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giovedì 28 luglio 2016

Io me li ricordo quelli della Torre Ascensore



Io me li ricordo quelli che non volevano la Torre Ascensore. Me li ricordo e mi chiedo: adesso dove sono andati a finire? Hanno nomi e cognomi, quelli che, nell’ormai lontano 2003, bloccarono i lavori di costruzione della Torre Zed e fecero lievitare i costi di costruzione, incluse sanzioni pesanti per le casse pubbliche. Questo ottennero, perché la Torre è lì, la vediamo tutti. Solo che è costata il triplo di quello che doveva costare. Intendiamoci: anche secondo me la torre è un cazzotto in un occhio, una roba che con Montegranaro e il territorio non ha nulla a che fare né da un punto di vista storico né stilistico. Ma andava bloccata per tempo, non a lavori iniziati. La solita brama di visibilità di personaggi ben noti, in quel caso e non solo in quello, è costata molto cara alla collettività.
Ma oggi, che l’Amministrazione Comunale rimette di nuovo le mani su viale Gramsci e piazza Mazzini con un progetto che non sarà vistoso e di grande impatto come il simbolo egizio di Gianni Basso ma che produrrà effetti nefasti sul centro e, a cascata, su tutto il paese, questi personaggi dove stanno? Che dicono? Che ne pensano? È gente esposta, fanno vita pubblica, scrivono, condividono, producono e divulgano idee. Qual è la loro idea a proposito di questo ennesimo oltraggio a Montegranaro e ai suoi cittadini? Silenzio.

Luca Craia

mercoledì 27 luglio 2016

Franceschetti ha ragione, l’appalto spetta al Comune. Ma…



Ci mancherebbe pure che, dopo che le associazioni montegranaresi si sostituiscono al Pubblico in quasi ogni settore, sopperendo ad ataviche e gravissime mancanze, adesso debbano pure assumersi la responsabilità di gestire appalti. Andrea Franceschetti, Presidente di Città Vecchia, ha ragione al mille per cento quando afferma che la gestione della ristrutturazione della torre civica spetta solo e soltanto al Comune di Montegranaro. La sua associazione ha raccolto i fondi e quanto basta, ora il cantiere deve andare in mano alla proprietà del bene e pare davvero assurdo il contrario. Anzi, è sorprendente che, ad oggi e coi soldi in mano, ancora il Comune non abbia mosso una paglia e, se è vero quello che afferma Franceschetti, ossia che non riesce nemmeno a dialogare con l’Ufficio Tecnico, siamo alle comiche. L’assessore al centro storico dov’è? Quello ai lavori pubblici? L’onnipresente assessore al quasi tutto? Troppo occupato a organizzare balli di gruppo?
Rimane, però, il dubbio su quanto ho scritto ieri, cioè sulla progettazione. Franceschetti afferma di aver “suggerito” il progettista che, guarda caso, è l’ex presidente di Città Vecchia Simone Pirro. Ora, se Città Vecchia avesse fornito il progetto “chiavi in mano” al Comune, compreso di costi di progettazione, e il Comune dovesse solo occuparsi della fase burocratica, compreso l’appalto e la messa in opera, Franceschetti avrebbe ragione fuori da ogni ragionevole dubbio. Ma, dato che il progetto, a quanto pare, lo dovrebbe pagare al Comune, il “suggerimento” mi pare un tantino una forzatura. Per un criterio di trasparenza politica, ferma retando la totale legalità della cosa, il progettista lo avrebbe dovuto scegliere il Comune, visto che lo paga con soldi pubblici. Solo che, inizialmente, si era capita un’altra cosa.

Luca Craia

martedì 26 luglio 2016

Campanò: poco chiara la procedura di incarico.



Probabilmente ho capito male io per cui sono a chiedere lumi. Io avevo inteso che la ristrutturazione della torre dell’Annunziata, meglio conosciuta a Montegranaro come Lo Campanò, fosse a carico dell’associazione Città Vecchia. Avevo anche inteso che il progetto era stato in qualche modo donato alla collettività, cosa che, personalmente, ritengo sbagliata in quanto i professionisti vanno pagati e non si possono creare precedenti per i quali poi si rischia di superare regole e deontologia. Apprendo invece oggi da Il Resto del Carlino che la progettazione per la ristrutturazione, per un valore standard di circa il 2% del valore totale dell’intervento, quindi circa 5000 €, verrà sostenuta dal Comune di Montegranaro. Per cui di pro bono non c’è nulla.
Siamo sotto la soglia dei 30.000 €, per cui è possibile per il Comune agire in maniera sostanzialmente privatistica. Ma da un punto deontologico qualcosa non va, se davvero le cose stanno così. Non va, per esempio, che il Comune paghi la parcella a un progettista che non è stato scelto dal Comune stesso (con tutto rispetto per questo progettista, Simone Pirro, un caro amico e un valido professionista, che però è stato anche Presidente dell’associazione che finanzia la ristrutturazione). In realtà, infatti, il progetto di Pirro è stato vagliato e studiato da un’associazione, quindi da privati, e successivamente acquisito dal Comune che, però, doveva occuparsi, a quanto reso noto finora, solo dell’iter burocratico. Ritengo che, se un progetto viene pagato con soldi pubblici, chi amministra la cosa pubblica debba assumersi anche la responsabilità delle scelte e non assumere quelle degli altri. E dovrebbe farlo secondo criteri chiari e trasparenti.
Il problema maggiore, però, se tutto questo corrispondesse a verità, è di ordine deontologico. Infatti se una procedura del genere cominciasse a essere adottata frequentemente, salterebbero tutte le procedure di affidamento degli incarichi pubblici. Basterebbe trovare un’associazione o un privato e a lavorare non sarebbero più professionisti scelti con criteri precisi e stabiliti dalla Pubblica Amministrazione ma amici o iscritti a tali associazioni. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensino le Associazioni di Categoria. E anche l’opposizione.

Luca Craia