Leggo con preoccupazione l’articolo di oggi su La Provincia di Fermo.com, il notiziario online che si occupa
prevalentemente del Fermano, che ci riferisce in maniera molto chiara quale sia
la situazione per la quattro maggiori vertenze dovute alla crisi del comparto
calzaturiero e che interessano importanti aziende del territorio fermano. Approfitto
per fare i complimenti a Raffaele Vitali per essere l’unico ad approfondire la
questione che è di vitale importanza ma sembra non interessare nessuno. E il
problema è proprio questo: la nostra monocoltura economica, la produzione di
scarpe, che tanta ricchezza e benessere ha generato in passato, oggi sta
morendo. E muore nell’indifferenza generale.
A Montegranaro la produzione di calzature è in calo da decenni, sia
per contingenze economiche sia perché i nostri imprenditori spesso hanno
preferito portare il lavoro all’estero piuttosto che continuare, magari con
margini di profitto più ristretti, a far vivere la loro terra. Scelte
legittime, per carità, dovute alle difficoltà per produrre in Italia ma anche a
volontà imprenditoriali precise. La questione, però, è seria e potrà avere
conseguenze pesantissime sull’equilibrio sociale del territorio.
La questione Calepio ha fatto sì che il problema, a Montegranaro,
assumesse contorni ancora più gravi, a causa dell’impossibilità, per anni, di
impiantare economie industriali alternative alla calzatura, proprio per l’assenza
logistica di una zona industriale moderna e attrezzata. La situazione, quindi,
ha un potenziale negativo impressionante. Ciononostante vedo la politica,
soprattutto nel sociale, molto distratta, preoccupata di altre cose,
interessata ad altro.
Non ho visto azioni importanti ma, soprattutto, non ho visto alcuna
analisi della situazione e alcuna proposta per la sua gestione futura. Perché,
vedete, è probabile che, a Montegranaro, nei prossimi anni dovremo vivere una
situazione economica molto diversa da quella del passato e anche da quella
attuale. Sarebbe necessario studiare le possibili conseguenze della crisi e
provare, fin d’ora, a trovare delle soluzioni. Ad oggi, però, non registro
alcuna azione in questo senso. È un atteggiamento miope o rassegnato? Non
saprei dirlo, ma certamente spendere tante energie per questioni tutto sommato
futili e non preoccuparsi del futuro sociale ed economico non è certo
atteggiamento da buon amministratore.
Luca Craia