mercoledì 11 marzo 2015

SFRATTATO DALLA VITA LINO PALLADINO UNA VERGOGNA ITALIANA - DI ANNA LISA MINUTILLO




La nostra bella Italia che si divide sempre fra buoni e cattivi, che innalza muri di divisione per via dell’appartenenza sociale, della provenienza, di quanto, secondo alcuni, di differente c’è fra noi esseri perfetti e chi invece proviene da terre lontane dove ci sono religioni differenti, costumi differenti, si dovrebbe un tantino vergognare e dovrebbe farsi un bell’esame di coscienza perché quando come in questo caso ci sono le maniche da arrotolarsi e si deve dimostrare di esserci davvero ,stranamente, come per magia è troppo distratta, troppo impegnata, troppo affaccendata e meno male, dico si meno male, che a farsi carico di amore, disponibilità, aiuto e fratellanza è stato un egiziano altrimenti sarebbe finita male e molto prima.

Ora vediamo cosa saremo in grado di fare noi, grande paese dalle facili considerazioni per quest’uomo che si ritrova in questa situazione.

Questo è l’accaduto :

La polizia giudiziaria e la Croce d’Oro arrivano in via Buranello a Genova poco dopo le 9.30.

Lidio Palladino, sessant’anni, disabile per un ictus che ha immobilizzato parte del corpo, resta seduto sulla carrozzina dietro al bancone del suo negozio, “La cantina dello zio”, un’enoteca diventata ormai da anni anche la sua casa.

Dentro ci si muove a fatica, non c’è luce ne acqua, staccate per morosità. Lo stesso motivo dello sfratto, dopo l’ennesimo affitto non pagato alla proprietaria dei muri.

«Da questa attività Palladino riusciva a ricavare quanto serviva per sopravvivere ma poi non ce l’ha più fatta – spiega l’avvocato David Salanitro – Ora lo porteranno in ospedale.

Soluzioni?

“Non sappiamo, di sicuro però stanotte dormirà su un letto d’ospedale. Cercherò subito di portare la richiesta di una casa popolare in condizioni di emergenza per affrettare l’assegnazione. Ma non sarà un iter breve”.

Un timore che ribadiscono gli occhi di Tarik Ferhat, egiziano tra i pochi ad aiutare Palladino vivendo insieme a lui nel negozio trasformato in casa.

«Da otto mesi e mezzo io e un’altra signora dormivamo e lo accudivamo nel retro del negozio. Notte e giorno. Anche perché dal Comune o dai medici non gli è arrivato mai alcun aiuto. Lo mettevo sul letto e cercavamo di aiutarlo, lo abbiamo subito preso a cuore. Purtroppo siamo tutti in mezzo alla strada».

Dove falliscono le istituzioni intervengono i più deboli, le persone che avrebbero loro stesse bisogno di aiuto e conforto ed io non posso fare a meno di domandarmi se è questo il paese in cui è tanto bello vivere, se è questo il mondo che desideriamo, se i nostri occhi e le nostre orecchie dovranno vedere ancora a lungo situazioni come questa.

Mi domando se bisogna giocare al “rimbalzo” prima di fare qualcosa, se non sarebbe meglio cercare delle soluzioni che ad oggi ancora per molte situazioni non vi sono, se deve sempre scapparci il morto prima di intervenire, se dopo è così semplice riuscire a dormire sereni la sera, se e quando avrà una fine questa indifferenza gratuita che non ci fa onore e che ci rende tutti desiderosi di fuggire da questa realtà, di vedere la vita come un peso invece di gioirne e di rallegrarci per l’incanto che ogni giorno la vita ci potrebbe regalare se solo non dovesse scontrarsi con situazioni disastrose come questa.
La sensibilità, la fratellanza, la disponibilità, i sorrisi, la cura, la gentilezza, l’ascolto, non hanno colore né religione, né orientamento sessuale preordinato, questi valori appartengono a chi ancora ha un cuore e mi dispiace che spesso questo non venga visto e apprezzato soprattutto quando accade per mano di persone che vengono sempre additate per le loro diversità con cui forse bisognerebbe scusarsi prima di ogni cosa.

Vediamo cosa faranno ora le nostre grandi istituzioni italiane per Lino Palladino, vediamo se almeno per lui non sarà troppo tardi, vediamo se si inizierà a capire che i cittadini soprattutto quelli già amaramente colpiti dalla vita hanno bisogno di aiuto e non di facili giudizi e per favore : cresciamo!

martedì 10 marzo 2015

Domani sul giornale dico a mia moglie di buttare la pasta

Oggi si comunica così: io ti scrivo e ti faccio una domanda? E tu mi rispondi con un articolo di giornale. Io ti segnalo un problema? E tu mi rispondi con un comunicato stampa. Io ti propongo qualcosa di utile? E tu me lo cestini durante una conferenza stampa. Oggi a Montegranaro la comunicazione istituzionale funziona così: se vuoi parlare col Comune protocolla pure la tua istanza ma poi tieni d’occhio il giornale perché ti rispondono lì.
Così se 18 associazioni scrivono al Sindaco per richiedere un locale dove mettere le suppellettili che servono per allestire il presepio vivente e per avere l’onore di incontrare il primo cittadino per parlare di programmazione, il Sindaco non risponde per un paio di mesi abbondanti e poi lo fa con un comunicato stampa. Risparmiamo inchiostro, c’è crisi.
Del resto il nostro Sindaco ama molto esternare sulla stampa. Non perde occasione per fare dichiarazioni e anche per lanciare qualche allegro insulto ai cittadini, come fece col sottoscritto la volta in cui venne Sgarbi. I suoi collaboratori in giunta non sono da meno: ricordiamo Beverati che mi diede dell’incompetente per aver detto che i cartelli turistici sono sbagliati (e lo sono, l’incompetente è lui).
È la nuova politica, dove l’istituzione prende le distanze dal cittadino, non ci si rapporta, non cerca e non vuole un dialogo rispettoso. Alle legittime istanze risponde in maniera irrituale, alle critiche risponde con l’insulto. Il dubbio però mi assale: non sarà che questo atteggiamento sia solo nervosismo? Non sarà che il problema è che è difficile rapportarsi con una cittadinanza che, per oltre il 60%, non ti ha votato?

Luca Craia

Santa Croce la più visitata d’Italia: record di visite per la Giornata della Guida



Che fosse andata bene ce ne eravamo accorti, che il risultato di oltre 500 visitatori in una giornata oltretutto piovosa e, quindi, avversa, fosse più che ragguardevole lo sapevamo. Ma la notizia che la nostra iniziativa è stata la più visitata in tutta Italia ci rende davvero orgogliosi. L’Associazione Santa Croce deve esserlo per tutto l’impegno profuso in questi anni per recuperare e rendere fruibile questo gioiello del nostro patrimonio storico. Orgogliosa deve essere Sabina Salusti che ha ideato l’iniziativa. E anche noi di Arkeo, che abbiamo supportato l’organizzazione e la promozione, abbiamo i nostri motivi per essere orgogliosi.
È un risultato storico che premia l’impegno, la professionalità e la competenza di associazioni senza blasone troppo spesso snobbate da politica e istituzioni. È un riconoscimento per chi si sporca le mani, si rimbocca le maniche, per chi promuove il territorio senza secondi fini e viene premiato solo dai risultati che riesce a ottenere grazie a lavoro e passione. Sono soddisfazioni che fanno dimenticare le tante, a volte troppe, mortificazioni che si ricevono. Ma va bene così.

Lucra Craia