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mercoledì 2 novembre 2016

Perché ricostruire le chiese insieme alle case



Non avevo mai letto nulla dello scrittore Massimiliano Parente fino a un paio di giorni fa quando, spulciando il mio diario di Facebook, mi è comparsa la notizia che questo letterato italiano avrebbe asserito che il crollo di una chiesa sarebbe, chissà per quale motivo, divertente. Così mi sono incuriosito perché, nella mia ormai consolidata assuefazione all’idiozia di tanta gente che parla senza cognizione di causa alcuna, sproloquiando su Facebook, leggere che anche una persona che dovrebbe avere un quoziente intellettivo un tantino superiore alla media dei deficienti che parlano di chiese da abbattere , invece si assesta allo stesso loro livello, ha stuzzicato il mio interesse antropologico. Così mi sono fatto un giro sul profilo Facebook di questo signore e mi sono reso conto che ero di fronte alla pagina di uno che, anziché elevare la media intellettuale di Facebook, la abbassa e non di poco.
Vorrei provare, quindi, a dire quello che penso sulla questione non tanto perché ritengo di possedere qualche verità che a gente come il signor Parente sfugge, quanto perché amo la mia terra, conosco molto bene le città distrutte dal sisma e lotto da una vita perché in Italia si capisca finalmente che la cultura e il nostro patrimonio culturale sono un enorme pozzo di petrolio che non sfruttiamo.
Ora prendiamo l’esempio di Norcia, ma questo può valere per una qualsiasi delle città danneggiate dai movimenti tellurici recenti. Norcia ha qualche manifattura legata alla norcineria ma, prevalentemente, vive di turismo. A Norcia si va a visitare la chiesa e la città antica, fatta di pietra. Se ora ricostruiamo Norcia senza la chiesa di San Benedetto, se ricostruiamo la città con criteri totalmente antisismici abbandonando le case antiche, fatte di pietra, avremmo un luogo completamente diverso. Cosa andrebbe a vedere, nella nuova Norcia, costruita magari in acciaio, legno e vetro da qualche architetto geniale come Renzo Piano, il turista? Cosa avrebbe, Norcia, in più di una qualsiasi città moderna? Nulla. Il turista non andrebbe.
Se il turista non va a Norcia, Norcia muore. Chiudono i negozietti di souvenir, chiudono le botteghe di norcineria. Chiudono anche le poche manifatture, perché sono strettamente legate all’economia turistica. Una volta privata Norcia della sua economia, chi vivrebbe a Norcia? Nessuno. Quindi ricostruire Norcia sarebbe un esercizio sterile, uno spreco di denaro, un insulto all’intelligenza.
Ricostruire dopo il terremoto senza recuperare, contemporaneamente alle case, gli edifici di culto e le strutture culturali è inutile. Poco c’entra il Vaticano, poco c’entra la religione cattolica, poco c’entrano preti e monache. È una questione di intelligenza: l’Italia ha un enorme patrimonio colturale che, per una grande parte, è costituito da chiese. Vengono da tutto il mondo ad ammirare le nostre chiese. Chi si diverte a vederle crollare, perdonatemi, è un povero deficiente.

Luca Craia

domenica 30 ottobre 2016

Chiuse chiese, uffici e municipio. Grave la situazione a Montegranaro.



È stato fortissimo il sisma di questa domenica mattina e ha avuto conseguenze pesanti sul patrimonio immobiliare di Montegranaro. Sono molti i cittadini che lamentano danni più o meno gravi alle loro abitazioni ma soprattutto è allarmante la situazione degli edifici pubblici: il Municipio è stato chiuso in via precauzionale, così come l’ufficio della Polizia Locale, trasferito nella sede della Protezione Civile (sotto la scuola di Santa Maria). Pare che l’ufficio del Sindaco sia stato lesionato, con la caduta di parte dell’intonaco della volta, e si parla di trasferire gli uffici altrove e chiudere definitivamente il palazzo.
Chiuse anche le due chiese del centro storico attive in questo periodo: San Francesco, la cui porta è rimasta serrata a scopo precauzionale, e San Serafino, in cui si è verificata la caduta di frammenti di intonaco proprio durante la messa mattutina (ma qui erano già evidenti le lesioni dovute al sisma di agosto).Di SS.Filippo e Giacomo, restaurata recentemente, non abbiamo ancora notizie ma la chiesa in inverno è comunque chiusa.
È pensabile che, nei prossimi giorni, si dovrà ripartire con la procedura di verifica dello stato degli edifici privati ma c’è da augurarsi che stavolta si proceda anche al controllo degli edifici fatiscenti i cui proprietari o sono irreperibili o non se ne interessano più. La situazione sta diventando davvero preoccupante anche perché, perdurando la frequenza e l’intensità con cui questi eventi, che normalmente sono molto più sporadici, si stanno susseguendo, ponendo in dubbio la sicurezza di tutto il paese. E ricordiamo che fra due giorni riaprono le scuole, quelle scuole che sicure non sono e lo sappiamo bene.

Luca Craia

lunedì 1 agosto 2016

Musulmani in chiesa. Appello caduto nel vuoto. Nessuno a Montegranaro.



Peccato davvero. Un’occasione persa. Eppure ci avevo sperato. L’appello degli Imam francesi, in realtà non recepito con la stessa enfasi dagli Imam italiani, di recarsi a messa coi cattolici per un gesto forte contro il terrorismo è in realtà caduto nel vuoto. In Italia si parla di poco più dell’1% della popolazione di fede musulmana che abbia partecipato a una qualche funzione cattolica, mentre a Montegranaro siamo a zero.
Sarebbe stato un bel gesto, un atto di pacificazione, un segno tranquillizzante, un’apertura culturale apprezzabile e, secondo me, necessaria.
È logico che i musulmani residenti nelle nostre terre non siano necessariamente responsabili per quanto accade per mano di qualche islamico criminale, ma è anche vero che si percepisce una forte diffidenza nei confronti di questa cultura che è innegabilmente chiusa in se stessa e poco propensa alla contaminazione positiva con altre, nella fattispecie con la nostra, cioè quella dei Paesi che ospitano. Occorre che il mondo islamico europeo faccia lo sforzo principale di integrarsi e farsi comprendere dalla cultura occidentale, in particolar modo perché è proprio la cultura occidentale a essere sotto attacco, un attacco motivato da ragioni religiose e, appunto, culturali.
Per questo avevo visto nell’iniziativa degli Imam un gesto estremamente positivo. Il suo fallimento è un brutto segnale. Significa che non c’è volontà di aprirsi, significa che l’integrazione è davvero difficile. Sarebbe bastato poco. Peccato.

Luca Craia

mercoledì 13 gennaio 2016

Trinità, la chiesetta dei Conventati dimenticata



La chiesetta della SS.Trinità la possiamo trovare percorrendo, appunto, via Trinità, la strada che dalla chiesa di San Liborio scende fino a via Elpidiense Sud ed è situata circa a metà via, nell’unico lotto “verde” dell’area. Per capire che si tratta di una chiesa ci vuole un po’ perché, passando veloci, si vede soltanto un muro di mattoni che spunta tra la folta vegetazione. Avvicinandosi, però, si scopre un delizioso tempietto neoclassico completamente mangiato da una selva di erbacce e alberi spontanei, segno di come la chiesetta sia stata completamente dimenticata da tutti fuorché da chi ci abita vicino che, però, ormai l'ha metabolizzata come rudere.
Invece quel piccolo edificio ricoperto da rampicanti selvatici e nel centro del quale addirittura crescono alberi (il tetto non c’è più) era la cappella funebre della famiglia Conventati. Va ricordato che nell’area di cui parliamo esisteva l’antico cimitero cittadino, poi spostato nella posizione attuale alla fine del XIX secolo. Uniche testimonianze della presenza dell’antico camposanto sono la croce in ferro che si erge al centro dell’incrocio di fronte alla chiesa di San Liborio e, appunto, la chiesetta della Trinità. Molto probabilmente sotto il pavimento del tempio ci sono ancora le tombe di alcuni Conventati.
A quanto sappiamo la chiesa risulta di proprietà del Comune. È ancor più stupefacente, quindi, lo stato di abbandono in cui versa. Nessuno si è mai preso la briga almeno di tenere pulita l’area che, oltretutto, è sita al centro di un quartiere densamente popolato. Inoltre non vi sono recinti, per cui esiste anche la possibilità che qualcuno, magari un bambino, possa avventurarvisi all’interno con enormi pericoli.
Sarebbe quantomeno opportuno ripulire l’area dalle erbacce in modo tale da poter accedervi e fare gli opportuni rilievi, sia per quanto riguarda la staticità dell’edificio sia per quanto riguarda la parte archeologica della quale proporrei che sia Arkeo ad occuparsi. Nei prossimi giorni presenterò domanda al Comune. Nel frattempo raccomando a tutti di non avvicinarsi, sia per non assumere rischi inutili sia per non rovinare ulteriormente un altro dei piccoli tesori dimenticati di Montegranaro.

Luca Craia