domenica 31 gennaio 2016

Il tour degli orrori del centro storico, messaggio recapitato



Eravamo una dozzina di persone stamattina in giro per il centro storico a caccia di orrori. Non il solito tour delle bellezze Montegranaresi al quale accompagno i turisti, forestieri e non, bellezze che pur ci sono ma che, per mostrarle, tocca aggirare sapientemente tutte quelle cose, e sono tante, che è molto meglio non mostrare. Stamattina, invece, andavamo proprio a cercare le brutture. E le abbiamo trovate, nonostante l’Amministrazione Comunale si sia affrettata ieri a dare una pulita alla bell’e meglio. Ma pulire non basta, ci sono incrostazioni di anni di abbandono, ci sono le case che cadono, c’è tutta la stratificazione dell’inciviltà montegranarese e d’importazione, c’è la fotografia stampata sui muri vecchi delle case vecchie di una politica che se ne frega da decenni e queste cose non si tolgono con due colpi di ramazza.
Non c’era intento polemico nell’idea di andare in giro per il centro storico a vedere com’è messo, almeno non più di tanto. Non c’era ma la polemica, poi, nasce da sola, specie se l’assessore al centro storico, il giorno prima, afferma sul giornale che non si può risolvere i problemi del paese vecchio in venti mesi di amministrazione, dimenticando di dire che, dopo venti mesi di amministrazione, ancora non c’è un progetto e non si è stanziato un centesimo per il centro storico e sul famoso piano delle opere pubbliche il centro storico proprio non compare. Se ne è parlato, quindi, di questo atteggiamento dell’amministrazione Mancini di far finta di occuparsi del problema quando, invece, non è per niente nelle menti e nei cuori di chi ci amministra. 
Eravamo una dozzina, dicevo. Gente normale, che non fa politica ma che se ne interessa, gente non schierata ma che ha a cuore il proprio paese. E il tour, così, acquista valore politico, nel senso della politica intesa come occuparsi della polis, della propria città. Non sono poche dodici persone che, a viso aperto, si trovano in piazza per un’iniziativa di questo tipo, specie col clima avvelenato che si respira a Montegranaro, specie con una Sindachessa che si rivela sempre più incattivita e vendicativa, con un vicesindaco che, per quanto finalmente silenzioso, ha sparso veleno sul mondo intero per quei famosi venti mesi di amministrazione, specie con un Presidente della Provincia che, ultimamente, diventa più bellicoso dei suoi colleghi dopo essere stato, almeno idealmente, quello più pacato. Il sentimento di tutti, quello prevalente, è stata la tristezza più che la rabbia. Perché è vero che il problema è antico, vecchio di oltre vent’anni, ma è anche vero che ancora non si intende risolverlo, checchè ne dica l’architetto Beverati.
A proposito dell’architetto: è stato visto aggirarsi in piazza pochi minuti prima che il tour partisse, salvo poi eclissarsi senza farsi vedere. Fossi stato in lui mi sarei aggregato, avrei sfruttato l’occasione per parlare con i miei amministrati, per vedere insieme a loro le problematiche e magari sentire come la gente pensa che si possano risolvere. Un’occasione per dissipare un po’ di quella nebbia velenosa che è calata tra governo e città, di distendere un po’ gli animi, come lo stesso Beverati ha più volte proposto. Un’occasione persa. Peccato.

Luca Craia

sabato 30 gennaio 2016

I bollettini dell’assurdo



Sembra una sciocchezza ma non lo è. I bollettini di pagamento per il servizio delle lampade votive del cimitero, emessi con una lunga serie di errori, sono una cosa seria. Prima di tutto il fatto che siano state imputante ad alcuni utenti somme non dovute. Il Comune ha fatto sapere, sulla sua pagina Facebook, che emetterà dei nuovi bollettini ma mi pare che la cosa sia gravemente insufficiente. Non tutti gli utenti interessati hanno Facebook, credo, né sono tenuti ad averlo. E se qualcuno nel frattempo paga? Sarebbe stato molto meglio inviare una lettera a casa.
Altro errore è quello della data di fatturazione. La fattura porta la data del 1 febbraio ma i bollettini sono stati consegnati tra il 28 e il 29 gennaio. A parte l’ilarità che questo potrebbe generare, il fatto è grave perché siamo di fronte a un illecito fiscale che potrebbe avvantaggiare il Comune posticipando il versamento dell’Iva. Se lo fa un privato incorre certamente in sanzioni. Il Comune, non so.
E proprio l’Iva è un altro errore presente nelle cartelle delle lampade cimiteriali. Infatti l’imposta è stata applicata anche sugli oneri per ritardato pagamento che, invece, dovrebbero essere esenti e, addirittura, sul rimborso delle spese di spedizione. Un pastrocchio dietro l’altro, quindi, che deve essere necessariamente sanato e che, certamente, non può considerarsi risolto con due righe scritte su Facebook

Luca Craia

Auguri al neo assessore alla cultura. Siamo in una botte di ferro.



Volevo fare i miei complimenti al neo assessore alla cultura Giacomo Beverati. Era decisamente ora che la delega fosse assegnata, anche perché il Sindaco, che l’aveva tenuta per sé, sul piano delle attività culturali ha, fino a oggi, un autentico disastro. Ora assegna la delega a Beverati probabilmente nel tentativo di tenere buono un assessore che, col l’aria che tira, potrebbe diventare l’ago della bilancia.
Beverati come assessore al centro storico non ha fatto niente di niente in venti mesi di governo e non pare che sia lì per fare qualcosa, visto che ancora non è stato destinato un centesimo per il centro storico e non si vede uno straccio di progetto. Credo che, se l’architetto avesse un po’ di amor proprio, dovrebbe essere piuttosto amareggiato del fatto che, ad oggi, il suo assessorato è la cenerentola dell’Amministrazione Mancini.
Così ecco un bel contentino. Beverati si dice contento e direi che, tutto sommato, c’è voluto poco. Ora c’è da vedere come si muoverà, se continuerà sulla linea tenuta dal Sindaco fino a ieri e che ha prodotto il nulla o quasi a livello di programmazione culturale ma, in compenso, ha creato spaccature forse insanabili tra Comune e associazioni culturali. Certo che, se Beverati opererà come ha operato per il centro storco, siamo decisamente in una botte di ferro.

Luca Craia