Visualizzazione post con etichetta zona industriale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta zona industriale. Mostra tutti i post

venerdì 20 febbraio 2015

La Lega del Nord e i partiti del centro che dormono.



È paradossale, secondo me, che a fare gli interessi degli imprenditori del centro Italia, in particolar modo delle Marche, in particolarissimo modo del distretto calzaturiero, interessi che poi collimano con quelli dei lavoratori stessi e di tutto un comparto produttivo, quello delle scarpe, appunto, fortemente provato dalle scelte politiche non proprio lungimiranti del nostro governo, sia un partito che ha nel suo nome la parola Nord. È stata la Lega Nord, infatti, partito che gode fondamentalmente di tutta la mia disistima, a interpretare nella giusta maniera, per una volta e forse per sbaglio, i problemi e i bisogni della nostra regione economica.
I rapporti economici e commerciali con la Russia, da anni partner principale dell’industria calzaturiera italiana e, quindi, del distretto calzaturiero fermano-maceratese che ne rappresenta il polo principale, seppure già in crisi da diverso tempo, hanno subito nell’ultimo periodo un brusco arresto proprio a causa delle sanzioni economiche decise inopinatamente e immotivatamente (aggiungo anche stupidamente) dall’Europa germanica e dall’Italietta di Renzi. A parte lo scarso interesse a livello nazionale per questa incredibile presa di posizione del nostro governo che danneggia il Paese stesso senza portare giovamento alcuno a nessuno, nella nostra zona la politica non se ne è occupata.

Ecco allora i seguaci del buon Salvini, ormai ben istruiti su come trovare argomenti di impatto popolare, che, per una volta, trovano una strada condivisibile da seguire: un sit in di protesta lungo la strada per protestare contro le sanzioni alla Russia. L’iniziativa, a cui hanno partecipato, pare, diverse decine di persone, lascerà probabilmente il tempo che ha trovato ma farà guadagnare ulteriori consensi al partito più destrorso d’Italia.
Nel frattempo la sinistra locale è in tutt’altre faccende affaccendata: a Fermo si stanno allegramente scannando fra di loro,  a Sant’Elpidio danno libera interpretazione a Fratelli Coltelli, a Montegranaro, dove sembra che vadano tutti d’amore e d’accordo, si preoccupano di sputare veleno sugli avversari e inaugurare pulmini scolastici piuttosto che tutelare con qualche tipo di iniziativa, una qualsiasi, anche per salvare un po’ la faccia, quegli imprenditori con cui sono andati a fare passerella al Micam. Così vanno le cose in Italia.

Luca Craia

venerdì 9 gennaio 2015

Calepio: cronaca di un disastro annunciato.



Non è una novità che l’affare “Calepio Scavi” sia stata la pagina più nera della storia della politica montegranarese. Un’operazione sulla carta geniale, perché dava l’opportunità al Comune di realizzare a costo zero (sempre sulla carta) opere di grande rilievo e, come contropartita, si dava al partner un tornaconto economico importante ma che non gravava sulle casse comuni. Ma non è stato così e anche questa non è una novità.
Sappiamo tutto, ormai, o quasi della vicenda: sappiamo chi sono i responsabili, sappiamo di quanta leggerezza sia stata utilizzata, sappiamo che le conseguenze le pagheremo, noi cittadini montegranaresi, per i prossimi lunghi anni, con bilanci fortemente penalizzati, con capacità di spesa ridotta, con una crescita del Comune bloccata. I responsabili sono noti, dicevo, ma siedono tranquillamente in Consiglio Comunale, arringano, diventano determinanti, sostengono la maggioranza che, invece, dovrebbe rifiutare ogni sostegno da parte di chi ha massacrato politicamente Montegranaro.
Non per fare dietrologia ma solo un’analisi della vicenda; che la Calepio avrebbe fatto la fine che ha fatto lo si sapeva. Io lo sapevo, possibile che chi di dovere ne era all’oscuro? All’epoca ero molto lontano dalla politica attiva, lavoravo come area manager commerciale gestendo una zona geografica molto vasta che mi portava a stare lontano da Montegranaro e ad avere pochissimo tempo a disposizione per occuparmi come avrei voluto delle faccende del paese. Ma ricordo molto bene, parlo del 2004, che molti miei clienti del settore edile mi chiedevano se davvero a Montegranaro fossimo diventati così matti da fare affari con la Calepio. Me lo dicevano clienti geograficamente vicini ma anche lontani, uno addirittura mi telefonò apposta da Campobasso. Quindi tutti sapevano com’era messa la Calepio. Perché i nostri politici di allora (che poi, in tanti, sono quelli di ora) non erano a conoscenza delle difficoltà della ditta bergamasca? Erano state prese informazioni? Perché nessuna precauzione (fidejussioni, cauzioni)?
Certo, ora è inutile piangere sul latte versato. Ma conoscere le responsabilità reali sarebbe opportuno e corretto nei confronti dei cittadini. E, soprattutto, i responsabili già noti e conclamati, abbiano la decenza di fare uno, due, dieci passi indietro, allontanarsi dalla scena politica se non altro per una questione di dignità. La stessa dignità che dovrebbe impedire a chi ci governa oggi di accettare qualsiasi tipo di aiuto politico da queste persone.

Luca Craia

venerdì 23 maggio 2014

Il Villaggio del Lavoro, la porta a est di Montegranaro di cui vergognarsi






Non c’è bisogno che scriva molto, basta guardare le immagini. Si riferiscono alla nuova zona industriale di Montegranaro, il Villaggio del Lavoro nella sua parte edificata nella zona del fiume Chienti. Da anni, nonostante vi si siano insediate diverse aziende, vede le opere di urbanizzazione incomplete a causa del fallimento della Calepio Scavi. Di conseguenza lo spettacolo è indecoroso: erbacce, buche, cantieri abbandonati, mucchi di terra e ghiaia. Questo è quello che vede chi arriva a Montegranaro provenendo da Civitanova Marche, quindi dall’autostrada. È evidentemente l’ingresso principale della città e presenta un biglietto da visita inequivocabile. Alla faccia delle eccellenze delle quali ai nostri governanti piace tanto parlare.

Luca Craia