martedì 23 febbraio 2016

Perché un nuovo ospedale? Facciamo funzionare bene quello vecchio.



Il mio è un ragionamento talmente elementare da sembrare stupido. Ciononostante vorrei condividerlo sul blog, per cui lo espongo. Mi sto ponendo la domanda del perché ci sia tanta smania da parte di quasi tutti i politici per realizzare un nuovo ospedale a Fermo. La domanda deriva dalla consapevolezza, anche per esperienza diretta, che l’ospedale, così come è organizzato oggi, non funziona. Ci sono disservizi diffusi, ci sono professionalità inespresse, ci sono situazioni che addirittura, secondo il mio modesto parere, mettono a rischio i pazienti.
Questo è dovuto, mi pare evidente, non tanto alla mancanza di professionalità degli operatori che, nella stragrande maggioranza dei casi, è ottima, quanto alla carenza di attrezzature e organico. Assunto questo, e lo do per assunto, mi domando cosa cambierebbe spostando il tutto in un edificio nuovo fiammante. Certo, logisticamente ci sarebbe molto da guadagnare, ma che giovamento ne avrebbero i servizi sanitari? Il personale rimarrebbe invariato, le attrezzature sarebbero pressochè le stesse. Quale sarebbe il vantaggio? Spenderemmo tutti quei soldi solo per qualche parcheggio in più?
Credo, facendo i conti della serva e continuando nel mio stupido ragionamento, che se spendessimo per incrementare il personale e adeguare le attrezzature, forse l’investimento avrebbe più senso, anche se si andrebbe meno sul giornale e forse non si prenderebbe lo stesso numero di voti (e non mi sogno nemmeno di insinuare vantaggi sugli appalti). Ma il mio è un ragionamento stupido, terra terra.

Luca Craia

Deslottizziamo Montegranaro



Il termine è bruttissimo e cacofonico ma rende molto l’idea: deslottizzare. Ecco, pare che sia possibile togliere di mezzo le maledette macchinette mangiasoldi, quelle che rovinano migliaia di famiglie italiane con la santa benedizione dello Stato. Lo ha fatto il Comune di Anacapri, vietando di fatto l’utilizzo di slot e altre diavoleria simili con uno stratagemma piuttosto semplice, visto che, altrimenti, non si potrebbe fare.
Infatti il Sindaco ha modificato i regolamenti comunali non vietando l’installazione delle macchinette a priori ma impendendole, come nel proprio potere, in un raggio di 150 metri da luoghi sensibili come le scuole e altri centri dove si radunino giovani e soggetti più deboli. Stradario alla mano si è visto che, così facendo, si rendeva impossibile l’installazione di queste diavolerie in tutto il territorio senza, di fatto, vietarle in assoluto.
Il provvedimento, per colmo di democrazia, è poi stato sottoposto a referendum popolare che, ovviamente, lo ha approvato a stragrande maggioranza. Ed ecco qua che Anacapri è rimasta senza slot. Ci sono stati ricorsi ma sono stati tutti vinti.
Quindi è possibile farlo. Allora perché non anche da noi? Con la crisi economica, le fabbriche che chiudono, le famiglie sempre più in difficoltà, sarebbe un gesto di grande sensibilità sociale da parte dell’Amministrazione Comunale. Pensiamoci. Deslottizziamo Montegranaro.
Luca Craia

L’integrazione passa attraverso il rispetto delle regole e degli altri.



Come si integra uno straniero in un Paese ospitante? Ovviamente adeguandosi alle regole, alle norme e alle tradizioni di quel Paese. Questo non deve necessariamente implicare la rinuncia alla propria cultura e tradizione, ma comporta l’adeguamento delle stesse a quelle del Paese in cui si è deciso di vivere, anche se temporaneamente. Il rispetto delle regole è fondamentale, anche di quelle più elementari, così come il rispetto per gli altri e per l’ambiente in cui si vive. Non si può pensare di farsi accettare dai cittadini del Paese che ci ospita se ne offendiamo la dignità col nostro comportamento.
Ecco quindi che diventa inaccettabile il modo in cui le zone di Montegranaro dove insistono grandi agglomerati di extracomunitari, diventino vittime di stati di degrado gravi e degeneranti. Si badi bene: non sto facendo di tutte le erbe un fascio. Ci sono stranieri ben più educati degli stessi Italiani, ma è un dato inconfutabile che nelle zone dove abitano più stranieri ci siano situazioni di degrado, vedi il cosiddetto “hotel house”, via Magenta e buona parte del centro storico. Per quest’ultimo, poi, c’è stato un evidentissimo aggravamento della situazione in seguito all’assegnazione degli alloggi popolari nell’ospedale vecchio. Molto probabilmente si tratta di una minoranza di incivili in mezzo a una maggioranza di brave persone, ma rimane il fatto che queste brave persone accettano questo stato di cose senza prendere provvedimenti. E i cittadini italiani ne debbono subire le conseguenze.
Nel contempo chi deve vigilare non vigila, chi deve sanzionare non sanziona e il paese scivola in uno stato di prostrazione mai visto prima. A poco servono, allora, le iniziative volte a favorire l’integrazione, se questa volontà di integrazione non parte in maniera evidente dagli stranieri stessi. Serve a poco insegnare loro la nostra lingua se non rispettano nemmeno il nostro paese, il nostro territorio. Serve a niente imparare noi i loro costumi quando loro dimostrano di non interessarsi affatto dei nostri, né di avere il rispetto dovuto per il Paese che li ospita. Imporre, anche con misure pesanti, il rispetto delle regole e verso il Paese che sta dando loro da vivere è il primo passo per l’integrazione. Altrimenti stiamo parlando di aria fritta.

Luca Craia