lunedì 30 maggio 2016

Nuova raccolta differenziata: malcontenti alla consegna dei nuovi bidoncini



Presso il Campo dei Tigli si stanno distribuendo i nuovi bidoncini per la raccolta differenziata, novità per i Montegranaresi abituati a raccogliere e differenziare i rifiuti in sacchi piuttosto capienti. La nuova gestione, invece, prevede che i rifiuti vengano stivati e conferiti in contenitori di plastica. A parte qualche piccola differenziazione rispetto al passato, come il vetro che non va più con i metalli, la sostanza cambia di poco. Molti cittadini, però, hanno mosso delle rimostranze circa la dimensione dei contenitori che pare siano piuttosto piccoli e, comunque, meno capienti rispetto ai sacchetti tutt’ora in uso.
Il problema non sarebbe di poco conto perché pare che i rifiuti in esubero non potranno essere conferiti magari con un sacchetto a parte ma dovranno essere consegnati presso un punto di raccolta. Per sopperire a questo disagio sembra si assegnino dei punteggi coi quali ottenere sconti e benefici presso determinati negozi ma questo non sembra essere sufficiente per diversi cittadini che, appunto, hanno animatamente dimostrato il proprio disappunto agli operatori addetti alla consegna del materiale. Vedremo se verranno proposti dei correttivi ma, per il momento, le cose stanno così e chi vive in zone più periferiche dovrà muoversi con l’auto per consegnare l’immondizia. Non esattamente il massimo della comodità.

Luca Craia

Scuole rosse: come ti affosso la scuola del centro storico



Trovo sconcertante la proposta del Sindaco Mancini uscita sul Carlino di portare la scuola materna all’interno dell’edificio scolastico di via Marconi, le cosiddette scuole rosse. È sconcertante perché fornisce la prova lampante di un atteggiamento di rinuncia nei confronti del polo scolastico storico che consegue a una considerazione sostanzialmente nulla delle problematiche legate al centro storico cittadino.
La scuola è uno dei tanti elementi che rendono vivo un quartiere. Il progressivo spopolamento delle scuole del centro testimoniano il disagio sociale che si vive nel cuore del paese che, pur non essendo demograficamente in calo, con la non iscrizione di bambini a scuola segnala una ghettizzazione del quartiere che peggiora di anno in anno e innesca un circolo vizioso per il quale l’Italiano non si iscrive perché ci sono troppi stranieri e ci sono troppi stranieri perché l’Italiano non si iscrive. In breve, con questo passo, le scuole rosse rischiano di chiudere.
La soluzione prospettata dal Sindaco non va nella giusta direzione, anzi. Il Sindaco, in questo modo, sancisce la presenza di un’unica sezione per lasciare posto alla materna che, andando avanti così, è destinata a scomparire insieme a tutto il plesso.
La soluzione forse l’aveva trovata l’ex dirigente, Annalena Matricardi, quando propose di “specializzare” le scuole rosse con delle sezioni esclusivamente a tempo prolungato. Questo avrebbe caratterizzato il plesso, avrebbe escluso ogni possibilità di ghettizzazione e avrebbe dato valore alla scuola ridandogli vita e futuro. Purtroppo il progetto non è mai stato attuato e oggi non esiste nemmeno nei pensieri di chi prende decisioni sulla scuola.
È evidente, comunque, come questo sia un ulteriore tassello della politica per il centro storico attuata dall’amministrazione comunale, una politica che non tiene in considerazione i problemi e le esigenze del quartiere e che ne sta aggravando ulteriormente la già precaria condizione.

Luca Craia

Potevamo vincere la guerra?



Siamo un popolo di tifosi. Da noi o sei di una squadra o di un’altra. O sei milanista o sei interista. O sei comunista o fascista. O sei pro o sei contro. Le vie di mezzo non sono contemplate ma, soprattutto, non è contemplato il distinguo, il ragionamento, l’approfondimento per poi dare un giudizio che non debba essere per forza bianco o nero.
Siamo anche un popolo senza coscienza nazionale. Siamo un popolo senza amor patrio, a meno che non si tratti della nazionale di calcio. Siamo un popolo che non ha rispetto per il proprio Paese, per la bandiera e per se stesso.
Tutto questo diventa evidente con il caso dei due Marò. Eccoci qua: quelli che li indicano come eroi e quelli che li additano come assassini. Non c’è mediazione, non c’è ragionamento. Ci sono solo un sacco di cretinate pubblicate sui social ai quali, da bravi pecoroni tifosi, siamo pronti a credere per schierarci da una parte o dall’altra.
Non ci viene in mente che questi due ragazzi sono solo due persone che facevano il loro lavoro, mandati in un posto pericoloso a rischiare la vita perché quello è il loro mestiere e, come si dice, qualcuno deve pur farlo. C’entra poco se ci fosse l’egida o meno della missione internazionale (qui apriremmo un capitolo a parte sull’idiozia dei nostri governi): sono due militari ed eseguono ordini. Non ci viene in mente che, magari, abbiano potuto commettere un tragico errore che, in un frangente come quello, per quanto esecrabile, va contemplato. Noi ci dobbiamo dividere tra chi pensa che i due militari italiani siano degli assassini e chi pensa che siano degli eroi. Vedo davvero poche persone che dicono che non sono né l’uno né l’altro: sono due persone, esseri umani, che forse hanno sbagliato, ma ci sarà un processo per stabilirlo.
Non vedo folle di patrioti con la bandiera in mano come alle partite di calcio per difendere l’onore nazionale. Perché quello sì che è stato calpestato. L’India ha trattato l’Italia come un paesucolo da terzo mondo. Immaginate cosa sarebbe accaduto se, invece dei Marò, ci fossero stati due Marines. La nostra diplomazia ha dato pessima prova di sé fin dai primi tempi, coi giochi e i trucchetti del governo Monti. Si è giunti al rientro dei due militari in patria solo dopo anni di trattative. Questa storia ha dimostrato quanto poco peso abbia l’Italia a livello internazionale, con l’Onu silenziosa e l’alleato americano che faceva l’indiano. Ma di tutto questo agli Italiani importa poco. Ora conta insultare i due militari o celebrarli quasi fossero salvatori della patria. Per poi, tra pochi giorni, sventolare il bandierone per gli Europei di calcio.

Luca Craia