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giovedì 26 maggio 2016

Renzi regala 500 euro agli studenti, anche a quelli stranieri



Un provvedimento inspiegabile, irragionevole, inutile a meno che non si pensi che sia l’ennesimo tentativo di acquistare qualche voto: il Governo Renzi destina 500 euro a ogni studente diciottenne residente in Italia, sia cittadino italiano che straniero. Che ci fa un diciottenne di questi 500 euro? Secondo il piano del Governo, i soldi verranno elargiti a fronte di spese per l’arricchimento culturale, quindi libri, teatro, cinema, musica e quant’altro possa essere inquadrato come educativo; tutto piuttosto vago, per ora, ma magari si spiegherà meglio nella fase attuativa.
Quello che non si capisce è perché si diano soldi agli studenti mentre si tolgono alle scuole. Non sarebbe più logico e sensato investire nel sistema scuola piuttosto che dare soldi a pioggia? Il sospetto è che, dato il referendum costituzionale di ottobre, Renzi voglia, ancora una volta, comprarsi qualche voto regalando soldini come aveva fatto per i famosi 80 euro. E li regala proprio ai diciottenni, ossia a coloro che, quest’anno, voteranno per la prima volta. Guarda caso.
Mons. Nuncio Galantino
Questo sospetto è venuto a molti, anche a Monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale della CEI, che ha mosso proprio questa critica al Governo: si danno soldi soltanto agli studenti con diritto di voto. Peggio: Renzi cerca di salvarsi la faccia e di non inimicarsi la CEI ed estende il bonus anche agli stranieri, che non voteranno ma fanno tanta immagine. Ecco quindi che qualche ulteriore milione di Euro se ne va con leggerezza. La CEI è contenta, Renzi pure, i diciottenni non ci possono credere e noi paghiamo.
Perché il punto è questo: il provvedimento non serve a niente. Non aumenterà la cultura dei nostri ragazzi, per quello dovrebbe pensarci prima la scuola ma, vista l’inefficienza generale del nostro sistema scolastico, non sarà che renderemo più dotti gli studenti con 500 miseri euro a testa. Però costa, e costa ancora di più perché, se almeno per gli studenti italiani i soldi sono i nostri e restano nostri, con gli stranieri il discorso cambia: investiamo su persone senza la certezza di un ritorno economico, senza sapere se la cultura che questi ragazzi acquisiscono oggi sarà poi messa a disposizione del popolo italiano che l’ha pagata o se ne andrà con loro in chissà quale angolo del mondo. Vivessimo tempi di vacche grasse sarebbe una bella filantropia, ma qui le vacche muoiono di stenti e questi gesti magnanimi sarebbe bene risparmiarseli.

Luca Craia


domenica 28 febbraio 2016

Scrive in arabo sulla pagina del Comune. E gli Italiani non possono capire.



Integrazione è anche sinonimo di rispetto reciproco. Come ho sempre sostenuto, il rispetto deve essere reciproco ma prima deve venire dall’ospite verso l’ospitante. C’è un piccolo caso, forse di poco conto, che voglio segnalarvi: sulla pagina Facebook del Comune di Montegranaro è stata pubblicata la locandina del corso di italiano per le donne straniere. Sotto c’è un solo commento, di un cittadino straniero, di cultura islamica. Il commento è in arabo. Un arabo commenta su una pagina istituzionale italiana non in Italiano come ci si aspetterebbe per rispetto verso il Paese che lo ospita e verso gli stessi cittadini italiani che l’arabo non lo conoscono. Commenta in arabo. C’è la traduzione online, certamente. Ma manca il rispetto. Ecco, questa non è integrazione. È l’opposto. Riflettiamoci.

Luca Craia

martedì 23 febbraio 2016

L’integrazione passa attraverso il rispetto delle regole e degli altri.



Come si integra uno straniero in un Paese ospitante? Ovviamente adeguandosi alle regole, alle norme e alle tradizioni di quel Paese. Questo non deve necessariamente implicare la rinuncia alla propria cultura e tradizione, ma comporta l’adeguamento delle stesse a quelle del Paese in cui si è deciso di vivere, anche se temporaneamente. Il rispetto delle regole è fondamentale, anche di quelle più elementari, così come il rispetto per gli altri e per l’ambiente in cui si vive. Non si può pensare di farsi accettare dai cittadini del Paese che ci ospita se ne offendiamo la dignità col nostro comportamento.
Ecco quindi che diventa inaccettabile il modo in cui le zone di Montegranaro dove insistono grandi agglomerati di extracomunitari, diventino vittime di stati di degrado gravi e degeneranti. Si badi bene: non sto facendo di tutte le erbe un fascio. Ci sono stranieri ben più educati degli stessi Italiani, ma è un dato inconfutabile che nelle zone dove abitano più stranieri ci siano situazioni di degrado, vedi il cosiddetto “hotel house”, via Magenta e buona parte del centro storico. Per quest’ultimo, poi, c’è stato un evidentissimo aggravamento della situazione in seguito all’assegnazione degli alloggi popolari nell’ospedale vecchio. Molto probabilmente si tratta di una minoranza di incivili in mezzo a una maggioranza di brave persone, ma rimane il fatto che queste brave persone accettano questo stato di cose senza prendere provvedimenti. E i cittadini italiani ne debbono subire le conseguenze.
Nel contempo chi deve vigilare non vigila, chi deve sanzionare non sanziona e il paese scivola in uno stato di prostrazione mai visto prima. A poco servono, allora, le iniziative volte a favorire l’integrazione, se questa volontà di integrazione non parte in maniera evidente dagli stranieri stessi. Serve a poco insegnare loro la nostra lingua se non rispettano nemmeno il nostro paese, il nostro territorio. Serve a niente imparare noi i loro costumi quando loro dimostrano di non interessarsi affatto dei nostri, né di avere il rispetto dovuto per il Paese che li ospita. Imporre, anche con misure pesanti, il rispetto delle regole e verso il Paese che sta dando loro da vivere è il primo passo per l’integrazione. Altrimenti stiamo parlando di aria fritta.

Luca Craia