martedì 27 ottobre 2015

A Montegranaro centro sono obbligatori i pneumatici da neve. Sapevatelo!



Non tutti sanno che a Montegranaro vigono, per le strade urbane, le stesse regole che vigono per quelle extraurbane. In base all’ordinanza nr. 130 del 27 ottobre 2015 del Comando di Polizia Municipale, tutte le vetture circolanti per Montegranaro nel periodo che va dal 15 novembre 2015 al 31/03/2016 devono montare pneumatici da neve o avere a bordo le catene. Altrimenti multa. Questo perché, recita l’ordinanza, “le caratteristiche strutturali di molte strade comunali (…) e la rigidità de clima invernale degli ultimi anni rendono praticamente vano l’effetto del sale che il Comune diligentemente comunque cosparge”.
Eh????? Ma quale sale???? L’anno scorso non s’è visto, il sale. Il Vicesindaco di mandava a spalare la neve per conto nostro. Non ci sono mezzi per pulire le strade, non si prendono misure per la sicurezza dei cittadini ma si obbligano questi ultimi a spendere denaro, in tempo di crisi, per comprare le gomme invernalo anche se non escono dal paese? Che è? Scherzi a parte? Dov’è la telecamera? Ah, dimenticavo, è pieno di telecamere, ma chissà se funzionano.

Luca Craia

Peppe e il socialismo



Peppe era un omone che faceva l’elettricista. Peppe era socialista dalla nascita, figlio di un socialista storico del paese che fu amico del senatore repubblicano padre della patria e costituente. Certo che, negli anni in cui è ambientato questo aneddoto, non era propriamente a suo agio tra i craxiani, ma lui il garofano lo aveva nel sangue e non poteva lasciarlo, Craxi o non Craxi. Così rimase socialista anche quando il partito deviò verso un certo liberismo che poco si sposava con tutto ciò a cui credeva Peppe.
All’angolo di piazza Mazzini c’era la sezione socialista e, due porte dopo, quella del Partito Repubblicano di cui ero stato da poco eletto segretario cittadino. I due partiti avevano governato il paese insieme per tutti gli anni ottanta ma, già nel ’90 vicende politiche complicate avevano fatto sì che si ritrovassero uno in maggioranza e uno all’opposizione. Così, considerandosi vicendevolmente non proprio dei traditori ma qualcosa di simile, ci si guardava un po’ storto e, quando capitava che ci fossero delle riunioni concomitanti, nonostante la vicinanza delle sedi, ci si evitava come la peste.
La sezione repubblicana aveva in vetrina un’insegna luminosa quadrata con rappresentata l’edera che, però, non si accendeva più da tempo immemorabile perché c’era un contatto che non funzionava da qualche parte e nessuno sapeva metterci le mani. Una sera che ero solo fuori della sezione ad aspettare che arrivassero gli altri del direttivo per iniziare la riunione passò Peppe che disse: “Ma di che razza di partito scalcinato ti sei fatto eleggere segretario che manco vi funziona l’insegna”. In effetti, la loro, fatta come la nostra ma raffigurante il garofano, era bella e accesa tutte le sere. Risi e risposi che non funzionava e che non potevo farci nulla. E Peppe: “famme vedè” ed entrò nella sezione “nemica” estraendo dalla tasca posteriore dei jeans un piccolo cacciavite. Si mise ad armeggiare con la spina e la presa, smontò il tutto, lo rimontò e, in men che non si dica, l’edera brillava né più né meno come il garofano poco più avanti. Ero un po’ confuso perché non mi aspettavo un intervento tecnico gratuito ed estemporaneo da parte di un nemico socialista e dissi a Peppe che non sapevo come ringraziarlo. Egli, con la faccia imperturbabile che lo contraddistingueva e la sua voce ben impostata rispose: “Vedi? Questo è quello che intendo io per socialismo”.

Luca Craia

La Perla. Prende fuoco la parola “cinema”. Tentato suicidio?



Intorno alle 13 la scritta Cine Teatro La Perla, posta sopra l’ingresso di viale Gramsci del teatro montegranarese, ha preso fuoco. In particolare è stata la parola CINEMA a incendiarsi, sprigionando fumo e annerendo la parete retrostante. Spiegazione razionale: trattasi di cortocircuito. Può capitare, anche se la domanda sorge spontanea: è così facile, in un teatro appena ristrutturato e in procinto di essere re-inaugurato, che qualcosa prenda fuoco?
Ma c’è un’altra spiegazione. Forse più realistica ma non meno preoccupante. La parola cinema è depressa da tempo: sono anni che la sala è chiusa e anche negli anni precedenti la chiusura le cose non andavano affatto bene. Qualche tempo fa il vicesindaco ha candidamente ammesso che, per quest’anno, di cinema non se ne parlerà perché il Comune non ha richiesto i contributi regionali per l’adeguamento della sala al digitale. E così la depressione della parola Cinema è peggiorata, al punto che oggi, la poverina, piangendo e disperandosi, gridando “non mi vogliono più, per me non c’è più posto!” si è data fuoco. È grave, ma gli elettricisti non disperano di salvarla.

Luca Craia