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martedì 28 aprile 2015

Quant’è furbo Salvini?



Il gioco di Salvini è chiaro: vuole smascherare la sinistra. E ha gioco facile perché la sinistra ci casca con tutti e due i piedi puntualmente. Quando Salvini vuole entrare nel cosiddetto Hotel House di Porto Recanati, luogo dove nemmeno la polizia mette piede a cuor leggero, non lo fa perché ha una vocazione al martirio ma perché sa che lì troverà puntualmente i soliti stupidotti di sinistra che lo ostacoleranno, dimostrando senza dubbio alcuno che la concezione di democrazia di questa nuova sinistra italiana non è affatto dissimile a quello dei vetero o neo fascisti. Manca il rispetto per l’opinione altrui, manca la concezione di libertà di parola, di opinione e di espressione. Manca, soprattutto, l’intelligenza. E Salvini lo sa.
Chi va ad un comizio per tirare uova marce è un fascista, anche se sventola la bandiera rossa. Chi va a un comizio a vociare scimmiescamente per impedire a qualcuno di esprimere la propria opinione, giusta o sbagliata che la si ritenga, è un fascista. Ed è pure cretino, perché rafforza e legittima l’avversario.
L’hotel house è un problema sociale e chi non lo ammette è in mala fede. Creare un cordone intorno a quell’obbrobrio architettonico e umano sfruttando gli stessi immigrati è stupido, meschino e antidemocratico. Ed è anche irrispettoso verso gli stessi immigrati che si vogliono difendere. Il punto è che si da l’idea di non volere, in realtà, difendere gli immigrati ma solo di sfruttare la posizione in contrapposizione all’altra che esaspera il problema. Sono due esasperazioni che si scontrano, tutte e due lontane dalla realtà e dalla soluzione. Solo che Salvini si prende la ragione perché è abile nello sfruttare la poca intelligenza, l’assenza di una strategia e la mancanza di democrazia che, è evidente, esiste ed è ben radicata a sinistra. Alla fine lo faranno vincere.

Luca Craia

venerdì 20 febbraio 2015

La Lega del Nord e i partiti del centro che dormono.



È paradossale, secondo me, che a fare gli interessi degli imprenditori del centro Italia, in particolar modo delle Marche, in particolarissimo modo del distretto calzaturiero, interessi che poi collimano con quelli dei lavoratori stessi e di tutto un comparto produttivo, quello delle scarpe, appunto, fortemente provato dalle scelte politiche non proprio lungimiranti del nostro governo, sia un partito che ha nel suo nome la parola Nord. È stata la Lega Nord, infatti, partito che gode fondamentalmente di tutta la mia disistima, a interpretare nella giusta maniera, per una volta e forse per sbaglio, i problemi e i bisogni della nostra regione economica.
I rapporti economici e commerciali con la Russia, da anni partner principale dell’industria calzaturiera italiana e, quindi, del distretto calzaturiero fermano-maceratese che ne rappresenta il polo principale, seppure già in crisi da diverso tempo, hanno subito nell’ultimo periodo un brusco arresto proprio a causa delle sanzioni economiche decise inopinatamente e immotivatamente (aggiungo anche stupidamente) dall’Europa germanica e dall’Italietta di Renzi. A parte lo scarso interesse a livello nazionale per questa incredibile presa di posizione del nostro governo che danneggia il Paese stesso senza portare giovamento alcuno a nessuno, nella nostra zona la politica non se ne è occupata.

Ecco allora i seguaci del buon Salvini, ormai ben istruiti su come trovare argomenti di impatto popolare, che, per una volta, trovano una strada condivisibile da seguire: un sit in di protesta lungo la strada per protestare contro le sanzioni alla Russia. L’iniziativa, a cui hanno partecipato, pare, diverse decine di persone, lascerà probabilmente il tempo che ha trovato ma farà guadagnare ulteriori consensi al partito più destrorso d’Italia.
Nel frattempo la sinistra locale è in tutt’altre faccende affaccendata: a Fermo si stanno allegramente scannando fra di loro,  a Sant’Elpidio danno libera interpretazione a Fratelli Coltelli, a Montegranaro, dove sembra che vadano tutti d’amore e d’accordo, si preoccupano di sputare veleno sugli avversari e inaugurare pulmini scolastici piuttosto che tutelare con qualche tipo di iniziativa, una qualsiasi, anche per salvare un po’ la faccia, quegli imprenditori con cui sono andati a fare passerella al Micam. Così vanno le cose in Italia.

Luca Craia

lunedì 19 gennaio 2015

Cofferati e l’esigenza di sinistra



C’è un vuoto a sinistra in Italia. Anche prendendo per assunto il fatto che ormai parlare di destra e sinistra possa essere obsoleto (e forse lo è) in Italia manca una forza politica che si faccia davvero interprete delle reali esigenze delle classi sociali più deboli. Il Pd, anche se derivazione diretta di quel PCI ormai lontano, oggi non è definibile forza di sinistra, se vogliamo nemmeno come forza progressista. Nel tempo si è spostato sempre più verso destra diventando, di fatto, una nuova Democrazia Cristiana senza averne, però, le qualità positive. È un partito di moderati, talvolta tendente a destra (tanto che governa con la destra di Alfano) che ospita per quegli strani meccanismi della politica italiana, gente di sinistra.
A sinistra, invece, c’è il vuoto. Sel è troppo debole, sganciata dalla realtà, poco credibile e, soprattutto, fortemente handicappata dalle sue irrinunciabili radici marxiste, oggi davvero superate. Il Movimento 5 Stelle tutto è meno che di sinistra, semmai è trasversale, ha una forte componente sociale che, a volte, somiglia più alla destra sociale storica che alla sinistra. Manca, quindi, un elemento essenziale che un Paese democratico deve avere: manca la rappresentanza delle classi deboli.
Sono in molti a saperlo: lo ha sempre saputo Civati che spinge verso sinistra da lungo tempo all’interno del Pd ma che non ha la forza necessaria per sganciarsi dal suo partito e avventurarsi in qualcosa di nuovo. Lo sa Cofferati, che forse oggi può davvero prendere le redini di questi vettori e convogliarli verso una nuova formazione. Lo sa Berlusconi, che continua a paventare il pericolo comunista nella certezza che i comunisti non ci sono più ma che un pericolo (per lui) a sinistra potrebbe nascere da un momento all’altro. Lo sa Renzi, la cui reazione alle dichiarazioni di Cofferati denunciano nervosismo e paura.
Perché un nuovo soggetto a sinistra fa paura a molti. Intendiamoci: difficilmente potrà rivedere i fasti del vecchio PCI, difficilmente potrà diventare una delle forze maggiori, ma certamente potrà farsi interprete di tante esigenze finora disattese, dialogare con i nuovi soggetti della nuova politica e soffiare sul collo a quella vecchia, dando voce a quella fetta di cittadinanza (e di uomini politici) che fino a oggi è stata inascoltata.
Forse i fatti liguri si risolveranno con il solito topolino partorito dalla montagna, forse no. Quello che forse sta accadendo è che Cofferati ha probabilmente tolto il tappo a una miscela esplosiva che si è innescata dentro al Pd e prima o poi quella parte di sinistra che ancora sembra essere viva all’interno di questa nuova balena bianca uscirà e andrà a riempire quello spazio vuoto che aspetta da troppo tempo. Poi vedremo se ancora si parlerà di compagni, Marx e proletariato o se si avrà una visione più moderna e agganciata alla realtà dei tempi.

Luca Craia