Montegranaro non ha uno spazio espositivo pubblico dove esporre
il patrimonio culturale presente sul territorio. L’iniziativa di Philosofarte,
nata dalla generosità di Barbara Mancini che ha messo a disposizione della
cittadinanza la collezione di opere d’arte di proprietà della famiglia e
raccolta dal padre Gottardo, è lodevole e degna di plauso da parte di ogni Montegranarese,
anche se questa esposizione non può essere chiamata “pinacoteca” in quanto non
è di proprietà della collettività. Poi chiamiamola come vogliamo, ma rimane un’anomalia
per un paese che non possiede uno spazio pubblico che possa definirsi
pinacoteca.
È per questo motivo che vedo il plauso dell’assessore alla
cultura, Giacomo Beverati, piuttosto fuori luogo. La creazione di uno spazio
espositivo privato, per quanto aperto al pubblico gratuitamente, è
sostanzialmente una sconfitta per le politiche del suo assessorato che, in cinque
anni, non è riuscito ad allestire uno spazio veramente pubblico per esporre le
opere d’arte della collettività montegranarese. Gli spazi ci sono o, quanto
meno, ci sarebbero.
All’Ospedale Vecchio, che nelle intenzioni elettorali doveva
diventare il polo culturale cittadino, gli spazi avanzano. Quello che è mancato
è stata la volontà di farlo, in linea perfetta con una politica culturale
attendista, priva di proposte, sempre in attesa di far propri i progetti e gli
sforzi altrui, basando la (non) azione quasi interamente sul lavoro delle tante
associazioni culturali. Così la lodevole iniziativa di Barbara Mancini diventa,
in ogni caso, la testimonianza del fallimento dell’assessore Beverati.
Luca Craia