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sabato 3 dicembre 2016

Montegranaro a luci rosse: la strategia di Beverati per rilanciare il centro storico



Io l’ho capita, la strategia dell’assessore al centro storico per rilanciare il castello di Montegranaro. Mi ci è voluto un po’ ma, alla fine, l’ho capita. Ho pensato che non ci fosse, questa strategia, che il progetto di rivalutazione era una delle tante panzane che ci vengono raccontate ogni giorno dai nostri bugiardissimi amministratori e, invece, la strategia c’è e adesso è chiara, anzi, per la verità è un po’ scura ma si capisce lo stesso. Per capirla ci sono volute le luminarie natalizie.
Ecco come vuole rilanciare il centro storico l’Architetto Beverati: attirando gente a vedere cose incredibili. Perché, per esempio, l’illuminazione natalizia di quest’anno, quei lampioni che diventano rossi, poi blu, poi chissà cos’altro, è una delle cose più incredibilmente brutte che io abbia mai visto. È scura, triste, squallida, ridicola, spettrale. Fa paura. Favorisce l’imboscamento del criminale. Pare uscita da un film dell’orrore. Credevo che la bellezza o la bruttezza di una cosa fosse una questione soggettiva e, invece, Beverati mi ha dimostrato che esiste la bruttezza oggettiva.
Eccola, quindi la strategia: la gente verrà da ogni dove per poter ammirare l’illuminazione più brutta del mondo e questo rilancerà l’economia del centro storico. Così come in passato la bruttura del palazzaccio ha fatto finire Montegranaro nei libri di architettura di mezzo mondo come esempio di orrore architettonico, così come in tempi recenti la torre ascensore di Basso ha stimolato la curiosità dei forestieri per la sua bruttezza e per la storia degli UFO, il nuovo tentativo di far diventare famosa Montegranaro sarà sicuramente proficuo e porterà frotte di turisti. Del resto dei segnali in questo senso li abbiamo già avuti con la casa lungo le mura castellane, la cui ristrutturazione fu seguita proprio dal nostro architetto, dipinta di giallo limone, perfettamente stonata (un autentico cazzotto in un occhio) con il contesto architettonico circostante ma che sicuramente non passa inosservata.
Ora probabilmente partirà la promozione, anche grazie ai numerosissimi contatti nel mondo del turismo culturale che l’architetto vanta, per portare fiumi di visitatori a Montegranaro per vedere l’illuminazione natalizia più brutta del mondo. Poi, passate le feste, ci occuperemo di promuovere a dovere il resto del centro storico, il più massacrato del mondo. Saremo famosi!


Luca Craia

giovedì 24 novembre 2016

Il Natale che non ti aspetti: iniziativa pesarese poco generosa e priva di tatto.


Daniele Tagliolini, Presidente della Provincia di Pesaro-Urbino

Un’iniziativa nata “per rilanciare un’azione condivisa a favore dell’economia del territorio provinciale e per dare un’immagine rassicurante ai turisti che vorranno visitare i nostri bei paesi, che fortunatamente non sono stati colpiti dal terremoto”. Sono le parole di Daniele Tagliolini, Presidente della Provincia di Pesaro-Urbino in quota PD, per presentare “Il Natale che non ti aspetti”, il cartellone di eventi natalizi della provincia più a nord della Marche.
E in effetti mi aspettavo un Natale di verso da dei Marchigiani fortunati, che non hanno dovuto subire i danni, le morti e le conseguenze nefaste sull’economia che il terremoto ha portato alla parte sud della Regione. Mi sarei aspettato solidarietà, vicinanza, qualche iniziativa di supporto morale ma anche economico per le popolazioni colpite e martoriate da mesi di scosse e movimenti.
Invece dobbiamo leggere queste parole fredde, taglienti, che a me, francamente, fanno davvero rabbia. Perchè è in questi casi che si evidenzia l’accezione negativa che è anche la peculiarità della nostra Regione: il nome plurale. Ci sono tante Marche e purtroppo sembra siano slegate tra loro. Le parole di Tagliolini non lasciano dubbi.

Luca Craia

lunedì 21 dicembre 2015

Il Natale di Radio Veregra



Tra le miriadi di ricordi legati ai Natali passati, quelli dell’infanzia, della fanciullezza e dell’adolescenza, quello dei Natali radiofonici ha un sapore particolare, quello del panettone aperto da dodici ore, dello spumante svampato, delle sigarette di troppo, ma anche degli amici, delle risate, del Natale fuori casa dopo l’abbuffata con e dei parenti.
A Radio Veregra era tradizione la tombolata di Natale, un programma fatto di dediche in diretta, studiato per dare modo agli ascoltatori di farsi gli auguri dedicandosi la loro musica preferita, che si univa al gioco, al divertimento e alla goliardia. Il dedicone di Natale partiva la mattina del 25 molto presto, alle 7, per poi protrarsi per tutto il giorno fino alla mezzanotte inoltrata.
Eravamo tutti volontari, a Radio Veregra, e così si metteva fuori un cartellone una quindicina di giorni prima con le caselle dei turni da coprire e ognuno si prendeva gli orari che gli facevano più comodo. Così c’era Ettore che si alzava presto e cominciava la mattina presto a suon di lisssssio, e da lì in poi si davano il cambio i vari Marcello Marzetti, Massimo Strappa, Gino Cintioli, Romano Mazzante, Cesare Grasselli, Mario Mobbili e così via.
Il mio turno preferito era quello che non voleva nessuno, quello dalle nove di sera a mezzanotte. A quell’ora erano tutti a cena a smangiucchiare avanzi, mentre a me piaceva lasciare casa e parenti per un po’ e tuffarmi nell’etere. Con me, a coprire l’ultimo turno del dedicone di Natale, c’era sempre Giovanni Leonardi.
Il funzionamento era semplice: si telefonava, si faceva la propria dedica o richiesta che sia, e si aveva la possibilità di indicare un numero a caso, di un tabellone che avevamo preparato qualche giorno prima. Se al numero corrispondeva un premio avevi vinto. Ovviamente tutto questo prevedeva la ricerca dei premi che consisteva nel passarsi tutti i negozi del paese chiedendo qualche articolo, magari di rimanenza, in cambio di un po’ di pubblicità durante il programma.
C’era poi la gara tra noi speaker, una sana competizione a chi prendeva più telefonate. La gara di solito la vinceva Marcello, sia per la sua voce da piacione che per l’orario molto ruffiano in cui andava in onda. Noi, nel nostro piccolo e data l’ora di trasmissione non proprio di punta, ci difendevamo bene, e un anno addirittura battemmo tutti. Ma il vero gusto era farsi gli auguri con gli ascoltatori e gli amici che passavano a trovarti così, tanto per smaltire la sbronza. Altri tempi, altra musica. Altra gente, compresi noi.