martedì 5 gennaio 2016

Sport a Montegranaro. Paga sempre Pantalone?



Non so se l’idea sia del giornalista del Corriere Adriatico o dell’assessore allo Sport nonché vicesindaco tuttofare Endrio Ubaldi o dell’assessore all’ambiente Roberto Basso (che non si capisce che c’entri con lo sport) ma leggere sul giornale stamattina che ancora una volta si va a ventilare l’ipotesi della realizzazione di un palasport nuovo per il basket che potrebbe andare in serie A mi ha fatto sobbalzare. La domanda è quella che mi pongo e pongo da tempo immemorabile, tirandomi puntualmente addosso critiche, insulti e, tanto per non farci mancare nulla in questo allegro paesino meridionale, qualche minaccia: perché la collettività dovrebbe pagare la passione di alcuni? Con la fine triste della Sutor pensavo che, almeno, avrei finito di pagare le tasse per finanziare anche le partite, ma pare che mi sbagliassi.
Passi che il Comune già dia un contributo, seppur piccolo alla società sportiva superstite che fa basket a livelli alti, ma che ora si ricominci a parlare della realizzazione da parte del pubblico di un nuovo palasport, per quanto con l’eventuale apporto dei privati, mi pare inaccettabile. Inaccettabile, intendiamoci, per i tempi che corrono e per i problemi che abbiamo. Inaccettabile perché, purtroppo, gli anni ’80 sono finiti da un pezzo e ora Montegranaro deve pensare al lavoro che manca, alle fabbriche che chiudono, ai cassaintegrati e ai disoccupati. Deve pensare al centro storico che cade, al Municipio che cade, all’urbanistica fatiscente e alla totale mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Deve anche pensare, Montegranaro, al rudere del mai realizzato palasport, nato dai deliri di onnipotenza di Basso e morto prima di nascere per l’avventatezza (?) con la quale ci si è affidati a ditte inaffidabili. Ora che l’affare Calepio sembra definito, non sarebbe il caso, prima di pensare anche solo alle tensostrutture, che servono più a creare consenso e voti che a dare un reale servizio alla collettività, a come sistemare l’area occupata dall’ecomostro del suddetto palasport abortito?
Torniamo coi piedi per terra, teniamo ben presenti le esigenze e le priorità di Montegranaro e di tutta la sua popolazione, non soltanto dei tifosi di basket o di calcio. E ora, fuoco alle polveri, amici tifosi.

Luca Craia

giovedì 31 dicembre 2015

Gli auguri dell'Ape a una Montegranaro sempre più in difficoltà



Ricompare sul giornale stamattina la nostra sindachessa per annunciarci gli esiti dell’iniziativa a sostegno della povertà intrapresa dal Comune. In buona sostanza è stato creato un fondo a sostegno delle famiglie in difficoltà tramite il quale viene assegnata una cifra, ancorché piccola, che potrebbe aiutare chi ha problemi economici in questa fase estremamente difficile nell’economia del nostro paese. L’iniziativa è lodevole anche se certamente niente affatto risolutiva. Però la notizia in sé è preoccupante.
Sono 98, infatti, le domande di aiuto economico giunte in Comune. Solo 26, però, sono state accolte anche perché i fondi sono quello che sono. E il dato è allarmante. Se ci sono 98 famiglie che hanno trovato il coraggio di chiedere aiuto, chissà quante, per orgoglio, paura, ignoranza, non lo hanno fatto. Su un totale di 13.000 abitanti sono numeri importanti.
Questo, alla fine dell’anno, dovrebbe farci riflettere su quali siano le cose che contano e quelle che non contano. Stiamo assistendo a un grottesco teatrino di polemiche da parte di chi ci governa e che sembra tutto preso in questioni irrilevanti come i volantini del presepe o chi debba prendersi la paternità di cosa, ma non vediamo lo stesso impegno per risolvere i problemi reali di Montegranaro. E, guardate, i problemi non sono nemmeno costituiti da come far circolare le macchine dietro le mura, dallo spostare un parcheggio, da riparare o mettere a norma un palasport o un teatro. Certo tutto è rilevante e si dovrebbero trovare le risorse per far funzionare bene la città. Ma prima di tutto vengono i cittadini.
Montegranaro è passata dall’opulenza degli anni ’80 a una situazione in cui ci sono almeno 98 famiglie in difficoltà, senza contare quelle che regolarmente vengono aiutate dalla Caritas. Un paese che si vantava di avere un laboratorio artigiano in ogni sottoscala, di essere la capitale dell’industria calzaturiera mondiale, un paese dove circolavano le macchine più grandi e costose e che faceva arricchire i grandi centri costieri andando semplicemente a far compere, oggi ha un’altissima percentuale di cittadini in difficoltà. E non consideriamo solo questi dati ma osserviamo quanti operai in cassa integrazione, quante fabbriche chiuse, quanti imprenditori che stentano a rimanere a galla, quante attività commerciali in crisi. Per tutto questo, a parte questa lodevole ma isolata iniziativa, nulla si è fatto e pare che nulla si farà.
Le energie politiche si spendono per contrastare questo o quel personaggio, per dominare all’interno della maggioranza, per inventarsi un buon motivo per finire sul giornale e prendere qualche consenso in più. Non funziona. Tra tre anni, quando voteremo di nuovo, avremo una Montegranaro molto diversa se non si prendono provvedimenti seri, se non si studia una strategia, se non si pensa al sociale non più come a una poltrona da assegnare al gruppo che ruggisce di più ma come a una priorità assoluta. Mi auguro questo, per il 2016: che i nostri amministratori rinsaviscano, smettano con le cattiverie e dispettucci da bambini dell’asilo, smettano coi giochini di potere e il domino delle poltrone e comincino seriamente a occuparsi del paese. Altrimenti nel 2019 resterà ben poco da amministrare. Auguri.

Luca Craia

mercoledì 30 dicembre 2015

Le culture si integrano lavorando insieme. L’esempio di Assan



C’è una piccola storia tra le tante piccole storie che, insieme, hanno costruito quello splendido mosaico di fede, tradizione e cultura che è stata l’esperienza del Presepe Vivente di Montegranaro. Una piccola storia di come le cose migliori si realizzino in maniera naturale quando si incontrano persone di buona volontà e cuore aperto. E questo supera le ideologie, le strumentalizzazioni, i proclami. Sono le persone a incontrarsi e a scambiarsi cultura ed esperienza. E anche questo è Natale.
Assan è un ragazzo magrebino che vive a Montegranaro da anni. Assan vive nel centro storico dove si è perfettamente integrato con i suoi vicini, è benvoluto da tutti e va d’accordo con tutti, nei limiti delle possibilità umane. Assan lo riconosci perché sorride: sorride quando parla, sorride quando lavora il legno. Ed è anche bravo a lavorare il legno.
Assan è uno di quelli che hanno realizzato il Presepe Vivente di Montegranaro. Non è cristiano ma fa parte di questa comunità e lo ha capito. Lo ha capito meglio di tanti che vi appartengono di diritto, per nascita, per cittadinanza. Lui appartiene alla comunità cittadina di Montegranaro perché ne ha fatto la propria casa e ha scelto di vivere qui, con la sua cultura, rispettando la nostra e cercando di essere uno di noi.
Per questo Assan ha lavorato come un matto per fare insieme a noi il Presepe Vivente. Non ci ha guadagnato niente, se non la nostra stima e il nostro affetto. Assan è uno di noi. Anche a questo serve fare comunità: dare l’opportunità a chi vi vuole appartenere di dimostrarlo.

Luca Craia