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martedì 10 novembre 2015

Ospedale di Montegranaro: che ne vogliamo fare?



Fa rabbia e tristezza vedere il nostro ospedale o, meglio, quello che era il nostro ospedale, oggi praticamente deserto e svuotato di quasi tutti i servizi. Quello che era una struttura all’avanguardia e un nosocomio che funzionava anche grazie a professionalità importanti (ricordiamo, per citarne uno, il compianto dottor Enzo Allegri), oggi, eccetto piccole ma preziose eccezioni come l’Hospice e il centro per l’alzheimer, è una scatola vuota. Eppure la struttura è ancora più che valida, la sua ubicazione ancora molto funzionale e la sua potenziale utilità è palese. Perché lasciarlo in queste condizioni?
La sanità fermana è in gravi difficoltà, con un ospedale centrale insufficiente, un progetto per una nuova struttura che, per ora, è solo sulla carta e che sembra vi debba rimanere ancora a lungo, i piccoli nosocomi periferici in chiusura. I servizi diminuiscono nel momento in cui forse c’è maggiore domanda. L’offerta si sta spostando nella sfera dell’imprenditoria sanitaria privata. Non sarebbe forse il caso di approfittarne?
La proprietà dello stabile è pubblica. Dopo aver visto naufragare progetti faraonici e fantomatici, cliniche del piede che sono esistite solo nei sogni di qualcuno, progetti di riconversione che non sono mai decollati anche per un’insufficiente pressione politica, credo sia giunto il momento di rimettere mano allo stabile e farlo rivivere, magari rendendolo anche remunerativo per la collettività. Penso ad un bando per affidarlo a privati il locazione o, addirittura, alla sua alienazione.
Uno stabile così grande richiede manutenzioni costanti e costose. Allo stato attuale è destinato a deperire e, quindi, a deprezzarsi. Penso sia il caso di pensare ad un suo utilizzo che sia di salvaguardia economica dell’ente pubblico, di utilità per la comunità montegranarese e che ne scongiuri il degrado. Speriamo che la politica ci pensi, almeno. Prima che sia troppo tardi.

Luca Craia

venerdì 8 maggio 2015

Walter Antonelli: elezioni e sanità, gli impegni dei candidati siano pubblici.



Siamo in piena campagna elettorale per le prossime elezioni Regionali. Nessuno mette in dubbio che siamo in un paese democratico dove è sancito il diritto sacro di libero voto, mentre si può solo dissentire sul grado di consapevolezza del voto medesimo per responsabilità principale della classe politica, spesso carente nel dare chiare e approfondite informazioni programmatiche. Io, nel mio ruolo istituzionale di Presidente del Consiglio comunale, vorrei intervenire in merito, guardandomi bene dal fare ingiuste ingerenze o pressioni che possano rappresentare un pericolo e un limitare la libertà di voto, ma per dare un contributo di chiarezza informativa, affinché si possa dare un consenso più consapevole. Tutti sanno che mi sono sempre interessato di problematiche socio-sanitarie, pur non avendone nessuna delega comunale, pertanto allo scopo di rendere edotti i Montegranaresi su quello che prevede il programma dei candidati Governatori regionali su l'utilizzo del nostro ospedale. Inviterò tutti i candidati Presidenti alla Regione per rendere pubblici i loro impegni socio-sanitari per il nostro paese, sperando così di dare un contributo ad un voto più consapevole.

Walter Antonelli

domenica 6 luglio 2014

Antonelli scoperchia il pentolone. La questione è nelle deleghe.



Le premesse dell’attuale amministrazione comunale appena insediata (appena si fa per dire, è passato più di un mese e sarebbe legittimo aspettarsi qualche intervento) sono piuttosto fosche e non danno grandi speranze per il futuro. Come dice stamane il Presidente del Consiglio Comunale sul giornale, non si nota alcuna discontinuità con le amministrazioni del passato, recente e non. Ci si muove a tentoni, si improvvisa, manca un progetto, una visione di insieme, e si dimostra fin da subito che il programma elettorale tale era e rimarrà: una lista di buone intenzioni, la maggior parte delle quali consapevolmente irrealizzabili.
Parlo da uomo deluso, che aveva visto, anche se con uno scetticismo di fondo che, ahimè, per esperienza mi rimane ogni qualvolta devo fare un atto di fede, una qualche speranza per la mia città in questa nuova stramba coalizione. Una delusione che si è concretizzata, dopo varie avvisaglie, negli ultimi giorni in cui abbiamo visto muovere i primi passi al Sindaco e alla sua squadra. Passi incerti, traballanti, titubanti circa la direzione da prendere per non scontentare questo o quello, farsi amico quello o questo, mantenere unita una compagine che unita, evidentemente, non è mai stata se non dalla necessità di battere Gismondi, Basso e compagnia. Una volta fatto questo, come temevo, l’assenza di un progetto vero si evidenzia.
Il Sindaco ha tenuto per sé deleghe importanti, come la cultura e la santità. Non mi pare mancassero le competenze negli uomini a sua disposizione per poterle distribuire e farle lavorare al meglio. Ciononostante le deleghe non sono state assegnate. Questo è un segnale preciso, che attesta contemporaneamente la necessità che ha il Primo Cittadino di mantenere in sé il controllo della situazione avendo come alleati personaggi che tutto sanno fare meno che i comprimari se non i sottoposti, e l’esigenza di non scontentare nessuno. Il risultato è, da una prima analisi, sconfortante.
Cultura: si è detto che la delega non è stata assegnata per avere più collegialità nelle decisioni. Di fatto pare evidente che l’amministrazione comunale patisce, e non poco, le pressioni dei gruppi di potere identificabili nelle associazioni che più smuovono, a livello economico e non culturale, in città. Da ciò nasce un comportamento inspiegabile che va a incaricare realtà fondamentalmente incompetenti di compiti a loro alieni, solo allo scopo di soddisfarne le ambizioni. Anziché partire dall’esistente, come sarebbe logico e intelligente, rispettando le conoscenze, il lavoro svolto, i risultati ottenuti e sostenendo le azioni che finora hanno prodotto positivamente, si innescano processi autodistruttivi che servono solo a fare aumentare la forza politica di associazioni che si occupano d’altro mandandole a interferire senza alcuna logica con l’operato di altre che, invece, competentemente hanno portato avanti, negli anni e con sacrifici, un percorso fruttifero per la collettività. Si sta dimostrando incompetenza, pressapochismo, mancanza di autorevolezza e, soprattutto, che le parole spese in campagna elettorale tali erano: parole.
Sanità: parte da lontano il disastro della sanità nostrana e politici, imprenditori, varietà assortite di genti dedite alla vita pubblica per interessi lontani da quelli comuni si sono ingrassati su queste problematiche, creandosi carriere politiche, intrecciando rapporti, inventandosi associazioni unipersonali che ancora tengono in scacco chi amministra. Anni di politica inutile se non ai propri tornaconti hanno prodotto prima la chiusura dell’ospedale, poi la sottrazione di ogni servizio sanitario locale a favore di città che sono state in grado di proporre politici più accorti e lungimiranti dei nostri. Oggi che si verifica la possibilità di realizzare un polo sanitario nel nostro complesso ospedaliero ormai vuoto seppur ancora valido vediamo l’incapacità incipiente dell’attuale amministrazione di proporsi e portare avanti le istanze della nostra città, come è costretto a denunciare il Presidente del Consiglio Comunale che, pure, è parte della stessa maggioranza. Stiamo perdendo un altro treno.
Montegranaro, negli anni, ha visto sparire, per incapacità politiche, l’ospedale, il poliambulatorio, l’Inps, la Sutor, il teatro, la gente. Ora rischiamo di uccidere sul nascere il turismo e le nuove opportunità sanitarie. Cercate di rinsavire, per favore, o  andate ad occuparvi d’altro.

Luca Craia

sabato 8 febbraio 2014

Non solo case cadenti.




Il problema della staticità degli edifici dl centro storico è certamente quello più evidente e, necessariamente, il più preoccupante. La soluzione è complessa ma già, come abbiamo detto, ci si sta muovendo, non senza difficoltà, attraverso l’emissione di apposite ordinanze. Le case cadenti sono individuate, censite e monitorate. Ciononostante rappresentano, come sappiamo, un pericolo per la pubblica sicurezza, sia dei passanti che delle costruzioni adiacenti.
Un problema, invece, finora poco considerato è quello dell’igiene e del rischio sanitario dovuto a sporcizia e presenza di animali all’interno di edifici disabitati. Sono diverse le costruzioni non abitate all’interno del centro storico, fatiscenti ma non necessariamente cadenti. Si tratta di edifici abbandonati all’interno dei quali, sia per cause naturali che per inciviltà, l’accumulo di sporcizia di varia natura attira animali di vario genere e ne favorisce la prolificazione: piccioni, gatti randagi, topi. L’incuria in cui versa il quartiere agevola l’acuirsi del problema che si manifesta con cattivi odori e avvistamenti di animali che, potenzialmente, possono essere veicolo di infezioni e malattie.
Nelle foto vedete ritratto un edificio che insiste tra via Palestro e vicolo del Ponte: la casa è puntellata ma non nell’immediato pericolo di cadere. I vicini, però, lamentano la presenza di cattivi odori e hanno più volte visto topi e ratti uscire da pertugi sui muri e sugli infissi della casa. Come queste ve ne sono innumerevoli altre. Io stesso ho potuto vedere, in via Garibaldi, strada  in cui, in realtà, i fabbricati sono per la maggior parte in buone condizioni, uscire da una piccola costruzione abbandonata un ratto di notevoli dimensioni. Può far sorridere il fatto che un gatto che era nella zona, vedendolo, ha pensato bene di darsela a gambe piuttosto che seguire la natura e attaccarlo. Ma il sorriso è amaro, considerando che, intorno alla costruzione di cui parlo, la zona è ampliamente popolata.
È quindi necessario, oltre che valutare, monitorare e intervenire sugli edifici pericolanti, anche effettuare un censimento delle case vuote e determinare la presenza o meno di rischi per la pubblica salute. Anche attraverso la soluzione di queste problematiche, che certamente non appartengono soltanto al centro storico ma a diverse aree della città (ad esempio potrei citare analoghe segnalazioni a San Liborio) passa il miglioramento della qualità della vita dei cittadini e la rivalutazione generale della città, non solo del centro storico.

Luca Craia