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lunedì 15 febbraio 2016

Le scuole rosse perdono iscrizioni e rischiano di chiudere.



Il problema è antico ma si sta manifestando in tutta la sua gravità in questo periodo: le scuole elementari capoluogo, quelle rosse, per capirsi, stanno perdendo iscrizioni anno per anno e quest’anno si stanno avendo difficoltà anche per organizzare una sola sezione di prima elementare. Ciò è dovuto sia a un problema demografico, visto che il centro storico si sta progressivamente spopolando che all’assenza, ormai da anni, della scuola materna in centro. Infatti, con l’inagibilità e il successivo abbattimento della struttura storica vicina al Campo dei Tigli, il centro di Montegranaro non ha più avuto la materna, pur mantenendone la denominazione, e i bambini attualmente frequentano la sezione “centro” che, però, ha sede nella struttura di San Liborio. Questo ovviamente induce i genitori a mantenere l’iscrizione presso la struttura di San Liborio al momento del passaggio dalla materna alle primarie e ciò comporta lo svuotamento del plesso storico.
È un vero peccato, perché, andando così le cose, l’edificio sarà presto vuoto e una parte importante della nostra storia andrà a morire. Questo non può che nuocere ulteriormente alla vitalità del centro storico, aggiungendo un altro motivo di degrado e abbandono. Eppure nel plesso del capoluogo lavorano insegnanti tra le migliori, tanto che, dati alla mano, alle medie i ragazzi provenienti dal centro sono mediamente più preparati.
Sarebbe quindi auspicabile che si prendano iniziative, a livello scolastico, per incentivare le iscrizioni presso il capoluogo. Ma sarebbe anche necessario che la scuola materna torni in centro, magari dandole sede proprio nell’edificio dell’ospedale vecchio, così da creare nuovo movimento nel centro storico e sostenere la scuola più antica di Montegranaro. Le scuole rosse vanno salvate, sono una parte importante della nostra memoria storica.

Luca Craia

sabato 31 ottobre 2015

Boicottiamo i centri commerciali



Prendo spunto dal quello che ha scritto una mia amica sulla sua bacheca di Facebook. Ilenia dice: “per un breve periodo ho avuto un negozio in Corso Vittorio Emanuele. Dalla chiusura, 3 anni fa, non sono ripassata spesso in quella via. L'altro ieri ho fatto un giro a piedi e sono rimasta sconvolta. Nessuna delle attività che conoscevo, tolte pochissime e storiche, sono ancora aperte. Ed oggi vengo pure a sapere che sta chiudendo La Bottega Dello Scolare, pochi metri più in là. Nessuno protegge i negozianti, però in quattro e quattro otto hanno tirato su un centro commerciale grosso quanto un quartiere, condannando a morte le attività del vecchio Civita center altrettanto velocemente. È così ora abbiamo centinaia di commessi sfruttati e mal pagati che tengono aperti i negozi 7 giorni su 7, una enorme struttura in mano ai cinesi ed un centro città in cui si respira aria di morte. Complimenti a chiunque abbia permesso questo scempio”.
Credo che dovremmo riflettere su queste parole perché sono la cruda realtà di molti, forse tutti, i centri abitati della nostra regione. Il proliferare dei centri commerciali sta uccidendo il commercio dei piccoli dettaglianti. Non è una questione di prezzi, perché non è vero che al centro commerciali si risparmia, anzi. È, invece, una questione culturale, ma di una cultura che ci viene indotta politicamente, con scelte ben precise che portano a prediligere l’investimento in questi enormi scatoloni di cemento facendo morire i centri delle città. Fermo sta morendo, Macerata non sta meglio, Civitanova, città più vivace della zona, vive un’agonia che la porterà alla fine. Il tutto perché si vuole portare la gente a vivere il proprio tempo libero inscatolata nel centri commerciali.
Tutti inquadrati, tutti pilotati abilmente con scelte di marketing e psicologia dell’acquisto che hanno basi scientifiche ben precise: la musica di sottofondo, i colori, la disposizione dei negozi, tutto è studiato per indurre il cliente all’acquisto emozionale. Intanto le città diventano città fantasma, i commercianti chiudono le loro attività e la vita all’interno dei centri abitati si spegne.
Ilenia parla anche dei commessi, categoria di lavorati tra i più sfruttati, con orari impossibili, fine settimana lavorativi, stipendi scandalosi. Si sta creando una nuova schiavitù, col placet delle amministrazioni locali e dello Stato centrale che non si pone nemmeno il problema.
È ovvio che serve una legislazione che impedisca il proliferare di questi mostri commerciali. In assenza di questa, le amministrazioni locali sono portate ad autorizzarne l’apertura per l’introito economico, tralasciando l’impatto sociale che questo comporta. È il caso di Civitanova ma anche di Fermo e Macerata. E tutto questo, le scelte di queste scellerate amministrazioni comunali, coinvolge poi e loro malgrado le cittadine e i paesini dell’hinterland dove il commercio tradizionale non vive meglio che in città. Ma la politica non se ne occupa.
Credo che i cittadini di buon senso e buona volontà debbano ribellarsi. Il centro commerciale è comodo, lo so, ma si può vivere anche senza, ed è molto più piacevole fare acquisti in un negozio tradizionale. Ed è anche più conveniente. Allora ribelliamoci. Boicottiamo i centro commerciali. Cerchiamo di non andarci più o, almeno, il minimo indispensabile. Rivolgiamoci al negoziante di città, quello che ha la vetrina sulla strada e non lungo il corridoio di un posto irreale e surreale. Facciamo la spesa nei supermercati tradizionali, quelli del nostro paese. Prediligiamo il rapporto col negoziante piuttosto che la corsa col carrello tra scaffali ammiccanti e studiati per farci comprare cose che non ci servono. Boicottiamo il centro commerciale. Da ora.

Luca Craia

mercoledì 30 luglio 2014

Portate le feste in centro, ora che governate voi!




Ancora una volta siamo arrivati in coda all’estate e alla festa che chiude le grandi feste estive: la Festa dell’Unità. E anche quest’anno le grandi feste si sono svolte lontano, molto lontano, dal centro di Montegranaro. Fare le feste all’Arena Estate o al campo sportivo La Croce è comodo, ci sono parcheggi, ampi spazi pianeggianti. Però, visto che da ogni parte si sembra concordare sulla necessità di rivalutare e rivitalizzare il centro, organizzare gli eventi più importanti e di più lunga durata, quelli che, praticamente, occupano tutta la stagione estiva, in una zona periferica, per quanto bella e ben attrezzata, è contradditorio, specie quando a promettere sforzi per il centro cittadino è, come è giusto che sia, l’amministrazione comunale, composta, appunto, dal Pd che organizza la Festa dell’Unità e da Liberi per Montegranaro che organizza la Festa Tricolore. Sarebbe lecito aspettarsi uno sforzo in più proprio da questi due schieramenti. Magari quest’anno non è stato possibile organizzarsi in tempo. Ma per l’anno prossimo di tempo ne abbiamo. Che ne diranno di impegnarsi in questo senso?

Luca Craia


giovedì 17 luglio 2014

Don Umberto lascia Montegranaro. Auguri e grazie.



E così Don Umberto se ne va. Dopo undici anni di gestione, prima della Parrocchia di Santa Maria e poi anche di quella del SS.Salvatore, Umbertì, come molti ancora lo chiamano dai tempi del suo diaconato col compianto Don Carlo a San Liborio, lascia la canonica di corso Matteotti per assumere l’incarico di Parroco di Petritoli. Lo fa con spirito di obbedienza, lo stesso spirito col quale accettò l’incarico a Montegranaro undici anni fa, lo stesso spirito con cui ha retto le due Parrocchie navigando in grandi e piccoli problemi e gestendo due realtà all’interno di una città complessa come Montegranaro.
Don Umberto in questi undici anni ha fatto molto, sia da un punto di vista spirituale che materiale. Ha finito di pagare tutti i conti della chiesa di Santa Maria, ha mantenuta aperta e viva la parrocchia del centro, cosa non facilissima visto il calo demografico e la logistica non proprio favorevole, ha dato forza e vita ai gruppi parrocchiali, ha gestito il tutto con oculatezza e con la diligenza del buon padre di famiglia o, forse, in questo caso, del buon pastore. Don Umberto passerà alla storia, almeno lo meriterebbe, per avere riaperto la chiesa dei SS.Filippo e Giacomo con un’iniziativa coraggiosa, assumendosi un carico economico notevolissimo visto che, nonostante tante promesse, nessuno lo ha realmente aiutato.
Riuscirà a tagliare il nastro di quest’opera prima della sua partenza per Petritoli? Speriamo. Questa è prevista per ottobre, dopo la festa di San Serafino. Se tutto va bene si riuscirà a riaprire la chiesa “del Priore” prima di quella data. Lo meriterebbe, don Umberto, per quanto ci ha creduto e per quanto ha lottato per riuscire a ridare a Montegranaro la sua chiesa più bella.
Faccio gli auguri al nostro parroco di un buon lavoro per il suo nuovo incarico e lo ringrazio per quanto ha fatto per Montegranaro, per il suo coraggio e la sua sensibilità,  per la pazienza e l’intelligenza con cui si è sempre reso disponibile. E faccio altrettanti auguri al nuovo parroco che verrà, don Sandro Salvucci, persona nota per intelligenza e cultura che sicuramente saprà raccogliere il testimone e continuare l’opera di don Umberto.

Luca Craia

mercoledì 8 gennaio 2014

Montegranaro condannata a un altro ecomostro. Dal Tar? Tod’s? O dalla politicuccia dei furbetti?



La notizia è davvero cattiva, anche se per niente inaspettata. L’accoglimento da parte del TAR del ricorso presentato da Diego Della Valle contro il Comune di Montegranaro relativamente alla costruzione del nuovo villaggio cittadino, quello della moda (si sa, a noi piacciono i villaggi), blocca o, meglio, mantiene bloccati i lavori per la costruzione della struttura prevista e progettata lungo la sponda montegranarese del Chienti. E anche facendo ricorso al Consiglio di Stato le probabilità di averla vinta, vista la giurisprudenza recente in materia dettata proprio da sentenze relative a ricorsi di Della Valle e ubicate geograficamente a qualche centinaio di metri (leggi Castagno), sono meno che scarse. Niente Villaggio della Moda, quindi, così come niente Villaggio dello Sport e niente Villaggio della Salute. L’unico “Villaggio” dei tanti progettati da Basso e portati avanti da Gismondi è quello della Memoria, il camposanto, settore che, purtroppo, in crisi non ci va.
Vista la fine degli altri “villaggi” e vista la naturale propensione alle incompiute mostruose e anche ai mostri compiuti che abbiamo a Montegranaro, ora c’è da chiedersi che fine farà il bel cantiere cinto da uno splendido muro di legnaccio pressato che fa mostra di sé adiacentemente al cartello che annuncia al visitatore che è appena entrato nel territorio di Montegranaro. Siamo già famosi per il Palazzaccio (non me ne voglia chi ci vive, ma è presente in numerosi testi di architettura, anche internazionali), lo stiamo diventando per la Torre Zed che ci mette in comunicazione, oltre che con il cosmo, con le risate dei vicini e dei passanti, lo scheletro di quello che doveva essere il palazzetto dello sport ammonisce che arriva al campo sportivo sulle nostre buone intenzioni circa gli investimenti, appunto, sportivi, un bel mostro in riva al Chienti ci voleva proprio.
Dobbiamo ringraziare il Signor Tod’s per questo? Non direi, Della Valle ha fatto solo i suoi interessi, tanto più che c’erano già tutti i segnali che non avrebbe tollerato e, d’altra parte, la legge, come si vede, sta dalla sua: ha ragione. Allora è colpa del TAR? Manco a parlarne, il Tribunale fa il suo lavoro e applica le leggi. Allora di chi sarà il merito di questa bella opera d’arte che va ad aggiungersi alla nostra già cospicua collezione? Diciamo che dobbiamo rendere grazie ai furbetti o presunti tali, alla politica con la p minuscolissima, alle manie di grandezza, all’arrivismo e al senso civico che non c’è. Senza necessariamente fare nomi.

Luca Craia

mercoledì 1 gennaio 2014

Auguri Montegranaro, sia l’anno buono!

Volevo augurare un buon anno nuovo al mio paese. Questo perché sono un ottimista, al contrario di quanto sembri nel vedermi sempre indignato per questo o quello. Non fossi un ottimista mi rassegnerei, come del resto in molti fanno. Invece ancora lotto, magari a volte più stanco, per avere un mondo migliore e una città migliore. Faccio qualcosa, nel mio piccolo, scrivendo e rimboccandomi le maniche per dare il mio piccolissimo contributo.
L’anno che verrà sarà un anno fondamentale per Montegranaro, e non soltanto perché si voterà per la nuova amministrazione comunale. Sarà fondamentale perché non c’è più tempo da perdere e se non ci sarà una svolta immediata ho paura che non avremo altre occasioni. Questo vale per il macrocosmo Italia e per il microcosmo del paesello. Così ecco i miei auguri al mio paese che, alla fine, sono egoisticamente auguri per me stesso che ci vivo.
Allora auguro a Montegranaro di avere una classe dirigente adeguata, onesta, capace. Gli auguro di avere amministratori e persone che si occupano di cose pubbliche che mettano sempre il bene comune davanti a tutto, e non il proprio interesse personale, grande o piccolo che sia, potere, soldi, incarichi professionali, al di sopra dell’interesse della città e dei propri concittadini. Auguro a Montegranaro di avere un sindaco che prometta poco ma che mantenga tanto; di avere degli assessori che svolgano il loro ruolo con passione e amore e non solo per lustro o interesse; dei funzionari che non considerino il loro lavoro come un lavoro ma come una missione; di avere persone appassionate e disinteressate a occuparsi del bene comune.
Auguro a Montegranaro di avere imprenditori illuminati, che sappiano rilanciare la nostra economia con onestà e intelligenza, magari uscendo dalla monocoltura economica di cui siamo vissuti finora per cercare nuove strade. Auguro agli imprenditori montegranaresi di trovare la forza per far tornare la nostra città forte e ricca come un tempo con in più cultura e sensibilità.
Auguro ai lavoratori montegranaresi di ritrovare la serenità di un tempo e la qualità della vita che meritano, senza eccessi ma col tempo giusto da dedicare alla famiglia e alla società.
Auguro al mio amato centro storico di vedere finalmente quell’inversione di tendenza tanto attesa ma mai giunta. Sia questo 2014 l’anno in cui finiscano le promesse disattese, le strumentalizzazioni, le chiacchiere a vuoto. Sia questo l’anno della presa di coscienza da parte della comunità cittadina che il centro storico è davvero un bene comune, da coltivare, custodire, curare, vivere e frequentare sempre e non soltanto quando la buona volontà di qualcuno ne fa scenario di attrattive. Sia questo l’anno in cui si comprenda che il nostro patrimonio storico non è un peso ma una risorsa, non è un problema ma una possibilità.
Infine auguro a tutti i Montegranaresi sensibili, quelli che si spaccano la schiena per la città senza ricevere nulla in cambio, quelli che sacrificano tempo e denaro per far crescere e progredire la nostra comunità e lo fanno non perché ne hanno un beneficio ma perché quello è amore e basta, auguro loro un anno di soddisfazioni, di lavoro proficuo, di collaborazione e intesa. Non andremo mai tutti d’accordo, ci saranno sempre separazioni e distinguo e forse questo è un bene, perché la competizione a volte è motivo di crescita e arricchimento, ma che ci sia rispetto reciproco e la capacità di superare i personalismi per il bene comune.
Auguri Montegranaro, sia l’anno buono!

Luca Craia