lunedì 3 dicembre 2018

A Montegranaro una pinacoteca privata. E l’assessore sconfitto plaude.


Montegranaro non ha uno spazio espositivo pubblico dove esporre il patrimonio culturale presente sul territorio. L’iniziativa di Philosofarte, nata dalla generosità di Barbara Mancini che ha messo a disposizione della cittadinanza la collezione di opere d’arte di proprietà della famiglia e raccolta dal padre Gottardo, è lodevole e degna di plauso da parte di ogni Montegranarese, anche se questa esposizione non può essere chiamata “pinacoteca” in quanto non è di proprietà della collettività. Poi chiamiamola come vogliamo, ma rimane un’anomalia per un paese che non possiede uno spazio pubblico che possa definirsi pinacoteca.
È per questo motivo che vedo il plauso dell’assessore alla cultura, Giacomo Beverati, piuttosto fuori luogo. La creazione di uno spazio espositivo privato, per quanto aperto al pubblico gratuitamente, è sostanzialmente una sconfitta per le politiche del suo assessorato che, in cinque anni, non è riuscito ad allestire uno spazio veramente pubblico per esporre le opere d’arte della collettività montegranarese. Gli spazi ci sono o, quanto meno, ci sarebbero.
All’Ospedale Vecchio, che nelle intenzioni elettorali doveva diventare il polo culturale cittadino, gli spazi avanzano. Quello che è mancato è stata la volontà di farlo, in linea perfetta con una politica culturale attendista, priva di proposte, sempre in attesa di far propri i progetti e gli sforzi altrui, basando la (non) azione quasi interamente sul lavoro delle tante associazioni culturali. Così la lodevole iniziativa di Barbara Mancini diventa, in ogni caso, la testimonianza del fallimento dell’assessore Beverati.

Luca Craia

PD Montegranaro: 80 votanti per il segretario regionale. Il lento declino del partito di Delmaide.


C’erano una volta i comunisti di Montegranaro. Erano tanti, facevano le barricate per difendere i diritti dei lavoratori, votavano e vincevano le elezioni da soli per poi governare il paese, avevano una sezione attiva, piena di gente e di iniziative e, quando facevano la Festa de L’Unità, c’era una folla che manco alla fiera di San Serafino.
A margine dei ragionamenti sull’elezione del nuovo Segretario Reginale di quello che fu il PCI, di cui abbiamo già dato conto (leggi l’articolo), ci sono i numeri dei partecipanti alle elezioni interne al partito, elezioni a cui hanno potuto partecipare solo gli iscritti. E a Montegranaro questi numeri dovrebbero far riflettere, perché a votare sono stati soltanto in 80 e questo è un numero che avrebbe dell’incredibile per il partito dell’epoca del Sindaco Delmaide Lelli, quello del momento più florido per la sinistra montegranarese.
Che il PD si stia sfaldando a livello nazionale è un dato di fatto, ma a Montegranaro la situazione sembra essere ancora più grave e parte da lontano, dalla rottura con un’ala del partito, quella rappresentata da Fausto Franceschetti, i cui effetti non sembrano sanarsi nemmeno con l’annunciata candidatura del figlio di Franceschetti, Andrea, che potrebbe preludere a un ritorno di feeling con una parte del partito che non sembra comunque aver trovato altre collocazioni definitive. Ma la storia recente, con la segreteria di Roberto Basso prima e di Laura Latini poi, parla di una sezione in fin di vita, con i locali in vendita, il nulla come proposte, l’assenza di forze nuove come la sezione giovanile, presente e forte fino a pochi anni fa.
Alle feste de L’Unità non ci va più quasi nessuno, e nemmeno i manicaretti di Renzo, unica cosa immutata nel tempo, riescono ad attrarre pubblico. Alle iniziative, poche, non partecipa nessuno tanto da doverle annullare. E ora questo dato, un dato davvero brutto, che segna come il Partito che fu di Delmaide e dei lavoratori, il partito che a Montegranaro era il più forte, oggi sia ridotto al lumicino. Questo non vuol dire che non prenda voti, i voti si prendono anche per altri motivi, ma l’organizzazione è stata smantellata, la struttura non c’è più, e manca evidentemente il radicamento con la gente che era la forza del PCI. Di tutto questo, però, non sembra che a Palazzo Francescani se ne accorgano o, se se ne accorgono, sono bravi a non darlo a vedere.

Luca Craia

domenica 2 dicembre 2018

Segretario PD: Fermo vota per Pesaro e avalla le politiche di Ceriscioli.

Nulla di sorprendente dagli esiti delle elezioni per il segretario del PD marchigiano, che confermano che il maggior partito della sinistra Italiana oggi sia diventato il campione dell'autolesionismo. Che Paolo Petrini avesse scarse possibilità di vincere sul candidato pesarese Gostoli era cosa nota, ma che almeno potesse contare sui voti del suo territorio sarebbe stato quantomeno logico. Invece il Fermano ha votato per Pesaro. Eccetto Porto Sant'Elpidio, roccaforte nonché terra natale dell'ex deputato, tutto il fermano ha preferito il candidato pesarese, fedele alle indicazioni dell'uomo forte territoriale, Fabrizio Cesetti, a cui ha risposto nella massima disciplina di partito la nomenclatura locale.
Vince il candidato pesarese e con questa vittoria sancisce l'appoggio e l'avallo del partito marchigiano fin dalla base alle politiche attuate dall'amministrazione regionale guidata dall'altro pesarese Luca Ceriscioli. Non c'era da aspettarsi nulla di diverso, senonchè la storia va raccontata per cercare di comprendere come funzionano certe teste.
Se un paese come Montegranaro vota in massa, se 80 voti complessivi possono essere considerati massa, per un candidato extraterritoriale che propone una politica che col nostro territorio non ha nulla a che fare, anzi, propone misure che vanno nella direzione opposta alla tutela dei nostri interessi economici e sociali (vedi Camera di Commercio), vuol dire che la disciplina di partito ha un valore immensamente più grande dei suddetti interessi e dei cittadini stessi.
Plaude Alessandrini, segretario fermano, plaude Nicolai, ex segretario fermano, gongola Cesetti per l'ennesima vittoria politica che nasconde l'ennesima sconfitta per il territorio di cui è espressione. In sintesi, l'esito di questa elezione dimostra in maniera lampante i motivi per cui il PD sta scomparendo. Un partito completamente slegato dal territorio e dalle sue esigenze è, vivaddio, destinato all'oblio.

Luca Craia 

sabato 1 dicembre 2018

Strade killer e scuole trappola: la Provincia di Fermo brilla per inefficienza e situazioni di pericolo.


Non può esserci sempre la giustificazione dei soldi che mancano, anche perché, a quanto pare, per l’ITIS di Fermo i soldi c’erano. Eppure è servito un provvedimento giudiziario per portare via i ragazzi da un plesso scolastico che reputare pericoloso non è solo ipotetico, visto che, solo pochi mesi fa, non c’è scappata la strage per un mezzo miracolo. Dal crollo del tetto al sequestro dell’edificio di cui le cronache odierne, nessuno si è posto il problema di dove mandavamo a scuola i ragazzi. Tuttavia, l’indice di vulnerabilità sismica dell’edificio è ignoto e, visto che i tetti non crollano per caso, forse qualche precauzione in più andava presa.
Ma le precauzioni non vanno più di moda, a quanto pare, e la Provincia di Fermo continua a prendersi enormi responsabilità sfidando il destino e la coscienza degli stessi amministratori. Stessa cosa vale per le strade, pericolose, assassine, strade senza una manutenzione seria da anni, se togliamo le toppe messe lungo la Mezzina pochi mesi fa e spacciate per opere di alto livello. Non ci si assumono le responsabilità ma ci si attaccano le medaglie di latta spacciandole per oro. Un bel giochino, non fosse che il tutto comporta rischi seri per la vita delle persone. Le scuole non sicure vanno chiuse, se non ci sono i soldi per renderle sicure. Le strade non sicure lo stesso. Ma è molto più semplice mettere la testa sotto la sabbia, lasciare che le tempeste, quando arrivano, passino via contando sulla memoria corta della gente, e ogni tanto autocelebrarsi.

Luca Craia

Bennato, Salvini e la stupidera dei sinistroidi.

Edoardo Bennato è Capitan Uncino, ma anche Peter Pan. È Spugna, Wendy, persino il Rockcoccodrillo. È Pinocchio, la Fata, il Gatto e La Volpe. È Nerone, è il buono e il cattivo,  ma non sarà mai il censore. 
Non sono un fan di Bennato, sono un suo discepolo, lo dico a scanso di equivoci. Penso come penso perché ho nutrito me stesso bambino e adolescente del suo modo di pensare, della sua immensa libertà di pensiero, del suo pensare fuori da ogni schema, del suo essere prima di tutto Essere Pensante. 
Per questo sono inorridito del linciaggio che si sta facendo di una delle menti più libere che io abbia mai avuto la fortuna di incontrare. Un linciaggio perché zio Edo si è permesso l'audacia di farsi una foto con Salvini. Bennato è uomo intelligente sicuramente ben sopra la media di chi lo sta criticando. Bennato sa sicuramente quello che ha fatto, e quello che ha fatto, il delitto di farsi fotografare col "mostro" Salvini, rientra perfettamente in tutto quello che ha sempre detto, scritto e cantato.
Ma quello che è spaventoso è che chi si definisce fan di Bennato sia il primo a crocifiggerlo con una ottusità che non può appartenere a chi ha seguito e ha compreso il suo messaggio e il suo pensiero. E tutto questo simboleggia la politica attuale, fatta di stereotipi, di dogmi, di bandiere da difendere, di buoni e cattivi. Bennato la conosce da sempre, la canta da sempre. I suoi scarnificatoti, invece, non l'hanno mai capito.

Luca Craia