martedì 24 marzo 2015

LA PIETRA DIAVOLO di Giuseppe Mariani



Grazie a Giovanni Battista Mariani che mi ha fornito questa interessantissima filastrocca scritta dal padre che racconta in versi vernacolari la storia e la leggenda del "Pietrone" di Monte San Giusto.

In via valle sopra un monte
c’è un pietrone requadratu
do sta scritto proprio in fronte
chi me vòrda sia veatu,
certi ha ditto tra de loro
che là sotto a c’è un tesoro.
Tanti e tanti a cia proato
pe potellu scapotà
però gnente a cià rcapato
sempre rittu quillu stà,
par che faccia a sentinella
co la faccia a cojonella.
Passò l’anni a cià rproato
le persò co li cavalli
però gnente ha scapotato
a se cosciati sti vassalli,
sci ha tirato con ardore
ma a scolava da o sudore.
Quattro vacche ha reattaccato
quelle adatte all’aratura
però tutte a jà strappato
a non vò fa brutta figura
e che ha pensato un contadino
st’omu da o cervello fino.
Nsemo a l’atri a sé rtroati
a sa prestato mpo de tori
che i più forti è sempre stati
anche duri a sò i lavori,
tanto forte a jà tirato
che le corde a jà spezzato.
Su in paese a la saputo
vò anche loro da na mà
però questo è risaputo
de o tesoro a vò a metà,
fu d’accordo certamente
la metà dè mejo e gnente.
Più de cento a sé accordati
come fosse de ji in guerra
vacche e tori è rettaccati
se je a fa addè a ce spera,
tirò tutti a corda grossa
lo[U1]  pochetto a se dè mossa.
Anche i cavalli ha reattaccato
quisti stava a ripusà
e tutti insemo anco ha tirato
sta òrda a je a potemo fà,
issa e tira a se contatta
a scapotalla a je la fatta.
Lo tesoro va a cercà
lesti a da na ripulita
li bei sogni tutti a fà
senti mpo come è finita,
tutti è rmastia faccia nera
la jo sotto a scritta a c’era.
Per millenni a sò penato
a durmì addè me svejo
grazie a chi ma scapotato
perché adesso a staco mejo,
le persò dè rmaste male
guardò arcata universale.
Dall’eterno a jà risposto
certo a dè scherzi del cavolo
po na cosa a jà proposto
è de non credere al diavolo,
e de na cosa a ce se vanta
è de ntongasse co acqua santa.
Se sia vera sta storiella
questo proprio a non lo sò
fatto sta che a marachella
tanti vecchi a raccontò,
forse per curiosità
ce sò jtu anch’io a guardà.
In via valle alla collina
lu pietro anco ce stà
a je sò dato n’occhiatina
par che staca a cojonà.

 [U1]

Esplosivi a venti metri dai bambini. Ed è tutto normale



Non è la prima volta che ne parlo ma torno a segnalare la questione perché la ritengo piuttosto preoccupante. Le foto che vedete sono di due piccoli depositi di bombole di gas, come si vede dalle foto stesse dove sono evidenti sia i cartelli di pericolo che le bombole all’interno. Questi depositi sono posti esattamente al di sotto del Palazzetto dello Sport, a pochissimi metri dalla parete sud dello stesso. Questi depositi, a quanto ho potuto appurare, sono a norma perché rispettano la distanza di sicurezza con gli altri stabili. Quindi, da un punto di vista legale, è tutto in regola.

Ma è opportuno che, così vicino a un luogo dove si radunano numeri consistenti di persone per partite e manifestazioni, nonché i ragazzi delle vicine scuole medie per le attività di educazione fisica, esistano dei potenziali pericoli così evidenti? Non sarebbe logico, opportuno, auspicabile che questi depositi vengano fatti trasferire altrove? Credo che, quando si parla di pubblica sicurezza, non esistano eccessi di prudenza. Per cui mi auguro che qualcuno finalmente si muova per rimuovere questo rischio potenziale.


Luca Craia

lunedì 23 marzo 2015

Telecamere e diritto alla riservatezza. Chi controlla l’uso privato della vigilanza video?



Ho già detto che le telecamere che il Comune sta installando per risolvere, secondo me, non sono una soluzione efficace per l’ordine pubblico. Ne ho già spiegato i motivi e ve li riassumo: l’ordino pubblico è prevalentemente un problema culturale. Se i Montegranaresi abbandonano il loro paese, non lo frequentano, non lo vivono, giocoforza gli spazi vuoti vengono riempiti. È il caso del campo dei tigli, situazione più macroscopica, ma è il caso di tutte le zone di Montegranaro che stanno gradualmente degradando. In sostanza: per recuperare la sicurezza bisogna recuperare la vivibilità, per recuperare la vivibilità occorre creare i presupposti perché questa sia completa e diffusa su tutto il territorio. Le ultime vicende (vedi la ghettizzazione del centro storico) vanno in direzione contraria.
Ma l’installazione di telecamere suscita anche perplessità di altro genere. Il diritto alla riservatezza dei cittadini è messo a rischio, soprattutto dal fatto che la rete di controllo video sarà mista, con la concorrenza di apparecchiature private e da privati controllate. Esiste quindi la possibilità che le telecamere prolifichino soprattutto per la concorrenza del privato. La domanda ora è questa: se la fiducia nel pubblico deve essere incondizionata, chi controllerà il privato e l’utilizzo che farà delle sue apparecchiature di vigilanza? Come ci si potrà assicurare che il diritto alla riservatezza del cittadino verrà salvaguardato?

Luca Craia