giovedì 15 gennaio 2015
A proposito del Regolamento di Polizia Municipale
Leggiamo:
ART. 9 – SICUREZZA DEGLI
EDIFICI PUBBLICI E PRIVATI – EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA
1. Ferme
restando le disposizioni del Regolamento edilizio comunale, è fatto obbligo di
mantenere ogni edificio, pubblico o privato, e le sue pertinenze, in buono
stato di manutenzione e pulizia in ogni sua parte, in modo da prevenire
pericoli, cadute, allagamenti.
2. Gli
edifici privati devono essere mantenuti in sicurezza dal punto di vista
igienico, della prevenzione incendi e della stabilità degli immobili, per
quanto riguarda il peso degli arredi e dei depositi e la tipologia degli
oggetti detenuti.
Zona circostante l'edificio che ospita le Scuole Medie
Zona circostante il Municipio
Pezzo di ferro che pende da un balcone del Municipio
Arridatece Berlusconi!
Mi manca tanto Berlusconi. Ma
davvero tanto. Ma voi ve lo ricordate come si stava bene con Berlusconi? Eravamo
tutti amici, tutti affratellati dalla lotta contro questo nemico comune, questo
lestofante fantastico, sfacciatamente brigante, questo impunito violatore di
leggi e regole. L’uomo, si sa, ha bisogno di un nemico e quale nemico poteva
essere migliore di questo magnifico furfante per poter unire persone di
estrazione sociale diversa, diversa condizione economica, diversa cultura
politica ma tutti accomunati dal senso di schifo per il laido comportamento di
questo nanerottolo saltellante rialzato su tacchi nascosti.
Certo, oggi abbiamo Renzi da
detestare, ma vuoi mettere? Berlusconi se ne inventava centinaia al giorno per
farci imbufalire, Renzi a malapena riesce a combinarne due o tre. Non ha la
capacità collante di essere nemico unico, di accomunarci tutti nella lotta
contro di sé. Ed è per questo che oggi siamo tutti sbriciolati, sparsi in mille
rivoli, disgregati. Il potere aggregante dell’odio verso Berlusconi non c’è più
ma c’è ancora il bisogno di un nemico politico. Renzi non ce la fa a
catalizzare questo bisogno ed ecco qua che ognuno si crea il nemico
personalizzato: tutti contro tutti.
Intendiamoci: l’unione contro
Berlusconi in assenza di qualsiasi progetto politico, col solo collante di
essere, appunto, contro ha prodotto i vari Monti, Letta e Renzi e la situazione
di estrema prostrazione in cui giace la Repubblica Italiana.
Bisognerebbe unirsi intorno a un’idea, a un disegno, un programma comune. Ma
gli Italiani non sono abituati a queste cose, sono sempre stati disuniti: prima
in tanti staterelli, poi la parentesi dittatoriale che ci ha costretti al
pensiero unico, poi il sistema multipartitico dove ognuno fondava il suo
schieramento politico, infine questo pasticcio in cui siamo ora dove
continuiamo a creare partiti ma in realtà il pensiero unico domina e divide
romanamente. E allora ridatece Berlusconi, almeno smettiamo di tirarci le sedie
tra noi e le tiriamo a lui.
Luca Craia
mercoledì 14 gennaio 2015
A proposito di parcheggi
Ricordate la lunga (e giusta)
diatriba portata avanti dall’allora opposizione, ora diventata maggioranza, sul
pasticcio dei colori della segnaletica orizzontale in discordanza con quella
verticale dei parcheggi di viale Gramsci di qualche tempo fa? Liberi per
Montegranaro e il Pd, che allora sedevano sui banchi della minoranza in
Consiglio Comunale, ingaggiarono una sacrosanta battaglia contro l’allora
governo della città, capitanato da Gastone Gismondi, perché, per regolamentare
il parcheggio dietro le mura furono prese due o tre decisioni contrastanti, con
relative delibere, che crearono un pasticcio inestricabile: le strisce a terra
erano di due diversi colori che indicavano parcheggi riservati e non, i segnali
dicevano, invece, che c’era disco orario. Insomma: uno che avesse voluto
parcheggiare poteva solo fare affidamento sul fatto che, a Montegranaro, la
probabilità di ricevere una multa per divieto di sosta è piuttosto bassa.
Ora l’allora minoranza è
diventata maggioranza e governa il paese. La segnaletica verticale è stata
tolta ma…. sapete di che colore sono parte delle strisce dei parcheggi di viale
Gramsci? Gialle, un po’ sbiadite ma gialle. Quindi non si può o. meglio,
potrebbe parcheggiare. Ora, non che la cosa sia prioritaria, per carità, ma
come faceva confusione allora la fa tutt’ora. Che ci vuole a rifare le strisce?
Ci vuole solo un po’ di coerenza.
Luca Craia
Polemiche pretestuose o eccessiva fiducia nella scarsa memoria?
Non vorrei ora innescare uno di
quei botta e risposta infiniti che alla fine inficiano quello che di buono una
sana polemica può portare con sé, ma una risposta alle dichiarazioni dei due
vice, Ubaldi e Perugini, credo vada data. E la risposta non può essere che
positiva.
Infatti, sono molto lieto di
leggere quello che leggo per molti motivi, primo dei quali il fatto che, se
veramente si procederà con tanta solerzia al recupero del Municipio e, quindi,
del Teatro Novelli, non posso che essere il primo a complimentarmi con l’Amministrazione
Comunale. Ma di solerzia ne serve davvero tanta perché lo stato di
deterioramento del teatro è estremamente grave e ogni giorno che passa non fa
che peggiorare la situazione per cui, sono sì passati solo sei mesi, ma si sono
anche persi sei mesi preziosi. Il fatto, poi, che la spesa, per quanto dichiaratamente
programmata, a bilancio non figura, lascia legittimamente pensare che di mesi
ne passeranno ancora molti.
Sono lieto anche di apprendere
che il nostro Comune ha finalmente trovato un sistema per fare celermente le
cose. Infatti, a me sembra piuttosto fantascientifico pensare di iniziare e
finire la ristrutturazione del municipio nel primo biennio quando il primo anno
se ne è già andato e, torno a ribadire, nel bilancio la spesa non c’è. Ammesso
che la si inserisca nel prossimo bilancio di tempo per intervenire ne rimane
ben poco per cui, altro motivo di giubilo, direi che, più che amministratori,
abbiamo dei supereroi superveloci. Ma questa velocità, ahimè, finora non è
stata dimostrata, come nel caso del Palazzetto dello Sport i cui lavori sono in
netto ritardo rispetto a quanto dichiarato da Ubaldi, o in quello del
Cine-Teatro La Perla,
che dovrebbe essere pronto a brevissimo ma i cui lavori, mi pare, ancora non
sono partiti.
Non voglio porre limiti alle
capacità dell’Amministrazione Mancini, né alla Divina Provvidenza, ma qualche
dubbio sulla reale possibilità di vedere il Teatro Novelli rimesso a nuovo
entro la primavera del 2016 io continuo a nutrirlo.
In quanto alla pretestuosità
della polemica hanno ragione i due vice: la polemica è assolutamente
pretestuosa e mi da, appunto, il pretesto per far sapere a chi ci amministra
che non può far leva sulla storica e proverbiale scarsa memoria degli elettori,
perché almeno uno che si ricorda le promesse fatte c’è. Buon lavoro, quindi, e
speriamo che le tali promesse, fatte e ribadite, vengano mantenute.
Luca Craia
martedì 13 gennaio 2015
Arrivano i troll!!!
“Creatura ruvida, irsuta e rozza, dotata di un grosso naso e di una coda
dal folto pelo e con solo quattro dita per ogni mano o piede”. Così
Wikipedia definisce il troll. Ma c’è anche un’altra definizione: “soggetto che interagisce con gli altri
tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza
senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi”.
Mentre non ho mai avuto il piacere di incontrare un troll del primo tipo,
quelli del secondo li conosco piuttosto bene e, a ondate, assalgono questo blog
e la relativa pagina Facebook. A ondate, poi, non è corretto perché qualche
troll solitario ogni tanto si affaccia, ma ci sono momenti precisi in cui
arrivano a branchi e sono quei momenti in cui l’Ape va a toccare qualche nervo
scoperto di una parte politica ben precisa e riconducibile a personaggi ben
precisi.
Il troll ha gioco facile: non usa
la sua identità ma se ne crea una fittizia. Sul profilo Facebook non ha foto,
non ha informazioni, non ha amici. Il profilo è uno strumento di guerra, come
fosse un coltellaccio arrugginito usato dal troll del primo tipo. E con lo
stesso intento: fare male. Il troll non fa sconti: attacca diretto, offende la
persona, sputa veleno e acido. Non lo fa casualmente: lo fa perché deve
ottenere uno scopo che è quello di fare innervosire, di fare scendere la sua
vittima al suo livello.
Sapevo che ci sarebbe stata una
nuova ondata di attacchi troll nel momento stesso in cui ho visto la reazione
del Vicesindaco alla foto ormai famosa della macchina di via Risorgimento. E
non sbagliavo. Del resto già qualche anno fa ebbi uno scontro (civile, ben
inteso) piuttosto duro con lui e alcuni suoi sostenitori proprio su queste
pagine e ne seguirono mesi di attacchi troll. Con ciò non voglio dire che ci
sia un mandante per queste incursioni mediatiche trogloditiche, lungi da me l’idea.
Dico soltanto che certi schieramenti politici annoverano tra i propri sostenitori
elementi abituati a usare questi metodi, metodi che, sicuramente, non giovano
alle suddette parti politiche. Certamente non danneggiano me per due motivi: il
primo è che ci sono abituato, il secondo è che, non dovendo per forza fare
calcoli politici perché non mi interessano, certe bassezze possono solo farmi
sorridere.
Luca Craia
lunedì 12 gennaio 2015
Fedele Boffoli, una vita dedicata all’arte – di Anna Lisa Minutillo
Fedele Boffoli (nato a Bari il 3.1.64), vive a Trieste dal 1985, ha dedicato gran parte della propria vita all’Arte. Ha suonato come autodidatta (chitarra e tastiere) e composto brani musicali inediti, con suoi testi, ha frequentato corsi di Qi Gong e Tango argentino e messo in scena – quale ideatore – con il maestro Ubaldo Sincovich, lo spettacolo di teatro -poesia-ballo “Il Tango dell’Onda”.
Ha collaborato con i mensili culturali Euroarte di Lecce e L’Attualità di Roma. Ha pubblicato: poesie (Webgalleria Anforah: Poièsi, Chrònos, Il Sole della Luna – 2003/2008; Le Storie dell’Onda – 2006 e 2010); Racconti brevi (inediti: I Racconti del Caffè Tommaseo); saggi come curatore, vari autori – 2007 e 2010: La Via, in Risposta alla Lettera di Giovanni Paolo II agli artisti); cataloghi e calendari d’arte.
Ha più volte presentato le proprie gigantografie fotografiche e fotopitture in fiere, gallerie d’arte e sul web; ha posato come modello per un corso fotografico sul chiaroscuro. Dal 2009 ha realizzato numerosi videoclip artistici, presenti sul proprio canale You Tube. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in importanti città italiane (Bari, Cesena, Milano, Padova, Parma, Pordenone, Roma, Torino, Trieste, Udine…); ha partecipato a concorsi ed entrato in giurie; è presente su annuari, cataloghi d’arte e riviste specializzate del settore; è recensito dalla critica.
Ha illustrato: il libro “Barriere” di E. Fidemi. E’ ideatore-autore di: “Fototeatro Didascalico” (performance – sintesi circolare di teatro, fotografia e didascalia – 1998); Alchemical Dress Painting (pittura alchemica su abito indossato – 1998).
Ha creato lo stile per la linea dei gadgets del Movimento Arte Intuitiva (abiti, felpe, magliette, borse, tappetini per mouse, quaderni di poesia e immagine…). E’ fondatore di Cenacolo Arte Intuitiva, Gruppo “T” Tradizione Arti e studi dottrinali (1999 – 2002) e Webgalleria d’Arte e Poesia Anforah per la promozione dei nuovi talenti artistici (2003). Ha curato l’esecuzione di numerosi laboratori interdisciplinari e manifestazioni in un suo programma formativo dal titolo Culturspazio Spettacolo.
Ha realizzato: progetti interattivi di apprendimento multilivello attraverso le arti visive e letterarie, con più interventi in scuole di vario grado. Dal 2010, ha intrapreso, con l’avv. Ezio Bonanni del Foro Roma e l’Osservatorio Nazionale Amianto, una campagna di sensibilizzazione e informazione contro i pericoli dell’Amianto. Notizie su di lui e suoi articoli sono stati pubblicati da quotidiani, periodici di stampa, emittenti radiofoniche-televisive, locali e nazionali.
Fedele Boffoli abbraccia ampi spazi di interessi che spaziano dalla pittura e ai video di fotografia. Una persona ma anche una personalità molto ricca quella di Fedele Boffoli che affascina con il racconto della sua vita e che trasmette la voglia di andare oltre, di mettersi in discussione di arricchire e di arricchirsi con l’entusiasmo del suo racconto ma anche con il ritegno di chi a volte sceglie proprio l’arte per arrivare al cuore.
Come nasce il tuo amore per l’essere poliedrico e cosa rappresenta il potersi esprimere per te?
«La necessità di esprimersi è insita nell’essere umano ed è strumento, indispensabile, di relazione tra noi e il mondo; l’Arte, in quanto particolare alchimia realizzativa, fornisce totale libertà sull’uso dei particolari linguaggi; fosse per me li praticherei tutti, ma, non essendo possibile, mi devo limitare a quelli che mi sono, per affinità e cultura personale, più consoni: pittura, poesia, fotografia, musica, ecc».
Cosa vuoi comunicare attraverso le tue varie forme di espressività a chi legge, ascolta, o indossa un capo dipinto da te?
«Tutto è Uno, nell’inevitabile ciclo trasformativo di vita-morte-rinascita, e l’Arte lo indica, di continuo, in ogni legame universale, nel rapporto, millenario, tra l’umanità e il mondo. Nella nostra avventura terrena siamo, pertanto, solamente partecipi del divenire complessivo, senza, paradossalmente, mai disporne; ciò aiuta a vivere nel “qui e ora” l’essenza delle cose, con semplicità, senza prevaricazioni e false aspettative».
Quali sono, se ve ne sono state, le difficoltà che hai incontrato per realizzarti?
«Sul piano personale non ambisco a nulla e sono contento di quello che faccio e di come sono, se poi qualcuno riesce a condividere le mie opere… sono ancora più felice. Relativamente all’attuale dimensione dell’Arte, osservo che, nel nostro Paese, è a dir poco un disastro, è una continua demolizione di valori e di senso; sembra, al momento, che l’attitudine preferita degli italiani sia quella di farsi del male ad ogni livello. Parlare di Arte oggi è come bestemmiare in piazza, eppure è l’unica pratica che consente di “tornare a fare le cose per bene”, di recuperare dignità e stimoli, di tornare consapevoli».
Una domanda che avresti voluto ti fosse stata rivolta e nessuno ti ha ancora fatto?
«E’ la domanda che ogni istituzione civile, nell’interesse collettivo, dovrebbe rivolgere ai propri artisti, cioè: “Di cosa hai bisogno per svolgere, dignitosamente, la tua attività? Ma, purtroppo, lascio a voi la risposta».
L’ape cattiva, la libertà di espressione e l’arroganza del potere
Faccio mea culpa stamattina, dopo
un lungo esame di coscienza. Ho ragionato a lungo e ho sbagliato. Sono stato
cattivo a pubblicare su Facebook la foto della macchina del padre (mi pare di
aver capito, io non so che faccia abbia, figuriamoci se posso sapere che
macchina ha) del vicesindaco. Lo so, ho postato centinaia di macchine
parcheggiate a fallo canino, ma questa me la potevo proprio risparmiare.
Si, lo so, stava parcheggiata in
mezzo alla strada, su un dosso, in un incrocio, arrecava pericolo ai passanti,
ma suvvia: è una macchina importante. Se era di un povero cristo qualsiasi,
allora va bene, ma questa… l’ha detto anche il vice sindaco: “come mai non
fotografi le macchine in divieto di sosta appena 20 metri più avanti in
prossimità dei semafori di porta romana che intralciano il traffico e quelli
davanti ex macelleria di Pierina che spesso impediscono di salire verso via S.Ugo
eppure li dovresti veder bene. Evide(ntemente) non sono di parenti di qualche
assessore o consigliere di maggioranza. Se si vuol fare moralizzatore ed il
perbenista bisogna farlo sempre e con tutti. Non solamente con chi ti sta antipatico.
Solo per correttezza d informazione”. E c’ha ragione:
o fotografo tutte, ma proprio tutte le macchine parcheggiate male oppure meglio
che me ne sto a casa. Anche perché potrebbe accadermi quello che lo stesso
minaccia: “stai a posto tuo e fai le foto
alle tue proprietà e non dare fastidio prossimo che tanto ti si ritorce contro”.
Raccontiamo
la storia: qualche giorno fa (come spesso accade, le foto che pubblico non le
faccio tutte io) un lettore dell’Ape mi ha mandato alcune foto di via
Risorgimento per far vedere quanto sia difficile circolare in quella via. Alcune
le ho pubblicate subito, per una ho aspettato. Ho aspettato perché la macchina
era parcheggiata davanti alla casa natale del vicesindaco e il dubbio che fosse
di qualche parente m’è venuto e ho titubato (pensa un po’). Poi mi sono detto:
parente o non parente, la macchina è parcheggiata male, in palese divieto di
sosta, è pericolosa e io la foto la pubblico. E così ho fatto. Ho pubblicato la
foto cancellando la targa e quindi rendendo il tutto anonimo, facendo in modo
che si veda il peccato ma non il peccatore come ho fatto migliaia di volte,
persino con la macchina dei Carabinieri. Ma stavolta la macchina era di un parente del
vicesindaco.
Il
poveretto si è giustamente offeso: come mi permetto io di pubblicare una foto
di una persona a lui vicina? Anziana e con problemi di salute? Inutile
obiettare che se tutti gli anziani con problemi di salute lasciassero la
macchina in mezzo alla strada sarebbe un bel pasticcio, ma bisogna vedere di
chi sono parenti questi anziani. E chi ha osato commentare a favore della foto
è stato giustamente redarguito dal
nostro amministratore, tirando in ballo amici e parenti. Persino il mio defunto
padre è stato chiamato a testimoniare in suo favore. In sostanza: devo smettere di fare foto perche
se incidentalmente ritraggo possedimenti di nostri amministratori divento un
pessimo elemento. E questo sono e me ne vergogno tanto.
Del
resto, poi, la corte del suddetto amministratore non ha atteso per far partire
il coro di sostegno. Addirittura il poeta di corte ha scritto un sonetto in
endecasillabo giambico per testimoniare tutto il suo sdegno. I giullari e i
buffoni sono andati con le danze, Grima Vermilinguo non ha lesinato consigli e
anatemi sul reo (che sarei io). Insomma, s’è scatenato l’inferno (esagero: in
realtà sono i soliti quattro o cinque lacchè, ma fanno tanto rumore).
Tutto
questo mentre il mondo intero (e molta di questa gente) testimonia solidarietà
verso la libertà di stampa così duramente attaccata in questi giorni. Per
carità, non oso fare paragoni così arditi, ma anche la mia, di libertà di
espressione, tanto che non mi pare di avere offeso qualcuno, conterà un
pochetto o no? E comunque, la macchina era in divieto di sosta.
Luca Craia
venerdì 9 gennaio 2015
E il teatro Novelli scompare da discorsi e memoria
Nel programma della Lista Stranamore, che poi è diventata
Montegranaro Sfrizziona e in procinto di diventare Montegranaro Sgarufa su lo
ghiaccio, c’è scritto a chiare lettere
(pag. 6 e 7) che, nel primo biennio, quindi non tra qualche anno ma ora,
adesso, domani, si partirà con la ristrutturazione del Palazzo Comunale nel cui
complesso verrà compreso anche il recupero del Teatro Novelli, tanto
sollecitato da Arkeo e data come prioritario in campagna elettorale da tutte le
forze in competizione. Solo che, dopo l’ubriacatura elettorale, il teatro
Novelli è scomparso da tutti i ragionamenti e nessuno sembra ricordarsene. Io
me ne ricordo.
E ricordo bene l’incontro che tenemmo presso la sede di
Arkeo con tutte le forze politiche (vedi foto) dove tutti, compreso l'assessore ai lavori pubblici nonchè vicepresidente della Provincia di Fermo Aronne Perugini, si impegnarono a
sposare la causa del nostro prezioso teatro ottocentesco. Perché parlare di
queste cose fa tanta immagine ma nel momento in cui l’immagine serve meno è
bene parlare d’altro. Si parlava di un investimento di € 400.000 ma nel
bilancio non c’è traccia. Ma, mi chiedo, se l’opera era prevista per il primo
biennio, quando pensano di farla partire.
Ci sono altre priorità, mi si risponderà. Il palazzetto, il
teatro La Perla,
la frana di viale Gramsci. Certo. Ma c’erano anche in campagna elettorale, non
sono mica spuntate dal nulla. Perché si è promesso e non si mantiene? Questa
sarebbe la nuova politica? Speriamo in un miracolo per il 2015, che si trovino
i soldi e si parta subito coi lavori, mantenendo la promessa elettorale. Sarebbe
stupefacente.
Luca Craia
Sabato 17 il seminario per gli aspiranti accompagnatori volontari
Abbiamo già un
cospicuo numero di partecipanti ma le porte sono ancora aperte a chi vorrà
rendersi disponibile e dedicare un po’ del proprio tempo per far conoscere e
apprezzare la parte più bella di Montegranaro. Intanto, però, fissiamo la data
del corso: sabato 17 gennaio, alle ore 16.00, presso la Cripta di Sant’Ugo. Si
tratterà di un seminario breve (circa un’ora) in cui verranno fornite le
informazioni fondamentali per assistere i visitatori e le guide turistiche che
verranno a Montegranaro. I nuovi volontari verranno successivamente messi in
turno (concordando con loro le date) insieme agli “anziani” in modo di poter
continuare ad apprendere.
Ribadiamo che
non formiamo guide turistiche e che il ruolo dei nostri volontari, che operano
esclusivamente in forma gratuita, è di fornire aiuto ai visitatori e alle
guide. La partecipazione al corso è gratuita, non vincola in alcun modo, non
viene richiesto il tesseramento con Arkeo che, comunque, rimane il riferimento
per i volontari. Consigliamo di portare con sé l’occorrente per prendere
appunti.
Per info contattate Arkeo:
e-mail: arkeomontegranaro@gmail.com
telefono: 342.5324172
Facebook
Per info contattate Arkeo:
e-mail: arkeomontegranaro@gmail.com
telefono: 342.5324172
Luca Craia
Calepio: cronaca di un disastro annunciato.
Non è una novità
che l’affare “Calepio Scavi” sia
stata la pagina più nera della storia della politica montegranarese. Un’operazione
sulla carta geniale, perché dava l’opportunità al Comune di realizzare a costo
zero (sempre sulla carta) opere di grande rilievo e, come contropartita, si
dava al partner un tornaconto economico importante ma che non gravava sulle
casse comuni. Ma non è stato così e anche questa non è una novità.
Sappiamo tutto,
ormai, o quasi della vicenda: sappiamo chi sono i responsabili, sappiamo di
quanta leggerezza sia stata utilizzata, sappiamo che le conseguenze le
pagheremo, noi cittadini montegranaresi, per i prossimi lunghi anni, con
bilanci fortemente penalizzati, con capacità di spesa ridotta, con una crescita
del Comune bloccata. I responsabili sono noti, dicevo, ma siedono
tranquillamente in Consiglio Comunale, arringano, diventano determinanti,
sostengono la maggioranza che, invece, dovrebbe rifiutare ogni sostegno da
parte di chi ha massacrato politicamente Montegranaro.
Non per fare
dietrologia ma solo un’analisi della vicenda; che la Calepio avrebbe fatto la
fine che ha fatto lo si sapeva. Io lo sapevo, possibile che chi di dovere ne
era all’oscuro? All’epoca ero molto lontano dalla politica attiva, lavoravo
come area manager commerciale gestendo una zona geografica molto vasta che mi
portava a stare lontano da Montegranaro e ad avere pochissimo tempo a
disposizione per occuparmi come avrei voluto delle faccende del paese. Ma
ricordo molto bene, parlo del 2004, che molti miei clienti del settore edile mi
chiedevano se davvero a Montegranaro fossimo diventati così matti da fare
affari con la Calepio. Me
lo dicevano clienti geograficamente vicini ma anche lontani, uno addirittura mi
telefonò apposta da Campobasso. Quindi tutti sapevano com’era messa la Calepio. Perché i nostri
politici di allora (che poi, in tanti, sono quelli di ora) non erano a
conoscenza delle difficoltà della ditta bergamasca? Erano state prese
informazioni? Perché nessuna precauzione (fidejussioni, cauzioni)?
Certo, ora è
inutile piangere sul latte versato. Ma conoscere le responsabilità reali
sarebbe opportuno e corretto nei confronti dei cittadini. E, soprattutto, i
responsabili già noti e conclamati, abbiano la decenza di fare uno, due, dieci
passi indietro, allontanarsi dalla scena politica se non altro per una
questione di dignità. La stessa dignità che dovrebbe impedire a chi ci governa
oggi di accettare qualsiasi tipo di aiuto politico da queste persone.
Luca Craia
giovedì 8 gennaio 2015
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