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lunedì 3 ottobre 2016

Raffica di furti nella notte a Montegranaro. Sale il senso di insicurezza.



Continua senza sosta l’ondata di criminalità che sta investendo Montegranaro. Dopo i furti nei negozi, lo scippo della pensionata e numerose segnalazioni di piccoli reati, nella serata e nella nottata di ieri si sono susseguiti ben cinque furti in appartamenti nell’area di via Elpidiense Sud. È pensabile che la mano sia la stessa, vista la successione degli atti criminali e la vicinanza tra loro degli alloggi colpiti. Sono in corso indagini da parte dei Carabinieri che ritengono si tratti di gente venuta da fuori. La tecnica utilizzata è quella di praticare un buco nel vetro di una finestra per poi entrare in casa agevolmente e fa pensare a una banda di criminali di origine albanese. In due casi addirittura i criminali hanno agito nonostante i proprietari fossero in casa.
Intanto in paese sale la preoccupazione per quella che è un’escalation criminale a tutti gli effetti. Le forze dell’ordine stanno lavorando senza sosta ma al momento non si vedono risultati apprezzabili e il senso di insicurezza da parte dei cittadini sale. In effetti molti degli autori di questi atti criminali, come i Rom protagonisti dei rai nei negozi della scorsa settimana, sono noti e identificati. Ciononostante sono ancora a piede libero. Occorrerebbe un intervento più incisivo da parte della magistratura ma, al momento, questi criminali restano impuniti e liberi di continuare a delinquere. E la settimana prossima ci sarà la tradizionale fiera di San Serafino, che potrebbe rivelarsi una manna per ladri e scippatori.

Luca Craia

venerdì 2 settembre 2016

Montegranaro, niente romanzo, una storiella criminale



Lo chiamano “Il Mesciato”. È un ragazzo marocchino, nella vita si occupa di spaccio di droga. Non so se faccia anche altro ma pare che sia uno spacciatore a chilometri zero, nel senso che, almeno il fumo, se lo produce da solo, dal seme alla canna. E pare che abbia pure roba di primissima qualità.
Il Mesciato è uno dei tanti, forse nemmeno quello più pericoloso. Le forze dell’ordino lo conoscono, sanno dove e quando opera. Ma possono farci poco, possono denunciarlo ma tanto resta fuori. A Montegranaro principalmente sono due le piazze dello spaccio: il Campo dei Tigli e il lavatoio di via Martiri D’Ungheria. Ma ce ne sono anche altre perché il mercato è fiorente. Il problema, in fin dei conti, non è dato tanto dal Mesciato ma dai suoi clienti. Perché Il Mesciato la sua merce la vende ai ragazzi di Montegranaro, mica ai marziani. Ed è qui che dovremmo preoccuparci, dei nostri giovani.
Poi ci sono gli atti criminali di diversa natura: furti in appartamento, furti nelle aziende, rapine in mezzo alla strada, molestie alle donne che vanno in giro da sole, atti vandalici di vario genere. Non passa giorno che non accada qualcosa di questo tenore. Piccoli reati, alla fine, che spesso neanche vengono denunciati, tanto che risolvi? Ed è questo senso di impunità che da un lato incoraggia questa piccola criminalità da quattro soldi, ma pericolosa come quella grande, e dall’altro deprime il comportamento civile, il senso sociale, la sicurezza. Ed è tutto collegato, guardate, lo spaccio e gli altri crimini appartengono allo stesso universo sommerso, che poi tanto sommerso non è.
Le telecamere volute da Ubaldi e dal fido Gaudenzi, per non citare la logorroica Strappa, sono state considerate fin dalla loro comparsa, ormai un anno e mezzo fa se non più, come la panacea di tutti i mali, la soluzione armagheddonica ai problemi di ordine pubblico paesani. Ma non siamo a conoscenza di alcun dato, mai stati pubblicati resoconti sull’efficacia del sistema, un elenco dei reati scoperti e degli autori assicurati alla giustizia grazie alla televisione via cavo del Vicesindaco. Ce li avranno, questi dati? E soprattutto: avranno mai ripreso Il Mesciato e i suoi degni compari in azione? Chissà.

Luca Craia

martedì 17 maggio 2016

Tutela del domicilio: Montegranaro non firma. 513


Paese strano il nostro: tutti preoccupati per la sicurezza e la criminalità ma quando c’è da fare qualcosa, anche semplice, che richieda poco sforzo, a muoversi sono pochi. A meno di una settimana dal termine sono solo 513 le firme raccolte a Montegranaro per la promozione della proposta di legge sulla tutela del domicilio, una proposta che è tutt’altro che liberticida, come qualcuno ha voluto far passare, ma che si pone l’unico obiettivo di tutelare maggiormente la proprietà privata aumentando il diritto ad autodifendersi.
I dati di paesi vicini al nostro sono ben altri, con numeri totali di firme raccolte lungamente superiore al nostro. Solo il 3,92% della popolazione ha sentito il problema e ha fatto la sua piccola parte andando all’Ufficio Anagrafe del Comune per firmare. Il resto della popolazione, evidentemente, non crede di correre rischi, forse vive in fortilizi inespugnabili o ha qualcuna delle miracolose telecamere del vicesindaco puntate addosso.
C’è ancora un po’ di tempo: si chiude sabato 21 maggio e il plico con le firme raccolte sarà ritirato e spedito lunedì 23 maggio. Speriamo che altrove la gente sia stata un po’ più partecipe e attenta e che la legge riesca a raggiungere il minimo di firme necessario.


Luca Craia

martedì 1 marzo 2016

Il paradosso dell’era della sorveglianza digitale



È paradossale questa impennata di criminalità nel fermano proprio nell’era della videosorveglianza. Un’impennata testimoniata quotidianamente dalle cronache locali che parlano di un susseguirsi preoccupante di atti criminosi, molti dei quali compiuti da stranieri, che contraddicono le rassicurazioni che giungono da tutori dell’ordine e politici. È paradossale perché, nel momento in cui si cerca di tranquillizzarci snocciolando dati sull’utilità della videosorveglianza, i fatti ci dicono che questa è pressochè inutile quando non dannosa.
Inutile, dicevo: anche se talvolta può aiutare nell’individuazione dei responsabili di atti vandalici o di piccoli gesti criminali, la videosorveglianza, se non è in tempo reale con la possibilità di intervenire tempestivamente durante il crimine, serve a ben poco. Né può essere considerata un valido deterrente in quanto il malvivente, ormai a conoscenza dell’esistenza delle telecamere, prenderà ovviamente le sue contromisure per non essere riconosciuto.
Dannosa. Lo è perché crea una sorta di alibi psicologico, una specie di convinzione di avere fatto quanto si poteva fare e, quindi, non sia necessario studiare nuove forme di tutela dell’ordine. E la mia impressione è che stia accadendo proprio questo: ci si è adagiati, si considera il monitoraggio video del territorio come la panacea di tutti i mali e non si pensa a come, magari, intensificare i controlli sul posto, i pattugliamenti, i controlli preventivi.
Le conseguenze le leggiamo sui giornali, con notizie ogni giorno più preoccupanti. E la gente comincia ad avere davvero paura. E a chiedere risposte che, al momento, non vengono o non convincono.

Luca Craia