mercoledì 10 agosto 2016

Beverati senza progetto fa l’assessore al centro storico a vuoto.




I soci di Arkeo e non dell’Archeoclub (Beverati fa ancora una gran fatica a capire la differenza, nonostante che, visti i risultati della sua collaborazione con quest’ultimo, essa dovrebbe essere lampante) prendono, in effetti, atto che l’assessore al centro storico sia stato l’unico, nel corso della seduta del Consiglio Comunale del 4 agosto scorso, a parlare marcatamente del centro storico. Io personalmente ne prendo atto ma sottolineo che Beverati, ancora una volta, parla ma non fa. Perché si fa presto ad accusare il proprio predecessore di non aver fatto nulla, cosa peraltro non esatta, in quanto piccole cose sono state fatte, anche e soprattutto grazie allo sprone di questo blog e a un minimo di collaborazione con la vecchia amministrazione, nonostante il sottoscritto rompesse l’anima ogni santo giorno come fa tutt’oggi (solo che questo in passato non inficiava i rapporti come invece avvenuta con questa coalizione). Il problema è che Beverati amministra questo paese e il suo centro storico da 26 mesi e in questi 26 mesi davvero non abbiamo visto niente. Ma niente niente.
I nodi cruciali del quartiere sono stati sanati in passato. La chiesa dei SS.Filippo e Giacomo è uno di essi, tornata al suo splendore grazie all’impegno della Parrocchia, nella fattispecie al coraggio di don Umberto Eleonori, e certamente con nessun contributo concreto da parte del Comune (se non qualche spiccioletto da cassetta delle elemosine). L’ospedale vecchio è stato ristrutturato dalla vecchia amministrazione realizzando un progetto della precedente ed è poi stato trasformato in un ghetto per stranieri dall’attuale amministrazione che continua imperterrita a non ritenere necessario intervenire sui criteri di assegnazione delle case popolari.
Beverati fa anche una gran confusione tra la proposta di Arkeo che, tra l’altro, non sembra aver compreso perfettamente, e la mozione presentata dal gruppo consiliare di Viviamo Montegranaro che ha semplicemente interpretato la petizione da noi promossa. L’idea dell’abbattimento di alcuni stabili non implica il radere al suolo mezzo centro storico come sembra aver inteso, forse in maniera strumentale, l’architetto. La nostra proposta prevede l’abbattimento di alcuni stabili e il recupero di altri, ma anche l’incentivazione all’investimento nel paese antico e la realizzazione di un piano di rilancio economico-commerciale. In sostanza si tratta di una proposta molto simile a quella che lo stesso Beverati, quando si candidò Sindaco nel 2009, aveva messo in programma salvo poi dimenticarsene del tutto. Rimane il fatto che una controproposta da parte sua non l’abbiamo ancora sentita.
Io stento a credere che un politico esperto e attrezzato culturalmente come dovrebbe essere Giacomo Beverati, che tra l’altro conosco da quando era bambino e ho anche sostenuto in alcune sue avventure elettorali, si faccia sminuire e, diciamolo, umiliare da una politica globale sul centro storico pressochè nulla quando non distruttiva. Beverati sta gestendo le deleghe di un assessorato fantasma che ha visto attribuirsi in tre esercizi di bilancio prima due zeri consecutivi e ora la miserrima cifra di 20.000 Euro. Vorrei sapere cosa vuole programmare l’architetto con questi pochi spiccioli, che tipo di progetto vuole attuare. Per il momento assistiamo all’immobilità totale, molto più immobile di quella di cui Beverati accusa l’ex Sindaco Gismondi. Poi che al Consiglio Comunale di Montegranaro interessi poco o niente del centro storico è assodato, ma nell’elenco di chi se ne frega possiamo tranquillamente includerci anche lui, altrimenti contrasterebbe fortemente il pessimo progetto di viale Gramsci o si sarebbe già dimesso.
Ha ragione Beverati nel dire che le strategie per il centro storico sono lunghe. Ma se mai si comincia…

Luca Craia

Proposta sciocc: diamo ai Monopoli di Stato lo sfruttamento legale della prosituzione



Visto il ragionamento secondo il quale legalizzare le droghe leggere (magari poi pure quelle pesanti) servirebbe a dare un duro colpo alla criminalità organizzata togliendogli una forma importante di sostentamento e fornendo in questo modo agli utenti un prodotto più sano e genuino, applicherei lo stesso principi ad altri rami d’azienda delle mafie and company, partendo da uno che è sicuramente molto proficuo: la prostituzione. Se togliessimo dalle mani del racket queste ragazze e le mettessimo, per esempio, in mano ai Monopoli di Stato, elimineremmo lo sfruttamento illegale della prostituzione, arrecheremmo un grave danno al mondo della malavita e potremmo dare garanzie a queste ragazze: contributi, assistenza sanitaria, sindacati che ne tutelino i diritti. Rifletteteci: lo Stato che gestisce la prostituzione non sarebbe male. E poi, puttanata più, puttanata meno…

Luca Craia

P.S.: per chi non ci arriva, il post è sarcastico. 

La fine della solidarietà sociale ucciderà il Popolo Italiano



Prendo spunto da un post del noto clarinettista Giuseppe Gentile nel quale lamenta come il Governo abbia tagliato i fondi alle fondazioni lirico-sinfoniche nel silenzio generale, con la sola labile protesta dei diretti interessati. Il mondo della cultura italiano, i tanti intellettuali o presunti tali che affollano televisione, radio, giornali e, soprattutto, social network tacciono mentre viene inferto un colpo mortale alla cultura italiana. Tace il mondo dell’editoria, quello dell’arte, quello del teatro. Tace chi non è colpito direttamente dall’ennesimo nefasto provvedimento di questi criminali che ci governano o fanno finta di farlo.
Il nocciolo del problema è questo: se non si è colpiti direttamente non si reagisce. Non c’è solidarietà tra categorie professionali e sociali e nemmeno all’interno della stessa categoria; così l’operaio perde il posto nel silenzio degli altri operai che lavorano per altri datori di lavoro e continuano a farlo, al malato vengono sottratti diritti con buona pace dei sani che ritengono di rimanere tali per sempre, si tagliano le pensioni con la tacita approvazione di chi non ritiene di arrivarci nemmeno, alla pensione. Il nostro è un popolo diviso, non esiste solidarietà.
I social network ci danno uno spaccato impietoso della situazione: leggo di insegnanti che, per diventare di ruolo, devono farsi trapiantare da un anno all’altro in giro per il Paese che, invece di incassare il sostegno degli amici, ne registrano lo sberleffo. Sento gente che ritiene giusto aumentare i ticket sanitari perché “così la smettono di farsi le analisi ogni tre mesi a spese mie”.
Nel mio piccolo blog assisto al silenzio assoluto quando tratto questioni secondo me importanti che riguardano il mio paesino, un’assoluta assenza di reazioni; poi tocchi l’interesse particolare e scoppia il putiferio, ti si scatena addosso l’ira funesta di gente che dei problemi di Montegranaro, finora, non si era mai interessata, quasi vivesse altrove.
Siamo scollati, scollegati, lontani gli dagli altri. I social ci danno l’illusione di essere tutti vicini invece ci separano ogni giorno di più. E tutto questa fa il gioco di chi sta massacrando il nostro Paese, che fa leva su questa ignavia, su questa accidia intellettuale, su questo egoismo di fondo per fare come gli pare. Poi gli istinti feroci ce li fano sfogare con lo sport o qualche fatto di cronaca se non costruito, attrezzato ad arte.

Luca Craia