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venerdì 2 settembre 2016

Montegranaro, niente romanzo, una storiella criminale



Lo chiamano “Il Mesciato”. È un ragazzo marocchino, nella vita si occupa di spaccio di droga. Non so se faccia anche altro ma pare che sia uno spacciatore a chilometri zero, nel senso che, almeno il fumo, se lo produce da solo, dal seme alla canna. E pare che abbia pure roba di primissima qualità.
Il Mesciato è uno dei tanti, forse nemmeno quello più pericoloso. Le forze dell’ordino lo conoscono, sanno dove e quando opera. Ma possono farci poco, possono denunciarlo ma tanto resta fuori. A Montegranaro principalmente sono due le piazze dello spaccio: il Campo dei Tigli e il lavatoio di via Martiri D’Ungheria. Ma ce ne sono anche altre perché il mercato è fiorente. Il problema, in fin dei conti, non è dato tanto dal Mesciato ma dai suoi clienti. Perché Il Mesciato la sua merce la vende ai ragazzi di Montegranaro, mica ai marziani. Ed è qui che dovremmo preoccuparci, dei nostri giovani.
Poi ci sono gli atti criminali di diversa natura: furti in appartamento, furti nelle aziende, rapine in mezzo alla strada, molestie alle donne che vanno in giro da sole, atti vandalici di vario genere. Non passa giorno che non accada qualcosa di questo tenore. Piccoli reati, alla fine, che spesso neanche vengono denunciati, tanto che risolvi? Ed è questo senso di impunità che da un lato incoraggia questa piccola criminalità da quattro soldi, ma pericolosa come quella grande, e dall’altro deprime il comportamento civile, il senso sociale, la sicurezza. Ed è tutto collegato, guardate, lo spaccio e gli altri crimini appartengono allo stesso universo sommerso, che poi tanto sommerso non è.
Le telecamere volute da Ubaldi e dal fido Gaudenzi, per non citare la logorroica Strappa, sono state considerate fin dalla loro comparsa, ormai un anno e mezzo fa se non più, come la panacea di tutti i mali, la soluzione armagheddonica ai problemi di ordine pubblico paesani. Ma non siamo a conoscenza di alcun dato, mai stati pubblicati resoconti sull’efficacia del sistema, un elenco dei reati scoperti e degli autori assicurati alla giustizia grazie alla televisione via cavo del Vicesindaco. Ce li avranno, questi dati? E soprattutto: avranno mai ripreso Il Mesciato e i suoi degni compari in azione? Chissà.

Luca Craia

sabato 25 giugno 2016

Aggressione al Festival: il Veregra Street che non ci piace



Già nei giorni passati avevo parlato di quanto fosse, a mio modesto parere, negativo il fatto che la festa del Veregra Street si protragga fino a tarda notte. Il motivo principale, ovviamente, è che questo causa pesanti problemi ai residenti e certamente non giova al recupero del centro storico, anzi, produce l’effetto contrario, con un quartiere visto soltanto come scenario della festa ma svuotato del suo carico umano.
La cronaca di oggi, però, ci presenta un altro aspetto forse più grave: l’aggressione al giovane membro dello staff del Festival da parte di un facinoroso, probabilmente sotto l’effetto di alcool o chissà cos’altro (almeno si spera, altrimenti, avesse agito lucidamente, sarebbe una persona ancor più pericolosa di quello che ha dimostrato di essere) ci fa capire che c’è qualcosa che non va sulla gestione della sicurezza.
Avevamo già notato l’assenza dal percorso di Veregra Street della Polizia Municipale. CI sono i Carabinieri e ci sono i ragazzi del servizio stewarding (che, però, in caso di necessità non possono intervenire ma soltanto chiamare le forze dell’ordine). Ma, nonostante la presenza di molti militari, la vigilanza sembra insufficiente, vista la mole di persone che giunge a Montegranaro. Il supporto della Polizia Municipale sarebbe prezioso.
Ma il problema è un altro: lasciare che non si rispettino leggi e ordinanze e si trasformi il centro storico di Montegranaro in un enorme rave party, oltre a danneggiarne fortemente immagine e qualità della vita dei residenti, produce gli effetti che abbiamo letto dalle cronache. Aggressioni, atti vandalici, senso di illegalità diffuso dopo una cert’ora, quando le famiglie si ritirano e rimangono giovani e meno giovani col solo intento di darsi ai bagordi.
Credo che non sia questo lo spirito giusto. Credo che bisogni ritornare dentro certo binari. Veregra Street deve essere un momento aggregativo, culturale e di svago e non può diventare una sorta di Bronx dove ogni imbecille sei senta autorizzato a spaccare la testa a una persona o a portarsi via i cappelli lungo il corso. Purtroppo questa è la direzione che stanno prendendo quasi tutte le feste estive della zona, ma è una direzione sbagliata e molto pericolosa. Si rischia di rovinare tutto e di buttare via qualcosa di prezioso come Veregra Street per colpa di due o tre cretini. Torniamo alle regole, diamoci una regolata.

Luca Craia


domenica 24 aprile 2016

Ancora caos magrebini. Solidarietà ai Carabinieri.



Ancora un brutto episodio a carico dei nostri “ospiti” magrebini, uno dei tanti, l’ennesimo di una lunga lista che parla di risse, molestie, furti e violenze di vario genere. Sgombriamo il campo: non tutti i Magrebini sono delinquenti, ma quasi sempre i protagonisti di questo genere di episodi che accadono nel nostro Comune sono di provenienza nordafricana. E se è vero che anche gli Italiani, a volte, diventano artefici di questi atti di criminalità, ciò non giustifica il fatto che chi viene ospite nel nostro Paese possa comportarsi in questo modo. In sostanza: ne abbiamo abbastanza di delinquenti nostrani che non c’è la necessità di prenderli di importazione.
La cosa più grave, però, è l’impunità. Leggere sul giornale che il protagonista dell’ultima puntata della serie “Il Magrebino Pazzo”, quella accaduta venerdì notte al Mastio di Montegranaro , è noto alle forze dell’ordine. E queste forze dell’ordine, i Carabinieri nella fattispecie, gente che vive con uno stipendio inadeguato e deve rischiare la vita per fare il proprio dovere, va a intervenire per l’ennesima volta su un soggetto che si prende l’ennesima denuncia a piede libero e torna a ubriacarsi e delinquere con disinvoltura. Intanto i Carabinieri si fanno male, rischiano grosso, e magari si beccano pure qualche insulto. E se gli scappa una smanacciata ci passano pure un guaio.
La mia solidarietà per l’Arma è totale e incondizionata. Devono lavorare in queste condizioni, senza strumenti, con leggi che tutelano più il delinquente che loro. Bloccano il facinoroso, vengono aggrediti, si fanno male la legge rimette il libertà il delinquente. Verrebbe da arrendersi e dire un normalissimo quanto umanissimo “chi me lo fa fare”. Invece continuano a fare il loro dovere e a proteggerci, per cui grazie di cuore.
Per quanto riguarda, invece, gli stranieri che si comportano in questo modo, ricordiamo ai loro tutori, quelli che si stracciano le vesti per difenderli e che, in questo preciso istante, mi stanno dando del razzista, che se un Italiano aggredisse un poliziotto turco, tanto per fare un esempio, lo metterebbero in galera e butterebbero via le chiavi. Chi vuole stare in Italia deve rispettare l’Italia e gli Italiani. Altrimenti non può e non deve restare. Le leggi attuali, figlie di un buonismo ipocrita e interessato, vanno modificate quanto prima, per la tutela nostra e delle stesse forze dell’ordine. E chi non è d’accordo vada a ubriacarsi a Casablanca, picchi un poliziotto marocchino e poi ne riparliamo.

Luca Craia