lunedì 1 settembre 2014

Nuova ordinanza nel centro storico. Crolla parte di un balcone.



Apparentemente un crollo di piccola entità, il distacco di un frammento di calcestruzzo da un balcone di una casa disabitata, una delle tante case vuote del centro storico, ultimamente divenuta, esternamente, dimora di piccioni tanto che il perimetro dello stabile è lastricato di guano. Il frammento è di relativamente piccole dimensioni, si direbbe (cadendo si è sbriciolato) di una trentina di centimetri per dieci, sufficienti per far male se cadute addosso a qualcuno. Inoltre non pare improbabile, tutt’altro, che possa capitare di nuovo.
Per questo, dopo la mia segnalazione, l’Ufficio Tecnico Comunale ha disposto un’ispezione stamattina, a seguito della quale è stata emessa un’ordinanza di messa in sicurezza a tutela della pubblica incolumità. L’ordinanza dovrebbe essere firmata domani dal Sindaco Mancini perché oggi il Primo Cittadino era assente da Montegranaro in quanto in visita istituzionale al Micam.
È un ulteriore segnale di quanto stia degradando il centro storico montegranarese, tra sporcizia, pericoli per la salute derivanti dal guano di piccione e case pericolanti. È un segnale anche dell’urgenza di cui si ha bisogno per porre rimedio ai tanti problemi del quartiere antico. C’è da augurarsi che questa nuova ordinanza non rimanga lettera morta come le altre fin qui emesse ma che segni l’inizio di un’azione politica atta a farle rispettare. Il centro storico di Montegranaro non può più attendere.

Luca Craia

sabato 30 agosto 2014

Attaccate le Scuole Rosse. Effrazione, furto e atti vandalici. Ingenti i danni.



È successo, a quanto pare, lo scorso fine settimana ma la notizia è passata in sordina, forse per via delle ferie. Qualcuno si è introdotto nell’edificio delle scuole elementari di via Marconi attraverso una delle finestre del seminterrato che danno sul cortile superiore (sempre aperto nonostante il cancello) e, in assoluta tranquillità, si è dato alla distruzione di tutto ciò che ha trovato. Sette porte danneggiate, suppellettili rotte, coi colori sono stati imbrattati muri e mobili, messo sottosopra l’archivio, saccheggiati i computer, messa a soqquadro la palestra. È curioso che, nei giorni successivi, si è notata ripetutamente la luce accesa di notte. Sono intervenuti i Carabinieri ma, al momento, non si sa nulla su chi possa essere l’autore del gesto che, più che un atto criminale in senso stretto, appare come un vandalismo feroce. E siamo a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico. Montegranaro sembra sempre di più una città tutt’altro che tranquilla, anche se, inspiegabilmente, su questa vicenda c’è stato un assordante silenzio.

Luca Craia



venerdì 29 agosto 2014

Arkeo e la sicurezza nel centro storico. Protocollata richiesta di intervento.



Arkeo non si occupa solo di promozione turistica, di recupero del patrimonio culturale, di archeologia, di sottosuolo, di storia, di realizzazione di eventi culturali. Arkeo si occupa anche del recupero globale del centro storico e lo fa attraverso diverse strade, una delle quali è la critica talvolta anche aspra ma sempre propositiva. Dopo l’incendio di piazza Mazzini abbiamo raccolto la preoccupazione dei residenti nel centro storico che si domandano legittimamente come si potrebbe intervenire nelle anguste vie del paese vecchio qualora si verificasse un evento analogo. I mezzi di soccorso potrebbero anche passare ma la presenza di numerose vetture in sosta, spesso lasciate indisciplinatamente, ostacolerebbe in maniera seria qualsiasi soccorso. Ecco quindi la nostra proposta di regolamentare la sosta nel centro storico attraverso la realizzazione di un’apposita segnaletica orizzontale e verticale che lasci spazio sufficiente ai mezzi di pronto intervento per passare. La proposta è stata protocollata stamattina e, con la stessa, ci siamo dichiarati disponibili per dare il nostro contributo in termini di idee, conoscenza del territorio e delle sue problematiche, professionalità. Ora ci auguriamo che si intervenga in tempi strettissimi anche perché tutto ciò non costerebbe nulla o quasi. Sotto il testo della lettera protocollata in Comune stamattina.

Luca Craia

Alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno visto svilupparsi un incendio potenzialmente pericolosissimo in piazza Mazzini, ci facciamo interpreti della preoccupazione della cittadinanza, nella fattispecie di quella residente nel centro storico, circa le difficoltà che mezzi di soccorso quali i Vigili del Fuoco ma anche ambulanze e quant’altro possano incontrare per accedere alle già di per sè anguste vie del paese vecchio.
            Infatti, oltre alle insormontabili complicazioni relative alle strette dimensioni delle strade, vi sono da aggiungere le auto in sosta che, non essendo questa minimamente regolamentata, spesso ostruiscono il passaggio anche di una normale autovettura. Siamo certi che sia indispensabile regolamentare in maniera seria e ragionata la sosta nel centro storico, al fine di evitare che si possano verificare problemi in caso di necessità estreme ma anche per agevolare la normale vita quotidiana.
Siamo pertanto, con la presente, a richiedere che venga messo allo studio quanto prima un progetto di regolamentazione del parcheggio nel centro storico che contempli la realizzazione di un’apposita segnaletica orizzontale e verticale e una particolare vigilanza da parte delle autorità preposte nei primi tempi, in modo da far assimilare la novità ai residenti più ostici. Da parte nostra diamo la piena disponibilità a collaborare con suggerimenti e idee.

In fede

Il Presidente
Luca Craia

PENSIERI IN UNA MATTINA D’ESTATE di Anna Lisa Minutillo



I miei passi sulla sabbia, il mio incontro con il mare e sempre i miei pensieri che silenziosi riecheggiano la mattina, all’alba, quando intorno ci solo pace e il canto del mare.

Avevo bisogno di ritrovarlo e di ritrovarmi in questa vastità che è la vita, giorni di pensieri e di  tumulti del cuore, giorni in cui si continua a sperare che ritorni un po’ di umanità nei cuori delle persone che confuse, stordite, perse, continuano a sperare in un mondo migliore, un mondo dove non si debba più leggere di dolore, un mondo dove torni ad albeggiare abbracciandoci con quella e di quella luce di cui abbiamo bisogno.

Vedo questa vastità riempirsi di corpi esanimi, privi di vita che galleggiano nel suo abbraccio, vedo i sogni infranti di chi si reca qui da noi attendendo conforto e pace, vedo gli occhi distratti continuare a non capire, vedo questo silenzio o leggo parole usate a sproposito e non so come fare, vorrei stare zitta per esprimere lo sdegno, vorrei urlare silenziosamente e questo urlo continua imperterrito dentro me, non si zittisce, non mi da tregua, mi dilania, non chiude le ferite ma le amplia a dismisura, mi fa compagnia, una compagnia che non vorrei ma di cui non posso e non riesco a fare a meno, poiché non mi scivola addosso la vita.

Avrei voluto non sentire più di donne che vengono uccise come se fossero manichini senza anima, avrei voluto non assistere impotenti a decapitazioni che fanno pensare ad un film horror, che nemmeno i grandi registi cinematografici hanno mai realizzato, avrei voluto non sentire più che chi viene privato del lavoro preferisce scegliere il suicidio alla continuazione di una vita che non offre loro più la dignità di essere vissuta, avrei voluto…

Si susseguono giorni in cui i passi diventano pesanti e le orme che si cerca di lasciare nel cuore di qualcuno sembrano svanire al primo passaggio di un’onda birichina, che si diverte a cancellarle; si attendono soluzioni e non ci si comprende più, non ri riesce più a far emergere il buono che c’è, si soffoca silenziosamente, si nascondono i sentimenti perché esporli vuol dire mettersi a nudo e sentirsi vulnerabili, si confonde questo con la vergogna che dovrebbe provare chi invece sta facendo di tutto affinchè questo accada.

Tutti persi nei propri pensieri, tutti con un bel telefonino in mano a condividere immagini di sorrisi e lauti pranzi, di tramonti e di mare e nessuno che scava o guarda dentro, nessuno che corre verso l’altro e l’abbraccio che gli invia tramite uno smile non è in grado di donarlo nella realtà, si fuggono gli incontri, si spostano gli sguardi, non si regalano sorrisi; c’è crisi anche per dispensare quelli, o forse c’è molto poco di cui dover sorridere e così si dimentica la vita.

Molti i miei passi sulla sabbia, molti i miei risvegli all’alba, molti gli scatti alle piccole cose che fanno grande la vita, molti gli instanti che ho voluto fermare nel cuore, molte le parole come sempre non dette, molti i silenzi che invece hanno parlato e sono sempre qui, sempre a chiedermi il perché di tutta questa cattiveria che gioca a strattonare le vite, le nostre vite che invece avrebbero solo bisogno di luce, di trasparenza, di speranza, di opportunità che superficialmente non ci regaliamo perché un po’ ci siamo arresi e non deve essere così.

Doveva essere pace, comunione, ritrovarmi con il mio elemento, ritrovare l’anima che infondo non ho mai perso, è stato un  cammino lungo i miei pensieri mai terminato, solo mitigato dalle onde che tanto adoro, da questo cercare sempre questo mare, da questo immergermi nei pensieri in modo totale .

E’ stato un percorrere la mia strada mai abbandonata, è stato ed è il camminarla e viverla questa vita senza restare insensibile, senza lasciare che il mare possa bagnare e portare con se tutti i momenti che invece andrebbero fermati e non abbandonati.

Sorge il sole come sempre, si colorano le nuvole, nasce il giorno e si apre alla vita così come dovrebbero fare i cuori di tutte le persone, ci si dovrebbe sempre aprire alla vita, si dovrebbe riuscire a trovare la forza di emergere dall’oscurità, si dovrebbe sempre reagire e si dovrebbe partire da qui: dalle nostre orme, dal nostro esserci, dalle piccole cose, dai profumi di sale, dalla volontà di non darsi per vinti, dalla luce che dopo il buio imperterrita torna a splendere.

Non riconosco l’uomo a volte, non riesco a paragonarlo neanche agli animali, vorrebbe dire offenderli poiché loro non agirebbero mai così, provo vergogna per chi commette queste atrocità, provo orrore per chi prima amava e dopo uccide l’oggetto del suo amore, provo rabbia per la normale quotidianità che vede crescere i numeri delle morti e le spunta così, gli dà una rapida lettura e non si sofferma, ormai fanno parte della vita, del vivere, ma questo signori miei è morire non vivere.

Ci stanno uccidendo lentamente e maledizione io non voglio morire! Né fuori e nemmeno e soprattutto dentro.

Mi ci aggrappo con tutte le forze a questa vita, non smetterò mai di vederla come un dono, non smetterò mai di credere che lo si può cambiare questo mondo, lasciamoci bagnare dal mare, lasciamo che porti via tutto il male che c’è ed emergiamo da questo tuffo puliti e ripuliti dentro e fuori, facciamolo perché si tratta di noi.

Un abbraccio dato realmente è molto meglio di qualche smile dispensato a casaccio solo perché va di moda così!

I miei passi nei vostri, il mio mare in tempesta, il mio sorriso ed una felicità immensa per avervi ritrovati, che sia sempre mare, che sia sempre luce, che sia sempre vita!


martedì 26 agosto 2014

L’assessore gioca alla guida mentre il paese va a pezzi.



Il centro storico di Montegranaro non è mai stato così degradato come in questi giorni. Lo dico in tutta onestà, dopo anni di battaglie per sollevare la questione, dopo aver combattuto quotidianamente con la passata amministrazione comunale, dopo averlo visto diventare prioritario nelle promesse elettorali. Lo dico senza tema di smentita, perché chi ci vive, come me, sa che quello che dico corrisponde al vero. Lo dico senza astio alcuno, solo come constatazione dei fatti. Lo dico, però, anche con un pizzico di rabbia in più del solito, perché chi amministra Montegranaro oggi aveva promesso grandi cose per il paese vecchio, cose che, al momento, sembrano lontanissime dal diventare reali. E non vale più come giustificazione il fatto che la giunta si è più o meno appena insediata. Non è mai valsa, perché le questioni erano già note, perché gran parte dei componenti dell’attuale Amministrazione Comunale non vengono dalla luna ma sedevano sui banchi dell’opposizione nell’ultimo quinquennio e, quindi, devono essere a conoscenza delle problematiche in essere, perché ci è stato detto in campagna elettorale che esisteva un progetto per il centro storico e per attuare questo progetto non bisognava attendere nemmeno un’ora dopo le elezioni.
Oggi vediamo un grande impegno da parte dell’assessore al turismo per portare gente a Montegranaro. Non entro nel merito del metodo che sta usando e che contesto quasi integralmente, come ho avuto modo già di dirgli. Non ci entro ma lo farò presto. Vorrei invece focalizzare l’attenzione sulla curiosa dicotomia che si è venuta a creare tra i due ruoli che il nostro amministratore ricopre: quello di assessore al turismo, appunto, e di assessore con delega al centro storico. Mentre in un paese qualsiasi questo sarebbe piuttosto normale, essendo normalmente il centro storico di un paese meta di turismo, nel nostro questo stona, e anche tanto. Stona perché il nostro, di centro storico, è in condizioni pietose e l’assessore preposto, prima di giocare a fare la guida turistica, dovrebbe mettere in campo tutte le iniziative possibili per risolvere l’annoso problema.
Così non è. Finora si è puntato all’immagine, alla foto sul giornale. Non si è fatto un piano per la pulizia e, soprattutto, non si è fatto un piano per eliminare radicalmente il guano di piccione, che non si può semplicemente rimuovere (il giorno dopo si va punto a capo): va studiata una soluzione per limitare la popolazione dei volatili. Ancora peggio: non esiste al momento un progetto per il recupero degli edifici pericolanti. Ora io capisco la smania di far vedere che si lavora, diffondendo notizie su gruppi di turisti che vengono in visita a Montegranaro. Lo so che ci vengono, ce li porto da cinque anni e se oggi ci vengono, consentitemelo, è anche e soprattutto perché negli ultimi cinque anni c’è chi ha lavorato sodo per promuovere Montegranaro. Però io sono stato e sono tuttora costretto ad evitare le zone più degradate nelle visite che la mia associazione organizza. Lo è anche l’assessore, evidentemente, solo che questo appare quantomeno risibile proprio per il suo doppio ruolo. Anche l’assessore al turismo della vecchia amministrazione era a conoscenza del problema. Lui però non era anche assessore al centro storico e soprattutto non ha mai avuto velleità di fare il cicerone. Forse un po’ di sobrietà, un po’ di concretezza e soprattutto il coraggio di mettere in campo qualche idea propria piuttosto che pascolare sulle altrui fatiche non sarebbe male.

Luca Craia

martedì 19 agosto 2014

Moriremo tutti di Cina



Una volta pensavo che saremmo morti tutti Cinesi, visto l'enorme potenziale economico dello stato asiatico unito alla potenza bellica e nucleare. La Cina sta conquistando il mondo e, in realtà, per farlo non ha bisogno di usare le armi che pure ha. È sufficientemente bastevole la concorrenza imbattibile che è in grado di esercitare sui mercati, la politica prima indirizzata all'attrazione di capitali esteri e poi all'investimento all'estero in termini di know how e attività produttive. A questo possiamo aggiungere la miope strategia imprenditoriale dell'Occidente che, nel miraggio di facili guadagni, ha favorito l'espansionismo economico del colosso orientale ed eccoci qua, in piena crisi con conseguenze geopolitiche irreversibili e in costante evoluzione.
Moriremo tutti Cinesi allora? Non credo. La Cina, nella sua frenesia produttiva, nella sua corsa alla conquista del mondo attraverso il predominio sui mercati, sta bruciando risorse planetarie oltre ogni misura, buttando veleni in atmosfera, ammorbando le acque, contaminando il pianeta come noi facevamo fino a poco fa, quando iniziammo a imparare a rispettarlo. La Cina produce inquinando e avvelenando tutti. Di questo passo non moriremo Cinesi, moriremo di Cina.

Luca Craia

domenica 10 agosto 2014

Palestina. Io sto con la vita. La stampa ha la colpa maggiore.



Ho cercato in ogni modo di non parlare della questione “Gaza” perché la ritengo talmente complessa che non la si possa trattare nel ristrettissimo spazio che la comunicazione via web ci consente. Stasera, però, ho avuto la sventura di assistere al Tg2 che, in rapida sequenza e senza apparente logica, ha trasmesso un servizio che piangeva stile mariadefilippi i bambini morti palestinesi, giustamente, perché i bambini sono solo da piangere in questi casi, e subito dopo si indignava per le scritte antisemite comparse a Roma.
Allora capiamoci, perché bisogna cercare di capire, nonostante non abbia io la pretesa di capire né di far capire. La questione palestinese è vecchia come il mio compianto nonno. Nel frattempo sono accadute tante cose. Per esempio è accaduto che i Palestinesi abbiano preferito perorare la loro causa, perfettamente legittima e condivisibilissima, anziché su un piano diplomatico, politico, sociale, su quello militare, dichiarando guerra a quello Stato che allora era ancora illegittimo e che si chiamava Israele. Dichiarare guerra a uno Stato illegittimo equivale a legittimarne l’esistenza. Quando poi la guerra la si perde in sei giorni, portandosi dietro nella sconfitta mezzo medio-oriente, è tutto un dire su quali siano i progetti politici di questa gente.
Da quel momento Israele ha cominciato a essere Stato legittimo, perché attaccato, perché difesosi, perché ha dimostrato al mondo di avere le carte in regola per esistere. I Palestinesi, al contrario, hanno dimostrato, a partire da allora, di essere solo dei guerrafondai, con tutte le ragioni del mondo dalla loro parte, ma adusi alla violenza e, in quanto tali, non assimilabili a qualsiasi tipo di interlocuzione. Del resto la scena del compianto (purtroppo, perchè poi è venuto ben peggio) Arafat con la pistola all’Onu è, o dovrebbe essere, ben presente nella mente di chiunque si permetta di parlare della questione.
I Palestinesi avevano ragione. Avevano. Gli Ebrei hanno rubato, pagato invero ma a quattro soldi, le loro terre e ci hanno impiantato un nuovo Stato col placet del mondo semplicemente perché gli Ebrei avevano i soldi e poi erano reduci dall’olocausto. Ma sono stati abilissimi, i Palestinesi, a passare dalla ragione al torto, con decenni di terrorismo in terra di Palestina e internazionale. Gli episodi li tralascio, stanno sui libri di storia. Nel frattempo hanno continuato ad attaccare militarmente e terroristicamente Israele che, sia per aver vinto la guerra che per una sorta di usucapione storica, ormai ha tutto il diritto di esistere.
Faccio una parentesi umana. Immaginate di essere un pacifico ebreo tedesco o italiano, scappato dal genocidio nazista. Immaginate di avere fondato la vostra vita in uno Stato che vi prometteva la Terra Promessa. Immaginate di venire quotidianamente bersagliato da missili (miccette, se vogliamo, che se vi pigliano in testa vi ammazzano) da parte dei Palestinesi. Immaginate di prendere un autobus con la paura di saltare in aria per un attentato. Immaginate di temere per i vostri figli ogni giorno che vanno a scuola. Non sareste voi intransigenti nei confronti di chi rifiuta ogni dialogo, rifiuta ogni mediazione preferendo le armi? Poi, si sa, gli ebrei hanno i soldi, e con i soldi si comprano le armi. Somiglia alla storia del cagnolino rompicoglioni che gira intorno al cane grosso legato alla catena. Se si scatena il cane grosso lo frantuma.
In sostanza la ragione sta in mezzo, come sempre. Da una parte un popolo privato della sua terra ma che la sua terra non l’ha mai posseduta davvero, dall’altra un altro popolo che ha subito di tutto, che ha potenziale economico e che lo spende per crearsi una patria, calpestando gli altri in nome del calpestio subito nei secoli. Il problema è che i Palestinesi hanno scelto, democraticamente (forse) Hamas. E Hamas non fa politica, spara. E se spari in risposta non puoi aspettarti che spari di reazione. E se gli spari di reazioni vengono da un cane più grosso, ma tanto, più di te, che pensi di ottenere? Allora sposti i civili in modo che vengano colpiti. Cerchi il vittimismo, Ti fai uno scudo del sangue dei tuoi.
Il giornalismo internazionale è colpevole. È colpevole di antisemitismo, di razzismo, dei morti che non si fermano. Perché basterebbe ragionare e far ragionare. Israele ha torto ma, dopo settantanni, ormai ha ragione.  C’è una via di mezzo che si chiama negoziato, che non può passare per i tunnel per fare gli attentati, per i razzi quotidiani, per i kamikaze islamici imbottiti di tritolo,  per le tregue unilaterali non rispettate a caccia di altro sangue per piangere le proprie vittime. I bambini morti li hanno ammazzati in due: Israele e Hamas. Se non capiamo questo non se ne esce, e la colpa, fondamentalmente, è della stampa che poi si indigna per i manifesti antisemiti di Roma che hanno generto loro, giornalisti fasulli.

Luca Craia