mercoledì 14 maggio 2014

Arkeo in sopralluogo al Teatro Novelli



Stamattina, insieme all’ingegner Fabio Alessandrini, capo dell’Ufficio Tecnico comunale e alla dottoressa Letizia Vallesi, redattrice del nostro progetto di recupero del teatro Novelli, su incarico del commissario prefettizio dott. Ianieri abbiamo effettuato un sopralluogo al piano primo del Palazzo Comunale di Montegranaro per verificare lo stato del teatro Novelli e dell’intero piano al fine di studiare future soluzioni.
La situazione che abbiamo trovato è a dir poco allarmante. La volta in camorcanna del teatro, deliziosamente decorata a tempera, risulta fortemente danneggiata da infiltrazioni di acqua piovana dovute alla fatiscenza del tetto sovrastante. È preoccupante sia lo stato dei dipinti che quello della volta che potrebbe avere, in un tempo presumibilmente breve, danni strutturali irreparabili.
Altrettanto preoccupante la situazione igienica: all’interno dell’edificio dimorano numerosi piccioni, il suolo è lastricato di guano e numerose carcasse di animali morti giacciono a terra. L’odore è insopportabile.
È evidente la necessità di intervenire con la massima urgenza. Ovviamente il primo passo dovrà essere diretto verso l’igienizzazione dei locali, chiudendo l’accesso ai volatili e allontanando quelli presenti, per poi pulire e sanificare il tutto. Molto più complicato il recupero strutturale del tetto e del piano dell’edificio: sono numerose e copiose le infiltrazioni d’acqua, il tetto risulta imbarcato e questo solo per quanto riguarda la messa in sicurezza. Il recupero interno, poi, considerando impianti e suppellettili, sarà comunque pesantissimo. Occorre quindi muoversi con estrema sollecitudine per intercettare fondi utilizzabili per questo scopo, e la presenza del teatro può agevolare la ricerca di risorse, a patto che ci metta in azione immediatamente, sia per la ricerca dei fondi sia per scongiurare il verificarsi di nuovi ulteriori gravi danni.

Luca Craia

Che brutto futuro, Montegranaro.



Ha perso di tono la campagna elettorale montegranarese. Dopo una partenza scoppiettante, dopo un periodo di violenze verbali mai udite, dopo i manifesti strappati, le denuncie di presunte “vessazioni”, dopo i duelli tra fratelli-coltelli e gli attacchi personali a candidati e parenti degli stessi, ora sembra dormano tutti. Una campagna elettorale che diventa scialba, con argomenti poveri, con un confronto pressoché nullo.
I programmi sono quasi tutti sul tavolo. Lasciano il tempo che trovano, come sempre. Si promette, una montagna di blablablà, progetti faraonici e rivoluzionari, soluzioni per tutto e tutti e, in realtà, leggendo bene, fuffa. Tanta fuffa. Certo, qualche spunto positivo c’è, e facendo una bella cernita tra le tante stupidaggini, facendo una summa tra quel che resta di buono tra tutti e cinque i progetti e facendone uno solo forse, e dico forse, potrebbe venir fuori qualcosa di credibile e realizzabile. In medio stat virtus, dicevano gli antichi. Certo che fare la media tra cinque proposte non è facile. Povero elettore.
Non si parla di come si vuole sviluppare economicamente la città, come la si vuole aiutare ad uscire dalla crisi, come si intende sostenere l’imprenditoria, il lavoro, l’occupazione, l’integrazione sociale. Se ne parla, intendiamoci, ma è un blablablà. Si parla di centro storico, ne parlano tutti, sembrava dovesse essere il campo su cui giocare la partita. Poi si scopre che Stranamore intende per centro storico viale Gramsci, che sta fuori le mura, e che Gastone, che sembra averne un’idea un po’ più precisa almeno puntando sul potenziamento di piazza Mazzini, che sta dentro le mura, vuole però vendersi palazzo Francescani. Per il resto, le case che crollano, la carrabilità, l’incentivazione all’investimento, nulla. Non si parla del progetto Horizon 2020, che potrebbe essere la soluzione di tanti mali, e che scade a breve.
Al di là delle promesse luccicanti, insomma, non c’è nulla di rivoluzionario. E visto che le promesse luccicanti saranno dure da realizzare data la situazione debitoria, quel che resta è una vaga idea di ordinaria amministrazione. Si, sono pessimista, lo ammetto. E fortemente tentato di andare al mare, il 25 maggio, dando retta, per una volta in vita mia, a quel criminale di Craxi. Solo che devo tenere la cripta aperta quel giorno. E chissà che non continui a piovere.

Luca Craia

venerdì 9 maggio 2014

Arkèo abbandona la propria creatura, la Settimana della Cultura, cacciata dai soliti noti.



Capita talvolta di dover rinunciare ai propri progetti per salvaguardare la propria dignità. Così è capitato che Arkeo ha dovuto rinunciare al suo progetto della Settimana della Cultura, un progetto ideato, portato avanti, proposto in provincia, un progetto che ha richiesto impegno, lavoro, incontri, viaggi, telefonate, lettere, un progetto che poi Arkeo ha messo a disposizione della collettività affidandone il coordinamento alla Proloco. Affidare il coordinamento, però, non equivale a togliersene la paternità: il progetto è nostro, è stato da noi ideato e ne andiamo, credo giustamente, fieri. Ciononostante abbiamo dovuto uscirne, nostro malgrado.
Lavorare nell’associazionismo è complicato, a Montegranaro lo è davvero tanto. A Montegranaro esiste prima di tutto il tornaconto personale, la ricerca spasmodica di visibilità, l’invidia, la cattiveria. Poi, se dopo tutto questo ci avanza un po’ di spazio, ci mettiamo il bene comune. Non sto parlando, ben inteso, di tutto l’associazionismo cittadino, che è fondamentalmente sano e forte. Sto parlando di alcune realtà ben precise ed individuabili che cercano (e spesso riescono) ad egemonizzare il panorama culturale con intrecci politici, alleanze trasversali e tanta, tanta cattiveria.
Ieri sera c’è stata una seconda riunione per organizzare la Settimana della Cultura, una riunione indetta dalla Proloco che già nei giorni scorsi dava evidenti avvisaglie di burrasca. Le avvisaglie annunciavano il giusto. Nei giorni scorsi, dicevo, avevo già registrato malumori da associazioni che si lagnavano del bibliotecario non interpellato (che invece lo era stato, eccome). E di altre che premevano sulla Proloco perché non gradivano il ruolo svolto da Arkeo. Alla riunione, senza tanti giri di parole, Città Vecchia e Archeoclub hanno subordinato la loro partecipazione all’iniziativa al fatto che Arkeo non dovesse avere alcun ruolo organizzativo, dimenticando che tutto è partito proprio da noi, dimenticando che già avevamo lasciato la leadership del progetto alla Proloco. Ma toglierci anche l’orgoglio di dire che l’idea è nostra no, questo non possiamo tollerarlo.
Arkeo lascia la Settimana della Cultura. Lo fa con una decisione sofferta ma unanime del Direttivo che preferisce non ingaggiare battaglia su questo punto e lasciare che la manifestazione abbia il suo corso, perché siamo convinti che la nostra fosse davvero una buona idea. Ci facciamo da parte, visto che siamo così antipatici, scomodi, puzzolenti. Faremo le nostre cose, apriremo la Cripta, faremo la passeggiata sotto le stelle, ma lo faremo con le nostre sole forze, ce la possiamo fare. Abbiamo capito che la collaborazione tra associazioni, a Montegranaro, finchè ci saranno realtà che puntano solo al proprio tornaconto, non è possibile. Faremo la nostra parte, come abbiamo sempre fatto. Ma non chiedeteci di collaborare. Abbiamo sempre collaborato con tutti quelli che ce l’hanno chiesto. Ma se collaborare significa calpestare la propria dignità preferiamo lavorare da soli. In attesa di un auspicabile rinsavimento.

Luca Craia

giovedì 8 maggio 2014

Lavarsi la coscienza con una scritta



Bring back our girls: un’enorme ipocrisia. Un’ipocrisia pericolosa. Ipocrisia perchè è così che il mondo occidentale si lava la coscienza, si mette tranquillo di fronte a fatti eccezionalmente cruenti ai quali non vogliamo mettere rimedio, ai quali non abbiamo intenzione di pensare più di tanto. Abbiamo fatto guerre sante in tutto il mondo giustificandole con motivazioni etiche e morali, guerre ufficialmente umanitarie per salvaguardare libertà e democrazia. Ma in Nigeria la democrazia non ci interessa, ci scuote un po’ il rapimento delle studentesse ma non abbastanza per pensare di intervenire.
Così, se noi umili pecore ci accodiamo a iniziative fatte passare per popolari ma sponsorizzate niente popò di meno che dalla first lady americana, se l’opinione pubblica, manipolabile e manipolata a piacimento da chi governa il mondo, si mostra costernata di fronte all’ennesima violenza mostrando il proprio biasimo con magliette, scritte, post sui social network, in questo stesso modo il pastore delle pecore si mette tranquillo: quello che si doveva fare si è fatto, ossia si è pacificata la coscienza collettiva e poi basta.
E tutto questo è pericoloso: diamo rilievo all’azione dei terroristi, gli facciamo vedere che hanno colto nel segno. Perché è questo che volevano: farsi notare dall’opinione pubblica mondiale. Scrivere in giro “bring back our girls” serve a dire ai terroristi: “bravi, il vostro gesto ha sortito l’effetto voluto. Continuate così.” E lo facciamo con la coscienza a posto.

Luca Craia

mercoledì 7 maggio 2014

Ma il Palabotanico di Montegranaro di chi è?



Potrebbe togliermi il sonno questo interrogativo, e potrebbe, anzi, dovrebbe toglierlo ad ogni montegranarese attento e interessato alle sorti della propria città. Il Palazzetto dello sport o, meglio, i ruderi di cemento armato che avrebbero dovuto diventare il nostro palazzetto dello sport e che, invece, grazie al fallimento della Calepio Scavi, sono rimasti il monumento alle incompiute e, se vogliamo, alla cattiva amministrazione, di chi sono?
A quanto mi è stato detto non sono del Comune. In effetti, essendo la Calepio Scavi fallita e non essendo stato perfezionato l’accordo secondo il quale il “palazzetto” sarebbe stato ceduto al Comune come pagamento per le opere del “Villaggio del Lavoro” (altra megaincompiuta), le colonne abbandonate in località La Croce sarebbero ancora della Calepio stessa e, quindi, in mano alla Curatela fallimentare.
Se così fosse, quindi, come farebbero coloro che ci stanno infarcendo la campagna elettorale con progetti faraonici di palestre, piscine e velodromi a realizzarli, questi progetti? C’è da acquisirlo, prima. Quindi, oltre a spendere soldi che non si sa come procurarseli per crearci l’impensabile, toccherebbe comprarsi o, meglio, ricomprarsi il rudere. Che, tra l’altro, non sembra affatto in buono stato. Magari pensare ad altre priorità?

Luca Craia

Arkeo, chi appoggia alle elezioni?



Visto che più di uno mi ha fatto notare che, come Arkeo, abbiamo incontrato solo le liste presenti alle prossime elezioni amministrative non ricollegabili all’ultima amministrazione, vorrei chiarire il punto. Arkeo non ha convocato nessuno ma è stata consultata da alcuni rappresentanti delle liste, nella fattispecie dal Movimento 5 Stelle, Guardiamo Avanti e Montegranaro Riparti, per capire quelle che per noi sono le priorità di Montegranaro. Non siamo mai stati contattati, almeno ufficialmente, da esponenti delle liste che appoggiano Basso e Gismondi. Ma, ripeto, noi non abbiamo cercato nessuno, semmai il contrario. Evidentemente né a Basso né a Gismondi interessa sapere cosa pensiamo di certi argomenti, almeno fino ad oggi.
Abbiamo, invece, chiesto un incontro alle liste Guardiamo Avanti, Montegranaro Riparti e Movimento 5 Stelle per presentare il progetto di restauro del Teatro Novelli redatto dalla dottoressa Vallesi, incontro avvenuto alla presenza della stessa e di rappresentanti ufficiali delle suddette liste. A tale incontro non abbiamo invitato Gismondi e Basso non per volontà di escluderli ma perché lo stesso progetto era stato loro presentato quando erano al governo di Montegranaro ed era stato in qualche modo scartato. Era quindi inutile riproporlo. Quindi ribadisco che Arkeo è a disposizione di tutte le forze politiche che vogliano consultare la nostra associazione, che Arkeo non appoggia nessun candidato, che Arkeo non “convoca” nessuno. Abbiamo le nostre idee e i nostri progetti che sono a disposizione della città e, per città, intendiamo tutta la città. Chi li vuole conoscere deve solo chiedercelo, oppure leggersi quello che abbiamo già a suo tempo pubblicato.

Luca Craia

domenica 4 maggio 2014

La polizia italiana e le mele marce



Lo so che la Polizia è sotto pressione. Lo so benissimo che, persone sottopagate, rischiano la vita per proteggere i cittadini. Lo so perfettamente che, per quattro imbecilli che portano la divisa, non si possono giudicare migliaia di poliziotti che svolgono onorevolmente il loro lavoro. Però la Polizia si deve auto tutelare di fronte alla denigrazione. La Polizia deve proteggere la propria credibilità e il proprio onore. La Polizia deve dare la sensazione al cittadino di potersi fidare ciecamente. Il Cittadino non può temere la polizia quando è onesto e rispetta le leggi. Il cittadino non deve aver paura della divisa. Se la polizia applaude a degli assassini, anche se quelli stessi assassini portano la stessa divisa, solo per rimarcare lo spirito di corpo ed evidenziare le grandi difficoltà il cui le forze dell’ordine devono operare in questo disgraziato Paese, è la Polizia stessa che si danneggia, che si denigra, che si toglie credibilità. I primi a non fare di tutte le erbe un fascio e di tutte le mele un cesto di mele marce devono essere i poliziotti stessi. È un loro diritto, è un dovere nei confronti del cittadino che chiede sicurezza. Anche da poliziotti pericolosi, pochi, ma che esistono.

Luca Craia