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sabato 22 ottobre 2016

Botteghe contro centri commerciali. Davide contro Golia. E il consumatore fa la differenza.



Vi siete mai chiesti perché il bottegaio vicino casa, il salumiere, il macellaio, il libraio, il cartolaio, spesso vi fanno un servizio e non ve lo fanno pagare? Lo fanno perché tengono al loro cliente, perché il loro lavoro non è vendere soltanto ma fare in modo che il cliente si affidi a loro. Il bottegaio guadagna su altre cose, sulla vendita dei prodotti che offre, recupera lì il tempo che spende per affilarvi il coltello o riparare la vostra cucitrice, nel farvi quel taglio particolare o la ricerca su internet. Se dal vostro bottegaio prendete solo i servizi ma la spesa la fate al centro commerciale, il vostro bottegaio, prima o poi, dovrà chiudere.
Che poi non è vero che risparmiate, ne avete solo l’illusione. Certo, qualche prodotto costa meno al centro commerciale, ma sulla somma generale dovreste fare bene i conti. Senza considerare la qualità del prodotto e del servizio.
Infine, fare spesa in una bottega equivale a far vivere l’economia locale e non una multinazionale. Equivale a far vivere una famiglia italiana e non ingrassare un magnate della finanza.
Quando andate al centro commerciale, pensateci. Ci vado anche io, intendiamoci. Però ci penso.

Luca Craia

venerdì 4 marzo 2016

Le bontà di una volta. La sfida commerciale di chi ama la sua terra.



Aprire un’attività commerciale oggi è comunque una sfida importante. Aprirla a Montegranaro è ancora più coraggioso ed è per questo che mi sono incuriosito e ho chiamato il mio amico Abramo Cimadamore per chiedergli come gli fosse venuta quest’idea.
- Qualche anno fà conseguivo a Camerino la Laurea in Giurisprudenza con il massimo dei voti.  I tempi per i laureati in giurisprudenza però non sono dei migliori: di avvocati ce ne sono troppi, il settore è saturo e non c'è spazio per i giovani che spesso non vengono pagati e comunque sottopagati anche dopo l’abilitazione. Molti miei amici di Università sono volati all'estero per cercare fortuna e perchè è molto più facile trovare lavoro in azienda nel nord Europa per un neo laureato.  Io non l'ho fatto, perchè troppo attaccato all'Italia (nonostante i suoi difetti) ,  troppo attaccato alle Marche .  Allora ho preso una mia passione (i prodotti tipici della nostra terra) , mi sono rimboccato le maniche , mi sono munito di tanta forza e coraggio ed ho incominciato ad elaborare il mio progetto.
- Abramo, aprire un’attività come atto di coraggio e di amore per la propria terra; ma è una cosa facile per un giovane che voglia dedicarsi all’imprenditoria di questi tempi?
- Ci sono stati giorni difficili in cui la burocrazia sembrava un ostacolo insormontabile ma alla fine ci sono riuscito e sono giunto in dirittura d'arrivo.  Le Bontà di una volta nasce con questo spirito, uno spirito di rivalsa, una voglia di dire: “è ancora possibile per un giovane laureato continuare a vivere nelle Marche magari valorizzando proprio quello che di buono esse hanno “. 
- Cosa troveremo venendoti a trovare?
- Venderò pane cotto a legna, dolci tipici marchigiani, dolci pasquali, pasta artigianale, marmellate, miele, conserve, salse al tartufo, legumi, spezie, cereali, tisane, vino, vino cotto, liquori tipici marchigiani, olio, caffè, formaggi, affettati ed altro ancora. Ci sarà anche un angolo per le creme naturali per il corpo prodotte nel nostro entroterra. 
-  Prodotti tipici ma non solo. Qual è la particolarità di Le Bontà di una Volta?
- Tutti i prodotti provengono da aziende agricole che rappresentano il fiore all'occhiello del nostro entroterra e sono realizzati al naturale senza conservanti, addensanti e coloranti proprio come avveniva molti decenni fa. Questi sono i prodotti che prevalentemente verranno commercializzati.
- Posso farti i miei complimenti perché, come dicevo, dedicarsi al commercio in questo periodo e soprattutto a Montegranaro non cosa facile.
- E' una sfida, perchè aprire un 'attività commerciale di questi tempi richiede molto coraggio e tanti sacrifici, come tu sai, ma alla fine lo faccio col sorriso in bocca perchè è una scelta profonda frutto del legame profondo che ho con la mia terra e forse perchè è l'unico modo per rimanerci a vivere.
Sabato mattina, alle 10,30, Le Bontà di una Volta sarà inaugurato e da lì partirà l’avventura di questo nostro concittadino che ha scelto coraggiosamente di investire tempo, denaro e futuro a Montegranaro. Solo per questo andrebbe sostenuto, ma credo che il servizio che propone e il livello qualitativo che offre siano assolutamente interessanti per chi ricerca qualità e bontà in quello che mangia. In bocca al lupo, Abramo.

Luca Craia


sabato 31 ottobre 2015

Boicottiamo i centri commerciali



Prendo spunto dal quello che ha scritto una mia amica sulla sua bacheca di Facebook. Ilenia dice: “per un breve periodo ho avuto un negozio in Corso Vittorio Emanuele. Dalla chiusura, 3 anni fa, non sono ripassata spesso in quella via. L'altro ieri ho fatto un giro a piedi e sono rimasta sconvolta. Nessuna delle attività che conoscevo, tolte pochissime e storiche, sono ancora aperte. Ed oggi vengo pure a sapere che sta chiudendo La Bottega Dello Scolare, pochi metri più in là. Nessuno protegge i negozianti, però in quattro e quattro otto hanno tirato su un centro commerciale grosso quanto un quartiere, condannando a morte le attività del vecchio Civita center altrettanto velocemente. È così ora abbiamo centinaia di commessi sfruttati e mal pagati che tengono aperti i negozi 7 giorni su 7, una enorme struttura in mano ai cinesi ed un centro città in cui si respira aria di morte. Complimenti a chiunque abbia permesso questo scempio”.
Credo che dovremmo riflettere su queste parole perché sono la cruda realtà di molti, forse tutti, i centri abitati della nostra regione. Il proliferare dei centri commerciali sta uccidendo il commercio dei piccoli dettaglianti. Non è una questione di prezzi, perché non è vero che al centro commerciali si risparmia, anzi. È, invece, una questione culturale, ma di una cultura che ci viene indotta politicamente, con scelte ben precise che portano a prediligere l’investimento in questi enormi scatoloni di cemento facendo morire i centri delle città. Fermo sta morendo, Macerata non sta meglio, Civitanova, città più vivace della zona, vive un’agonia che la porterà alla fine. Il tutto perché si vuole portare la gente a vivere il proprio tempo libero inscatolata nel centri commerciali.
Tutti inquadrati, tutti pilotati abilmente con scelte di marketing e psicologia dell’acquisto che hanno basi scientifiche ben precise: la musica di sottofondo, i colori, la disposizione dei negozi, tutto è studiato per indurre il cliente all’acquisto emozionale. Intanto le città diventano città fantasma, i commercianti chiudono le loro attività e la vita all’interno dei centri abitati si spegne.
Ilenia parla anche dei commessi, categoria di lavorati tra i più sfruttati, con orari impossibili, fine settimana lavorativi, stipendi scandalosi. Si sta creando una nuova schiavitù, col placet delle amministrazioni locali e dello Stato centrale che non si pone nemmeno il problema.
È ovvio che serve una legislazione che impedisca il proliferare di questi mostri commerciali. In assenza di questa, le amministrazioni locali sono portate ad autorizzarne l’apertura per l’introito economico, tralasciando l’impatto sociale che questo comporta. È il caso di Civitanova ma anche di Fermo e Macerata. E tutto questo, le scelte di queste scellerate amministrazioni comunali, coinvolge poi e loro malgrado le cittadine e i paesini dell’hinterland dove il commercio tradizionale non vive meglio che in città. Ma la politica non se ne occupa.
Credo che i cittadini di buon senso e buona volontà debbano ribellarsi. Il centro commerciale è comodo, lo so, ma si può vivere anche senza, ed è molto più piacevole fare acquisti in un negozio tradizionale. Ed è anche più conveniente. Allora ribelliamoci. Boicottiamo i centro commerciali. Cerchiamo di non andarci più o, almeno, il minimo indispensabile. Rivolgiamoci al negoziante di città, quello che ha la vetrina sulla strada e non lungo il corridoio di un posto irreale e surreale. Facciamo la spesa nei supermercati tradizionali, quelli del nostro paese. Prediligiamo il rapporto col negoziante piuttosto che la corsa col carrello tra scaffali ammiccanti e studiati per farci comprare cose che non ci servono. Boicottiamo il centro commerciale. Da ora.

Luca Craia