare di qui, non mi piace vivere nella sporcizia" mi scrive un giovane
lettore dell’Ape che da poco tempo ha deciso di stabilire la vita della sua
nuova famiglia nel centro storico di Montegranaro. È una frase pesantissima che
denuncia quello che ormai tutti sappiamo, ossia che Montegranaro versa in
condizioni pietose. Il centro storico è senz’altro l’area più degradata della
città (farsi un giro per verificarlo), ma tutto il paese è sporco, trascurato,
a tratti fatiscente, abbandonato all’incuria. Mi giungono segnalazioni da ogni
parte in cui si evidenzia un degrado dilagante.
La
sporcizia, l’abbandono di rifiuti per strada e nei campi, i tanti esempi di
inciviltà sono imputabili a comportamenti inqualificabili da parte di cittadini
barbari e selvaggi, che saranno sicuramente una minima parte della cittadinanza
montegranarese e del cui comportamento la maggioranza, civile ed educata, deve
subire le conseguenze; alla loro stupidità oltre che alla loro maleducazione,
come i materiali ingombranti abbandonati al margine delle strade periferiche
piuttosto che essere riconsegnati presso l’ecocentro, cosa più semplice da fare
oltre che civile. Questo non deve, però, in alcun modo giustificare l’assenza
di un piano per tenere in ordine il paese, la mancanza di un meccanismo
sanzionatorio. In sostanza se il paese è sporco chi amministra ha il dovere di
provvedere a pulirlo e di sanzionare chi lo sporca tutelando i cittadini ligi
alle regole.
Tutti
sappiamo quali siano le difficoltà economiche in cui chi amministra un paese
come Montegranaro deve giostreggiarsi per gestire le tante voci che compongono
l’opera di governo. Tutti sappiamo che non possiamo imputare colpe relative
alla sporcizia agli operai comunali che sono da tempo fortemente sotto
organico. Tutti sappiamo che, con la situazione economica nazionale e locale, è
difficile incrementare il personale.
Però vorrei vedere i miei amministratori indignarsi. Indignarsi con la stessa forza con
cui lo stanno facendo in questi giorni per motivi tutto sommato stupidi, di
ripicche politiche, di scaramucce, di giochini che appaiono infantili e
ridicoli. Vorrei vedere i miei amministratori, invece, indignarsi per questo
stato di cose, per un paese che va a rotoli e per la difficoltà che trovano a
porre rimedio a questo disastro. Vorrei vedere il mio Sindaco scrivere sui
giornali non per lamentarsi dell’ennesimo “sgarbo istituzionale” subito ma perché
vorrebbe fare di più e non ci riesce per cause non imputabili alla sua volontà.
Vorrei
vedere l’opposizione gridare allo scandalo per le condizioni del paese, delle
strade, dei quartieri sempre più degradati. Vorrei vedere l’opposizione farsi
carico dell’esasperazione dei cittadini e non di tecnicismi politici di cui,
tutto sommato, poco importa. Vorrei vedere la politica muoversi per i problemi
reali e non per le stupidaggini che occupano le cronache politiche recenti. Vorrei
vedere tutti, ognuno nel proprio ruolo, concentrarsi sui problemi reali e
smettere di giocare a farsi i dispetti come bambini dell’asilo. Montegranaro
merita più rispetto.