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lunedì 11 luglio 2016

Di Ruscio non ci sta e difende Fermo

Pubblico integralmente l'accorata difesa di Fermo e del Fermano del suo ex Sindaco, Saturnino Di Ruscio, perché credo sia necessario ristabilire l'equilibrio che la bruttissima vicenda dell'omicidio di Fermo ha spostato, dando una immeritata immagine negativa alla città, alla sua gente e a tutto il territorio

Provo dolore e rabbia per quello che sta accadendo a Fermo, dolore per la famiglia nigeriana rabbia per tutto quello che ci è stato costruito intorno. Sono dirigente comunale a Fermo da 32 anni, sono stato sindaco della città per 10 anni, consigliere provinciale per 5,  nel cda della società che editava la Voce delle Marche, giornale diocesano. Ritengo di avere una certa esperienza  e  conoscenza della città di Fermo. E per questo dico basta:
Fermo non è città razzista, tutt’altro, storicamente accoglieva i giovani dell’altra sponda dell’ Adriatico per lo studio (collegio illirico). La cultura del confronto e dell`accoglienza fa parte della nostra tradizione storica. Nella nostra prestigiosa Sala dei  Ritratti accanto alle grandi personalità vi è il ritratto dell’eroe nazionale albanese Skandemberg.  Nei miei 10 anni da sindaco abbiamo stretto gemellaggi con alcune città anche  albanesi come Berat: ho ricevuto la cittadinanza onoraria della città di Lac e ne sono orgoglioso perché in molte occasioni mi hanno fatto sentire la loro vicinanza e rispetto per l’istituzione che rappresentavo. Abbiamo intitolato una piazza al loro eroe nazionale ed ogni anno si festeggia la loro liberazione. Ricordo le partite di calcetto con le diverse comunità extracomunitarie ed in una occasione, contro la Costa d’Avorio, un bambino di cinque-sei anni di colore si avvicinò al padre e chiese “Papà me compri le nucelle?”. Anche se aveva la pelle di altro colore era più fermano di me! Fermo ha ospitato meeting di altissimo livello con membri della Commissione Europea, membri della comunità islamica e ebraica  sul dialogo interculturale e con referenti nazionali cattolici per l`accoglienza ai migranti.  Tante  le manifestazioni ed i progetti promossi per favorire l`accoglienza e l`integrazione culturale  tra cui lo Sportello Immigrati, “Migrando”, “Minimigrando”, mostre, cene etniche, conferenze e dibattiti per conoscere la cultura degli immigrati, iniziative come “domenica al museo con armonia ” per far conoscere e rendere accessibile in maniera gratuita agli immigrati ed alle loro famiglie  il nostro patrimonio culturale, festa etnica a Lido Tre Archi,  corsi gratuiti d’italiano per stranieri, tornei di calcetto multietnico, rassegne musicali “Viaggio musicale tra Oriente ed Occidente” nel segno dell`universalità del linguaggio musicale e della sua capacità di unire i popoli, mostre fotografiche come “Abito: la casa come costume e tradizione” per capire come vivono gli immigrati nel nostro Paese. Ogni anno con la scuola media Betti, proprio per educare i giovani,  si organizza(va?) la festa della mondialità “Noi Cittadini del Mondo” con il coinvolgimento di oltre 10 associazioni di immigrati, con stand gastronomici, balli, danze, canti di scuole e delle comunità estere.  Sono stati avviati progetti con il ministero della cooperazione internazionale estera ed interventi urbanistici per il centro storico di Berat (città patrimonio dell’umanità).
L’attività è stata così intensa su questo fronte che la città ha ricevuto il prestigioso premio  europeo come seconda città d’ Italia per il dialogo interculturale. I servizi sociali comunali e di Ambito hanno promosso innumerevoli iniziative per avvicinare e integrare le tante comunità presenti nella nostra citta’. Il  motto era conoscere il valore aggiunto della diversità come risorsa e non come “problema”.
La città di Fermo ha sostenuto e sostiene iniziative di varie comunità per azioni di sostegno in Brasile, in Africa ed in altre realtà. Medici fermani operano volontariamente in africa, altri privati cittadini hanno costruito scuole e ospedali in varie parti (Nigeria, Kenia, Zambia, ecc.) e molte famiglie, più di quante possiamo pensare, sostengono importanti comunità aiutando famiglie africane, brasiliane, indiane ecc.  Tutto avviene  in modo silenzioso,  senza clamore come è la vera beneficenza. Molti giovani fermani passano le loro vacanze a lavorare nelle Favelas brasiliane e prestano la loro qualificata attività in ospedali in Africa e non so in quante altre parti del mondo. Tantissime le adozioni a distanza.
Questa è la città di Fermo e non quella descritta da giornali, radio, televisioni, politici, politicanti, sacerdoti, scrittori, opinionisti molti dei quali non sanno nemmeno dove si trova la città di Fermo nella cartina geografica. Ancor peggio quei fermani che l’hanno buttata in politica come se la delinquenza fosse prerogativa di una parte politica, la destra, o  sullo sport come se gli ultras fermani fossero tutti malviventi, speculando sulla vicenda. Chi vuole veramente fare qualcosa, aiuti le famiglie in difficoltà, operando in silenzio e con riservatezza.
Nessuno però ha affrontato il vero problema. Fermo non ha difficoltà ad integrare le varie comunità, la storia millenaria e recente ce lo insegna (nell’anno 2010 il 10% della popolazione residente era straniera) . Ma tutto è avvenuto in tempi e situazioni economiche diverse. Con la crisi economica, oggi le famiglie versano in difficoltà, i nuovi massicci arrivi vengono visti come  forieri di persone che vengono a vivere alle nostre spalle: “se ne vanno in giro tutto il giorno  con cuffiette e cellulari  a bighellonare”. E` questa l`immagine che molti  fermani percepiscono,  se ne lamentano. Si ha quasi l`impressione che vengano trattati meglio di loro cittadini che con sacrificio pagano le tasse e a volte non arrivano a fine mese. E c`è chi specula anche su questi arrivi. Allora il vero problema è che il problema non è stato gestito. Nessuno ha pensato a come integrarli, ad organizzare iniziative per rendere partecipe la comunità locale dei loro problemi. Nessuno si preoccupa dei 5000 bambini che ogni anno scompaiono per traffico d’organi, si, qui in Italia e sono tutti arrivati con i barconi.  Nessuno si preoccupa di spiegare ai cittadini cosa sta realmente avvenendo a livello internazionale e mondiale per cui si assiste a questo fenomeno migratorio,  senza precedenti: le guerre di religione in corso, gli equilibri politici fragilissimi in certe nazioni  africane ed orientali, le ragioni economiche dietro a tutto questo. Certamente il quadro è estremamente complesso  e non facilmente semplificabile ma cio` non esclude la necessità di informare e trovare insieme  alla cittadinanza il modo di convivere.
Ci si preoccupa più di accoglierli  per le 32 euro al giorno, questo è il messaggio che passa. Allora  più che gridare al razzismo e speculare su vicende umane drammatiche, sarebbe il caso che ciascuno facesse la sua parte. A partire dalla politica, dalla chiesa, da tutte le istituzioni pubbliche e private  ciascuno secondo la propria competenza e sfera di azione. I processi ormai sono prima mediatici che giudiziari. Lasciamo fare alla magistratura il suo lavoro senza pressioni mediatiche e nel frattempo, oltre ad osservare  un silenzioso rispetto per l`intera vicenda, impegniamoci ciascuno senza tanti clamori e grancasse, nella costruzione di solidarietà vera. 
Purtroppo è sempre più vera l’affermazione del filosofo Umberto Galimberti che siamo passati dalla società dell’Essere, a quella dell’Avere ed oggi a quella dell’Apparire a cui nessuno sembra sfuggire!
Saturnino Di Ruscio, già sindaco della Città di Fermo

domenica 10 luglio 2016

Sgarbi rinuncia a Fermo e dà lezione di buon senso



Il professor Sgarbi con me a Sant'Ugo.

Vittorio Sgarbi, il pugnace critico d’arte e di costumi che tutti conosciamo per la sua acre e dissacrante tempra, oggi ci dà l’esempio di come dovrebbe comportarsi l’uomo pubblico, investito dell’autorità di smuovere opinioni e, quindi, masse. Sgarbi rinuncia a Fermo. Doveva essere nel capoluogo dell’alto Piceno lunedì 11, domani, a Villa Vitali, per parlare di Caravaggio e Pasolini ma, visto quanto accaduto ma, soprattutto, visto il circo equestre di politici e opportunisti di varia natura, lui, che è solito a buttarsi a pesce in ogni polemica e, se non c’è polemica, che è capace di inventarne una, stavolta gira i tacchi e se ne va.
“Credo sia opportuno - spiega Sgarbi - lasciare spazio al lutto per la morte di Emmanuel Chidi Nnamdi e alla riflessione su quanto accaduto. Sono giorni di grande turbamento. Tra l'altro, lo spettacolo racconta, attraverso le opere d'arte, episodi di vita estrema e di violenza che riguardano Caravaggio e Pasolini, e non voglio che qualcuno li accosti alle vicende del nostro tempo”.
Saggezza, lungimiranza, intelligenza. Questo è quello che è mancato nel Fermano in questi ultimi tragici giorni. È mancato a tutti: politici di prima, seconda e terza linea, preti o presunti tali, giornalisti, comuni cittadini. È mancato ad associazioni, movimenti, persone che, come Sgarbi, hanno il potere di convogliare un messaggio. Il messaggio che invia Sgarbi al Fermano, alle Marche e alla nostra povera Italia in mano a lestofanti, opportunisti e, consentitemi, cretini è questo: fermiamoci e riflettiamo, soprattutto non creiamo altro odio. Un messaggio che serviva.

Luca Craia

giovedì 7 luglio 2016

Quant’è brutta la storia dell’omicidio fermano



Un omicidio è sempre e comunque una brutta storia, qualunque siano i meccanismi che l’hanno causato. La morte di un uomo deve farci rattristare, riflettere, condannare la violenza sempre e comunque. La violenza non è mai giustificata e giustificabile, e questa storia dell'omicidio di Fermo gronda di violenza e di sangue comunque la vogliamo interpretare, qualunque sia la verità che verrà fuori dalle indagini.
Il punto, però, è proprio questo: qual è la verità? Oggi nessuno lo sa, se non i diretti protagonisti del fatto e forse nemmeno loro, perché la mente umana a volte fa strani scherzi e ci fa credere vere cose che non lo sono, magari per autoprotezione, magari per autoassoluzione. E allora diciamo che la verità va ricostruita, va ricercata, va messa insieme pezzo pezzo perché oggi nessuno la conosce.
Non sa la verità Alfano, che è corso da Roma a Fermo a fare nulla, solo un po’ di passerella. Ha sentito, fiutato, visto la possibilità di crearsi un po’ di popolarità in un momento in cui ne necessita particolarmente ed eccolo qua, con la faccia di rito, con le parole di rito, che lasciano il tempo che trovano e non cambiano di una virgola la situazione politica dell’accoglienza che non funziona e questi fatti lo provano senza dubbio alcuno, forse l’unica certezza che abbiamo.
Non sa la verità don Vinicio che, pure, condanna più da giudice che da pastore. Ha già emesso la sua sentenza, questo prete particolare, molto potente, con mani in pasta in un sacco di cose che fanno girare anche un sacco di soldi. Don Vinicio è davvero poco prete in questa vicenda, poco pastore, poco incline a raccogliere la pecorella smarrita che, invece, condanna senza appello alle pene terrene prima e a quelle infernali poi. Si compiace, con grande evidenza, della visibilità che è riuscito a procurarsi e non perde un colpo per aumentarla, nell’ansia, forse, di compiacere forze politiche amiche, senza rendersi conto che, col suo fare e affannarsi in cerca di obiettivi fotografici e televisivi, rende il clima ancor più teso.
Non sappiamo la verità noi che non c’eravamo eppure siamo tutti qua (me compreso che ieri ho anch’io dato la mia sentenza affrettata), alcuni dalla parte del povero ragazzo morto, pronti a scarnificarne in carnefice e altri convinti che la colpa sia della vittima. Nessuno, o quasi, capisce che qui, le vittime, sono molte.
E non sanno la verità i marpioni, i soliti furbi, quelli che sanno come manipolare l’informazione, che sanno parlare alla pancia della gente. Non la sanno e non interessa loro. Quello che interessa è sfruttare al massimo questa brutta storia per i loro squallidi tornaconti, politici, economici o chissà di che altra natura.
Io ora voglio aspettare, perché so di non sapere e quindi non voglio esprimere giudizi se non la grande tristezza e commiserazione per la perdita di una vita umana. Aspetto di sapere la verità e nel frattempo guardo mestamente lo squallido tendone di questo circo disumano che tutti stanno costruendo sul cadavere ancora caldo di un uomo.

Luca Craia


martedì 8 marzo 2016

La realtà distorta dalla cultura del facciamo come ci pare.



La mia riflessione parte dalla cronaca di queste ultime ore, una cronaca segnata da un fatto di sangue terribile quanto incredibile nella sua spiegazione; dei giovani che, nell’assenza della ragione che deriva dall’uso e abuso di sostanze, riescono a uccidere un uomo solo per il gusto di vedere cosa si prova. E questo non può avere motivo di accadere solo per l’effetto delle droghe e dell’alcool, perché mi rifiuto di credere che un uomo possa perdere così totalmente coscienza di se stesso. Credo fermamente che gli autori di questo efferato crimine siano persone pericolose a prescindere dalle sostanze assunte e che quest’ultime abbiano semplicemente allentato del tutto quei freni che tenevano fermi gli istinti bestiali.
Il problema, però, è anche culturale, perché viviamo in un mondo che continua a lanciarci messaggi distorti che, alla lunga, influenzano il nostro pensiero e, infine, il nostro io profondo. E in questa cultura generale crescono giovani con la percezione della realtà totalmente scombinata e distorta, cresciuti con la presunzione di poter fare quello che vogliono perché prima ci sono loro e poi, eventualmente, gli altri.
Esaspero, ma neanche tanto, e penso a quelli che mi attaccano sul blog e sulla pagina Facebook per quello che dico e scrivo. Ovviamente non sono infallibile e a volte quanto espongo può essere opinabile, ma mi picco di cercare di trasmettere un messaggio positivo che va, appunto, nella direzione contraria a quella di cui sopra, ossia a questa presunzione o delirio di potere e di essere al di sopra di regole e buon senso. Sono fermamente convinto che le situazioni paradossali come quella di cui stiamo parlando siano l’esasperazione di comportamenti distorti anche molto meno gravi e pericolosi.
Così quando un ragazzo scrive sulla mia pagina Facebook arrabbiato con me perchè pubblico le foto delle macchine parcheggiate in maniera indecorosa piuttosto che indignarsi per il comportamento che denuncio, o quando un altro mi invita ad andare personalmente a raccogliere la sporcizia per strada invece di denunciarla, o un altro ancora mi minaccia ripetutamente perché mi preoccupo per fatti violenti durante eventi sportivi, mi rendo conto di quanto sia distorta la visuale di tante persone.
Con questo non voglio certo collegare fatti di sangue e violenza estrema con episodi che possiamo inquadrare nell’ordinaria stupidità, ma credo siano tutti segnali fortemente inquietanti, perché indicano una deriva preoccupante del senso civico, del rispetto e del vivere sociale, e il radicamento di concetto sempre più forte di essere al di sopra di tutto e di tutti, delle norme, del buon senso e dei diritti del prossimo.

Luca Craia