giovedì 3 dicembre 2015

Mentre in piazza parlano di sicurezza le entrano i ladri in casa



È paradossale ma la dice lunga su quanto siamo lontani nel dare sicurezza vera alla cittadinanza: ieri sera, mentre in piazza si parlava di sicurezza e qualche amministratore si autocelebrava (tanto per cambiare) per la solita storia delle videocamere di sorveglianza, in via Risorgimento veniva visitata dai ladri la casa di una signora settantenne che è piuttosto abituata a queste cose visto che, in un anno, le sono entrati in casa per ben tre volte. Questa volta non hanno portato via nulla, hanno solo rotto una finestra per entrare approfittando della momentanea assenza della proprietaria. Ma chissà cosa sarebbe accaduto se la signora fosse stata in casa.
In via Risorgimento una telecamera, a dire il vero, c’è ma è puntata nella zona alta. Strano, perché semmai, vista la casistica (la signora, dicevamo, ha già subito altri due furti), forse sarebbe stato più logico e intelligente montare il dispositivo in quella zona della via. Evidentemente nella zona alta c’è più bisogno di protezione, a capire perché.
Fatto sta che questo caso dimostra ancora una volta che il sistema è tutt’altro che perfetto. Certo che la telecamera è uno strumento utile ma, prima di tutto dovrebbe prevenire e, per farlo, dovrebbe essere sotto un controllo in tempo reale costante e non utilizzata a posteriori a fatto avvenuto. Inoltre non possiamo minimamente pensare che l’azione di contrasto alla criminalità di possa fermare all’installazione di qualche dispositivo di videosorveglianza: serve un progetto molto più articolato. Infine, se proprio le dobbiamo installare, mettiamo le telecamere dove serve e non dove abita il personaggio importante di turno. Con buona pace della signora, ultima vittima della microcriminalità nostrana.

Luca Craia

La Mancini ne ha per tutti ma è in difficoltà



Mi ha fatto un certo effetto leggere le parole del Sindaco Mancini oggi sul Carlino. Ho visto un Sindaco in difficoltà molto serie, sola anche all’interno del proprio schieramento, inferocita con gli avversari come una fiera ferita ma pronta a saltare alla gola a chiunque si avvicini. È decisamente un brutto momento per il nostro Sindaco, non solo perché la sua maggioranza perde pezzi e si sbriciola, ma anche perché, all’interno del suo stesso schieramento, la situazione sembra tutt’altro che sotto controllo, con un vicesindaco sempre più sindaco e sempre più belligerante contro chiunque si frapponga tra lui e i suoi piani, con un Presidente della Provincia sempre più disinteressato delle sorti del paesello, con il resto della compagine sempre più inconsistente.
Eccola allora duellare con Antonelli per e-mail senza curarsi che la disfida verbale è sotto gli occhi di tutti i Consiglieri Comunali. Eccola evitare la questione degli alloggi popolari perché sa che potrebbe innescare altri processi di disgregazione nella sua compagine. Eccola lanciare accuse infamanti e assurde verso Sel che, invece, ha posto un problema serio di democraticità nella maggioranza di governo. Eccola uscire con dichiarazioni decisamente poco lucide che, in una situazione politica stabile e tranquilla, un Sindaco non rilascerebbe mai alla stampa.
Cosa accadrà non possiamo saperlo. La maggioranza, a questo punto, è ridotta a un solo consigliere in più. Potrebbe tranquillamente reggere per i prossimi tre anni, ma sono tante le variabili, prima fra tutte quella del vicesindaco che ha sempre più fame di potere e di spazio per il suo gruppo, con la necessità di trovare un ruolo, finora mai trovato, al fedelissimo Paolo Gaudenzi e che forse ha adocchiato la sedia di Perugini. Poi c’è Beverati che perde la bussola troppo spesso, Basso che denuncia tutta la sua inesperienza, la Strappa che è come non ci fosse ma esegue gli ordini di Ubaldi e tutto il resto che politicamente sposta poco.
Ci sono anche problemi di aggancio con la società civile, lo abbiamo visto, con lo strappo con le associazioni che sembra irricucibile e una distanza con al cittadinanza sempre più evidente.
Tutto questo si traduce in un approccio col governo della città che non è (e forse non è mai stato) sereno e lucido. Questo porta conseguenze anche serie, che già vediamo, nella società paesana. Porta a scelte frettolose, come i giardini di viale Gramsci arredati prima di mettere al sicuro la frana, porta ad atteggiamenti conflittuali. Certo che, si andasse avanti così per i prossimi tre anni, Montegranaro avrebbe buoni motivi per preoccuparsi.

Luca Craia

L’inspiegabile Aventino dei Cinquestelle



L’ultima seduta del Consiglio Comunale montegranarese sarà ricordata per tante cose, nessuna positiva, tra le quali non sono irrilevanti gli abbandoni, strategici o di stizza, dall’aula. Se quella di Walter Antonelli è perfettamente spiegabile e, forse, anche politicamente corretta, visto il trattamento riservato al Presidente del Consiglio Comunale dal Vicesindaco sempre più Sindaco, quella di Gianni Basso e, soprattutto, quella del Movimento Cinquestelle non si spiegano. O forse sì.
Basso lascia l’aula molto presto, non ne illustra i motivi, e abbandona la seduta. Del resto gli argomenti non erano di suo interesse: la questione Calepio non lo riguarda affatto, lui non c’era all’epoca dei fatti, quindi perché perdere tempo ad ascoltare qualche spiegazione che, comunque, non c’è stata? E perché, poi, votare l’assestamento di bilancio? Uno che sta all’opposizione solo nominalmente, meglio che non voti affatto, così conserva le mani nette.
Carlo Pirro, invece, partecipa fino a un certo punto, replica alla risposta data all’interrogazione del suo gruppo circa le barriere architettoniche, sembra calmo e pacato, anche se sottolinea giustamente la propria insoddisfazione. Poi, a un certo punto, si alza e se va. Non spiega perchè. In questo modo non partecipa alla votazione finale sul bilancio.
Il giorno dopo, sulla bacheca Facebook del movimento, appare una dicitura che preannuncia la spiegazione della decisione di abbandonare l’aula. La spiegazione arriva a sera, a quasi quarantotto ore dal Consiglio Comunale incriminato. E parla di volontà di sottolineare il teatrino che si è svolto nel corso della seduta e, soprattutto, della mancanza di risposte alle due interrogazioni di minoranza. Sarebbero questi, quindi, i motivi per i quali il Movimento Cinquestelle si sarebbe ritirato in Aventino.
A me, personalmente, la spiegazione non convince. La decisione di abbandonare l’aula è grave e pesante, non sono altrettanto gravi e pesanti le motivazioni. Mi spiego: se si vuole davvero combattere un sistema sbagliato, che si è manifestato col suo profilo peggiore, su questo concordiamo, nella seduta di lunedì scorso, bisogna farlo sul posto. Votando, prendendo la parola, sottolineando ogni passaggio sbagliato. L’opposizione si fa sì coi media ma anche in aula, e in aula l’atteggiamento del Cinquestelle non è stato così indignato come la decisione di abbandonare la discussione farebbe supporre.
In compenso si è arrivati alla votazione sul bilancio in cui la maggioranza, causa proprio gli abbandoni del dibattito che hanno abbassato il numero legale, si è presentato con numeri forti, nonostante Sel. Quindi, lasciando l’aula, il Movimento Cinquestelle ha favorito la maggioranza. E questo qualche perplessità la lascia.

Luca Craia