martedì 30 dicembre 2014

Strade impraticabili? Colpa dei cittadini secondo l’assessore.



viale Zaccagnini alle 12,00
L’Assessore all’ambiente del Comune di Montegranaro afferma, sulla sua pagina Facebook, quanto segue (faccio copia/incolla pure io, in questo caso):
“Se invece dello smartphone ve compravate due gomme termiche oggi era tutto diverso...ma voi mette l'iPhone 6...scusate se sono polemico ma la mia vita è fatta di priorità”.
Insomma, cari amici, se le strade sono ghiacciate e si cammina rischiando grosso in quasi tutta Montegranaro, in realtà, è colpa di quei cittadini che non hanno comprato le termiche magari preferendo altri acquisti. O forse non le hanno comprate perché, come priorità, hanno da comprare da mangiare.
È spocchioso e urticante questo ragionamento dell’Assessore e me ne dispiace perché lo stimavo di più. È spocchioso perché guarda dall’alto in basso i cittadini che vivono problemi seri dei quali, evidentemente, l’assessore ignora l’esistenza probabilmente conducendo una vita piuttosto agiata. È urticante perché, ancora una volta, si scaricano le responsabilità sugli altri in maniera a dir poco infantile.
La situazione oggi a Montegranaro, per due centimetri di neve, è preoccupante: le direttrici principali sono tutte ghiacciate ed effettivamente senza termiche non si può circolare. Il Comune però non ha preso alcuna misura: pulizia delle strade, spargimento di sale o sabbia. Inefficienza totale, assenza di un piano neve che preoccupa in caso di nevicata più copioso. Il tutto sfocia in certe affermazioni. Siamo davvero al paradosso.
E questo è lo stesso Comune che ha appena approvato un regolamento che obbliga (contro la legge, ben inteso) i cittadini a spalare la neve intorno agli stabili di proprietà. Ma lo stesso Comune non pulisce le strade che sono di sua proprietà. E ci fa anche la predica. Siamo messi proprio bene.

Luca Craia

lunedì 29 dicembre 2014

Comune mediatore immobiliare? Soluzione parziale o palliativo.



Ho letto con interesse le dichiarazioni dell’assessore al centro storico Beverati circa l’intenzione di attivare un processo di coinvolgimento dei privati proprietari di immobili fatiscenti nel centro storico e di metterli in contatto con potenziali acquirenti. È un ragionamento corretto che potrebbe dare dei risultati. Del resto anche lo stesso ex sindaco Gismondi si era mosso in questa direzione nell’ultimo periodo del suo mandato riuscendo in questo modo a risolvere l’annosa questione dello stabile di via Palestro – via Don Minzoni col tetto sfondato. Quindi la logica e l’esperienza indicano come positiva l’idea dell’assessore.
Mi sarei, però, aspettato che il ragionamento di Beverati proseguisse e si articolasse maggiormente. Infatti, se questo intento può essere considerato un buono strumento per il recupero globale del centro storico non può certo essere visto come la soluzione ma solo come parte della soluzione stessa. La questione del centro storico è estremamente complessa e riassume in sé problematiche di varia natura di cui quella urbanistica è solo una parte rilevante. È quindi evidentemente necessario avere una visione di insieme molto più ampia di quella che intravediamo dalle dichiarazioni dell’architetto Beverati.
Risulta, infatti, piuttosto improbabile che un investitore possa essere attratto da un progetto immobiliare dove l’acquisto di uno stabile da ristrutturare, ancorchè acquisibile con costi pari a zero (Beverati parla di un prezzo simbolico di 1 €), possa di controcanto essere aggravato da altri tipi di problemi quali le condizioni di edifici confinanti e disabitati di cui si è persa traccia della proprietà, la presenza di animali infestanti, di guano, di sporcizia, la scarsa manutenzione urbanistica da parte dell’istituzione per non dimenticare la questione sociale di cui, comunque, nel centro storico si deve tenere conto.
Sto semplificando perché parlare di soluzioni per il centro storico non può essere ridotto a poche righe su un blog, ma certamente l’idea dell’Assessore, per quanto condivisibile, non può essere considerata come risolutiva. Sono altri gli interventi che vanno attuati prima di pensare ad una mediazione tra privati da parte del Comune, primo fra tutti l’incremento dell’attenzione da parte del Comune stesso sull’igiene e il decoro urbano nel quartiere. Beverati certamente è ben conscio del fatto che, in mancanza di misure idonee per rendere un investimento nel centro storico appetibile, difficilmente si potranno trovare investitori.
Del resto la politica richiede quantomeno la rappresentazione dell’interesse e le sue dichiarazioni hanno tutta l’aria di essere un palliativo per placare i mai sopiti malumori dei residenti nel centro storico. Mi auguro che, ciononostante, si stia quantomeno pensando a soluzioni più complesse e articolate che vedano anche il coinvolgimento attivo dei cittadini e delle associazioni, come la mia, che da anni si occupano delle problematiche legate al paese antico e ne conoscono piuttosto approfonditamente le varie sfaccettature.

Luca Craia

domenica 28 dicembre 2014

Presepe Vivente. Prova di Comunità. Montegranaro può essere un cuore solo.



Non sono a conoscenza dei dati di affluenza, non ho ancora parlato con Mauro Lucentini, il deus ex machina di questa splendida manifestazione che è stata il Presepe Vivente che in questo momento starà meritatamente riposando dopo giorni di impegno costante e intenso che ha prodotto un grande risultato. Però mi sento di dire che il nostro Presepe è stato un successo. Gente ce n’era, tanta, l’abbiamo vista in fila fuori da Porta Marina per entrare, l’abbiamo vista in giro per il nostro centro storico. Quella stessa gente era visibilmente contenta, soddisfatta, forse (azzardo) estasiata dall’atmosfera che siamo riusciti a creare. Ma il successo non è questo, secondo me.
Il successo è la prova di comunità. Cinquecento e passa Montegranaresi hanno lavorato gomito a gomito realizzando un progetto comune. Cinquecento e passa Montegranaresi, che sì e no si conoscevano e forse, domani, si conosceranno e riconosceranno, hanno subito le intemperie, si sono acciaccati le dita col martello, si sono spaccati la schiena, si sono messi in gioco vestendo costumi inconsueti per realizzare qualcosa insieme, un qualcosa che ha un valore assoluto e che supera le separazioni che viviamo quotidianamente.
Montegranaro è stata unita, sono spariti, come per incanto, come per la fantomatica magia del Natale, i dissapori, le antiche schermaglie, le divergenze. È sparita la politica, la distanza economica, l’ideologia. Ho visto con i miei occhi la gente di Montegranaro lavorare per Montegranaro. Solo per Montegranaro. Non per se stessa ma per la Comunità. Ho visto una prova di insieme assolutamente unica, un solo cuore battere all’unisono. Non voglio esagerare ma ho visto un miracolo.
Forse domani le crepe si manifesteranno di nuovo. Certamente i nostri problemi non sono stati risolti oggi. Ma, se saremo capaci di far tesoro di questa esperienza, potremo voltare una pagina importante per la nostra città. Potremo, domani e dopodomani, farci partecipi delle difficoltà collettive, potremo vedere i problemi del singolo come problemi comuni, potremo pensare come una sola, unica, indivisibile Comunità.
Forse (e continuo a usare il condizionale, per la paura di eccedere in ottimismo) tutto questo non accadrà domani, forse ci vorrà più tempo perché la ruggine è tanta e Montegranaro ha da tempo dimenticato cosa significhi essere Comunità. Ma la strada è quella giusta. Ci sono cinquecento persone che oggi hanno sperimentato quanto sia bello sentirsi uno e non credo che lo dimenticheranno facilmente. Allora forza: proviamo a cambiare Montegranaro da domani. Se un Montegranarese dice che ha un problema facciamolo nostro. Se a Montegranaro c’è qualcosa che non funziona (tante cose non funzionano) spendiamoci insieme per trovare una soluzione. Se a Montegranaro c’è qualcosa per cui gioire, gioiamo tutti insieme, perché una Comunità ha un cuore solo e tante menti. L’unione delle menti pensanti e positive fa la salute del cuore della Comunità.

Luca Craia

Il Presepe Vivente di Montegranaro si farà qualsiasi sia il tempo.



Stamattina si sono riuniti i responsabili dell’organizzazione del presepio vivente perché le previsioni meteo erano piuttosto preoccupanti. Valutata la situazione e visto che la probabilità di maltempo, pur essendo alta, non è certa e visto che ormai l’allestimento è quasi terminato, si è deciso che IL PRESEPIO VIVENTE SI FARÀ qualsiasi sia il tempo. Invitiamo tutti a partecipare numerosi.

sabato 27 dicembre 2014

Non era il suo letto



Si alzò per andare ad urinare che erano le tre in punto. Non accese la luce, neanche aprì gli occhi, tanto la strada dal letto fino alla tazza la conosceva a memoria. Appoggiò la mano al muro dietro il water tanto per prendere la mira ad occhi chiusi, fece quel che doveva fare ascoltando il rumore del suo prodotto che cadeva in acqua che testimoniava la sua buona mira anche a buio, tirò lo sciacquone e girò su se stesso in direzione del letto cercando di non svegliarsi del tutto per ripiombare tra le braccia di Morfeo o chi per lui senza neanche accorgersi della minzione e della passeggiata che essa aveva richiesto. Si sedette sul bordo del letto e si stese supino sotto il piumone. Ma qualcosa non tornava.
Sentiva la testa troppo bassa rispetto al solito e gli avvallamenti del vecchio materasso non corrispondevano. Ebbe la netta impressione che quello non fosse il suo letto. Anzi, ne fu sicuro. Allungò la mano in cerca dell’interruttore della lampada da comodino ma trovò il nulla, il vuoto. Non c’era l’interruttore, non c’era la lampada, non c’era il comodino. Fece per alzarsi ma un peso inconsistente sul petto gli impedì di mettersi a sedere come era nelle sue intenzioni.
Sempre più agitato cercò dalla parte opposta l’altro interruttore, quello a peretta che pendeva dal centro della spalliera del letto e che comandava la luce grande. Non c’era, l’interruttore, e non c’era nemmeno la spalliera del letto. Dietro alla sua testa anziché il rassicurante consueto pezzo di legno scolpito da una macchina a controllo numerico c’era il vuoto. La sua mano indugiò a mezz’aria alla ricerca di qualcosa di solido ma non trovò niente.
Cominciò a sudare freddo, freddo intenso e goccioline di sudore che colavano dalla fronte verso le orecchie. Lacrime cominciarono a stillare dai bordi dei suoi occhi spalancati nel buio pesto di quella che, era certo, non era la sua camera da letto. Terrore e ansia e la consapevolezza di trovarsi in un luogo sconosciuto gli annebbiarono i pensieri, la testa prese a girare, le mani a tremare, e un dolore acuminato gli trafisse la spalla e il petto sempre più oppresso da quel macigno invisibile e intangibile. Il respiro si fece corto, sempre più corto, fece per gridare aiuto ma gli uscì solo un rantolo soffocato.
Lo trovarono così, supino sul letto, con gli occhi sbarrati, steso al contrario, coi piedi sul cuscino e la testa in fondo al suo vecchio letto

La questione immigrati è ininfluente. Fregatevene.



Ancora una volta il popolo italiano si comporta da gregge ubbidiente al cospetto di esperti pastori. Lo facciamo sempre e ci facciamo dirigere dove vogliono loro. Chi siano questi loro è difficile da stabilire, certamente chi ci governa è solo uno strumento di questi “loro”, una sorta di cane pastore. Ogni qualvolta si renda necessario distogliere l’attenzione delle pecore da questioni che ne riguardano il futuro, loro hanno pronto un argomento che ne capti le ire e le energie. E questo è il caso del problema immigrazione.
Che questo sia un problema e fuori da ogni dubbio. Che sia un problema che vada risolto in maniera molto più concreta di quanto sia stato fatto fin’ora è altrettanto evidente. Ma è altrettanto evidente che questo non  sia Il Problema. La crisi non è causata dalla presenza di immigrati. La situazione economica non è aggravata in maniera sensibile dalla presenza di immigrati. La sicurezza pubblica non è peggiorata a causa della presenza di immigrati. Insomma: dei tanti problemi che abbiamo (e ne abbiamo davvero tanti) in questo momento la questione immigrati è quasi irrilevante.
Eppure il dibattito (se così vogliamo chiamarlo) continua a girare intorno a questo argomento. La lotta all’immigrazione, che spesso diventa lotta all’immigrato, è un argomento che sta a cuore a tutti i politici, parte dei quali si schiera a favore di misure più restrittive (talvolta sfiorando la disumanità), mentre altri si dichiarano più sensibili alla questione umanitaria. Il punto è che si stanno sprecando energie su una questione che non le merita.
Però la questione cattura l’attenzione degli Italiani. Lo sa la destra estrema che cavalca l’argomento per veicolare voti e consensi, lo sa la sinistra che cerca di fare altrettanto ragionando in maniera opposta. Il punto, però, è che, mentre gli Italiani si concentrano su un argomento quasi del tutto ininfluente per il loro futuro, si approvano norme e provvedimenti che, invece, influiscono in maniera determinante. Ad esempio il cosiddetto job act del Governo, un provvedimento che va contro ogni logica, impoverisce ancora di più il popolo, è contrario ad ogni tentativo di uscire dalla crisi perché annichilisce ancora di più i consumi e crea un popolo di precari sta passando quasi in sordina senza che gli Italiani si infiammino più di tanto sull’argomento. Gli stessi Italiani, intanto, si accapigliano sull’immigrazione. Popolo di pecore.

Luca Craia