giovedì 19 giugno 2014

Bilanci che fanno esultare e vergogne dimenticate



Mah, io non capisco. Personalmente, quando mi capita di fare una figuraccia, cerco con cura di evitare l’argomento, di non riportarla alla memoria, cerco, in sostanza, di far lavorare l’oblio. L’ultimo ex sindaco di Montegranaro, invece, nonostante lo smacco del buco nelle casse comunali, nonostante gli enormi debiti fuori bilancio venuti alla luce negli ultimi mesi, debiti che, in realtà, gli hanno fatto perdere le elezioni molto più di quanto non abbia fatto il suo ex padre putativo Basso e la spocchia di alcuni ex assessori che si è portato dietro, continua a vantarsi di quanto la sua amministrazione sia stata brava a far quadrare i conti.
E in realtà ha anche ragione: il bilancio si riferisce all’operato della sua giunta ed è vero che è un bilancio positivo. Infatti i debiti che stanno sconquassando le casse del Comune si chiamano, appunto, fuori bilancio in quanto nel bilancio non figurano. Il bilancio è, quindi, un bilancio attivo sennonché poi sono venute fuori magagne stratosferiche. Lodarsi, quindi, per essere stati bravi a fare le addizioni e le sottrazioni mentre i fatti hanno dimostrato che non lo si è stati affatto nel fare una politica oculata con la richiesta diligenza del buon padre di famiglia mi pare un curioso fenomeno di autolesionismo.
Io avrei evitato con cura, ripeto, l’argomento bilancio, conti e affini. Ma, si sa, la gente ha scarsa memoria e, soprattutto, in politica fa tifo calcistico quando non se ne occupa affatto, le quali due cose comportano, come effetto, la possibilità di dire tutto e il contrario di tutto senza dover temere smentite. Per cui ci sta anche che Gismondi si autocelebri come ottimo redattore di bilanci. Quello che sta fuori dal bilancio, però, lo pagheremo tutti.

Luca Craia

lunedì 16 giugno 2014

Ucraina: guerra tra economie. E muoiono gli innocenti



C’è l’economia russa, basata su rapporti mafiosi, equilibri di potere fondati su meccanismi che ancora si riferiscono all’antica Unione Sovietica, traffici la cui liceità  è quasi indimostrabile, una potenza economica che sopravvive grazie ai muscoli e grazie al ricatto, specie quello fondato sulla fornitura di energia, di gas. C’è poi l’economia cosiddetta occidentale, quella della globalizzazione sfrenata, quella che decide della vita e della morte dei popoli – e delle persone – come se parlasse di quante pecore mandare al macello per Pasqua, quella che si inventa le guerre per rilanciare i mercati e ammazza dittatori solo per crearne di nuovi. In mezzo c’è un Paese che si chiama Ucraina, un paese che fa da unico sbocco al mare occidentale per la Russia, un Paese sul cui suolo passa tutto il gas che proviene da quest’ultima e alimenta l’Europa. Poi capita che l’Ucraina decide secondo la propria sovranità e scoppia il finimondo.
Un finimondo, però, di cui non si parla. Si, per carità, i nostri telegiornali ci vendono notizie preconfezionate, facendoci temere per il prossimo inverno, per il prezzo dell’energia che salirà, ci dipingono i filo-russi come criminali e glissano sui governativi ucraini che, invece, sono solo leggermente nazisti che utilizzano metodi nazisti. L’Ucraina ha deciso secondo diritto, se vogliamo, cosa fare sul proprio suolo. Ma non è così semplice. Non si può pensare che la Russia lasci stare una situazione che la porta a chiudersi dentro sul lato occidentale. Non si può nemmeno pensare che l’occidente non colga l’occasione per mettere lo zampino nel cuore dell’ex URSS.
Così scoppia una guerra, una guerra che sta mietendo vittime civili in numeri spaventosi, che sta producendo atrocità inimmaginabili ma che, a noi occidentali, non vengono raccontate. Come si risolve la questione? Col buon senso, senza calcolatrice, lasciando fuori i calcoli economici dal raziocinio della trattativa. Lo so che non si può: viviamo nel mondo che depone e fa impiccare Saddam Hussein raccontando fandonie su armi di distruzione di massa inesistenti, un mondo che fa trucidare Gheddafi e lascia cadere nella guerra civile tutto il Maghreb. Il nostro è un mondo che sta facendo i calcoli sul gas, non su quanti morti questa guerra idiota sta facendo, non su quanti bambini vengono ammazzati in nome delle due economie che si fronteggiano lungo il confine ucraino.

Luca Craia

venerdì 13 giugno 2014

Teatri di Palermo. incontro tra le parti, Zappala’ torna a nutrirsi – di Anna Lisa Minutillo


Rosario Crocetta

Due giorni fa  vi ho raccontato la vicenda degli artisti e delle maestranze dei teatri palermitani che si sono dovuti organizzare con un presidio permanente dinnanzi all’Assessorato alla Cultura di Palermo .

La loro protesta civile e portatrice di cultura diffusa a tutta la cittadinanza ha visto la partecipazione di molti cittadini, di personalità di rilevo ed anche di artisti popolari a livello regionale che hanno portato i loro spettacoli  come dimostrazione che ci vuole ben altro per impedire alla cultura di viaggiare libera attraverso gli occhi di chi non si limita a guardare, ma vede ciò che si sta cercando di fare con le nostre vite.

Oggi, nel pomeriggio, dopo i molti tentativi andati a vuoto da parte degli artisti di incontrare l’Assessore alla cultura Stancheris, è avvenuto a Palazzo Reale un incontro fra i gestori dei vari teatri coinvolti ed il presidente della Regione Crocetta, il quale si è detto ben disposto ad iniziare a ridistribuire i fondi i che sono già stati anticipati dai gestori  stessi per gli anni 2012/2013 .

Il Presidente Crocetta ha anche personalmente invitato Franco Zappalà a sospendere lo sciopero della fame che portava avanti da ben sei giorni ormai ed ha dato loro positive rassicurazioni.

Seguirà un ulteriore incontro giovedì 12 Giugno nel quale verranno discusse e decise le modalità per elargire quanto dovuto.

Strano dover riscontare la mancanza di partecipazione dell’Assessore Stancheris, così come strano è stato vedere gli  inviti ad un incontro chiarificatore con gli artisti, i gestori di teatro, sempre rifiutato nei giorni scorsi, strano dover riscontrare la presenza della stessa invece oggi nella sede dell’Assessorato alla Cultura proprio dove fino a poche ore prima vi era  la presenza di numerosi artisti.

Demandare e far interagire con queste persone un giovane segretario trentenne a digiuno degli argomenti di cui vi era la necessità di  parlare, con lei diciamo che non è propriamente il modo per dimostrasi attenti e presenti.

Non si può fare a meno di  notare come in questo paese ci si debba sempre mettere nella condizione di alzare la voce per essere ascoltati.

Non si può fare a meno di notare che ci sono persone che amano il proprio lavoro al punto da dedicarsi completamente ad esso e lottando per difenderne la sopravvivenza anche mettendo a rischio la propria salute come ha fatto Franco Zappalà, portando avanti questo presidio e rinunciando ad alimentarsi per una settimana, che forse per qualcuno sarà poca cosa, ma non lo è affatto per chi il lavoro se lo suda e lo stipendio se lo guadagna sacrificando la sua vita per dare spazio a parole, emozioni, sentimenti, stati d’animo tutte cose che oggi non sono più di moda ma che albergano in ognuno di noi. Se solo sapessimo guardare meglio dentro noi stessi e smettessimo di provare vergogna per dimostrare le cose buone che ancora esistono.

Si stanno spostando le nuvole su Palermo stasera, e si sta tirando un sospiro di sollievo intanto che si smonta il presidio e si ripongono le strutture che si erano costruite per rendere la permanenza accettabile.

Si mettono via gli oggetti ma non i pensieri, le idee, le volontà di persone che si sono ritrovate oltre che come artisti come persone, si sono stretti in un abbraccio solidale che li ha uniti nelle loro differenze e resi sicuramente migliori.

Si mettono via canzoni e luci, si spengono i riflettori fisici ma non quelli che ci vedranno vigili continuare per assistere alla svolta positiva di un mondo che se dovesse scomparire, porterebbe con sé la possibilità di rendere tutti noi essere più sensibili ed attenti e dato il momento in cui viviamo non possiamo di certo permetterci che ciò accada ed in modo indisturbato anche.

Un invito a continuare a regalare sogni a tutti noi ed a non smettere di prendersi cura dell’anima perché ne abbiamo davvero bisogno.


Frana di viale Gramsci: responsabilità e monito



Che il dissesto della scarpata di viale Gramsci sarebbe diventato il Problema con la P maiuscola per l’amministrazione comunale appena insediata era già evidente prima ancora che questa si insediasse, prima ancora che si votasse, se vogliamo. Oggi che sappiamo anche i numeri, da un punto di vista economico, con i quali la frana andrà a gravare sul bilancio comunale e, di conseguenza, sulle tasche dei cittadini ci possiamo rendere conto che siamo di fronte ad una situazione forse mai verificatasi prima a Montegranaro, un’ecatombe finanziaria di gran lunga più grave della pur grave questione dei debiti fuori bilancio che ha fatto da ago della bilancia per la campagna elettorale. Sappiamo che sono allo studio soluzioni percorribili per non andare a disintegrare ogni programmazione e investimento futuro, ciononostante la situazione è estremamente preoccupante per urgenza e costi.
Trovare le responsabilità non è dietrologico: serve ad evitare che, in futuro, vadano a verificarsi circostanze analoghe. Il primo dubbio che si possa avere, e in molti lo avemmo già all’epoca, è circa l’opportunità dell’opera di “pulitura” della scarpata effettuata un paio di anni fa. Un’opera, si ricorderà, estremamente radicale che estirpò tutta la vegetazione spontanea nata lungo il dirupo. In molti, dicevamo, allora ci chiedemmo se questo non avrebbe portato conseguenze sulla tenuta stessa della scarpata. E la scarpata non ha tenuto, chissà se anche per questo motivo.
Si tratta, comunque, di terra da riporto. Chi ha qualche anno in più ricorderà che il limite del viale era molto più arretrato rispetto a oggi e che, nei primissimi anni ’80, si ampliò la larghezza del viale riportando grossi quantitativi di terreno e detriti. La domanda, ora, è questa: era opportuno costruire sopra tutto l’arredo urbano dell’attuale giardino? I calcoli fatti erano esatti?
Non sono certamente alla ricerca di un colpevole, semmai mi sto chiedendo se non si sia commesso qualche errore in passato remoto o recente. Individuare l’errore, ripeto, serve o dovrebbe servire a non commetterlo più in futuro. Credo che l’amministrazione comunale dovrebbe adoperarsi anche per questo, oltre che per sanare con la massima sollecitudine questa emergenza che ha già privato Montegranaro di uno e forse del principale luogo di aggregazione cittadina.

Luca Craia

giovedì 12 giugno 2014

Filastrocca Lunatica

Luna crescente
Luna calante
Luna pacifica
Luna accecante
Luna amichevole
Luna estroversa
Luna gentile
Luna perversa
Luna che illumini
gente inguaiata
Luna che spingi
una notte infuocata
Luna che tocchi
la pelle depressa
Luna distante
Luna convessa
Luna che guardi
valigie disfatte
Luna che lesta
nascondi ciabatte
Luna sinistra
Luna ladrona
Luna negli occhi
dell'uomo in poltrona
Luna vorace
Luna di vetro
Luna davanti
Luna di dietro
Luna capace
di gravi pensieri
Luna fautrice
di rossi e di neri
Luna gioiosa
Luna isolata
Luna che specchia
una crapa pelata
Luna che splendi
nel cielo profondo
La stessa Luce
ovunque nel mondo
Luna accompagni
i miei sogni leggeri
per risvegliarmi
nell'oggi di ieri.

mercoledì 11 giugno 2014

A ottimo punto il restauro di SS.Filippo e Giacomo. Presto la riapertura.


Le campane della chiesa dei SS.Filippo e Giacomo

Procedono speditamente i lavori di restauro della chiesa priorale dei SS.Filippo e Giacomo, uno dei luoghi simbolo della Montegranaro storica, splendido esempio di barocco settecentesco finemente decorata a tempera. La chiesa rischiava di crollare e solo l’intervento coraggioso del parroco Don Umberto Eleonori ha scongiurato che il tetto implodesse sulla struttura. È stati, infatti, acceso un cospicuo finanziamento che, unitamente a fondi derivanti dall’otto per mille della Chiesa Cattolica, hanno permesso di intervenire con una ristrutturazione ad arte e un restauro parziale dei decori.
Ora lo stabile risulta sicuro, il tetto è stato completamente rifatto e rinforzato con travature in acciaio. Si stanno ultimando gli impianti interni mentre il restauro pittorico della volta è pressoché ultimato. È presto per fornire una data certa per la riapertura ma sicuramente non ci sarà ancora da attendere molto perché i Montegranaresi possano tornare nella loro amata chiesa del Priore.

Luca Craia

martedì 10 giugno 2014

Il primo consiglio targato Stranamore è già un pezzo di storia.




Due consigli comunali consecutivi, anche se a distanza di oltre otto mesi l’uno dall’altro, che scrivono la storia di Montegranaro. Il primo, quello della sfiducia a Gismondi, quello della storica interminabile arringa di Basso, la filippica contro il figlioccio prodigo, l’abbiamo archiviato con l’avvento del commissariamento numero due della storia cittadina (il primo, ricorderete, avvenne nel ’95 per la caduta di Di Battista). Il secondo è storia per una lunga serie di motivi:
  • la sinistra torna al potere dopo quindici lunghi anni, anche se, in questa sinistra, c’è una rilevante componente di destra, donde il nomignolo “stranamore” (ma non solo per quello);
  • Aronne Perugini risolve buona parte dei suoi problemi con la cervicale potendo finalmente guardare il pubblico di fronte e non più dal lato sinistro dell’emiciclo;
  • Endrio Ubaldi ritorna (a volte succede) a sedersi dov’era qualche anno fa, ma per guardare i suoi ex colleghi di maggioranza deve contorcersi verso destra;
  • Gastone Gismondi siede per la prima volta da consigliere di opposizione. Non ci è abituato e si vede. Ci vorrà un po’ per capire che non è più lui il sindaco;
  • Mauro Lucentini, invece, ha già sperimentato tutto: stare in maggioranza, all’opposizione, fare il consigliere semplice e il superassessore. E tutto nell’arco della sola scorsa consiliatura. Ora almeno dovrebbe avere un ruolo e uno solo, almeno così pare;
  • è la prima volta di un pentastellato a Montegranaro. C’è sempre una prima volta e di solito non si dimentica;
  • torna una donna a sedersi sulla sedia centrale (anche se sta scomoda e, a metà seduta, se la fa cambiare). Ancora una volta è espressione della sinistra;
  • assistiamo alla più lunga serie di ringraziamenti mai ascoltata da quelle parti, tanto che Basso, che in realtà non deve ringraziare nessuno, si adegua e ringrazia se stesso. Poi passa alle proposte indecenti;
  • l’opposizione dimentica totalmente la maggioranza, anzi, non se la fila proprio, e comincia a litigare con se stessa, ripartendo esattamente dallo stesso punto in cui ci eravamo lasciati a ottobre;
  • Graziano di Battista siede tra il pubblico in seconda fila: non era mai successo dal 1990. A un certo punto non resiste: si alza, fa per andare verso l’emiciclo, si riprende e lascia l’assise;
  • la sala è piena: la gente è attirata dall’odore del sangue e viene premiata dalle fiorettate tra i due ex sindaci presenti in consiglio;
  • il consiglio va in streaming, anche se va migliorato: a casa hanno visto e capito poco e non si vedevano né Gismondi né Lucentini (folle di fans deluse in lacrime). Soprattutto pare che non tutti abbiano capito bene cosa sia (o chi sia) ‘sto “striminghe”;
  • i microfoni funzionano: era dei tempi del compianto Delmaide che non accadeva.

A breve una nuova puntata. Probabilmente non sarà così avvincente, probabilmente non ci sarà lo stesso pubblico numeroso, caldo e accaldato.

Luca Craia