lunedì 20 maggio 2019

Un polo scolastico unico. L’idea di Gismondi per rivoluzionare le scuole di Montegranaro.


Montegranaro ha enormi problemi nella sua identità di comunità. È un paese diviso, lo è sempre stato, e questa divisione è stata enormemente accentuata dall’attuale amministrazione comunale. Ma diviso è sempre stato, tra quartieri, vissuti ognuno quasi come fosse un paese a se stante, come se da tra San Liborio e Santa Maria ci fosse un confine di stato, come se il centro fosse un paese straniero. La coesione sociale di un paese è fondamentale, serve a far funzionare la comunità, a innescare quei processi virtuosi di collaborazione che pure abbiamo visto, vedi le associazioni del dono e della pubblica assistenza, ma che potrebbero essere di più e più forti con un senso di comunità più ampio e radicato.
Il senso di comunità si coltiva a partire dalla scuola. Montegranaro ha sempre avuto troppi poli scolastici, uno per quartiere, a rimarcare le divisioni che dicevamo. Oggi la situazione scolastica montegranarese è allo sfascio: la scuola di Santa Maria è un cantiere, con tempi dilatati enormemente rispetto al previsto; le scuole medie sono inagibili e pericolose. I ragazzi, oltre ad aver corso rischi notevoli vista la fragilità degli edifici e la leggerezza con cui si è agito, sono stati sballottati qua e là in un’emergenza senza fine.
Ecco, quindi, l’idea della lista che sostiene Gastone Gismondi: la creazione di un polo scolastico unico, che raccolga i bambini montegranaresi dalla materna alla fine delle elementari. Un polo unico che dia continuità didattica e che faccia convivere tutti i bambini in un’unica realtà, abbattendo le divisioni, aiutando l’integrazione degli stranieri, mettendo le basi per creare il senso di comunità che manca. Ci sono, ovviamente, conseguenza pratiche positive e molto importanti, sulla logistica e sulla gestione della struttura, ma soprattutto il progetto di Gismondi è auspicabile per creare quel legame tra la gente che è sempre stato debole e ora si è quasi spezzato. Partire dalla scuola per creare la comunità cittadina del futuro.

Luca Craia

Montegranaro non è sicura. I cittadini primo presidio di legalità. La politica si svegli.


L’operazione dei Carabinieri della scorsa settimana ha inferto un colpo pesante al sistema criminale montegranarese. Sì, perché c’è un sistema criminale montegranarese e negarlo aiuta a mantenerlo in vita. È un’anomalia per un paese di questo peso demografico, avere un’incidenza sullo spaccio della droga sul territorio così pesante. I nostri Carabinieri stanno conducendo un lavoro impagabile, che sta producendo grandi risultati, ma occorre prendere coscienza a livello civile che il problema c’è, esiste, ed è grave.
Non parliamo soltanto di spaccio, di criminalità organizzata, parliamo di un tessuto sociale che si sta lacerando, di un paese che non è più sicuro, dove ci sono zone urbane degradate, addirittura pericolose. Di tutto questo bisogna prendere coscienza, altrimenti non si risolve nulla, nemmeno con l’impegno delle Forze dell’Ordine e qualche migliaio di telecamere.
Non basta il ringraziamento del Sindaco ai nostri Carabinieri, cosa rara e forse più elettorale che spontanea. Bisogna cambiare mentalità, smettere di considerare il paese sicuro, perché sicuro non è e lo dicono i fatti. Bisogna cambiare approccio e collaborare fattivamente con le Forze dell’Ordine, denunciando, presidiando il territorio come cittadini, per primi. Deve partire dalla società, dalla gente, ma se ne deve fare interprete la politica. Non basta un comunicato stampa, occorre collaborazione piena e continuativa.

Luca Craia

Terremoto: solitudine e silenzio.


Trecento anime sperse per Roma, riportate dai telegiornali più per essere inseriti nel novero degli attacchi politici al Governo che per dovere di cronaca, un sibilo d’aria negli orecchi di chi prende le decisioni, nemmeno capace di spettinarlo appena appena. Le immagini della manifestazione romana dei terremotati del centro Italia sono l’emblema di un progetto di annichilimento partito il giorno dopo del primo terremoto, forse prima, un progetto che prevede il sistematico svuotamento delle zone montane, la loro progressiva e rapida desertificazione, da realizzarsi per mano stessa dei terremotati. Un progetto che sta riuscendo perfettamente.
Per mano dei terremotati stessi. Lasciati soli per loro scelta, dopo aver cacciato in malo modo chiunque abbia portato un sostegno, una luce accesa, un modo per avere quella visibilità che ora cercano ma che hanno voluto in tutti i modi cancellare. Comunità chiuse in se stesse, il forestiero visto come potenziale pericolo, quindi respinto, quindi combattuto, anche quando viene per sostenere, aiutare, raccontare i fatti veri per farli sapere a tutti. Una specie di patente per poter soltanto parlare di terremoto, non solo la becera distinzione tra terremotato di serie A e di serie B, poco importa che, anche se non residente, ci si abbia lasciato qualche caro, sotto quei mattoni.
Sono rimasti quelli delle mostre, dei libri, delle conferenze. Sono rimasti quelli che sono stati bravi a rimanere dentro quelle mura, sotto quel campanile, a fare discorsi piagnucolosi combattendo la denuncia, l’incitazione alla lotta, ogni tentativo si dare una spinta alla situazione, all’opinione pubblica, ai governi. Quelli, la patente, l’hanno avuta, non davano fastidio, consolava il loro sguardo triste, la loro pacca sulle spalle. Quelli che urlavano allo scandalo, invece, andavano sbattuti fuori dalle mura. E fuori sono andati.
Ora piangono l’essere soli, ma la loro solitudine è stata una scelta. Conscia e inconscia. Perché chi voleva tutto questo sapeva anche come funziona quella mentalità di paese, quell’arroccarsi dentro le mura castellane. L’ha utilizzata, ha fatto in modo che chi raccontava la verità fosse cacciato via. Missione compiuta.
Ci sono i capetti, gente autoproclamatasi leader, gente col culto della propria personalità che cerca visibilità in maniera tanto palese da mettere la propria foto in primo piano dappertutto. Due manifestazioni in meno di un mese. La prima con trecento gatti, la seconda vedremo quanti gatti ammucchierà, ma è facile fare previsioni. Nemmeno di fare una manifestazione unica si è stati in grado. Ci sarà silenzio tra l’una e l’altra, ci sarà silenzio dopo, c’era silenzio prima. Oramai c’è solo il silenzio. Chi doveva avere vantaggio l’ha avuto, chi doveva stampare libri li ha stampati, chi doveva andare in televisione c’è andato, chi doveva farsi una carriera nuova se l’è fatta. Ora silenzio, un flash ogni tanto, come serve all’uso e consumo della stampa importante. Per il resto solitudine. Forse un po’ di rabbia, poca poca. Più che altro, rassegnazione.

Luca Craia

domenica 19 maggio 2019

Votare Lucentini per portare il Fermano in Europa

Sono sempre più convinto della necessità di votare alle Europee Mauro Lucentini. E sono convinto che questa necessità riguardi il popolo fermano, non solo i Montegranaresi. Lucentini andrebbe votato a prescindere dalle proprie inclinazioni politiche, anche se non apprezziamo particolarmente la Lega, anche se, normalmente, il nostro voto andrebbe altrove. È il momento che il nostro territorio esprima finalmente un esponente politico di rilievo capace di fare gli interessi collettivi della popolazione, degli imprenditori, di tutto il tessuto sociale ed economico di questa terra troppo spesso e troppo a lungo dimenticata da chi prende le decisioni importanti.
L'articolo de Il Fatto Quotidiano uscito qualche giorno fa e col quale si tentava un improbabile accostamento tra Lucentini e vicende giudiziarie che lo hanno visto estraneo, per quanto sconclusionato ed evidentemente privo di qualsiasi fondatezza, sta comunque scatenando un effetto prevedibile nel riaccendere le consuete maldicenze che circola no a ogni tornata elettorale. Sono uno strumento di una pochezza disarmante, che qualifica in maniera netta e precisa chi utilizza questo sistema per fare politica ma, nello stesso tempo, riesce a raggiungere lo scopo di denigrare l'oggetto del pettegolezzo. Purtroppo esistono personaggi che non si fanno scrupolo di apparire delle comari pur di raggiungere questo scopo.
Io credo che l'elettore accorto dovrebbe evitare di prestare attenzione alle dicerie e concentrarsi sui fatti. Mauro Lucentini può essere simpatico o antipatico, ma sicuramente ha la capacità di organizzare e muovere un'azione politica che possa portare beneficio all'intero territorio e all'intera popolazione del Fermano. Io spero che, votando Lucentini, il sud delle Marche possa finalmente trovare quella rappresentanza politica che non ha mai avuto. Tra crisi economica, terremoto e profonde trasformazioni sociali in atto, mai come ora questo territorio ha avuto bisogno di essere sostenuto e adeguatamente rappresentato presso le istituzioni italiane ed europee. L'occasione arriva domenica prossima.

Luca Craia