mercoledì 23 aprile 2014

La violenza nella rete e i poveri di spirito.



Sono anni che utilizzo il web e i social network per comunicare eppure ancora mi stupisco di come i comportamenti in questo contesto devino dalla normalità per virare verso una forma di violenza che è verbale solo per il fatto che non può diventare fisica. Mi capita spessissimo che le cose che io pubblico, che non sono altro che riflessioni personali, ragionamenti che condivido e che non hanno la minima pretesa di essere interpretate né sentite da parte mia come assiomi indiscutibili, vengano commentate con parole offensive e con attacchi personali. Molto spesso questi commenti avvengono in forma anonima ma, quand’anche non lo sono, evidenziano come chi li scrive si consideri autorizzato a qualsiasi eccesso in quanto in rete.
Ecco, il concetto di rete, se ci mette tutti sullo stesso piano, se equilibra i livelli sociali e abbatte le barriere di distanza e di censo, nello stesso tempo fornisce la possibilità di travalicare le norme del normale convivere civile e autorizza, o illude di essere autorizzati, al turpiloquio e all’offesa gratuita. Così leggiamo sproloqui di violenza inaudita nelle pagine di politici, giornalisti e personaggi pubblici e così anche il comune mortale che si diletta a scrivere le proprie riflessioni deve subire gli attacchi di chi, incapace di una normale discussione, si sente ben protetto dallo schermo del computer o del telefono per poter, in una sorta di immunità mediatica, dire cose che, nella vita quotidiana e nel rapporto normale, fisico, tra persone, mai si permetterebbe.
È il risvolto negativo della facilitazione nelle comunicazioni fornita dal web. Purtroppo il soggetto più debole, quello intellettualmente meno attrezzato, quello sfornito di bastevole carattere per calarsi in una discussione costruttiva, nella realtà virtuale fa quello che nella vita reale mai farebbe: offende, ferisce, minaccia. E spesso nemmeno si assume la responsabilità di quello che dice, calandosi nell’anonimato, o semplicemente convinto che, con un colpo di mouse, si possa rimediare, cancellare, resettare.

Luca Craia

sabato 19 aprile 2014

La Sutor verso il naufragio. Un patrimonio che si perde.



Quando parla d’altro no, ma quando si occupa di basket e, nella fattispecie, della Sutor a Raffaele Vitali do credito perché di Sutor ci capisce davvero. Così, leggendo il suo editoriale sull’argomento, capisco che forse siamo davvero alla frutta per la storica squadra di pallacanestro montegranarese. Finiti i soldi ma, soprattutto, finita la passione. I Montegranaresi, dopo anni di pressanti richieste di denaro, denaro finito in chissà quali rivoli e scorso via senza quasi lasciare traccia, si sono stancati, disinnamorati, si sono accorti che non è più cosa. E questo, forse, segnerà la fine di quello che è, comunque, un patrimonio cittadino.
Si è evidentemente voluto fare il passo più lungo della gamba. Si è sopravvalutata la potenzialità di un territorio che, seppur ricco, non può può permettersi una squadra di serie A. I nostri imprenditori, che pure hanno dato tanto negli anni, oggi sono alle prese con problemi più seri di un pallone arancione, e non possono più sostenere la gestione di una squadra che, comunque, accusa una certa allegrezza e leggerezza. Montegranaro ha dato tanto, anche quando era palese che la squadra stava andando via, che non era più nostra. La Sutor ha chiesto e ottenuto tanto, monopolizzando ogni tipo di impegno economico della cittadinanza.
Ci è costato molto in termini sociali ed economici, a cominciare dagli investimenti sbagliati della politica, testimoniati dal rudere di quello che avrebbe dovuto essere il nostro palasport, passando per il sostegno economico dato dal Comune annualmente sottraendolo ad altre e più urgenti necessità, per finire all’impegno di ogni singolo tifoso che ha tirato fuori di tasca per sostenere un progetto che oggi sembra destinato a naufragare salvo miracoli. Forse sarebbe stato meglio volare più bassi, accontentarsi di una militanza in categorie appena minori, piuttosto che dover rinunciare alla squadra storica della città. Ma si sa, l’ambizione non ha freni, e quando questa viene cavalcata per altri fini meno nobili, sia economici che politici, i risultati non possono che essere quelli che vediamo. Speriamo in buone notizie future da parte del buon Vitali. In fatto positivo, intanto, è che questa campagna elettorale non vedrà le solite promesse ridondanti sulla Sutor.

Luca Craia

Il quinto candidato ufficiale apre la quaresima elettorale di sangue



Sta per finire questo fine settimana di passione per la politica montegranarese. Finisce dopo una Via Crucis dove erano presenti tutti i rappresentanti delle liste in lizza per governare il paese a scarpinare affannosamente, divisi nei propri specifici capannelli, dietro agli altoparlanti oranti, tutti pii e devoti almeno una volta ogni cinque anni. Magari erano lì a pregare perché il plurisindaco siderale non si candidasse e invece, incredibile ma vero, oggi questi ci sconvolge ogni dogma di fede annunciando che sì, sarà lui a capitanare la compagine dei dissidenti e sarà lui, sbalordite gente, a vincere le elezioni.
Ora non ci resta che attendere. Attendere che vengano rese note le liste dei candidati, attendere che giunga quel fatidico giorno in cui i Montegranaresi sceglieranno il loro nuovo sindaco. Basso ha ragione: la sfiducia a Gismondi ha rivelato conti che, altrimenti, avremmo ignorato, più o meno. Ma forse li ignoravano anche i dissidenti, visto che, all’epoca, non ne parlarono e se ne dicono edotti, come se sempre l’avessero saputo, solo ora. E sono conti dei quali sono perfettamente e pienamente corresponsabili. Ma la memoria della gente è corta e, da qui a fine maggio, i Montegranaresi sapranno perdonare sia il padre putativo di Gismondi, quel Basso che non necessita di estetista, che il figliol prodigo mai pentito Gismondi, che invece l’estetista lo conosce bene.
Ultimi sprazzi di campagna elettorale che si preannunciano scoppiettanti, ora che il più esperto tra i politici nostrani rompe gli indugi. Sarà un periodo di passione, una nuova quaresima, quella che ci porterà ala voto. Vedremo scorrere il sangue? Sì, ne sono convinto, visti i colpi bassi, le bassezze, la bassa misura dei contenuti cui abbiamo già avuto modo di assistere. E il finale non deluderà: si passerà dalla farsa al grottesco finchè eleggeremo un sindaco che non rappresenterà nessuno.

Luca Craia

Le lengueloghe e la festa del 1 maggio



Nel paesello (questo siamo, nel senso dispregiativo del termine) dove domina la chiacchieretta da bar, dove si fa politica con le maldicenze e campagna elettorale con falsità e ipocrisie, si supera ogni giorno il limite della decenza. Questa volta lo si fa con la fandonia del laghetto inutilizzabile per una fantomatica decisione del Commissario Prefettizio che, per quanto si affanni oggi a smentire sulla stampa, rimarrà sempre con il capro espiatorio di tutte le dicerie strumentali alla politica cittadina.
Si vuole far credere che Montegranaro, senza sindaco, sia una città bloccata, dove non si può più nemmeno fare la festa del 1 maggio. Si vuole far credere che, ad esempio l’anno scorso, sia stato proprio il sindaco a far sì che la festa si facesse, mentre il suo ruolo è stato del tutto marginale se non nullo. Si vuole far credere, e da molto tempo, che senza chi si assuma la responsabilità a Montegranaro non si può organizzare niente e che il Commissario queste responsabilità non vuole prendersele. Giustamente.
Prendersi la responsabilità di mandare al cinema qualche centinaio di persone con la sala non a norma non è fare un atto di generosità ma di irresponsabilità, così come mandare dei tifosi alla partita al vecchio palazzetto che, pare, è privo dei certificati antincendio. Fa bene il commissario a limitare i posti, ha fatto sempre male quel sindaco che, sapendo delle inadempienze, invece di rimediare derogava.
Inventarsi queste storielle in campagna elettorale è meschino, è da menti povere irrispettose delle menti degli elettori, e scandaloso. Lo è anche perché si sa che non c’è smentita che tenga, che quando un concetto si radica nella gente non c’è articolo di giornale che lo possa cancellare. Alcuni montegranaresi lo sanno bene, siamo il paese delle lenguelonge. È vergognoso ma è così.

Luca Craia

venerdì 18 aprile 2014

La violenza nelle manifestazioni. A chi fa comondo?



A me pare strano. Pare davvero strano che, ad ogni manifestazione che si organizzi in Italia capitino disordini più o meno gravi. Pare strano che ci sia così tanta violenza nella gente che, seppure esasperata, diventa talmente stupida da passare sistematicamente dalla ragione al torto solo per il gusto di tirare un petardo addosso alla polizia. No, non riesco a crederci.
Allora mi pare più plausibile un’altra ipotesi, che pure sarebbe pazzesca se fossimo in un Paese normale. Ma il nostro è il Paese delle stragi di Stato impunite, dei servizi segreti deviati, della P2 che forse ancora ci governa. E quindi pensare che dietro ai disordini che puntualmente si verificano ad ogni manifestazione di cittadini ci sia una regia non è fantascienza ma, forse, solo senso della realtà. La violenza neutralizza gli effetti che una manifestazione legittima e pacifica potrebbe avere. Una manifestazione che termina con feriti e teste spaccate dall’una e dall’altra parte disintegra ogni ragione e vanifica ogni giusta pretesa o istanza. Per questo, prima di chiedermi se i manifestanti abbiano perso la ragione o se i poliziotti siano tutti dei pazzi violenti mi viene naturale chiedermi chi abbia davvero un tornaconto nel far spaccare vetrine ai manifestanti.

Luca Craia

Chi paga la campagna elettorale? Pubblicate un rendiconto.



Negli USA è cosa nota che le lobby finanzino partiti e candidati e, una volta concluse le elezioni, poi passino a “riscuotere”. In Italia, invece, assistiamo a campagne elettorali sempre più roboanti e costose e non si sa con esattezza da dove escano i soldi per finanziarle. A Montegranaro vediamo vele, manifesti giganti, merende, porchette e chissà cos’altro avranno ancora in serbo per noi i numerosi candidati sindaco da qui alla fine della campagna elettorale. Credo sia lecito domandarsi chi paga tutto questo, perché tutto questo ha un costo. È lecito perché, anche considerando legittimo, come lo è in America, che gruppi o persone provenienti dal mondo economico possano finanziare questo o quel candidato per poi trovarne vantaggio successivamente, è altrettanto legittimo, anzi, doveroso che il cittadino ne sia informato preventivamente. Per questo propongo a tutti i candidati montegranaresi di rendere pubblico un resoconto di come siano state finanziate le spese sostenute per la campagna elettorale, magari omettendo i nomi dei finanziatori per rispetto della privacy ma indicando la loro eventuale presenza come “donazione privata”. Credo sia una forma di rispetto per il cittadino elettore dovuta e apprezzabile.

Luca Craia

La sicurezza? Prima di tutto è compito del cittadino.



Sul giornale stamane due notizie che apparentemente non hanno nulla in comune ma che chi vive da anni a Montegranaro vede come parte dello stesso problema. Oggi si seppellisce uno dei protagonisti delle cronache criminali cittadine e, contemporaneamente, si apprende di un nuovo ennesimo tentativo di furto ai danni di un locale del centro. A Montegranaro abbiamo un problema di sicurezza, e lo abbiamo da tempo, non da ieri. Solo che ce ne rendiamo conto soltanto quando i giornali riportano fatti di cronaca nera. E giù a invocare sicurezza, controllo, vigilanza da parte degli organi preposti. Sacrosanto.
Ma i Carabinieri stanno già facendo il massimo, la Polizia Municipale anche di più, considerando lo scarso organico a disposizione. Ciononostante la città è sempre più in mano a bulli, lestofanti, criminali. Prima il Campo dei Tigli, zona quasi offlimit se non si vuole rischiare, specie nei giorni infrasettimanali o di notte. Ora sembra che anche il giardino di Piazza Mazzini stia diventando luogo di ritrovo per individui poco raccomandabili.
Eppure far tornare “pulita” Montegranaro è semplice. Ma non tocca ai Carabinieri o alla Polizia Municipale, almeno non solo a loro. Il primo ruolo, quello più importante, spetta ai cittadini di Montegranaro che debbono riprendersi la loro città. Debbono cercare di viverla, di occuparne gli spazi. Debbono smettere di passare il fine settimana nei centri commerciali. Debbono tornare in piazza, in viale Gramsci. Debbono invitare i propri figli ad andare a giocare al Campo dei Tigli, debbono andare a passeggio dietro le mura. Se i Montegranaresi torneranno a Montegranaro gran parte del problema sarebbe risolto. E la politica, in tutto questo, ha un ruolo fondamentale. Deve incentivare le attività al centro della città, deve promuovere iniziative, aiutare le associazioni, sostenere i commercianti. Poi anche le forze dell’ordine dovranno fare la loro parte. Ma la soluzione passa attraverso la società civile.

Luca Craia