sabato 18 gennaio 2014

Il progetto sul centro storico di Gismondi-Pirro? Mi pare che non c’è.



Parte svantaggiato Gastone, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, se intende mettere la questione “centro storico” tra i suoi cavalli di battaglia per la campagna elettorale. Lo svantaggio è presto spiegato: mentre i suoi competitor possono parlarne, proporre soluzioni, avanzare progetti potendo contare sul fatto di non averci sostanzialmente mai provato, visto che il governo della città negli ultimi 15 anni è sempre stato in
mano ad una coalizione riconducibile a quella che sostiene Gismondi, nonostante la recente defezione del padre putativo Gianni Basso, proprio per questo motivo i propositi del nostro ultimo ex sindaco soffrono di un deficit di credibilità. In effetti, possiamo affermare con una certa esattezza che l’amministrazione Gismondi (e le due precedenti, guidate dal suddetto Basso alle quali partecipava lo stesso Gismondi) del centro storico non si è occupata. È vero che nell’ultima consiliatura si è restaurato l’ospedale vecchio e sono partite alcune ristrutturazioni legate ad ordinanze di messa in sicurezza, ma sono situazioni contingenti che non appartengono ad alcun progetto politico specifico. Infatti, è proprio questo che a Gismondi è mancato: un progetto sul centro storico, stendendo un velo pietoso sulla questione Unicam.
I contratti di quartiere partono dalla disponibilità di fondi che, altrimenti, sarebbero andati persi. Per questo si è allestito un progetto di massima, raffazzonato e affrettato, che non ha prodotto effetti particolari sulla problematica se non la ristrutturazione dello stabile dell’ex ospedale che però, vista la destinazione d’uso principale come abitazioni popolari, potrebbe costituire più un aggravante del problema che una parte della
soluzione. Case popolari in un quartiere ad alta densità di popolazione straniera rischiano di diventare, come più volte ho denunciato e per il quale motivo ho anche promosso un’importante raccolta di firme, una forma di ghettizzazione che potrebbe affossare anche le ultime speranze di redenzione per il quartiere. E non saranno certo le quattro stanze dedicate al “polo culturale” a controbilanciare una scelta scellerata che porterà un nuovo flusso di immigrati col serio rischio di far diventare il centro storico, anziché il cuore della città, il ghetto degli extracomunitari.
Il portavoce di Gastone Gismondi, l’architetto Simone Pirro, dovrebbe conoscere la questione centro storico piuttosto bene, visto che è stato presidente di quell’associazione che io stesso fondai qualche anno fa proprio per spronare i nostri governanti a progettare soluzioni per questo problema. Eppure pare che stia parlando di cose diverse dalla realtà montegranarese. Wi-fi? Rendere il
centro social? Eventi e manifestazioni? Stiamo forse parlando di Roma? Di Macerata? No. Stiamo parlando di un centro storico che cade a pezzi, di case che rischiano di crollare sui passanti, di un centro storico spopolato dove la metà delle abitazioni sono vuote. Un quartiere dove non passa più nessuno a pulire, dove scarseggia l’illuminazione, dove ignoti forzano le porte e vanno a dormire nelle case disabitate. I problemi del centro storico sono molto più seri della banda larga gratis. Serve un progetto e Pirro dovrebbe saperlo, visto che è stato proprio lui, in veste di presidente di Città Vecchia, a promuovere l’accordo con l’Unicam per un progetto sul centro storico. Progetto di cui si è tanto parlato ma che nessuno ha visto mai, tranne, probabilmente, la squadra di Pirro e Gismondi.
Un progetto, quello dell’Unicam, che pare sia pronto ma che è stato realizzato da studenti e non da professionisti senza concertare le scelte con le associazioni che lavorano da anni sul territorio, senza ascoltare le categorie produttive che vi operano, senza chiedere ai cittadini residenti quali siano le reali problematiche. Un progetto, dicevo, che nessuno conosce ma finanziato con soldi pubblici. Se Gismondi lo ha visto sta utilizzando un bene pubblico per fini personali. Se non l’ha visto sta parlando di aria fritta.
Poi sento parlare di teatro Novelli e sopprimo a stento la rabbia. Due anni fa portai a Gismondi un progetto di restauro del teatro storico, distrutto per far posto all’archivio comunale poi trasferito altrove ma di cui restano interessantissime tracce. Il progetto era finanziato da sponsor, quindi per il Comune era a costo zero. C’era però da rifare il tetto. Mi si disse che non c’erano soldi e si accantonò il tutto. Ora si torna a parlarne ma non si cita il fatto che non si può scindere il restauro del teatro Novelli dal recupero complessivo del municipio. Campagna elettorale. Promesse.
Parliamo di promesse non mantenute. Ne ho una lista infinita che parla di “faremo”, “proveremo”, “non ti preoccupare”. Ne cito uno solo, la scritta “Viva Coppi” incisa sul muro dell’ospedale vecchio che inneggiava al grande campione italiano di ciclismo al quale Gismondi, per motivi affettivi familiari, avrebbe dovuto essere molto più sensibile. Gastone promise di metterla in salvo prima dei lavori di ristrutturazione. La scritta, invece, non c’è più. Sarebbero bastati pochi Euro ma è mancata la volontà di fare le cose. La scritta Viva Coppi è il simbolo dell’approccio che Gismondi ha avuto nel suo mandato di Sindaco col centro storico: promesse, iniziative tampone, mancanza assoluta di un progetto.
Voglio fare uno sforzo e credere che ci sia un cambio di atteggiamento da parte dell’ex sindaco ma faccio fatica. Anche perché quello che leggo non è affatto rassicurante e denota da parte sia del candidato primo cittadino che del suo consulente in materia una totale mancanza di conoscenza del problema, una grande approssimazione nell’individuazione degli obiettivi, un preoccupante pressapochismo nella visione d’insieme. Il progetto, eccetto quello dell’Unicam che mi lascia quantomeno perplesso, non c’è. La volontà politica non c’è stata in passato e chissà se ci sarà in futuro. Per ora mi pare di vedere solo il tentativo di cavalcare una questione nodale per raccogliere voti. Ma il centro storico di Montegranaro non può permettersi altri cinque anni di stasi come quelli trascorsi.

Luca Craia

venerdì 17 gennaio 2014

Cosa c’entra il Duce coi Marò?



Siamo alle solite. In Italia massacriamo tutto perché dobbiamo per forza marchiare politicamente qualsiasi cosa, sfasciandoli, ridicolizzandola, annichilendola. Prendiamo ad esempio la protesta dei cosiddetti Forconi: legittima, condivisibile in linea di principio, si è infranta contro gli scogli delle faziosità, con i soliti fascisti che si infiltrano dappertutto (a questo punto viene da chiedersi “mandati da chi?”) e la politicizzazione più bieca di un moto spontaneo che spontaneo non è più proprio per questo. Che dire del dissenso verso la Kyenge? Se non sei fascista non puoi dire che osteggi la politica del ministro perché verresti immediatamente etichettato.
Solo che, nel caso dei Marò, ci vanno di mezzo due vite umane. Vanno bene gli appelli, vanno bene le mobilitazioni, le proteste, le manifestazioni, ma come al solito ci sono i soliti fascisti che mettono il timbro e creano imbarazzo in chi fascista non è. La mobilitazione popolare per chiedere la liberazione dei marò non può essere etichettata come iniziativa di destra, men che mai come fascista. Eppure eccoli là, vuoi per pochezza intellettuale, vuoi per calcolo, stanno prendendo possesso anche di questa situazione e, sicuramente, ne sbricioleranno l’impatto marchiandola come fascista. E a pagarne le spese saranno i due militari italiani.

Luca Craia

La musica per l’Arte. Concerto di Lorenzo Antinori a Montegranaro



Per noi di Arkeo è importante il concerto che abbiamo organizzato per domenica 19 nella chiesa di San Francesco. Lo è perché crediamo nella forza delle iniziative culturali che, anche se non richiamano grandi masse, comunque arricchiscono chi possiede la sensibilità per frequentarle e certamente svolgono un compito sociale importantissimo. Lo è anche perché è un’occasione per sentir suonare quel bello strumento che è l’organo di Vincenzo Paci custodito in Pievania. Lo è perché ci darà modo di raccogliere qualche fondo per portare avanti i restauri che stiamo mettendo in cantiere, primo fra tutti quello della via Crucis di SS.Filippo e Giacomo (saremo discreti: ci sarà un cesto in fondo alla chiesa e chi vorrà potrà donare quanto desidera). Infine è un’occasione per incontrare di nuovo un giovane vecchio amico, Lorenzo Antinori, grande talento musicale che torna a Montegranaro dopo lo splendido concerto tenuto lo scorso aprile in San Pietro con il trio Il Giardino Barocco in occasione della Settima Colta. Antinori è giovane ma è già nel pieno di una carriera che lo sta consacrando come talentuosissimo musicista e fine musicologo. Ascoltarlo suonare il nostro organo sarà un piacere. L’appuntamento è per domenica 19 gennaio, alle ore 16.00, nella chiesa di San Francesco in piazza Mazzini a Montegranaro. Vi aspettiamo.

Luca Craia

giovedì 16 gennaio 2014

I Racconti della Marca Bassa - Mariopanza



Quando Mario si presentò la prima volta in classe tutti gli altri bambini capirono immediatamente che era diverso da loro. Lo capirono più che altro dal colore del grembiule che, invece che essere nero come quello che tutti loro portavano, era azzurro. Mario veniva da un paese della provincia, ma molto più a sud, e lì aveva fatto le elementari fino alla quarta. Poi i suoi si erano trasferiti e lui ora si ritrovava addosso gli sguardi incuriositi e divertiti di una ventina di sconosciuti. Il fatto che provenisse da un paese del sud del Piceno era il secondo fattore di differenza: l’accento era chiaramente dissimile a quello degli altri. A quell’epoca la difformità di cadenza si notava molto più di adesso: ora siamo tutti cosmopoliti, mischiati, e puoi sentire da un orecchio qualcuno parlare romanesco e dall’altro uno che parla cinese pur stando nel cuore delle Marche. Allora invece i paesini erano ben chiusi su se stessi e quando arrivava uno di fuori – e per fuori intendo tutto quello più lontano di un raggio di cinquanta chilometri - lo sgamavi alla prima parola. Il terzo fattore di differenziazione tra Mario e i suoi nuovi compagni era il suo enorme stomaco. Nessuno sapeva allora che si trattava di una malattia molto grave che da lì a qualche anno lo avrebbe ucciso. Era solo un elemento fisico notevole, ridicolo ai loro occhi e, con la sublime cattiveria di cui soltanto i bambini sono capaci, lo chiamarono già dalla ricreazione “Mariopanza”.
            Mariopanza era timido e riservato, non intelligentissimo, buono di cuore ma diffidente verso il prossimo, forse perché il prossimo raramente si dimostrava ben disposto verso di lui. Così si isolò e non fece amicizia con nessuno della sua nuova classe. Passavano i mesi ed era sempre più solo. Si innamorò alla follia di Miriana, la ragazza più carina, che era anche il capo (la capa) delle femmine e che aveva un caratterino che te la raccomando. Vuoi per la sua innata timidezza vuoi perché lei non era certo facile da avvicinare per un introverso cronico come lui, Mariopanza esprimeva il suo amore con l’adorazione estatica e statica. Passava il suo tempo a guardarla. In quanto a parlarle nemmeno ci pensava.
            Capitò che un giorno, a ricreazione, scoppiò una lite per motivi ancora incomprensibili – ma a quell’età, si sa, le liti sono quasi sempre incomprensibili, e non solo a quell’età - tra un bambino della classe di cui stiamo raccontando e un altro di una classe attigua, sempre quarta elementare. La lite si estese tra i compagni dell’uno e dell’altro e la rissa fu evitata solo dal suono della campanella che rimandava tutti in aula. Ma non era finita lì. Alla fine della scuola un gruppo di bambini dell’altra classe si mise ad attendere fuori dal portone quelli della classe di Mariopanza. La rissa, evitata a ricreazione, scoppio con tutto il suo furore alle 12,30. E furono botte da orbi e insulti. Tutto regolare insomma. Finchè Antonella, l’omologa di Miriana nell’altra classe, capa capessa di tutte le femmine e un po’ anche dei maschi, decise che, per rinforzare la sua figura di condottiera suprema in battaglia, avrebbe dovuto tagliare la testa al nemico abbattendone il comando. Armata di un ombrellino rosso vivo, alzandolo sopra la testa con fare minaccioso, si avventò verso Miriana decisa, forse, a romperglielo in testa.
            Mariopanza, come sempre, stava di lato, non partecipava. Osservava la scena con quei suoi occhioni tristi e vigilava attento sull’incolumità dell’amato bene. Si accorse subito delle intenzioni della capessa avversaria e, per la prima volta nella sua carriera di compagno di scuola e innamorato segreto della suddetta, intervenne. Lo fece con impeto, decisione e anche un po’ di incoscienza. Si lanciò contro la ragazza armata di ombrello, glielo prese con uno strattone secco facendola precipitare all’indietro e fece a lei quelle che lei voleva fare all’altra: glielo ruppe in testa. L’ombrello era di poco valore, leggerino, si accartocciò prendendo la forma del cranio della povera bambina ma quest’ultima non ebbe gravi conseguenze: fu più ferita nell’orgoglio che sul capo. Tutti videro la scena e ogni tafferuglio si fermò all’istante. Quando ci si rese conto che Antonella non s’era fatta (quasi) niente scoppiò una fragorosa risata collettiva. La rissa fu immediatamente accantonata e fu pace immediata e duratura. Qualcuno soccorse la bimba ombrellata, i più si scompisciavano dalle risate e molti presero a dar pacche sulle spalle a Mariopanza, complimentandosi con lui per il gesto eroico. Miriana gli diede un bacio sulla guancia. Il giorno dopo Mariopanza tornò a sedersi al suo posto, non parlò con nessuno e nessuno parlò con lui. Nei secoli dei secoli.

Il nuovo che avanza tratta volentieri coi delinquenti.



Non si tratta con i delinquenti, soprattutto a livello istituzionale. Berlusconi è stato condannato in via definitiva, è quindi un delinquente conclamato e, in quanto tale, non può essere interlocutore istituzionale per stabilire il futuro dell’Italia. Non è una questione di democrazia: se un certo numero di Italiani ancora indica come proprio leader un criminale vuole soltanto dire che quel certo numero di Italiani considera condivisibili le azioni criminali da lui commesse. Non si tratta con il boss della camorra perché quando viene arrestato ci sono metà degli abitanti dei quartieri spagnoli in rivolta contro la polizia. 
I delinquenti debbono scontare la loro pena e, nel caso specifico, la pena prevede anche l’interdizione dai pubblici uffici.  Lo stesso portavoce di Berlusconi, Denis Verdini, col quale Renzi parla per poter essere ricevuto dal capo supremo della banda Forza Italia, ha già ottenutoun rinvio a giudizio e risulta ancora indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato, bancarotta fraudolenta e finanziamento illecito ai partiti. Insomma, Renzi tratta volentieri con i criminali o con i presunti tali. E lo fa per questioni importanti come la legge elettorale. Questo sarebbe il nuovo che avanza. Andiamo bene.trattare con Berlusconi, contravviene alle disposizioni del giudice, perché va a stabilire una questione vitale per il Paese con un delinquente, uno che è stato condannato a non potersi più occupare nemmeno di un comune di 50 persone, figuriamoci di tutta l’Italia.
Luca Craia

mercoledì 15 gennaio 2014

In attesa della venuta dei Fantastici Quattro



Era da un po’ che non avevo notizie dal gruppo dei “dissidenti” e quasi mi stavo preoccupando. Mi mancavano in particolare le esternazioni del portavoce dei Fantastici Quattro, sempre così puntuali e precise. E stamattina, sorpresa delle sorprese, meraviglia delle meraviglie, eccolo qua, l’amico Mirko Giacobbi, come sempre a parlare sul giornale per tutti e quattro (cinque, contando anche Basso? Secondo Giacobbi, questi ha da fare altro in questo periodo. Ma mai dire mai) e a rendicontarci circa il fatto che non stanno certo con le mani in mano, loro, anche se così parrebbe. 
Stanno lavorando sulle priorità cittadine e, una volta stabilito quali siano, taneranno tutti gli altri che, nel frattempo, si arrabattano in incontri pubblici, comunicati, iniziative di vario genere. Del resto capire cosa sia necessario per Montegranaro potrebbe sembrare lapalissiano ma, viste le dichiarazioni ultime di alcuni personaggi impegnati in campagna elettorale, le priorità di Montegranaro tutto sono meno che evidenti. Almeno per loro. Così fanno bene Giacobbi e i suoi sodali a rifletterci su ancora un po’. Hai visto mai che venga loro qualche buona illuminazione?

Non perde l’occasione, l’ex assessore ai lavori pubblici della giunta Gismondi, per sparare ancora qualche buona bordata all’amico ex sindaco, nella migliore tradizione dei fratelli coltelli. Lo accusa, non senza ragioni, del fallimento del suo governo sulla città. Peccato che, a questo fallimento, nonostante tutto l’impegno che i Quattro Dellavemaria ci stanno mettendo per farcelo dimenticare, hanno contribuito anche loro, e non poco.
È possibilista, Giacobbi, circa la confluenza in altre liste piuttosto che farne una che vinca, sì, ma con una “maggioranza risicata”. Anche se, va detto, ammesso che con quattro liste in lizza si potrà vincere con pochissimi voti e si sarebbe, in questo caso, maggioranza di governo e minoranza nella città, con la legge elettorale in vigore chi vince la maggioranza ce l’ha. Punto. Ma il ragionamento fila ed è responsabile: invece di fare tante liste si potrebbe trovare una convergenza e unirsi. Ma mi pongo una domanda: dopo il cosiddetto tradimento, chi vuoi che si fidi di Bruto e dei congiurati?
Fa bene Basso, alla fine, a starsene a casetta sua a scrivere libri e a elucubrare teorie spaziali. Ma se Montegranaro avrà bisogno di lui, vedrai che tornerà.

Luca Craia

Si giocherà sul campo da basket la campagna elettorale 2014?



Con le affermazioni dell’ex sindaco Gismondi e dell’ex assessore allo sport La Porta dei giorni scorsi, che hanno dichiarato la loro totale dedizione alla questione economica della Sutor tanto da lasciare intendere piuttosto chiaramente che, fossero stati ancora al governo della città, avrebbero senz’altro fatto in modo che anche la cosa pubblica avrebbe concorso a risolvere il problema, naturalmente coi soldi della collettività come è stato sempre fatto negli ultimi anni, sappiamo che, vincessero di nuovo le elezioni, una parte del bilancio comunale sarebbe destinato a questo capitolo di spesa con buona pace di chi alla partita non ci va e di chi ha ben altri problemi.
Ora, a chiarirci che, anche votando diversamente, la faccenda cambierebbe poco ci pensa la coordinatrice di Centro Democratico Francesca Testella che critica addirittura La Porta per aver fatto poco o niente per la Sutor nel periodo in cui è stato amministratore. Ricordiamo che l’amministrazione Gismondi ha stanziato circa 35.000 Euro l’anno per sostenere economicamente la squadra di basket cittadina. A quanto pare alla Testella la cifra sembra esigua e dichiara che, vincesse le elezioni il candidato del loro schieramento (Lista Stranamore per capirsi), sarà cura della prossima amministrazione comunale occuparsi in maniera più cospicua dei problemi economici della società sportiva. Sempre con i soldi di tutti.
Buon a sapersi.



Luca Craia