Non può esserci sempre la giustificazione dei soldi che
mancano, anche perché, a quanto pare, per l’ITIS di Fermo i soldi c’erano.
Eppure è servito un provvedimento giudiziario per portare via i ragazzi da un
plesso scolastico che reputare pericoloso non è solo ipotetico, visto che, solo
pochi mesi fa, non c’è scappata la strage per un mezzo miracolo. Dal crollo del
tetto al sequestro dell’edificio di cui le cronache odierne, nessuno si è posto
il problema di dove mandavamo a scuola i ragazzi. Tuttavia, l’indice di
vulnerabilità sismica dell’edificio è ignoto e, visto che i tetti non crollano
per caso, forse qualche precauzione in più andava presa.
Ma le precauzioni non vanno più di moda, a quanto pare, e la
Provincia di Fermo continua a prendersi enormi responsabilità sfidando il
destino e la coscienza degli stessi amministratori. Stessa cosa vale per le
strade, pericolose, assassine, strade senza una manutenzione seria da anni, se
togliamo le toppe messe lungo la Mezzina pochi mesi fa e spacciate per opere di
alto livello. Non ci si assumono le responsabilità ma ci si attaccano le
medaglie di latta spacciandole per oro. Un bel giochino, non fosse che il tutto
comporta rischi seri per la vita delle persone. Le scuole non sicure vanno
chiuse, se non ci sono i soldi per renderle sicure. Le strade non sicure lo
stesso. Ma è molto più semplice mettere la testa sotto la sabbia, lasciare che
le tempeste, quando arrivano, passino via contando sulla memoria corta della
gente, e ogni tanto autocelebrarsi.
Luca Craia