mercoledì 28 ottobre 2015

Parlare di centro storico senza sapere e capire



È comunque prezioso l’articolo di oggi della Pravda nostrana, perché, in ogni caso, accende un piccolo faro sul problema del centro storico montegranarese che tutti tendono opportunamente a dimenticare. Ma lo fa con l’approssimazione di chi si fa una passeggiata tra le viuzze incuriosito da qualche tipo di diceria che deve aver sentito in giro. Lo fa senza conoscere le radici del problema, le sue varie sfaccettature, le soluzioni mancate. Lo fa senza documentarsi, e questo, consentitemi, non è molto professionale per un giornalista che voglia dirsi tale
Dire che i gabbioni del Comune hanno sortito effetti è sbagliato e, come sempre, molto accomodante nei confronti dell’amministrazione comunale alla quale il giornalista sembra essere molto affezionato. Così come dire semplicemente che l’iniziativa delle case a 1 Euro è lodevole così, senza specificare che è stata una sparata per apparire, appunto, sul giornale e si è fermata lì.
E poi la ciliegina: la sporcizia è solo un problema culturale. Culturale? Certo, ma la stratificazione dell’immondizia per le strade, se da un lato è dovuta a quel vecchietto descritto nell’articolo (e al quale non credo, anzi, ritengo sia un’invenzione piuttosto offensiva per i residenti del centro storico) che butta la cartaccia, dall’altro è dovuta al fatto che lee cartacce qui non viene più nessuno a raccoglierle da mesi, dopo le fantomatiche apparizioni elettorali della spazzolatrice. E il vicesindaco ha risposto, a me e a chi sollevava il problema, che bisogna che ognuno pulisca davanti casa propria, sguinzagliano i soliti sicari mediatici nella consueta pratica della delegittimazione tramite sputtanata. Ma davanti alle tantissime case disabitate chi ci deve pulire?
Il giornalista che voglia fare un servizio serio parlerebbe della mancata osservanza di ordinanze di messa in sicurezza degli stabili vecchie di vent’anni. Parlerebbe del mancato monitoraggio dei ruderi e del fatto che in Comune non abbiano idea di quale sia la situazione. Un giornalista che voglia fare un buon servizio direbbe che se qualcuno si vedesse cascare addosso uno di quei ruderi in Comune resterebbero tutti sorpresi perché non sono a conoscenza di quanto certe situazioni siano potenzialmente pericolose. E parlerebbe di angoli bui dove basterebbe mettere una lampadina, ma nessuno ce la mette nonostante il problema sia stato segnalato da mesi. E parlerebbe di auto parcheggiate ovunque e dell’impossibilità, specie nelle ore notturne, di passare per eventuali mezzi di soccorso. Parlerebbe di case disabitate ma abitate da personaggi loschi ed equivoci che nessuno controlla. Parlerebbe di problemi sociali legati all’integrazione, alle difficoltà di convivere tra culture diverse e della creazione sostanziale di un ghetto razziale dove sono stati chiusi anche gli Italiani.
Un giornalista che volesse fare bene il suo lavoro avrebbe l’umiltà di andare a parlare con chi questi problemi li vive e li denuncia da decenni. Ma è molto più facile carpire informazioni qua e là sui blog standosene alla tastiera, metterle insieme e condire tutto con qualche lode gratuita al potente di turno badando bene di evitare critiche, piuttosto che abbassarsi a tanto. Ed ecco qua, altra carta stampata così, tanto per stampare. Ma, almeno, se ne parla.

Luca Craia

martedì 27 ottobre 2015

A Montegranaro centro sono obbligatori i pneumatici da neve. Sapevatelo!



Non tutti sanno che a Montegranaro vigono, per le strade urbane, le stesse regole che vigono per quelle extraurbane. In base all’ordinanza nr. 130 del 27 ottobre 2015 del Comando di Polizia Municipale, tutte le vetture circolanti per Montegranaro nel periodo che va dal 15 novembre 2015 al 31/03/2016 devono montare pneumatici da neve o avere a bordo le catene. Altrimenti multa. Questo perché, recita l’ordinanza, “le caratteristiche strutturali di molte strade comunali (…) e la rigidità de clima invernale degli ultimi anni rendono praticamente vano l’effetto del sale che il Comune diligentemente comunque cosparge”.
Eh????? Ma quale sale???? L’anno scorso non s’è visto, il sale. Il Vicesindaco di mandava a spalare la neve per conto nostro. Non ci sono mezzi per pulire le strade, non si prendono misure per la sicurezza dei cittadini ma si obbligano questi ultimi a spendere denaro, in tempo di crisi, per comprare le gomme invernalo anche se non escono dal paese? Che è? Scherzi a parte? Dov’è la telecamera? Ah, dimenticavo, è pieno di telecamere, ma chissà se funzionano.

Luca Craia

Peppe e il socialismo



Peppe era un omone che faceva l’elettricista. Peppe era socialista dalla nascita, figlio di un socialista storico del paese che fu amico del senatore repubblicano padre della patria e costituente. Certo che, negli anni in cui è ambientato questo aneddoto, non era propriamente a suo agio tra i craxiani, ma lui il garofano lo aveva nel sangue e non poteva lasciarlo, Craxi o non Craxi. Così rimase socialista anche quando il partito deviò verso un certo liberismo che poco si sposava con tutto ciò a cui credeva Peppe.
All’angolo di piazza Mazzini c’era la sezione socialista e, due porte dopo, quella del Partito Repubblicano di cui ero stato da poco eletto segretario cittadino. I due partiti avevano governato il paese insieme per tutti gli anni ottanta ma, già nel ’90 vicende politiche complicate avevano fatto sì che si ritrovassero uno in maggioranza e uno all’opposizione. Così, considerandosi vicendevolmente non proprio dei traditori ma qualcosa di simile, ci si guardava un po’ storto e, quando capitava che ci fossero delle riunioni concomitanti, nonostante la vicinanza delle sedi, ci si evitava come la peste.
La sezione repubblicana aveva in vetrina un’insegna luminosa quadrata con rappresentata l’edera che, però, non si accendeva più da tempo immemorabile perché c’era un contatto che non funzionava da qualche parte e nessuno sapeva metterci le mani. Una sera che ero solo fuori della sezione ad aspettare che arrivassero gli altri del direttivo per iniziare la riunione passò Peppe che disse: “Ma di che razza di partito scalcinato ti sei fatto eleggere segretario che manco vi funziona l’insegna”. In effetti, la loro, fatta come la nostra ma raffigurante il garofano, era bella e accesa tutte le sere. Risi e risposi che non funzionava e che non potevo farci nulla. E Peppe: “famme vedè” ed entrò nella sezione “nemica” estraendo dalla tasca posteriore dei jeans un piccolo cacciavite. Si mise ad armeggiare con la spina e la presa, smontò il tutto, lo rimontò e, in men che non si dica, l’edera brillava né più né meno come il garofano poco più avanti. Ero un po’ confuso perché non mi aspettavo un intervento tecnico gratuito ed estemporaneo da parte di un nemico socialista e dissi a Peppe che non sapevo come ringraziarlo. Egli, con la faccia imperturbabile che lo contraddistingueva e la sua voce ben impostata rispose: “Vedi? Questo è quello che intendo io per socialismo”.

Luca Craia