venerdì 28 dicembre 2018

FRONTIGNANO PER IL TERZO ANNO SENZA IMPIANTI DA SCI: LA RABBIA DI ELENA LEONARDI (FRATELLI D'ITALIA)


"SE AVESSERO APPROVATO LA MIA MOZIONE SI SAREBBE SALVATA UNA STAGIONE TURISTICA – COSI' MUORE UN TERRITORIO"

Comunicato integrale

Assistere impotenti a giornate di sole come queste ad alta quota dove la neve avrebbe permesso di sciare riattivando parte dell'economia colpita dal sisma, provoca forte rabbia – esordisce il capogruppo regionale di Fratelli d'Italia Elena Leonardi – tanto più che con la mozione da me presentata sarebbero bastati 200.000 euro per iniziare a partire.
Se l'obiettivo dichiarato dalla Regione è quello di scongiurare lo spopolamento dell'entroterra e l'impoverimento socio-demografico ed economico delle aree colpite dal sisma, come fortemente pubblicizzato con la sottoscrizione del "Patto per la Ricostruzione lo Sviluppo", certe scelte proprio non si giustificano. Infatti a parole si va in una direzione ma a giudicare dai fatti purtroppo la Regione non è conseguente dimostrando disinteresse se per la terza stagione consecutiva la conseguenza è che quella che era tra le più rinomate stazioni sciistiche dell'Italia centrale è abbandonata a se stessa, considerati i necessari interventi che occorre fare per poter riavviare gli impianti di risalita.
Eppure lo scorso giugno all'atto della discussione della mozione della Leonardi, la capogruppo di Fratelli d'Italia evidenzio' la necessità, per il comune di Ussita, di anticipare una cifra che possiamo definire quasi "irrisoria", per far ripartire parte delle seggiovie di Ussita. Chiedevo difatti – prosegue Leonardi – alla Regione di anticipare questa somma in attesa dello sblocco dei 7.960.000 euro di cui al finanziamento complessivo dei fondi del sisma. Sarebbe stata una risposta concreta all'appello ufficiale lanciato dal comune di Ussita, per far tornare a vivere questi luoghi così duramente colpiti, rendendo nuovamente fruibili gli impianti delle "Saliere" e "Belvedere".
Eppure l'assessore competente rispose picche, affermando che un anticipo non poteva essere concesso ma la Leonardi ha prontamente ricordato che i precedenti di anticipazioni finanziarie ci sono stati e la Regione solo in questo caso ha sollevato difficoltà. Forse perchè a presentare la mozione era un consigliere dell'opposizione? Il risultato è che l'economia sciistica e tutto il suo indotto stanno, per il terzo anno, ricevendo un duro colpo che, mi auguro, conclude Leonardi, non sia quello di grazia causa spopolamento e avvilimento degli operatori e degli abitanti, nel rimanere ancora aggrappati in luoghi dove si può ormai solo sopravvivere e non vivere.

Riaprire San Francesco, un proposito per i Montegranaresi per il 2019


La chiesa di San Francesco, a Montegranaro, meglio nota come Pievania, è stata la chiesa principale del paese per tantissimi anni. La chiesa del Pievano, la chiesa della piazza, la chiesa del cuore del paese era punto di riferimento anche per le altre parrocchie, luogo di attrazione per i giovani, fulcro della vita del centro storico e non solo. Intorno alla parrocchia del SS. Salvatore, che ha sede nella chiesa di San Francesco, per anni ha ruotato gran parte della vita sociale di Montegranaro. Da lì sono partite iniziative importanti, come la riapertura del cinema La Perla per mano di un gruppo di volontari stimolati dal compianto don Peppe Trastulli, ma anche tantissime iniziative, alcune delle quali ancora in vita.
Col tempo, e con l’evoluzione urbanistica del paese che ha fortissimamente decentrato i poli sociali cittadini e, con essi, anche i fulcri della vita spirituale e religiosa, sono sorte nuove parrocchie che hanno via via acquisito maggior peso facendo diminuire di importanza la chiesa di piazza e, nonostante l’avvento della parrocchia unica e che la sua sede sia rimasta in piazza Mazzini, San Francesco ha iniziato a essere meno frequentata, con conseguenze negative su tutta la vita del centro storico.
La chiesa del quartiere è fondamentale nella socialità del luogo. Nonostante il laicismo di fatto sempre più radicalizzato, la chiesa rimane punto di riferimento per credenti e non, e il centro storico, per quanto sempre più spopolato e degradato, ha bisogno della sua chiesa anche nella sua funzione sociale. Ma anche la vivacità del centro cittadino e la sua economia sono influenzate dalla presenza della chiesa, che richiama gente in quantità e produce un movimento che ha effetti positivi su tutta la vita del cuore cittadino.
La chiesa di San Francesco è chiusa dal terremoto del 2016, quindi da oltre due anni. Non ha subito danni gravissimi, ma danni ci sono e non è pensabile di aprirla in queste condizioni. Occorre intervenire per risolvere i problemi. Al momento non sono a conoscenza di una stima precisa del costo dell’intervento, ma non credo che sia pesantissimo, certamente nemmeno leggerissimo.
Credo che, se la Curia non ha in mente di intervenire, come sembra di capire, forse i Montegranaresi possano farlo direttamente, per tutelare un bene che è della città e dei suoi cittadini, per ridare dignità a un paese che vive una situazione in altri tempi inaccettabile. I Montegranaresi hanno sempre tenuto molto al proprio paese, mettendoci mano direttamente quando è stato necessario. Credo che questo sia il caso: un paese come Montegranaro non può avere la sua chiesa principale chiusa per oltre due anni. Che il 2019 sia l’anno della riapertura di San Francesco, per mano della Curia o dei Montegranaresi.

Luca Craia

Domani la quinta edizione del Presepe Vivente di Montegranaro. Una magia che si ripete.


La cosa più bela, per un Montegranarese, è vedere tanta gente sacrificare le proprie vacanze di Natale, il proprio tempo libero, per un obiettivo comune che fa bene al paese. Montegranaro è una città estremamente particolare, molto fredda, con un senso di comunità quasi inesistente, con divisioni profonde, sempre più marcate, una politicizzazione serpeggiante in ogni angolo della società. Ma con il Presepe Vivente accade qualcosa che, per chi conosce i meccanismi di questa strana cittadina, sembra quasi miracoloso: i Montegranaresi si uniscono, fanno comunità, collaborano e costruiscono insieme. Quello che non accade per tutto l’anno accade a Natale: a Montegranaro si crea la comunità.
Anche oggi sono al lavoro tanti Montegranaresi, con temperature rigide, con il tempo che scorre e l’urgenza di terminare ad allestire tutte le scene per domani. Perché domani si aprono le porte della magia, una magia che illumina il centro storico di Montegranaro, luogo di degrado, luogo dimenticato, luogo abbandonato a se stesso, di fiaccole e calore, una magia che riempie le strette vie di gente estasiata da un’atmosfera unica e irripetibile.
Le porte di questa dimensione sublime si aprono domani pomeriggio, sabato 29 dicembre, alle ore 17, per poi ripetersi il giorno dopo. Ci sono ben 500 personaggi in costume a girare per le strade del centro storico per far rivivere il clima della nascita di Gesù, ben 60 ambientazioni ricostruite con cura e amore. Un lavoro meticoloso fatto col cuore da tantissimi Montegranaresi, che crea un momento meraviglioso per il paese.
Ma è anche una meta immancabile per chi montegranarese non è ma vuole immergersi in questa atmosfera onirica, a metà tra sogno e viaggio nel tempo, spirituale nella sua religiosità ma anche nella trasmissione di un messaggio di pace concreta. Tutti gli anni sono tantissimi i visitatori che vengono da fuori paese, e anche quest’anno non mancheranno.
Buon lavoro, quindi, a coloro che, in questo momento, stanno lavorando con le mani doloranti per il freddo, per regalarci questo istante di serenità che, si spera, possa rimanere acceso almeno un po’ per tutto il 2019 che sta arrivando.

Luca Craia

Foto: Ente Presepe Vivente Montegranaro