mercoledì 16 settembre 2015

Montegranaro e la mensa dei poveri



Prendo spunto da una riflessione di un amico appena letta su Facebook per sottolineare quanto sia brutta la storia della mensa scolastica montegranarese. È brutta perché indica un declino verticale del nostro povero paese, prima ricco leader del distretto calzaturiero e ora talmente mal messo da non avere a disposizione un locale idoneo per far mangiare i nostri ragazzi che vanno a scuola. È incredibile che nessuno abbia mai considerato la legalità di quegli spazi e il fatto che non fossero adeguati. Questo vuol dire che, per anni, i nostri giovani hanno usufruito di locali non idonei e questo non è tranquillizzante. Così come non è tranquillizzante il fatto che nessuno vi abbia mai posto rimedio.
Ma c’è un altro risvolto in questa vicenda, di carattere sociale e morale. Le famiglie che verranno selezionate per poter usufruire della mensa saranno quelle “più bisognose”. Le più povere. Chi potrà mangiare alla mensa scolastica, quindi, avrà praticamente dichiarato al mondo il proprio reddito e il proprio stato economico e sociale. A me non pare una cosa tanto edificante. E nemmeno tanto di sinistra.

Luca Craia

Le storie di Monte Franoso – Il pasticciaccio della monnezza



A Monte Franoso era in scadenza l’appalto per la raccolta dell’immondizia. Così in Comune di cominciò a ragionare su come fare il bando in modo che si potessero ottenere maggiori servizi, magari abbassare un po’ i costi e, se ci scappava, accontentare pure qualche amico. La ditta che aveva avuto la gestione dei rifiuti fino ad allora era molto in buoni rapporti e si contava di poter farle vincere di nuovo la gara. Per essere proprio sicuri di non fare stupidaggini (che, agli amministratori di Monte Franoso, riuscivano molto bene) si pensò bene di chiamare un tecnico esterno; tesserato del partito di riferimento della maggioranza, ovviamente. Il tecnico chiese una bella cifra con tanti zeri. Gli risposero va bene. Il tecnico prese il bando che aveva fatto per un altro comune, fece un bel copia incolla, ci piazzò sopra l’elenco delle vie da tenere pulite a Monte Franoso, lo consegnò in Comune e ritirò il suo meritatissimo compenso.
Il problema fu proprio nel copia e incolla. Il tecnico, nel farlo, ebbe talmente tanta fretta che non si curò di correggere il numero di abitanti, lasciando quello del Comune precedente, i cui abitanti erano parecchi meno rispetto a quelli di Monte Franoso. Inoltre, nel copincollare l’elenco delle vie, ne dimenticò un bel po’. Non è cosa da poco perché è su questi parametri che si fanno i conti delle spese. Così si andò al bando. Si presentarono diverse ditte a concorrere, una delle quali era quella che aveva avuto l’appalto fino al giorno prima. Questa sapeva bene quali erano i costi, conosceva il numero esatto degli abitanti e l’elenco delle strade e non si mise per niente a leggere i dettagli del bando: presentò la sua offerta coi dati reali. Altre ditte, invece, che non conoscevano Monte Franoso, si lessero il bando con molta cura prima di fare i conti.
Conseguenza fu che una delle ditte concorrenti fece il calcolo sui parametri contenuti nel bando che, ricordiamocelo, erano sbagliati. Il costo che ne venne fuori fu nettamente inferiore a quello che calcolò la ditta che aveva avuto l’appalto fino a ieri e che aveva fatto i conti con i dati reali. Ma nel bando c’erano i dati sbagliati e l’appalto, almeno sulla carta, lo vinse l’altra ditta. Solo che, coi dati sbagliati, la ditta che vinse non avrebbe potuto fare un buon lavoro perché o non ci stava con le spese o doveva tagliare i servizi per rientrare nei costi. Un pasticcio.
Le buste con le offerte furono aperte a giugno. Fino alla metà di luglio tutti furono impegnatissimi a bestemmiare, eccetto in tecnico che aveva scritto che era troppo occupato a non farsi trovare. Da luglio in poi l’impegno fu quello di fare finta di niente e raccontare fregnacce alla stampa, mentre si cercava di trovare una soluzione. A ottobre ancora nessuno aveva l’appalto per l’immondizia e questa veniva raccolta dalla vecchia ditta a costi stratosferici. Intanto la sporcizia per le strade cresceva.
Come andò a finire? Ve lo dico nella prossima puntata.

Luca Craia

Piccionman e la moria dei piccioni



Gotham City, ore 3 del mattino. Un telefono sta squillando.

Piccionam: - Ma chi d’è a st’ora?
Anonimo telefonista: - O’ Piccionman, che dormii?
Piccionam: - Ad’è le 3, tu che dici?
Anonimo telefonista: - Come le 3? Qua ad’è le 9 de matina…
Piccionam: - Là do? Chi si?
Anonimo telefonista: - So un amico de Montegranà. Lo nome non te lo posso dì.
Piccionam: - Ah, ecco. Te paria. Tu lo sai che tra Montegranà e Gotham City ci sta de mezzo l’oceano e dodiciore de differenza, sci?
Anonimo telefonista: - Ah sci? Per daero?
Piccionam: - Lascemo perde… che voli?
Anonimo telefonista: - Prima de tutto quillo che vola si tu, no io.
Piccionam: - Porza zozza… cosa V.U.O.I.?
Anonimo telefonista: - Ah, capito. Piccionman, qua stemo in un mare de guai. Ce se sta a morì tutti li picciù.
Piccionam: - Ma non sete contenti? Meno picciù meno merda pe[U1]  strada.
Anonimo telefonista: - Quisso l’ha scritto pure lo Vusciardò ma non è vero. Se more dieci picciù su 10.000 quanta merda in meno voli che ci sta?
Piccionam: - Ma come? Non era solo 500?
Anonimo telefonista: - Ma che 500! Quesse ad’è le fregnacce che racconta l’assessore su lo Vusciardò Pensa che ha pure scritto che co li gabbiù la popolazione de piccioni era diminuita. Ma se ne era solo 500 e mpochi la catturati, quisti che more che d’è? Stranieri?
Piccionam: - In effetti li conti no rporta. Comunque se more che problema ci sta? Li picciù nasce e more come tutti.
Anonimo telefonista: - Sci ma ne more tanti. Ad’è mpo’ de jorni che sull’Ape Ronza mette le foto de li cadaveri. Comincemo a pensà che ci sta che malattia.
Piccionam: - E se ci sta che malattia chiami a me? Chiama lo medico!
Anonimo telefonista: - Non si capito: lo Comune dice dice me non fa co’. Ad’è convinti che ne d’è 500, se ne more 400 dovria esse finiti invece ancora caca dapertutto… Qua ce ‘mmalemo tutti e quissi sta a contà le pallette su lo pallottoliere.
Piccionam: - Sci ma… io che te faccio?
Anonimo telefonista: - Veni a da n’occhiata, tu co li picciù ce parli. Fatti di come sta, che se sente. Magari capiscemo meglio.
Piccionam: - Ma l’assessore non pole falli analizzà?
Anonimo telefonista: - Scine, ma se li lascia in mezzo a la strada co stu callo pe na settimana voglio vedè che analizza.
Piccionam: - So capito, faccio na scappata.
Anonimo telefonista: - Me faci sapè? Sci? Grazie! Ciao!
Piccionam: - Un attimo, a chi faccio sapè? Chi si?
Gotham City, ore 3,30 del mattino. Piccionman fa le valige. Destinazione Montegranaro.



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