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giovedì 8 settembre 2016

Referendum - Il Comitato per il no montegranarese fatto dai traditori di Gismondi tira per il sì?



Oltre un mese fa, in maniera del tutto imprevista, giunse la notizia della formazione a Montegranaro di un comitato per il no al referendum costituzionale. La notizia mi lasciò stupito, in quanto credo di essere abbastanza sensibile ai movimenti politici nostrani, e non mi aspettavo che, senza che vi fosse stato alcuna azione nella ricerca di coinvolgimenti tra forze politiche e sociali, nascesse un comitato referendario. Certo, la sua costituzione andrebbe salutata come fatto positivo perché credo sia indispensabile cercare di contrastare in tutti i modi possibili lo strapotere mediatico del Governo. Normalmente, però, un comitato di questo genere vede il coinvolgimento di tutte le forze in campo; ci sono consultazioni, incontri, discorsi preliminari. In questo caso, invece, se lo sono fatto in casa.
E a farselo, guarda guarda, ci sono vecchie conoscenze della politica. Mi riferisco, in particolare, a Demis Ranalli, Niccolò Venanzi e nientepopodimeno che il logorroico Jonata Pagliaricci, detentore del record assoluto e imbattuto di aver pronunciato meno parole in Consiglio Comunale. Si tratta di tre dei quattro “traditori” che fecero cadere la giunta Gismondi, (Gianni Basso lo colloco a parte, ne riparleremo) quelli che, col loro gesto, propiziarono il commissariamento del Comune di Montegranaro e la successiva vittoria dello schieramento che governa oggi. Col senno di poi, i migliori amici della Mancini, quindi del PD.
Ora, se questi sono amici del PD, possono votare e far votare no al referendum? Qualcuno potrebbe dire che possono, che ognuno pensa con la propria testa nella singola decisione. Certo, ma questi tre non ragionarono con la loro testa allora e temo non lo stiano facendo neanche ora.
Non sappiamo la data certa in cui voteremo la riforma costituzionale che, qualora vincesse il sì, condannerebbe l’Italia alla fine della democrazia e a diventare una colonia straniera preda dei peggiori lestofanti economici e politici del globo. Sappiamo però che non manca molto. Un comitato, soprattutto nel nostro caso in cui si lotta contro tutto il sistema mediatico ufficiale (e non) d’Italia, dovrebbe prendere immediate iniziative per promuovere il proprio punto di vista. Invece, dopo un mese e mezzo e l’unica comparsata sui giornali per annunciarne la nascita, il comitatino montegranarese non dà segni di vita.
Come diceva il buon Andreotti, che di certi giochetti era maestro, a pensar male si fa peccato ma di solito ci si azzecca. Ora, io non voglio sopravvalutare le capacità strategiche di questi tre elementi, ma potrebbe esserci qualcuno che manovra dietro, così come c’era all’epoca della sfiducia a Gismondi. E sento puzza di giochetto democristiano: fondiamo il comitato, così gli altri non lo fanno, e lo lasciamo lì, a sonnecchiare. Diventa un comitato per il sì travestito da comitato per il no. Fantapolitica? Forse, ma non c’è più da stupirsi di nulla. Con certi personaggi specialmente.

Luca Craia

mercoledì 7 settembre 2016

Irene Fornaciari per San Serafino. Spese ridotte. Per i terremotati?



Sarà Irene Fornaciari la cantante del tradizionale concerto del Sabato sera per San Serafino. Non c’è la comunicazione ufficiale ma voci attendibili danno per certo l’ingaggio della figlia di Zucchero per l’evento clou della festa patronale montegranarese. Si tratta di una brava cantante, con una voce potente ma senza repertorio o quasi e, quindi, ci si augura che costi poco e che quello che si risparmia possa essere utilizzato bene. È anche un passo verso quello che in molti si aspettano, ossia l’ammodernamento della festa del Santo Patrono che ormai mostra evidenti segni di età, vuoi per l’anagrafica incontestabile di buona parte del comitato organizzatore, vuoi per una mancanza di nuove idee piuttosto evidente. Un piccolo passo perché, per rendere la festa più adatta ai tempi, le iniziative da prendere sono ben altre; ma prendiamolo come un segnale.
Pare che si stia anche valutando l’idea di limitare il costo dello spettacolo pirotecnico per destinare la somma risparmiata ai fondi a sostegno delle popolazioni terremotate. Sarebbe un bel gesto, soprattutto se andasse a unirsi allo sforzo organizzativo che le associazioni aderenti all’Ente Presepe stanno compiendo per organizzare eventi diretti alla raccolta di fondi per lo stesso scopo.
Limitare i costi di certi elementi della festa tradizionale sarebbe un bene a prescindere dall’emergenza di questo ultimo periodo, e lo abbiamo detto più volte in queste pagine. Si potrebbero risparmiare soldi per sanare l’incresciosa situazione della casa natale di San Serafino che versa in condizioni pietose e indegne per una cittadina che professa devozione al Santo che vi nacque. Intanto per quest’anno è giusto aiutare chi ha più bisogno, per gli anni a venire pensiamoci.
C’è ancora tempo per conoscere il programma definitivo della festa, ma questa credo sia una notizia da accogliere con un certo favore.

Luca Craia

sabato 20 agosto 2016

Insegnanti di sostegno picene tutte a Rovigo. E da noi personale non specializzato. Manifestazione delle Combattenti.



È una situazione che ha dell’incredibile quella che si sta concretizzando in questi giorni: con decisione del MIUR la quasi totalità delle insegnanti di sostegno della provincia di Ascoli Piceno e di quella di Fermo, entrambe facenti riferimento al provveditorato di Ascoli Piceno, sarà trasferita a Nord, più precisamente nella provincia di Rovigo. La decisione appare insensata in quanto nel nostro territorio c’è una forte domanda di insegnanti di sostegno, con un numero di alunni che necessitano di aiuti particolari che aumenta di anno in anno. Ciononostante le insegnanti che già operano di ruolo sul territorio dell’ex provincia di Ascoli verranno spostate e, per sopperire alla loro assenza, verranno utilizzate professionalità non specifiche.
Quello che non si capisce è quale sia il vantaggio: economicamente lo Stato, con questa operazione, non guadagna nulla. Nel contempo fornisce un servizio peggiorato rispetto al passato, utilizzando personale non specializzato per svolgere compiti di grande delicatezza. Infine c’è il lato umano da non sottovalutare, con donne costrette a sradicarsi, lasciare a casa le loro famiglie, magari i figli piccoli, per andare a lavorare lontano, pagando un nuovo affitto e moltiplicando le spese familiare. In sostanza si tratta di un pastrocchio senza senso la cui motivazione rimane oscura. Particolare forse casuale è che regioni come la Toscana, per dirne una, cioè il bacino di voti del nostro Presidente del Consiglio e di altri ministri e funzionari vicini alla maggioranza di governo, non sono state toccate dal provvedimento. A pensar male si fa peccato eccetera eccetera…
È nato un comitato che si è dato il nome di “Combattenti per AP”: si tratta di un gruppo di insegnanti che sta cercando di portare il problema alla conoscenza delle cariche istituzionali del territorio. C’è già l’interessamento del Presidente della Provincia di Fermo, Aronne Perugini, che si è proposto come tramite per parlare con la Regione. Anche il provveditore di Ascoli, la dottoressa Sagretti, si sta muovendo per quanto in suo potere, richiedendo al Ministero 214 posti in deroga che consentirebbero, se venissero accettati, di fare almeno slittare di un anno la partenza verso Rovigo delle insegnanti marchigiane. Ma la decisione finale spetta al MIUR.
La preoccupazione da parte delle “Combattenti” è forte ed è umanamente comprensibile, ma anche professionalmente lodevole, visto che, il lavoro fin qui prodotto con i bambini a loro affidati rischierebbe di venire vanificato da questo scellerato proposito del MIUR. Per evidenziare la loro posizione hanno organizzato una manifestazione che si terrà il 22 agosto alle ore 10 davanti all’Ufficio Scolastico Regionale di Ancona. “Una protesta che sarà connotata da pacatezza e decoro” dicono dai vertici del comitato, ma che si spera possa sortire qualche effetto positivo. Sarebbe comunque auspicabile una presa di posizione forte al fianco delle nostre insegnanti da parte dell’intero mondo politico marchigiano, ma anche delle famiglie con bambini in età scolastica, colpite direttamente dal problema. Anche perché il tempo stringe e tra un po’ toccherà fare le valige, con grave danno per la vita delle insegnanti ma anche e soprattutto per la qualità della scuola marchigiana.

Luca Craia