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mercoledì 10 febbraio 2016

5000 Euro spesi perché la giunta dei laureati non è capace di comunicare.



Questa è una cosa che davvero mi fa rabbia. Fa anche un po’ ridere ma sostanzialmente mi fa rabbia. Perché, vedete, farsi un punto di orgoglio del fatto di essere una colazione di gente “studiata”,  come si dice da noi, ossia di personaggi di alto livello di preparazione, tutti laureati, acculturati e preparatissimi (anche dotati di una certa spocchia, se vogliamo) e poi dover spendere Euro 5000 -  e lo ripeto in lettere: cinquemila – di soldi dei cittadini per pagare un professionista della comunicazione perché tra tanti geni acculturati non ce ne è uno capace di comunicare decentemente coi propri amministrati, è una cosa di cui bisognerebbe solo vergognarsi. E chiudo qui.

Luca Craia


domenica 6 dicembre 2015

L’informazione di regime nel microcosmo



Sapevo che era in uscita un comunicato di SEL che, giustamente, voleva replicare alle gravi accuse e alle bugie del Sindaco sulla creazione del gruppo autonomo. Sapevo anche che doveva uscire sabato ma poi c’è stata la “tempesta Antonelli” che, giustamente, ha occupato spazi di informazione e, quindi, aspettavo di leggere le considerazioni della segreteria del partito di sinistra oggi, domenica. Una testata non mi ha deluso, anche perché, leggendoli, i ragionamenti di Luciani meritavano spazio per il loro peso politico. E non mi ha deluso nemmeno l’altra testata, perché non le ha pubblicate. Non ha pubblicato una notizia bomba, che potrebbe creare un mezzo terremoto nel panorama politico montegranarese. Ha preferito dare spazio a frivolezze e al solito spot di Beverati ma per questa notizia, che cambia molte cose a Montegranaro, no, niente spazio.
È da tempo, da quando hanno cambiato corrispondente (ma forse è solo una coincidenza) che questo giornale si comporta quasi fosse l’organo ufficiale dell’amministrazione Mancini, con qualche sporadico articolo critico che sembra servire solo a creare una parvenza di imparzialità. È da tempo che il questo giornale seleziona con cura le notizie in modo che ne esca un’immagine positiva del governo montegranarese. Oggi si è registrato un episodio limite, uno di quelli che ti fanno capire come vanno le cose in Italia, riducendo il tutto nella scala del nostro microcosmo.
Non pubblicare il comunicato di SEL potrebbe essere una scelta editoriale, potrebbe essere motivabile dalla necessità di dare spazio a notizie più importanti o che fanno vendere più copie. Ma, spulciando il giornale, queste notizie non ci sono, quelle pubblicate sono infinitamente meno interessanti. Allora perché? Sarebbe interessante una spiegazione, magari prima della querela più volte minacciata nei miei confronti. Ma se le cose in Italia vanno male è anche perché l’informazione si fa così.

Luca Craia

venerdì 16 gennaio 2015

Un conto è la satira, un conto l’insulto.



Premetto che ripudio ogni forma di violenza e che nulla giustifica quanto accaduto in Francia alla redazione di Charlie Hebdo, nessuno è autorizzato a fare del male, men che meno a uccidere un altro essere umano per nessun motivo al mondo. Premetto anche che la libertà di opinione e di espressione è sacra come ogni libertà, tenendo conto però che la libertà di ognuno finisce dove comincia quella degli altri. Premetto anche, e in conseguenza a quanto ho appena detto, che condanno fermamente l’attacco al giornale parigino.
Fatte queste premesse, però, vorrei illustrare il mio modesto punto di vista sulla stessa pubblicazione che, a mio parere, tutto è tranne che un giornale satirico. La satira può e, consentitemi, deve essere tagliente, cattiva, altrimenti non è satira. Ma deve avere un fine nobile, deve perseguire un ideale, deve essere uno strumento per far passare un messaggio positivo, sia esso politico o morale. E, comunque, deve avere un rispetto di fondo verso le persone. Nel caso di Charlie Hebdo non mi pare che questo fine esista o, almeno, io non lo vedo. Prendere in giro miriadi di persone per la loro religione è stupido, cattivo, irrispettoso e, soprattutto, gratuito. Qual è lo scopo di mortificare chi crede in qualcosa? Qual è lo scopo di offendere tutti i musulmani del mondo? Tutti i cattolici del mondo?
Credo, quindi, che a Parigi si sia commesso un crimine disumano. Ma che questo crimine abbia poco o niente a che vedere con la libertà di stampa, con il diritto di opinione e con la satira. Charlie Hebdo è sempre stato un giornale moralmente discutibile che utilizza l’insulto gratuito per vendere qualche copia in più. Ciò, ovviamente, è inutile dirlo, non deve essere una giustificazione per quanto accaduto. Serve solo a chiarire il punto.

Luca Craia

lunedì 12 gennaio 2015

L’ape cattiva, la libertà di espressione e l’arroganza del potere



Faccio mea culpa stamattina, dopo un lungo esame di coscienza. Ho ragionato a lungo e ho sbagliato. Sono stato cattivo a pubblicare su Facebook la foto della macchina del padre (mi pare di aver capito, io non so che faccia abbia, figuriamoci se posso sapere che macchina ha) del vicesindaco. Lo so, ho postato centinaia di macchine parcheggiate a fallo canino, ma questa me la potevo proprio risparmiare.
Si, lo so, stava parcheggiata in mezzo alla strada, su un dosso, in un incrocio, arrecava pericolo ai passanti, ma suvvia: è una macchina importante. Se era di un povero cristo qualsiasi, allora va bene, ma questa… l’ha detto anche il vice sindaco: “come mai non fotografi le macchine in divieto di sosta appena 20 metri più avanti in prossimità dei semafori di porta romana che intralciano il traffico e quelli davanti ex macelleria di Pierina che spesso impediscono di salire verso via S.Ugo eppure li dovresti veder bene. Evide(ntemente) non sono di parenti di qualche assessore o consigliere di maggioranza. Se si vuol fare moralizzatore ed il perbenista bisogna farlo sempre e con tutti. Non solamente con chi ti sta antipatico. Solo per correttezza d informazione”. E c’ha ragione: o fotografo tutte, ma proprio tutte le macchine parcheggiate male oppure meglio che me ne sto a casa. Anche perché potrebbe accadermi quello che lo stesso minaccia: “stai a posto tuo e fai le foto alle tue proprietà e non dare fastidio prossimo che tanto ti si ritorce contro”.
Raccontiamo la storia: qualche giorno fa (come spesso accade, le foto che pubblico non le faccio tutte io) un lettore dell’Ape mi ha mandato alcune foto di via Risorgimento per far vedere quanto sia difficile circolare in quella via. Alcune le ho pubblicate subito, per una ho aspettato. Ho aspettato perché la macchina era parcheggiata davanti alla casa natale del vicesindaco e il dubbio che fosse di qualche parente m’è venuto e ho titubato (pensa un po’). Poi mi sono detto: parente o non parente, la macchina è parcheggiata male, in palese divieto di sosta, è pericolosa e io la foto la pubblico. E così ho fatto. Ho pubblicato la foto cancellando la targa e quindi rendendo il tutto anonimo, facendo in modo che si veda il peccato ma non il peccatore come ho fatto migliaia di volte, persino con la macchina dei Carabinieri.  Ma stavolta la macchina era di un parente del vicesindaco.
Il poveretto si è giustamente offeso: come mi permetto io di pubblicare una foto di una persona a lui vicina? Anziana e con problemi di salute? Inutile obiettare che se tutti gli anziani con problemi di salute lasciassero la macchina in mezzo alla strada sarebbe un bel pasticcio, ma bisogna vedere di chi sono parenti questi anziani. E chi ha osato commentare a favore della foto è stato giustamente  redarguito dal nostro amministratore, tirando in ballo amici e parenti. Persino il mio defunto padre è stato chiamato a testimoniare in suo favore.  In sostanza: devo smettere di fare foto perche se incidentalmente ritraggo possedimenti di nostri amministratori divento un pessimo elemento. E questo sono e me ne vergogno tanto.
Del resto, poi, la corte del suddetto amministratore non ha atteso per far partire il coro di sostegno. Addirittura il poeta di corte ha scritto un sonetto in endecasillabo giambico per testimoniare tutto il suo sdegno. I giullari e i buffoni sono andati con le danze, Grima Vermilinguo non ha lesinato consigli e anatemi sul reo (che sarei io). Insomma, s’è scatenato l’inferno (esagero: in realtà sono i soliti quattro o cinque lacchè, ma fanno tanto rumore).
Tutto questo mentre il mondo intero (e molta di questa gente) testimonia solidarietà verso la libertà di stampa così duramente attaccata in questi giorni. Per carità, non oso fare paragoni così arditi, ma anche la mia, di libertà di espressione, tanto che non mi pare di avere offeso qualcuno, conterà un pochetto o no? E comunque, la macchina era in divieto di sosta.

Luca Craia