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martedì 15 marzo 2016

Facciamo entrare la festa di San Serafino nel nuovo millennio. Un museo nella casa natale.



Onore e merito a chi per anni si è prodigato per celebrare degnamente la festa del nostro Santo Patrono, con mille sacrifici e grande fatica, ma credo sia ora di fare evolvere la festa di San Serafino, farla crescere e cambiarne l’impostazione anche in funzione di nuove esigenze e di un mutato sentire della comunità. Il pensiero non è nuovo e ne parlavo proprio ieri con un caro amico, notando insieme come a Monte Urano celebrino la loro festa patronale con sobrietà ma anche con iniziative di ottimo livello, portando in piazza addirittura un nome del calibro di Edoardo Bennato. Da lì lo spunto per ragionare sull’opportunità di cambiare qualche cosa nel nostro modo di celebrare il santo montegranarese.
La festa patronale, secondo me, deve essere l’occasione prima in cui la comunità si ritrova e fa festa. Ben vengano, quindi, il cantante, la fiera, i fuochi, ma occorre anche pensare a iniziative che coinvolgano maggiormente la comunità cittadina, iniziative che vadano a ricercare le tradizioni, la cultura, la storia del nostro paese. Sarebbe opportuno il coinvolgimento delle associazioni, che sono forse la più grande ricchezza del nostro paese, perché si realizzi una vera e propria festa della comunità cittadina.
Tra le tante idee che potrebbero essere messe in atto mi piace tornare su una proposta che già ho fatto e ripetuto più volte: ridiamo valore alla casa natale del Santo. L’edificio, che logicamente non è quello originale del ‘500 dove nacque Felice Piampiani ma che è quello che possiamo identificare come tale per la sua collocazione, versa in condizioni piuttosto fatiscenti, anche se non sembra manifestare problemi strutturali. Certo è che la targa apposta solo pochi anni fa sul muro esterno per ricordare San Serafino stona fortemente con le condizioni della casa e Montegranaro non ci fa per niente una bella figura. Proporrei, quindi, di verificare con la proprietà la possibilità di una cessione gratuita dello stabile alla collettività, sia essa indentificata come Parrocchia o Comune, per poi procedere alla sua ristrutturazione. Tale ristrutturazione potrebbe essere finanziata in molti modi: tramite sottoscrizioni, sponsorizzazioni, ma anche tramite tagli a spese inutili come l’eccessivo sfarzo dei fuochi artificiali, tanto per fare un esempio. In pochi anni si potrebbe avere uno stabile sistemato e fruibile da destinarsi, per esempio, a museo parrocchiale, in onore del Santo, dove custodire tanti tesori che, purtroppo, oggi non sono visibili perché non esiste un luogo idoneo dove esporli.
Sarebbe un gesto di devozione vera da parte dei Montegranaresi e farebbe guadagnare al nostro paese un nuovo spazio di cui andare fieri, nonché una nuova attrazione per quel turismo di cui tanto si parla ma per il quale, di concreto, si fa davvero poco. Pensiamoci.

Luca Craia

lunedì 14 dicembre 2015

La casa natale del Santo Patrono. Devozione e abbandono.



Eppure solo pochi anni fa vi fu posta una lapide commemorativa, una lapide appiccicata ad uno dei simboli della memoria corta dei Montegranaresi. Le foto che vedete testimoniano lo stato di abbandono di quella che è la casa natale di San Serafino, il santo patrono di Montegranaro, a cui ogni ottobre tributiamo tutti gli onori e la nostra devozione ma che poi dimentichiamo per il resto dell’anno.
La casa, di proprietà privata ma che dovrebbe essere interesse di ogni cittadino montegranarese, versa in condizioni pietose anche se non è accomunabile agli stabili pericolanti che pure sono numerosi nel centro storico. Il fabbricato, sito in via Solferino, ha subito numerosi rimaneggiamenti tanto che oggi di quella che era la dimora della famiglia del Santo non è rimasto altro che il suolo su cui era eretta e l’edificio che lo occupa è tutt’altra cosa di quello che fu. Ciononostante, a giudicare da come festeggiamo e glorifichiamo il nostro patrono nella data della sua ricorrenza, la casa dovrebbe essere tenuta in grande considerazione dai concittadini di San Serafino. Invece eccola qua, abbandonata e dimenticata.
E quella lapide, posta nel 2004, è il simbolo assoluto di come sia corta la nostra memoria e strano il nostro attaccamento alla nostra storia, alle nostre radici e alla nostra cultura, sia essa rappresentata dal nostro amato Patrono sia essa il nostro martoriato centro storico.

Luca Craia

giovedì 8 ottobre 2015

Inquietanti presenze: forzata una finestra in un rudere del centro storico


Queste foto ritraggono una finestra posta al piano terra di uno stabile del centro storico (la casa dell’impalcatura sempiterna, in via don Minzoni). La finestra è stata sempre chiusa da un coperchio, che vedete anch’esso in foto, che questa notte è stato divelto e buttato in strada. La finestra è stata evidentemente forzata da qualcuno che intendeva introdursi nell’edificio, magari per passarci la notte. Non è la prima volta che si verifica un caso come questo: addirittura qualche anno fa ci fu un principio di incendio in questa casa a causa di una stufa rimasta accesa, ma chi l’avesse accesa non si è mai saputo. La casa è inagibile, pericolante e pericolosa eppure ha le utenze allacciate. E c’è gente che vi dimora, anche se saltuariamente. È un fatto inquietante sotto molti aspetti: chi è questa gente e quanto è disperata? Oppure da cosa si nasconde? Chi si aggira tra le nostre case? A quali rischi ci esponiamo? Sono tutte domande che meritano una risposta.

Luca Craia

giovedì 29 gennaio 2015

Scoppia l’amore in Stranamore? Ce lo dirà la Casa di Riposo.



Vi ricordate quanti sconquassi, terremoti addirittura, preannunci di ecatombe c’erano stati durante i primi mesi di governo della Giunta Mancini? Che fine hanno fatto i malumori, i mal di pancia, le esternazioni feroci sui giornali (e su questo blog), gli intenti bellicosi, i voti semicontrari? Tutto rientrato? Tutti d’amore (stranamore) e d’accordo? Dubito.
Dubito perché i silenzi in politica parlano, a volte, più delle parole, specie quando seguono parole precise, specie quando, in certi ambienti, comunque le voci si ricorrono. C’è un confine temporale da superare per fare il vero test di tenuta della maggioranza e ci stiamo avvicinando a grandi passi: il rinnovo del Consiglio di Amministrazione della Casa di Riposo. Sarà un atto politico difficile, anche perché illecito nei tempi (il Consiglio di Amministrazione non è scaduto e c’è da augurarsi che il Presidente Melchiorri faccia valere le sue ragioni, sia per completare il buon lavoro fatto fino a oggi sia per ribadire un principio di legalità). Sarà difficile, però, soprattutto perché ci sarà battaglia per le nuove nomine. Anzi, probabilmente la battaglia è già in atto ma noi non lo sappiamo.
Un posto in Consiglio di Amministrazione è appetibile per molti, non tanto per gettoni o rimborsi quanto per il prestigio. E non solo: la Casa di Riposo muove persone, ospiti e dipendenti, può fare accordi economici importanti, gestire il personale in modi diversi. Può fare, in breve, politica a largo raggio, dove per politica si intende quell’insieme di meccanismi che esulano dal rapporto eletto/elettore. A volerlo più di tutti, pare evidente ma lo dicono anche voci insistenti, sembra siano il Presidente Antonelli e il solito gruppo di Ubaldi, non pago di aver già raccattato più di quanto il suo peso elettorale (per quanto ci si affanni a far credere il contrario) possa consentire. Si tratta di inserire uomini vicini in posti chiave; del resto la politica, quella antica, quella che faceva la vecchia Democrazia Cristiana (ma la faceva meglio), funziona così.
Ed ecco che si pacificano i ribelli: la De Luca, che fece quasi cadere la maggioranza sulla votazione per la variante Bisacci, sembra si sia in qualche modo accontentata. Antonelli e Ubaldi attendono il rinnovo delle cariche. E quando questo ci sarà, probabilmente, qualcuno resterà  scontento. Vedremo. Intanto c’è Basso (quello anziano) che è pronto a stampellare la maggioranza. In cambio di cosa non sappiamo, ma certamente non per scopi umanitari.
E il Pd? Sembra appagato dalla vicepresidenza di Perugini alla Provincia, non pare vogliano di più ma chissà, probabilmente qualche pretesa l’avranno anche loro. Sembra però che preferiscano lasciare gli scranni alti agli altri, se non altro proprio per sopire le intemperanze e i malumori e tenere insieme questo strano puzzle amministrativo.
E Sel? Incomprensibile, almeno per ora, il loro atteggiamento. Non sembrano della partita, non chiedono nulla, sono stati trattati a pesci in faccia e, ciononostante, rimangono “fedeli” alla loro maggioranza. Eppure questa maggioranza l’hanno fatta traballare fin dall’inizio. Eppure questa maggioranza non è propriamente inquadrabile in una politica di “sinistra”: non c’è collegialità, non c’è scambio con la cittadinanza, non c’è una politica sociale che possa essere definita tale. C’è, invece, una componente di destra molto forte. La domanda è: che ci fanno lì in mezzo?
Il rinnovo delle nomine è molto vicino: già a febbraio dovremmo cominciare a vedere i primi movimenti. Ci sarà da divertirsi? Probabile.

Luca Craia

martedì 25 novembre 2014

Casa di riposo. Perché tanta fretta di sostituire il CDA?




Forse sono un po’ tardo io ma non riesco proprio a capire il perché di tanto accanimento da parte dell’Amministrazione Comunale sulla questione della scadenza del consiglio di amministrazione del Residence per Anziani. Una diatriba che sta sottraendo energie e tempo all’amministrazione della città, ai problemi più seri e urgenti, una questione che, per quanto il sindaco si prodighi per far apparire qualcosa di diverso, somiglia tanto alla vecchia e ritrita pratica di lottizzazione delle poltrone. Altrimenti non si capirebbe perché ci sia tutta questa urgenza di mandare a casa il Presidente.
Perché, mi pare di capire, il problema sta proprio nella figura del Presidente della fondazione. Infatti leggo oggi sul Carlino che il Sindaco è possibilista sulla conferma di alcune figure all’interno del CDA ma sembra non transigere sulla sostituzione del Presidente. Perché? Lucio Melchiorri è persona integerrima, di specchiata onestà e provate capacità organizzative e amministrative e i risultati ottenuti durante la sua gestione dell’Ente sono premianti. Al di là della data di scadenza (che comunque mi pare sia quella indicata dallo stesso Presidente, ossia tra poco meno di un anno) si sta conducendo una battaglia contro la persona ingiusta, immeritata, illogica. A meno che la logica non sia quella di accontentare qualche personaggio più gradito all’Amministrazione.
Perché se è vero che alcuni “membri già operanti” potranno essere riconfermati (sarebbe interessante sapere quali), non si capisce perché il Presidente o altri membri debbano essere sostituiti. Quale logica è dietro a questo ragionamento? Se Melchiorri ha lavorato bene così come pare a quasi tutta Montegranaro, perché dovrebbe essere avvicendato con tutta questa premura facendo una questione di puntiglio sulla data di scadenza? Perché tutta questa fretta, urgenza, ansia? Non sarà mica un ennesimo tentativo di tenere in equilibrio una maggioranza che è parsa in bilico fin dal primo giorno? A farne le spese, come sempre, sarà la città.

Luca Craia

martedì 9 settembre 2014

La casa natale del Santo Patrono. Devozione e abbandono.



Eppure solo pochi anni fa vi fu posta una lapide commemorativa, una lapide appiccicata ad uno dei simboli della memoria corta dei Montegranaresi. Le foto che vedete testimoniano lo stato di abbandono di quella che è la casa natale di San Serafino, il santo patrono di Montegranaro, a cui ogni ottobre tributiamo tutti gli onori e la nostra devozione ma che poi dimentichiamo per il resto dell’anno.

La casa, di proprietà privata ma che dovrebbe essere interesse di ogni cittadino montegranarese, versa in condizioni pietose anche se non è accomunabile agli stabili pericolanti che pure sono numerosi nel centro storico. Il fabbricato, sito in via Solferino, ha subito numerosi rimaneggiamenti tanto che oggi di quella che era la dimora della famiglia del Santo non è rimasto altro che il suolo su cui era eretta e l’edificio che lo occupa è tutt’altra cosa di quello che fu. Ciononostante, a giudicare da come festeggiamo e glorifichiamo il nostro patrono nella data della sua ricorrenza, la casa dovrebbe essere tenuta in grande considerazione dai concittadini di San Serafino. Invece eccola qua, abbandonata e dimenticata.
E quella lapide, posta nel 2004, è il simbolo assoluto di come sia corta la nostra memoria e strano il nostro attaccamento alla nostra storia, alle nostre radici e alla nostra cultura, sia essa rappresentata dal nostro amato Patrono sia essa il nostro martoriato centro storico.

Luca Craia